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Liguria e Basso Piemonte

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Massoneria, pagine di storia. Enzo Motta, notaio a Savona, si ribellò già nel 1976 alla ‘connivenza politica elettoralistica’


Non siamo finora riusciti a recuperare, negli archivi della Commissione parlamentare sulla ‘P2’ di Licio Gelli, la lettera originale che il notaio Enzo Motta scrisse, nel 1976, al Grande Oriente d’Italia in cui manifestava tutta la sua divergenza sulla gestione della massoneria a livello centrale. Lettera che Giuseppe Maria Rosso consegnò, il 15 ottobre 1982, al Sostituto procuratore della Repubblica dr. Filippo Maffeo.

La inusuale conferenza stampa del 1983 nello studio del dr. Alessandro Gimelli, al centro della foto. A ds. Filippo Cuneo e Giuseppe Maria Rosso. A sn. il notaio Enzo Motta e di profilo il cronista di giudiziaria Luciano Corrado (foto Gallo, archivio trucioli.it)

Il notaio lamentava  che si era smarrito lo ‘spirito massonico‘ e di cui si onorava ‘nel testamento al momento della sua iniziazione’.  “….Siamo per i partiti laici e d’opinione e non per i due partiti confessionalisti….” La lettera che, si può leggere comunque riportata negli atti del Parlamento, cita fatti, circostanze, nomi, tutti al massimo livello della massoneria italiana. Motta e Rosso finiranno per lasciare il Grande Oriente d’Italia e dar vita ad una loggia savonese (Keramos” di Albisola Marina) mai finita al centro di scandali e connivenze che emersero, nel ponente ligure e non solo, nell’ambito dell’inchiesta sull’allora big della politica ligure Alberto Teardo, socialista, presidente della Regione.

Utile rimarcare che Giuseppe Maria Rosso, dissidente  da Palazzo Giustiniani, si presentò spontaneamente al dr. Maffeo non appena in città Il Secolo XIX diede notizia di un’indagine giudiziaria su presunte logge ‘coperte’ o ‘segrete’, a cui aderivano anche dipendenti pubblici e funzionari dello Stato. Il magistrato scriveva al procuratore generale della Corte d’Appello di Genova, dr. Moreno, che “tenuto conto anche dei criteri di cui alla legge 25 gennaio 1982, n. 17 (promulgata durante il governo Spadolini I – Anselmi, in kmateria di associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata Loggia P2 ndr), pare di poter concludere che le logge in esame siano segrete e che la loro attività non era esclusivamente filosofica e culturale ma era finalizzata anche al controllo o all’intervento in vari settori: magistratura, banche, enti pubblici, ospedali, stampa etc) nei quali si articola la nostra società….”.

E da qualche anno siamo tornati, con l’esclusione della magistratura, ad una massiccia ramificazione sul territorio. Con protagonisti parlamentari (deputati e senatori) eletti in Liguria, sindaci, assessori, presidenti di Provincia. Se negli anni ’70 e ’80 i massoni occupavano primi posti nel Psi, Pri, Pli, Psdi (più rari nella Dc che comunque ebbe un presidente della provincia di Savona arrestato con il ‘clan Teardo’), oggi troviamo anche rappresentanti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega – Salvini premier, questi ultimi tra i maggiori protagonisti. Non manca qualche pidiessino. Si aggiungano un paio di logge spurie nel ponente, e con Piazza del Gesù è rappresentato anche il mondo femminile.

IL VERBALE DI GIUSEPPE MARIO ROSSO AGLI ATTI DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI SAVONA

TESTO DELLA LETTERA CHE SCRISSE IL NOTAIO ENZO MOTTA E AGLI ATTI DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SULLA P2 DOPO ESSERE STATA CONSEGNATA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI SAVONA

 

 

PER GLI STUDIOSI DI STORIA DELLA MASSONERIA GENOVESE

DON PAOLO FARINELLA, PRETE A GENOVA HA DI RECENTE RESO NOTO:

“…..Un lavoro che probabilmente resta incompiuto, ma ampiamente studiato fu la massoneria a Genova, approdato nel contributo «Per una storia della massoneria nella Repubblica di Genova» (La massoneria, a cura di Gian Mario Cazzaniga, per gli Annali della storia d’Italia di Einaudi, 2006, pp. 418-446). Abbiamo trovato una piantina, disegnata a mano, dell’Italia con segnati in bollini rossi tutte le sedi della Massoneria….”.


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