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Albenga, il prof. Nante: l’organizzazione ospedaliera italiana in tempi di Covid 19


Pianificazione ed organizzazione ospedaliera. Agli studenti di Medicina e Chirurgia  dell’Università di Siena è stato preliminarmente chiesto di esaminare la principale normativa nazionale (di cui sono stati forniti i link) e formulare domande on line nel frangente dell’epidemia da COVID-19. Va da se che, anche quanto accade negli ospedali liguri (passato e presente), il tema sia di grande attualità con il ruolo dei medici, le loro responsabilità e scelte.

Ne emergono, in particolare, oltre ad una retrospettiva sull’evoluzione funzionale dell’ospedale in Italia nell’ultimo secolo, considerazioni sull’attualità del D.M. 70/2015 (Palumbo-Moirano), sulle autonomie regionali, sulla separazione tra funzioni professionali e manageriali, sulla continuità ospedale-territorio. Il materiale è stato pubblicato da Nicola Nante (Professore Ordinario di Igiene e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Siena e titolare dell’unica Casa di Cura savonese, la San Michele di Albenga) e Mario Greco (Fondatore di “Organizzazione Sanitaria”, esperto di Legislazione sanitaria).

di Nicola Nante e Mario Greco

Il focus sull’emergenza COVID-19 rileva carenze e proposte, ad esempio in tema di dotazioni ospedaliere (il problema dello standard di posti letto e rianimazioni) e di assistenza sanitaria di base.
Nella parte conclusiva sono riportate le proposte del Giurista (in merito alla necessità di uniformare l’organizzazione dei presidi e della rete assistenziale e quelle del Medico di Sanità pubblica (in merito al potenziamento delle attenzioni igieniche ed all’opportunità di un vaccino combinato anti influenzacorona- virus).
Parole chiave: legislazione, pianificazione, organizzazione, igiene, ospedale, continuità ospedale-territorio, emergenza COVID-19, autonomia delle Regioni, Italia.

Premessa – Nel periodo marzo-maggio 2020, in piena epidemia da COVID-19, la didattica frontale e parte di quella pratica per il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Siena è stata erogata online ai circa 200 studenti del V anno dell’A.A. 2019-2020, al termine delle lezioni di “Economia,programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari” (2 CFU teorici + 1 CFU pratico, coordinati
con quelli di “Igiene e medicina preventiva” nel Corso Integrato “Sanità pubblica”.

Abbiamo pensato di contribuire, portando ai lettori di ORGANIZZAZIONE SANITARIA, in modo originale, una retrospettiva sull’evoluzione funzionale dell’Ospedale in Italia ed uno spaccato sull’attualità, come quella dei concetti di rete e di flessibilità introdotti dal D.M. 70/2015. Forniamo, con la presente anche qualche spunto di chiarificazione, ad esempio, sulla differenza tra una Casa di cura (Ospedale privato) propriamente detta, in prima linea, come tanti ospedali pubblici, nell’affrontare le manifestazioni dell’epidemia da SARS COV 2 e una Residenza per Anziani, tipologia di struttura che in questi giorni è stata spesso teatro di tragedie.
Il tema COVID 19 ha permeato, come era logico aspettarsi, data la sensazionalità del fenomeno, numerose domande poste dagli studenti
del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia.
Per questo motivo abbiamo deciso di presentare questo lavoro nel fascicolo di O.S. pubblicato in tempo reale con l’epidemia. È doveroso sottolineare come, nel Paese degli egoismi corporativi e dei personalismi arbitrari, i professionisti sanitari (medici ed infermieri in primis), quali questi studenti aspirano a diventare, abbiano dato, fin dall’inizio dell’epidemia, una prova esemplare di dedizione civica e d’impegno nella lotta al Coronavirus, al punto di sfidare, nella convulsa attività di cura dei tanti malati affluiti improvvisamente negli ospedali, il pericolo di contagio, che ha infatti mietuto centinaia di vittime anche fra loro.

