Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Loano, Renzo Bailini ‘ucciso’ dal male
Tace per sempre chi ‘pugnalò’ Teardo & C.


L’annuncio, a Milano, da ‘Croce Maria Bambina’: “È mancato uno dei nostri storici Dipendenti, Renzo Walter Bailini, un pilastro associativo, un lavoratore modello e persona di rari valori. Ciascuno di noi lo ricorderà a suo modo. Lascerà un vuoto immenso nei nostri giorni e nella sede. Tutta la Croce Maria Bambina, è riconoscente per il suo prezioso contributo all’Associazione, ci stringiamo intorno alla famiglia in questo triste momento”. ‘Ucciso’, in un mese, da una patologia irreversibile.

Renzo Bailini nella foto della sua pagina Facebook. Da 20 anni operava con una Cooperativa di Pubblica Assistenza a Milano

A Loano e in provincia di Savona, invece, lo ricordano perchè il suo nome era salito alla ribalta del ‘ciclone Teardo‘ che scosse la Liguria (e l’Italia) per una raffica di arresti di pubblici ufficiali ed un mega scandalo (19 miliardi di ‘tangenti’, per la difesa invece contributi volontari degli imprenditori), ma anche con rivelazioni inedite su logge massoniche del ponente ligure. Lui che aveva aderito ad una loggia imperiese, con un obiettivo confidava: scoprire cosa accadeva in quel mondo tanto misterioso.

Renzo Bailini se n’è andato a 67 anni, lasciando il figlio Paolo, le figlie Alice e Monica, il nipotino Giorgio, ma anche un compagno di vita con il quale ha condiviso gioie e dolori. La malattia che un mese fa  ha finito per rivelare una sentenza senza appello. Che non lasciava scampo.

“Tutta la Croce Maria Bambina è riconoscente per il suo prezioso contributo all’Associazione, ci stringiamo intorno alla famiglia in questo triste momento. I funerali con cerimonia si svolgeranno Sabato 06 Giugno alle ore 11 presso la Parrocchia di San Michele Arcangelo e Santa Rita in via dei cinquecento 1 Milano”.

Bailini che aveva superato altre sentenze, quella della giustizia terrena. Lui che era scampato, quando aveva lasciato Loano per trasferirsi a Milano, ad un misterioso sparo e che all’inviato speciale del Secolo XIX, Franco Manzitti, aveva narrato di quella rivolverata andata a vuoto nella notte milanese, in un viale di periferia. Lui che era diventato l’uomo simbolo del mistero ‘caso Teardo‘ e che il giornalista descriveva con queste parole: “Un giovane biondo, esile, apparentemente fragile, labile, ma almeno storicamente, all’origine  del famoso esposto  che innescò l’inchiesta sulla piovra di Teardo, partendo dalle irregolarità nella gestione  della società del Savona Calcio”. Manzitti ricordava “altre storie di minacce ed intimidazioni….: Bailini: “Un anno fa nella stessa  notte  mi hanno sfasciato la macchina  e la vetrata del bar; un mese fa in tasca di un pregiudicato hanno scoperto otto nomi  di obiettivi, tra i quali il mio…Non ho mai ricevute altre minacce che quelle di impronta savonese…ci sono state e sono in corso molte inchieste a Savona e qualcuno crede che io sappia molte cose e mi vuole fare tacere…quello che avevo da dire l’ho messo nero su bianco sia negli interrogatori, sia con gli esposti, mai anonimi”.

Renzo Bailini con un’agenda in mano tra i testimoni di un processo al tribunale di Savona

Manzitti  concludeva: “I fantasmi però restano tutti al loro posto. Bailini elenca le sue paure, denuncia il suo isolamento, risfodera i suoi fumosi ideali, invoca le sue crociate”.

Ma al Secolo XIX alcuni giornalisti potevano  raccontare altri scenari come quando Bailini fu contattato telefonicamente da un presunto giornalista dello stesso giornale,  presentandosi con nome e cognome per un incontro-intervista. L’allora segretario di redazione, Luciano Basso, dopo aver contattato Luciano Corrado, amico di Bailini da quando era corrispondente de Il Lavoro di Genova, scoprì che qualcuno aveva speso il nome di Giuseppe Palermo (della redazione province del Secolo XIX) all’oscuro di tutto, ignaro di essere stato chiamato in causa.

Chi si celava dietro quell’inganno ? Con quale obiettivo? C’era un mandante, una mente? Bailini ebbe a scrivere alla direzione: “….tutto quello che avevo da dire è stato riferito ai magistrati inquirenti e anche se in molti mi hanno colorato per quello che non sono, non mi presterò a manovre per svelare altre verità non vere o pilotate e che, dopo aver sempre lavorato onestamente per guadagnarsi da vivere, non ho bisogno di congrui contributi spese da parte di chicchessia…”. E poi risulterà che anche al Decimonono c’erano almeno due giornalisti ‘fratelli massoni‘ molto attivi in quel periodo, in sintonia con due colleghi massoni, pure liguri e che scrivevano per altre testate giornalistiche.

