Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Langhe, Roero e Monferrato: Patrimonio Unesco ma rischia la situazione Argentina
La Regione ha sepolto la ferrovia. Ecco come
I gravissimi risultati di una scelta scellerata


Scrive Roberto Borri: mi pregio di comunicarVi che martedì 8 settembre 2020, ho provveduto ad inviare alla sede Italiana UNESCO quanto sotto la fascia verdognola in calce (vedi più avanti nel servizio). Purtroppo, la risposta da parte loro è stata: Gentile Dottor Borri, la ringraziamo per la segnalazione. Le comunichiamo tuttavia che la scrivente Commissione non ha poteri sulla gestione dei siti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale. Si invita dunque ad inoltrare email agli Enti locali per i seguiti di competenza. Cordiali saluti, Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. Segretariato Generale.

Ho, ovviamente replicato quanto segue: Ringrazio per la cortese e sollecita risposta: purtroppo, la Regione è l’Ente che, al momento, sta cercando di smantellare quel servizio ferroviario sul quale la zona ha fatto leva per ottenere la tutela UNESCO e mi domandavo se non vi fosse possibilità almeno di paventare una revoca della tutela medesima, poiché sono venuti meno i requisiti di base.Distinti saluti.            Prego di dare la massima diffusione a questi contenuti, affinché si possa fermare lo scempio attualmente messo in opera da parte della scellerata terna che sta a Palazzo Lascaris, magari con un coordinamento di quelle popolazioni che non si sono ancora svegliate dallo shock ricevuto nel 2012, con il rischio di precipitare in una situazione peggiore di quella Argentina.

IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA ALL’UNESCO –    

Con la presente, sono a sottoporre a codesta Spettabile Organizzazione un problema di gravità non indifferente.

Nel 2014, il territorio di Langhe, Roero e Monferrato, con i suoi paesaggi vitivinicoli, è stato posto sotto tutela, quale patrimonio dell’Umanità ed una delle caratteristiche positive evidenziare nella domanda di candidatura è stata la presenza di una rete di mobilità sostenibile, mentre, purtroppo, da questo punto di vista, la situazione sta via via peggiorando, poiché su molte linee ferroviarie è stato sospeso l’esercizio fin dall’ormai lontano 2012 e gli autobus sostitutivi non sono in grado benché minimamente di soddisfare le esigenze di mobilità, tenendo conto che le corse sono, ad ogni cambio d’orario, ridotte e, sovente, sospese nei giorni festivi, prefestivi e nel mese di agosto.

È necessario ricordare che la riforma costituzionale del 2001, che ha affidato alle singole Regioni la programmazione del trasporto locale ha introdotto notevoli disparità, creando, de facto, venti amministrazioni differenti o, forse, rectius, ventuno, poiché, in Sud Tirolo / Trentino Alto Adige, ognuna delle due Province è autonoma rispetto all’altra, peraltro in una Regione che già gode di autonomia rispetto alle altre, nonché di statuto speciale. Paradossalmente, in quello stesso Piemonte che ha visto lo sviluppo delle ferrovie, da molti anni a questa parte, abbiamo assistito ad un notevole scadimento della qualità del servizio, schematizzabile nei seguenti punti:

  • Riduzione di linee già classificate di grande comunicazione, come la Torino – Fossano – Savona / Cuneo o la Santhià – Arona o la Alessandria – Mortara – Novara;
  • Programmazione degli orari con tracce dilatate, anche in assenza d’impedimenti e congegnate in maniera tale che, in caso di coincidenza, l’arrivo dell’antecedente sia previsto qualche minuto dopo l’arrivo del successivo, costringendo il viaggiatore a lunghe attese;
  • Su molte tratte, sospensione del servizio ferroviario nel periodo extrascolastico e sostituzione con autocorse;
  • Riduzione della percorrenza dei treni, specie se interregionali, nel qual caso si ha una rottura di carico, come, ad esempio, nella linea Genova – Ovada – Acqui Terme – Nizza Monferrato – Asti, non più percorribile nella sua interezza;
  • Programmazione di soli treni con fermata in tutte le stazioni sulle linee complementari;
  • Assenza di coordinamento tra gli orari ferroviari e quelli automobilistici.

Veramente disdicevole, peraltro, aver soppresso linee come la Airasca – Saluzzo, immediatamente dopo averne rinnovato l’armamento, per poi realizzare una pista ciclabile, in parte degradata e meditare addirittura la costruzione di un’autostrada, e la Bra – Ceva, sottotratta della Carmagnola – Ceva, gravemente danneggiata dall’alluvione del 1994 e per il cui ripristino furono stanziati fondi rimasti inutilizzati e dispersi in chissà quali rivoli, così come l’aver via via rimandato la risoluzione d’inconvenienti a tre gallerie (Brozolo, sulla Chivasso – Asti, Ghersi, sulla Cavallermaggiore – Alessandria / Asti, Ozzano, sulla tratta Asti – Casale Monferrato) trincerandosi dietro farisaiche motivazioni economiche, con i preventivi che, da un’occasione all’altra, lievitavano.