Ciò mentre altri dipendenti del servizio sanitario manifestavano vigliaccherie mascherate da malattie e tutelate dall’INPS. Di fronte a quanto accaduto nella Regione più colpita, la Lombardia – a differenza di altre, come il Veneto, dove l’emergenza si è rivelata, a quanto sembra, meno drammatica – viene spontaneo chiedersi se le carenze della medicina territoriale, privando l’ospedale del suo filtro naturale,
non abbiano acuito le conseguenze. A ben riflettere, la buona sorte ci ha, almeno per ora, risparmiato una diffusione, altrettanto virulenta,
dell’infezione in Regioni, in particolare del nostro mezzogiorno, dove la strage avrebbe potuto assumere dimensioni anche più rilevanti.
COVID-19 ha messo in evidenza i punti deboli del nostro sistema di tutela della salute ed in particolare la difficoltà a perseguire i principi
di universalità e uguaglianza, che ne sono alla base.
Molte domande degli studenti hanno espresso queste criticità professando di fatto come necessaria una revisione dei poteri di autonomia
riconosciuti alle Regioni in materia di assistenza sanitaria. Forse, qui è il Giurista che parla, potrebbe non essere necessario rimettere mano alla Riforma Costituzionale del 2001. Potrebbe essere sufficiente – almeno nei confronti delle Regioni a Statuto ordinario e con riferimento al disposto dell’art. 117, comma III, Cost. – l’attribuzione da parte del Parlamento, con legge ordinaria, del rango di «principi fondamentali dell’ordinamento sanitario» a nuove disposizioni, ad esempio, concernenti un “modello” di organizzazione dell’assistenza territoriale da attuare in modo uniforme, per affiancare la rete ospedaliera.
Un modello che abbia per mission la medicina “d’iniziativa”, integrando quella “di attesa” (propria dell’ospedale), che ha finora troppo permeato anche il settore delle cure primarie.
In altri termini una medicina (sanità?) di base consapevole di esercitare nell’ambito di un sistema organizzato, preposto a vigilare sulla corretta erogazione dell’assistenza primaria agli assistiti, autorizzato a chiamare i professionisti, nessuno escluso, a partecipare attivamente alle iniziative del Distretto. Un modello integrato, che faccia leva, come gli stessi studenti chiedono, su una completa informatizzazione di ogni attività di diagnosi e cura, svolta dagli ospedali come dal più decentrato ambulatorio o servizio territoriale. Un sistema che sfrutti l’innovazione tecnologica disponibile e le intuizioni scientifiche di cui siamo capaci.
In fondo, a tre mesi dalla comparsa della malattia, abbiamo imparato a curarla, scoprendone il meccanismo patogenetico; sono in sperimentazione avanzata almeno 12 vaccini ed in produzione anticorpi monoclonali, utili all’immunoprofilassi passiva ma anche ad un approccio terapeutico precoce. Piace, da queste pagine, qui è l’Igienista – Medico di Sanità Pubblica che parla, proporre che si studi, come già fece Sabin per la formulazione del suo vaccino antipolio, il “bilanciamento” per combinare nella stessa preparazione, antigeni influenzali e del Coronavirus. Se una tale combinazione nello stesso preparato portasse a reclutare alla vaccinazione un maggior numero di persone a rischio si può ipotizzare che il bilancio finale dell’epidemia potrebbe alla lunga chiudersi in attivo, ripagando negli anni a venire, con vite risparmiate dalla morte per influenza, i decessi causati quest’anno da SARS-CoV-2.

A fronte delle grandi esigenze di adeguamento del nostro sistema sanitario, non resta ora che sperare nella capacità del Governo di
impiegare al meglio le risorse finanziarie rese disponibili dal nuovo indirizzo della Commissione UE e grazie all’azione intrapresa dalla
BCE. Il proficuo utilizzo dei maggiori mezzi finanziari dovrà essere oggetto, questa volta, di oculata attenzione, di rigidi controlli e interventi sostitutivi e repressivi da parte degli Organi dello Stato, per contrastare ogni forma di sperpero e di infiltrazione da parte delle varie, non solo meridionali, delinquenze organizzate.
Per concludere, ci preme rilevare la serietà e l’interesse manifestato da una elevata percentuale di studenti sui temi dell’organizzazione
ospedaliera. Della vita ospedaliera essi, nel Corso di Laurea, partecipano gli aspetti clinici, ma sottovalutano abitualmente quelli organizzativi, dei quali percepiscono solo le carenze, quando si manifestano. Essi sono peraltro propensi ad attribuire tali carenze ad altri, non consci delle responsabilità dei medici, i quali dovrebbero atteggiarsi non a semplici abitanti/frequentatori dell’ospedale, come lo sono i pazienti, gli altri professionisti ed operatori, i visitatori ed i fornitori, bensì al ruolo di “colonne portanti” di tale organizzazione, che essi stessi hanno creata nel tempo.

Nicola Nante e Mario Greco


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