Bailini che arrivò da ragazzo a Loano con papà e mamma e la sorella Vanda. I genitori gestivano, in affitto, la pensione Madonnina in una traversa di via Dante nei Gazzi alti. Poi, con la trasformazione dell’immobile in alloggi, rilevarono  la pensione Milano, sull’Aurelia, nel centro di Borghetto Santo Spirito. E’ qui che il giovane collaboratore del Lavoro ricevette il 25 novembre del 1981 (l’indagine Savona Calcio Teardo iniziò a ottobre dopo il ‘famoso esposto’) una missiva. “Figli di  T….Borgio Verezzi insegna, pagherai tu, Corrado, Maffeo, Petrella e Del Gaudio“.

Ma accadeva anche, nello stesso mese di ottobre, un retroscena rimasto sepolto nella valanga di materiale della ‘Bailini story . Ne dava conto Il Secolo XIX. “Un nuovo giallo per Bailini. Smarrito dossier spedito in Pretura ad Albenga….Era il fascicolo su una brutale aggressione al corrispondente del Lavoro. Non si trovano più nel fascicolo giudiziario i rapporti dei carabinieri dove Bailini denunciò minacce ed aggressioni mentre si trovava a Borgio Verezzi, si occupava di vicende edilizie e del sindaco Enrico Rembado (‘tra i nemici dichiarati del cemento’), di massoni e di intrecci affaristici che coinvolgevano anche un affermato legale della cittadina….”.

Renzo Bailini che ha rilasciato l’ultima intervista per una rubrica ‘dossier’ di Rai 2 confidando che le domande non erano state particolarmente ‘intriganti’ e la concisione della regia aveva fatto il resto. Ha chiuso gli occhi dopo aver letto il libro che ‘riabilitava la figura di Teardo, non ho parole..‘.

Restano, per chi li ha conservati, gli atti di quella maxi  inchiesta, un terremoto giudiziario e politico che sconvolse e segnò la provincia di Savona e la Liguria. Con migliaia di pagine di rassegna stampa,  i primi articoli (nel settembre- ottobre del 1981) che descrivevano il Savona Calcio in difficoltà, la situazione finanziaria, la necessità di liquidi. Le prime reazioni alle notizie dell’esposto in Procura. Il procuratore capo Camillo Boccia ad annunciare che dalle indagini non erano emersi aspetti penali e dunque si procedeva alla richiesta di archiviazione. Non fu dello stesso parere il neo giudice istruttore Antonio Petrella che aveva lasciato l’ufficio da sostituto Procuratore della Repubblica e che sarà chiamato anche ad occuparsi dei fascicoli ‘Bombe di Savona‘ che non ebbero mai un coordinamento e per questo finì al Consiglio Superiore della magistratura il dr. Boccia.

Altro piccolo particolare, l’esposto di Bailini (il secondo perchè il primo non arrivò, parrebbe, a destinazione o qualcuno evitò di protocollarlo ?) era indirizzato al dr. Filippo Maffeo, sostituto procuratore. Fascicolo finito sul tavolo del procuratore Boccia.  Il 20 novembre l’avv. Pier Mario Calabria dichiarava a Bruno Balbo de La Stampa: ” Ho ricevuto incarico di tutelare gli interessi del Savona Calcio e del suo presidente Leo Capello (risulterà essere il cassiere del clan Teardo e delle tangenti ndr) e dei consiglieri  chiamati in causa sui presunti finanziamenti illeciti addebitati alla società sportiva, per cui sono state spedite sette comunicazioni giudiziarie dal giudice Petrella, una riguarda il presidente della Regione Teardo. Le indagini chiariranno che la posizione della società  risulterà senza dubbio limpida e pulita, come chi è stato chiamato in causa. Dopodiché presenterò  circostanziata denuncia  per calunnia….”.

Renzo Bailini se n’è andato portandosi con se qualche segreto ?  E’ probabile. Chi scrisse, con la macchina da scrivere, l’esposto ‘Savona Calcio‘ e rivelava l’origine dei finanziamenti. Lui si prestò a firmare ? C’era una gola profonda ? E’ ancora in vita ?  Da giovane militante socialista Bailini scrisse diverse lettere al presidente della Repubblica Pertini, sollecitandolo ad intervenire, fare pulizia nel gruppo dirigente del partito a Savona, metterlo in guardia da tangentari e certi massoni dei quali aveva stilato una lista precisa, con i rispettivi ruoli e incarichi nella pubblica amministrazione e nel Psi savonese. Gli rispose ? Lo incontrò ? (L.Cor.)

E NELLO STESSO GIORNO SULLA CRONACA NAZIONALE DEL SECOLO XIX E STESSA PAGINA

 


L.Corrado

L.Corrado

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