Il giornalista Enrico Pedemonte: ‘Toti, Bassetti e (purtroppo) Il Secolo XIX’ La libera stampa e Regione Liguria sponsor con 60 mila €. E senza alcun contradditorio
Un cittadino – lettore, Marco Filoni, giornalista e ricercatore, dottore di ricerca in Storia della filosofia. Ha lavorato in varie università in Italia e all’estero. In un post della sua pagina Facebook scrive: “Vi invito a leggere queste riflessioni del mio amico Enrico Pedemonte: dicono moltissimo, purtroppo, sullo stato della stampa italiana”. Nota di redazione. Il mini blog trucioli.it che non ospita pubblicità alcuna (neppure quella imposta da google) nel numero del 7 maggio 2020 titolava, con ampio servizio fotografico: La Regione compra spazi su giornali liguri, web, Tv e video…. Toti: Grazie a tutti e al sistema sanitario ligure….
Chi è Marco Filoni ? Si legge su social: ” Svolgo attività di ricerca come chercheur associé all’Ecole Normale Supérieure di Parigi e presso il Centre de recherche Eric Weil dell’Università di Lille. Fra i miei libri: Kojève mon ami (Aragno, Torino 2013), Le philosophe du dimanche, Gallimard, Parigi 2010 (in italiano Il filosofo della domenica. La vita e l’opera di Alexandre Kojève, Bollati Boringhieri, Torino 2008); Le erme nei trivi, Quodlibet, Macerata 2006; Filosofia e politica, Università degli Studi, Urbino 2000″.
IL TESTO di Enrico Pedemonte:
TOTI, BASSETTI E (PURTROPPO) IL SECOLO XIX
Sta succedendo qualcosa di molto preoccupante nel mondo dei giornali. Provo a raccontarvi l’ultimo capitolo, che a mio parere è il segno dello stato devastante in cui versa la stampa italiana nell’era della crisi. Il «caso» riguarda Il Secolo XIX e la Regione Liguria governata da Giovanni Toti.
La settimana scorsa (lunedì 4 maggio) Il Secolo XIX esce con un’edizione interamente sponsorizzata dalla Regione: non ci sono altre inserzioni. In ogni pagina il governatore Toti viene incensato e le scelte politiche nei suoi quattro anni di governo magnificate. Alcune fonti riferiscono che questa operazione pubblicitaria sia costata alla Regione 60 mila euro. Soldi nostri che potevano essere spesi per migliorare la sanità pubblica e che sono invece finiti nella campagna pubblicitaria di un uomo politico.
Ieri (lunedì 10 maggio) il Secolo XIX è uscito con un altro inserto di otto pagine con un testo firmato da Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino, che racconta con toni epici e autocelebrativi la sua battaglia contro il Covid-19 (vedi a fondo pagina l’articolo del Secolo XIX ndr). Ma Bassetti non è un medico qualunque: è membro della task force per il coronavirus della Regione Liguria, è il principale consulente di Toti e compare spesso al suo fianco nelle conferenze stampa. Inoltre fonti di stampa danno per probabile la sua candidatura alle imminenti elezioni regionali e la sua ascesa al ruolo di assessore alla sanità.
Tutto ciò rende la scelta del Secolo XIX molto discutibile da un punto di vista etico. È inammissibile che il più importante della Liguria diventi il portavoce di uno dei protagonisti delle scelte politiche regionali in tema di Covid-19, un personaggio molto discusso, stretto alleato del governatore, a pochi mesi dalle elezioni. Tutto ciò senza il minimo contraddittorio.
Analizzando la versione digitale del giornale viene il dubbio che si tratti di un inserto pubblicitario, ma nella versione cartacea nulla induce a pensarlo. Comunque sia, il tono è in linea con le pagine pubblicitarie della settimana precedente.
Ho detto otto pagine ma non è esatto: il testo pubblicato oggi è solo la prima puntata; lunedì prossimo saranno pubblicate altre otto pagine a firma di Bassetti. Non so se saranno tutte su Bassetti, e spero non siano tutte dedicate a magnificare la politica della Regione.
Non conosco i retroscena di questa vicenda. So che i giornalisti del Secolo XIX sono in forte imbarazzo, e che quelli di Repubblica condividono questo disagio. Anni fa avrebbero colto questa contraddizione del giornale concorrente ma oggi non possono più farlo perché appartengono allo stesso editore.