Così facendo, il Piemonte, è diventato la patria degli autoservizi sostitutivi e la situazione si è incancrenita allorquando, una delibera del 2012, ha sospeso il servizio viaggiatori sulle seguenti linee:

  • Alessandria – Castagnole Lanze
  • Alessandria – Ovada (solo servizio merci)
  • Asti – Casale Monferrato
  • Asti – Castagnole Lanze – Alba
  • Asti – Chivasso
  • Casale Monferrato – Mortara
  • Ceva – Ormea
  • Cuneo – Mondovì
  • Novi Ligure – Tortona
  • Pinerolo – Torre Pellice
  • Santhià – Arona (già di grande comunicazione!)
  • Savigliano – Saluzzo – Cuneo (solo servizio merci)

Quasi immediatamente dopo, la scure è caduta anche su:

  • Casale Monferrato – Vercelli
  • Novara – Varallo Sesia

Il disastroso stato è, amaramente, descritto dall’immagine sottostante, desunta dal sito ufficiale dell’Agenzia per la Mobilità Piemontese:

Come si può facilmente osservare, la metà delle linee senza più l’ombra di servizio viaggiatori e, precisamente:

  • Alessandria – Castagnole Lanze
  • Alessandria – Ovada (solo servizio merci)
  • Asti – Casale Monferrato
  • Asti – Castagnole Lanze – Alba
  • Asti – Chivasso
  • Casale Monferrato – Mortara
  • Casale Monferrato – Vercelli

è compresa nell’areale sotto tutela o serve per raggiungerlo; a queste tratte, si deve aggiungere la Ceva – Bra, sottotratta della Ceva – Carmagnola, parzialmente distrutta dalla terribile alluvione del 1994, ma ancora percorribile tra Narzole e Bra, scelleratamente dismessa, ancorché siano stati, a suo tempo, stanziati cospicui fondi per il suo recupero. Inoltre, sulla tratta Acqui Terme – Asti, il servizio è effettuato solamente dal lunedì al venerdì e sulla Savona – Alessandria circolano pochissimi treni.

Ricordiamo anche che, lungo la tratta Asti – Casale Monferrato, c’è la stazione di Serralunga – Cereseto, utile per raggiungere il Sacro Monte di Serralunga di Crea, tutelato, insieme agli altri Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.

Un grafico che ho redatto raffigura l’incresciosa situazione del nodo di Asti, dove, per comodità, l’estremo Ovest è stato schematizzato con Torino e dove sono stati utilizzati i colori dall’evidente significato: rosso per il servizio sospeso, giallo per il servizio parziale, verde per il servizio presente, come illustrato qui sotto:

Alcune linee o sottotratte sono adoperate per il solo servizio turistico o per il solo servizio merci e, pertanto, la ripresa regolare del servizio ordinario non comporta particolari problemi, così come l’implementazione di un servizio degno di questo nome tra Savigliano e Saluzzo, dove, dal 2019, vi è stato un timido tentativo di ripresa, ma con poche corse, escludendo la fascia intorno a mezzogiorno (meglio se prolungato fino a Cuneo, Capoluogo della Provincia) oppure tra Casale Monferrato e Mortara, dove, a linea pronta, ma, scelleratamente, privata del binario d’incrocio a Candia Lomellina, dopo che è stato eliminato in altre località, non si è visto alcun treno in servizio regolare; altrove, invece, è necessario eseguire dei lavori propedeutici, poiché, purtroppo, pur essendo le linee sospese e non già dismesse, non è stata eseguita la regolare manutenzione prevista dalla legge, anzi, al contrario, sono stati eseguiti, quasi di soppiatto, nello scorso mese di aprile, interventi di ulteriore depauperamento, come, ad esempio, nello scorso mese di aprile, la rimozione dell’occorrente per la trazione elettrica tra Bricherasio e Torre Pellice, ancorché, da contratto di servizio, sia prevista la ripresa della circolazione regolare sull’intera tratta compresa tra Pinerolo e Torre Pellice.

