Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Onori al Santuario dei Cetacei!
Ma scempio con ‘rete Barracuda’ e esca ‘Bibi’
Lo stato di salute del mare savonese
Sì dei Verdi al ‘Parco Marino Finalese’


La “Giornata mondiale degli oceani” e la situazione del mare nel ponente savonese. Prospettive per un nuovo “Parco Marino Finalese”. Quali sono le reali condizioni in cui versa il nostro mare, da Varazze ad Andora ? Emergono alcune sorprendenti novità e alcuni aspetti allarmanti con realtà poco conosciute o forse fin troppe taciute. Con precise e documentate proposte.

di Gabriello Castellazzi*

L’8 giugno si è celebrata la “Giornata mondiale degli oceani”, dedicata alle “soluzioni tecnologiche e ai comportamenti corretti quali uniche strade capaci di salvare il mare e noi stessi”. Osservando il nostro piccolo oceano “Mare nostrum” dobbiamo purtroppo constatare che, secondo i calcoli del WWF, ogni anno nel Mar Mediterraneo finiscono 570.000 tonnellate di plastica e se non si adotteranno soluzioni concrete entro il 2050 l’inquinamento dell’area mediterranea sarà quadruplicato.

Tra i tantissimi problemi analizzati in questa ricorrenza, i Verdi savonesi fanno alcune brevi considerazioni circa la situazione del mare più vicino a noi: a ponente di Savona, da alcuni anni si sta registrando un calo netto di molte specie (mormore, orate, branzini, sogliole, pesci prete, gallinelle, acciughe, sardine, polpi e seppie) sempre più rare.

Gli ultimi pescatori professionisti, eredi di quella che una volta era la grande marineria finalese, sono molto preoccupati. In tanti vengono a gettare le reti sulla costa finalese in una zona delicata che ospita due grandi praterie di “posidonia“.

L’esca Bibì

L’uso diffusissimo del “sonar” per localizzare banchi di pesce, unito all’introduzione della “rete Barracuda” (una rete micidiale, praticamente invisibile, che non lascia scampo) e l’esca “Bibi” (un’esca viva importata dall’Adriatico che costituisce una “attrazione fatale” irresistibile per le specie più pregiate) si somma alla pesca distruttiva del “bianchetto” (anello fondamentale della catena alimentare). Le conseguenze sono l’impoverimento di tutto il patrimonio ittico.

Il Mar Ligure è un mare profondo, infatti a poche centinaia di metri dalla linea di costa i fondali si inabissano fino a 2000 metri. In esso agiscono correnti marine capaci di trasportare in superficie nutrienti importanti (in particolare il gamberetto), innescando una catena alimentare che attrae, specialmente nel periodo estivo, un numero considerevole di mammiferi marini: un rito arcaico al quale partecipano balenottere comuni, capodogli, globicefali e delfini.

Per proteggere questo delicato equilibrio naturale e garantire l’incolumità dei più grandi animali marini, i governi italiano e francese hanno giustamente creato il “Santuario dei Cetacei” in un’area che si estende tra la costa ligure-provenzale, la Corsica e la Sardegna.

La Liguria sottomarina non si differenzia molto da quella terrestre; le rocce visibili in superficie si ritrovano con le loro varie forme anche sott’acqua. I fondali sono in genere rocciosi o pietrosi, ma non mancano distese sabbiose soprattutto in prossimità delle foci dei corsi d’acqua e, a maggiore profondità, piane fangose sulle quali si evidenziano affioramenti più o meno elevati; habitat favorevoli che nella Riviera di Ponente sono popolati da una vasta gamma di organismi vegetali e animali ben evidenziati in “Biodiversità in Liguria- La rete Natura 2000”.

La presenza abbondante di “Posidonia oceanica” è la prima vera caratteristica del mare Finalese. Questa pianta superiore è importantissima per l’habitat sottomarino in quanto produce ossigeno e sostanze organiche.

Le praterie di posidonia ospitano diverse specie ittiche e inoltre svolgono la funzione (dove sono rispettate) di proteggere le spiagge dall’erosione dovuta al moto ondoso.Un altro sito marino particolare, degno di far parte dell’Area Protetta, è quello del “Beach-rock” che troviamo sia a levante, tra Varigotti e il Malpasso, sia a ponente, vicino al Promontorio della Caprazoppa, di fronte alle Arene Candide fino a Pietra Ligure.

