In questi anni a Savona spesso ci si è chiesti quale politica voglia fare il Comune (qualunque sia il colore politico dominante a Palazzo Sisto) per il Priamar.
di Danilo Bruno
In primo luogo vi è una valutazione sul nome: quando si parla della collina del Priamar bisogna chiarire che stiamo citando il luogo dove è nata Savona per cui la dizione esatta non è “fortezza“,che ha rappresentato la fase ultima di un lungo processo storico, quanto piuttosto quello di “complesso monumentale“, più rispettoso dei luoghi, dei monumenti e soprattutto di ciò che sopra fu edificato nei secoli.
Oggi però vorrei parlare di Musei, escludendo un momento quello archeologico poiché la sezione Sabazia dell’Istituto Internazionale degli Studi Liguri , di cui sono vicepresidente, è impegnata in una complessa trattativa con il Comune su cui preferisco ora non intervenire.
Sul Priamar vi sono però altri musei e un luogo monumentale:
a) in primo luogo il Museo Pertini -Cuneo ;
b) la prigione ove Mazzini ideò la Giovine Italia.
Bisogna parlarne ora un momento: nel primo caso si tratta della collezione privata dell’ex Presidente della Repubblica, donata al Comune della città a lui molto cara al fine di esporla per la crescita culturale della collettività insieme alla collezione di pipe ed altri oggetti personali. Questi ultimi sono stati portati via dalla famiglia e mi constano essere a Firenze presso una Fondazione culturale forse più consona mentre il museo è stato unificato con quello dedicato a Renata Cuneo e ridotto ad aperture singolari (martedì dalle 11 alle 13) adatte forse a pensionati a digiuno e disoccupati in pausa dalla ricerca del lavoro.
L’attuale Giunta Comunale ha sempre parlato di integrazioni con il Museo della casa Natale di Stella ma non sono mai riuscito a capire cosa significasse ovvero chi veniva a Savona entrava gratis a Stella e viceversa? L’Associazione Pertini di Stella doveva assumersi l’impegno di gestire gratis il museo di Savona?
Veramente appare strano come una prestigiosa collezione di arte contemporanea con opere di autori famosi non possa essere integrata nel percorso culturale della Pinacoteca Civica e soprattutto non possa essere adeguatamente valorizzata curando la esposizione di mostre tematiche su alcuni autori, su arte e Resistenzaad esempio,…ma qui purtroppo torna il solito discorso: “gestire un museo vuole anche dire fare attività scientifica e culturale e affidarsi a persone debitamente fornite dei titoli necessari,che dovrebbero essere ovviamente pagate quanto previsto dai contratti di categoria”.
Quando mai si è visto a Savona ipotizzare una rivoluzione culturale di simile genere?
Al museo Pertini da qualche anno è stata associata la collezione Renata Cuneo, che per volontà della scultrice è stata donata alla città a fini espositivi.
In questi anni la città ha fatto sempre meno se non nulla per valorizzare una artista di grande talento fino a giungere al finanziamento dopo anni del recupero della Fontana del Pesce di Piazza Marconima solo per il primo lotto di lavori.
Se a ciò aggiungiamo la scultura abbandonata nell’atrio di Palazzo Civico e che secondo la Sindaca doveva essere temporanea perché altre opere sarebbero state progressivamente esposte mentre l’unica novità può essere solo data dalla polvere che ormai la ricopre e l’unica rotazione espositiva dal fatto che la possiamo vedere da lati diversi.
Io credo che Renata Cuneo, autrice di sculture di grande valore collocate anche in chiese cittadine a cominciare dalla Ave Maris Stella della darsena , abbia diritto ad una adeguata valorizzazione,alla creazione di percorsi culturali rivolti alla conoscenza dell’artista e magari ad una lettura didattica delle singole opere oltre alla possibilità di ospitare mostre di autori a lei in qualche modo collegabili.
Qui però torna il solito discorso: il museo Cuneo avrebbe bisogno di “una minima spesa di personale fornito di titoli adeguati e non solo del pagamento delle bollette e di personale di custodia”.
Vengo infine alla cella di Mazzini solo per ricordare che qui tra il 1831 e il 1832 Mazzini fu imprigionato e fu il luogo ove giunse alla valutazione che ormai i riti misterici della Carboneria e il richiamo alla Rivoluzione Francese erano inutili ma anzi per ottenere la libertà e la democrazia oltre all’unità d’Italia occorreva rivolgersi alle giovani generazioni,che dovevano tramite un processo educativo di assunzione delle proprie responsabilità trovare al proprio interno la forza interiore per insorgere in armi per il riscatto della Patria.
Se ci si pensa il discorso pare richiamare in qualche modo quello di Pertini e l’insurrezione in armi dei ragazzi e delle ragazze durante la Lotta di Liberazione dal Nazifascismo per stabilire un legame fra il Risorgimento e la Resistenza,che a Palazzo Civico in questi anni non pare andare molto di moda.
Qui vorrei soffermarmi ancora un secondo perché, se una persona vuole visitare la cella, che è corredata da un apparato didattico predisposto per il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, bisogna fare domanda in Comune e in forme alquanto “bizantine” andarla a visitare.
L’Istituto Internazionale di Studi Liguri si è offerto non gratis per la dignità del personale del museo e delle guide di aprire la cella a visite guidate ed io stesso un paio di anni fa ne ho tenuta una nell’ambito di una manifestazione,che interessava tutti gli spazi del Priamar.
La risposta è stata il consueto silenzio di pietra, estremamente pesante e pure imbarazzante quasi che ad una componente politica della Giunta Comunale sentire parlare di unità d’Italia provochi ancora ” spasmi e pruriti”.
Questi sono solo alcuni dati di ciò che si potrebbe fare per creare un indotto culturale e turistico di livello in città perche’ sicuramente il Priamarnon può essere fatto solo di musei ( e nessuno lo pretende) ma neppure può fare a meno di musei e di spazi espositivi oggi in completo stato di abbandono a specificare quanto valga la cultura per chi governa Savona.