A poco o nulla sono valse le proteste di semplici Cittadini o gruppi di Cittadini, financo professionisti del settore, o di Comitati appositamente costituiti allo scopo di promuovere l’inversione di una quanto mai dannosa tendenza: il malcontento continua a serpeggiare, poiché l’utenza è costretta a viaggiare su mezzi lenti, scomodi, inquinanti e, certamente, con un grado di sicurezza inferiore rispetto al treno, sempre che gli autoservizi vi siano, non essendo rare le forti limitazioni o soppressioni nei giorni prefestivi, festivi o nel mese di agosto. Con le varie Amministrazioni che, da una decina d’anni, si sono succedute, l’astio da parte di queste nei confronti della ferrovia si è via via, inspiegabilmente, acuito, raggiungendo livelli inauditi in questi ultimi tempi, con smodata e manifesta predilezione per gli autobus da parte di quelle persone che dovrebbero agire in modo tale da adoperarli in maniera intelligente, cioè come raccoglitori e distributori nei confronti del treno o nelle zone in cui questo non arriva. In questi ultimi giorni, si legge della proposta di trasformare in pista ciclabile il sedime ferroviario della tratta della linea Mondovì – Cuneo che corre nel territorio di Beinette e, dall’Assessorato Regionale è stata usata la solita farisaica motivazione della mancanza di fondi per il ripristino del servizio ferroviario su di una tratta che vede ben quindici coppie giornaliere di autobus, destinate a scendere a dieci nel mese di agosto.

Altrettanto di soppiatto, non ostante il protocollo per la riapertura firmato nel 2017, lo scorso 14 agosto, a Nizza Monferrato, una delibera della Giunta Comunale ha proposto un protocollo per la realizzazione di una pista ciclabile non già accanto alla ferrovia o su di un percorso grossolanamente ricalcante la stessa, bensì sul suo sedime.

Si segnala altresì che esiste un contratto di programma tra il Ministero dei Trasporti e la Divisione Rete Ferroviaria Italiana delle Ferrovie dello Stato, per ripristinare le linee ferroviarie sospese, ma la Giunta Regionale, anziché palesare la propria intenzione a riavviare il servizio, con il suo agire in preda all’ubriacatura di gomma e d’asfalto crea tutte le premesse per lasciar sfumare l’opportunità di ottenere fondi ministeriali stanziati allo scopo di reintrodurre servizi utili ai cittadini ed all’ambiente, come prevede il Documento Unico di Programmazione 2018 ÷ 2020 ed il Piano della Mobilità e dei Trasporti Regionali, il cui programma contempla espressamente la riattivazione delle linee ferroviarie sospese.

È di questi ultimi giorni la notizia relativa alla mancata riattivazione del servizio ferroviario tra Bra e Cavallermaggiore, sostituendolo con autobus e con motivazioni quanto mai discutibili, visto che i costi dei treni sono stati definiti eccessivi, ma, contemporaneamente, sono state programmate ben sei coppie di autobus.

Aggiungo che, quando alcune Pubbliche Autorità, con eco dei giornalisti, si riferiscono alle tratte sospese continuano a definirle ex ferrovie oppure ferrovie in disuso oppure ferrovie dismesse, il che è errato sul piano formale e su quello sostanziale. Il 22 luglio 2017, inviai una lettera elettronica certificata, all’illustrissimo Signor Marco Gabusi, in allora Sindaco di Canelli e Presidente della Provincia di Asti ed oggi Assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, lettera che stigmatizzava lo statu quo e le sue dichiarazioni in un articolo apparso il giorno prima sul quotidiano La Stampa, ma, nella riunione del Tavolo Tecnico per la Mobilità Sostenibile, tenutasi nel marzo del 2019 presso il Palazzo della Provincia, egli negò di aver ricevuto quella lettera, salvo sbiancare nel momento in cui io distribuii almeno una cinquantina di copie all’uditorio. Analoghe espressioni di sufficienza e sdegno ebbe nei miei confronti quando, il 17 dicembre 2019, si tenne una riunione presso il suo nuovo ufficio in Corso Stati Uniti a Torino, riunione in cui egli ribadì fermamente le sue posizioni in difesa degli autoservizi, nascondendosi dietro ipotetiche mancanze di fondi. È bensì vero che, purtroppo, avendo appaltato l’autoservizio ad aziende private, c’è un notevole giro d’interessi, che verrebbe meno allorquando vi fosse un servizio ferroviario degno di questo nome, ma il compito dell’autobus non è quello di sostituirsi al treno, in ispecie sulle lunghe distanze, ma assicurare adeguato servizio di affluenza e di defluenza.

Il malcontento continua a serpeggiare e sui membri dell’attuale Giunta Regionale gravano le ombre di gravi sospetti, che si auspica rimanere tali: ad ogni buon conto, prego codesto Spettabile Ufficio di procedere, per quanto di competenza, magari, informando anche l’Autorità Militare e / o Giudiziaria, se necessario, poiché nulla è stato fatto per assicurare quel sistema di trasporti volto a soddisfare le esigenze di mobilità dei residenti e dei turisti, anzi, si cerca di mettere in atto ogni e qualsiasi tentativo per affossarlo.

In calce, si trova il mio curriculum professionale ed artistico, con trascrizione di articoli e collegamenti ipertestuali a presentazioni utilizzate per conferenze, nonché riprese audiovisive delle medesime.

Restando a disposizione, volentieri, colgo l’occasione per inviare distinti saluti, non disgiunti dagli auguri di buon lavoro.

Roberto Borri 


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