Il Beach-rock riveste una notevole importanza biologica e geologica in quanto rappresenta le spiagge fossili risalenti all’Olocene e ospita una fauna marina di pregio comprendente specie marine tutelate quali il “dattero di mare”; in prossimità delle sopraccitate praterie di posidonia vi sono due grandi scogliere sottomarine (una di fronte a Varigotti, l’altra di fronte al promontorio della Caprazoppa, a circa 100 metri di profondità) che rappresentano l’ultimo rifugio di rare aragoste e altre specie pregiate ormai a rischio di scomparsa dai nostri fondali.

Tutte queste considerazioni si aggiungono al fatto che tra Finale Ligure e Noli sono già localizzati due Siti di Interesse Comunitario (SIC), per cui secondo i Verdi la conclusione logica sarebbe l’istituzione di un “Parco Marino Finalese”, seguendo l’esempio di Porto Venere e delle “5 Terre” .

E’ molto importante la creazione di una “Area Protetta-Parco” per la salvaguardia della biodiversità marina finalizzata al mantenimento dell’equilibrio dei fondali e alla valorizzare le ricchezze naturalistiche (Banchi Coralligeni,ecc.) nel tratto compreso tra le Arene Candide e Capo Noli.

Questo “Parco” favorirebbe, in un contesto ecocompatibile, tutte le categorie economiche (pesca professionale e dilettantistica, attività subacquea ricreativa, diporto nautico e turismo balneare), e consentirebbe una ulteriore valorizzazione dei sentieri marini da percorrere nuotando con maschera e boccaglio (snorkeling), nelle zone tra Punta Crena, Scogli dei Pagliai, Capo di Caprazoppa e altri che già vengono visitati in immersione (diving), verso la Secca delle Stelle, la Secca di Marassi e Punta Crena.

Come struttura di supporto di questa “Area Protetta” si potrebbe realizzare l’apertura di un “Centro di interpretazione del Parco”, in grado di ospitare ufficio informazioni, laboratorio e aula didattica, e svolgere una importante azione culturale sui temi ambientali. Attraverso le immagini fotografiche, i pannelli illustrativi e plastici tridimensionali, i visitatori verrebbero accompagnati alla scoperta di una biodiversità marina di pregio assoluto nel contesto ligure.

Un “Centro di interpretazione del Parco” potrebbe essere facilmente ospitato negli spazi del porticciolo di Finale Ligure (in attesa di completamento da molti anni).

Il successo dell’Area Marina Protetta di Bergeggi dovrebbe incoraggiare gli Amministratori Comunali e Regionali ad avviare l’istituzione di questo nuovo “Parco”, seguendo l’esempio di “Porto Venere” e delle “5 Terre”. I pescatori di Spotorno e Bergeggi hanno accolto favorevolmente la creazione del loro “Parco Marino” intorno all’Isola, che è oggi in grado di disciplinare la pesca e garantire il ripopolamento di un fondale sempre più a rischio.

Il WWF chiede alla Regione una maggiore attenzione e una rinnovata strategia per le Aree Protette che possono giocare un ruolo strategico per un sviluppo ecosostenibile della Liguria.

Federparchi, in un suo documento del 30 dicembre 2019, ha ricordato come le “Aree Marine Protette” siano le cenerentole del Sistema Parchi; luoghi incantevoli che fruiscono di finanziamenti ridicoli: un grave errore perché la sostenibilità, la tutela della biodiversità e le buone pratiche nel contrasto alla crisi climatica valgono anche per il mare.

Siamo intanto in attesa di conoscere e verificare i risultati del “Progetto Neptune” ( attivato dalla Giunta Regionale nel maggio 2019 con un investimento di 387.000 euro per 36 mesi) finalizzato alla “gestione sostenibile della subacquea ricreativa e dei percorsi sommersi ad alto valore naturale e culturale”.

I Verdi, in conclusione, ritengono importanti le valutazioni emerse da uno studio specifico dell’Università di Salerno circa la “Valutazione Economica dei Parchi Marini” in cui si afferma che questi siti “si configurano come poli di eccellenza per la qualificazione dell’offerta turistica”.

Gabriello Castellazzi (Il Portavoce dei “Verdi” della provincia di Savona)

 

 


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