Ho cominciato la mia carriera giornalistica al Secolo XIX molti anni fa e sono molto addolorato di dover scrivere queste cose. Ma tutto ciò merita un’ulteriore riflessione. Mi limito a ragionare sui fatti. E i fatti mostrano una realtà drammatica: i giornali italiani, da dieci anni a questa parte, hanno perso più di due terzi delle copie vendute e del fatturato pubblicitario, e sono in ginocchio, alla mercè della politica e degli inserzionisti. Non ricordo, nella storia del Secolo XIX, che il giornale abbia accettato di uscire con un numero interamente sponsorizzato da un unico committente, né che abbia pubblicato paginate di testo firmate da un protagonista discusso dell’attualità politica (quale è Bassetti) senza alcun contraddittorio.
Non si tratta di un episodio marginale. Un paese democratico ha bisogno di una stampa libera. Per rilanciare i giornali nell’era digitale, con le copie in edicola che continuano a crollare, è necessario riscuotere la fiducia dei lettori e convincerli che vale la pena di investire i loro soldi in abbonamenti digitali. Non è questo il modo di farlo. I lettori meritano di meglio.
DA SAVONA GIOVANNA SERVETTAZ:
‘LA VERITA’ SCOMODA DI LIGURITUTTI DI MARCO PREVE E FERRUCCIO SANSA
MA ANCHE DI TELENORD CON MICHELE VARI E ‘GENOVA QUOTIDIANA’
Mentre a Roma si continua a combattere sul Decreto aprile, poi ribattezzato col nome ottimista ma improbabile di Decreto rilancio, in Liguria ci arrabattiamo da settimane tra due diverse interpretazioni dei numeri del coronavirus.
La prima è quella più gradevole, patinata e pubblicata quotidianamente a reti unificate fornita dal trio Toti – Viale – Bassetti.
Quest’ultimo, assessore in pectore alla sanità regionale non appena Toti vincerà anche le prossime elezioni per assenza di altro candidato, ha anche trovato il tempo di scrivere otto pagine otto dalla “trincea”, anche quelle a giornali unificati, sui cento giorni del covid in Italia.
La prima verità dunque, quella di più agevole reperimento, è fatta di calo costante dei contagi, tasso di contagiosità in perenne discesa, pochi morti e ospedali finalmente vuoti. Un bengodi.
La seconda verità, più scomoda e più spiacevole, bisogna andarsela a cercare. Per esempio sulle pagine di Liguritutti di Marco Preve e Ferruccio Sansa, dove ancora oggi appare un grafico sui decessi giornalieri per milioni di residenti nelle diverse regioni d’Italia realizzato dall’epidemiologo Gennaro e dall’ingegner Seccia per Medici Per l’Ambiente.
Leggendo, si scopre che per diversi giorni la Liguria è stata ai primi posti, poi c’è stato un abbassamento e ieri è tornata ad essere la prima regione della mesta classifica, con una mortalità superiore rispetto alla media italiana del 157%. Un altro dei posti dove chi vuole può trovare la verità più scomoda è Genova Quotidiana, che quando i dati sono brutti ha il vizio di scrivere che i dati sono brutti.
Il sito proprio oggi è stato accusato nientemeno che dall’hotel Rex – di proprietà della consorte del suddetto Bassetti – di denigrare i medici.
La colpa di Genova Quotidiana?
Aver parlato di foto in posa con cappa e cartellino del Professore, dipendente della Sanità pubblica e dell’Università, sulla bacheca di un negozio di abbigliamento in qualità di testimonial e della sua foto e del suo nome sulle certificazioni di un’azienda privata di sanificazione e derattizzazione anche sulla vetrina e sulla pagina Facebook dell’hotel stesso.
Le prime avvisaglie della poca stima verso la libera informazione da parte dei vertici regionali e sanitari del San Martino eran già emerse nell’imbarazzante scontro con Telenord, colpevole col suo giornalista Michele Varì di aver prodotto un reportage sul pronto soccorso del più grande ospedale genovese che era risultato sgradito agli inquilini di Piazza de Ferrari e ai professoroni del San Martino.
L’impressione, oggi più che mai, è che ci aspettino tempi assai duri tra la pandemia, la crisi economica e anche, consentitecelo da addetti ai lavori, il tentativo costante e a volte brutale di delegittimare l’Informazione, rendendola quanto più inoffensiva per i manovratori.
Giovanna Servettaz (dalla sua pagina Facebook)
COMMENTI –Gianni Gatti – La ragione del “nessuno dice niente” è tutta lì. Non c’è nessuno che abbia la forza di imporre alcunché al Toti di turno anche perché non c’è una forza politica che abbia non solo idee alternative ma la forza di imporle politicamente . Attribuire al Pansa di turno anche se uomo pregevole, una qualunque autorevolezza è una bufala colossale proprio perché slegato da giochi partitici.
Antonia Briuglia – Così copriamo le malefatte di tutti Alisa, Regione e ci prepariamo come si deve all’oscuramento dei dati reali sull’epidemia di cui saremo ignari e bersaglio di campagna elettorale. Se si fosse potuto abolire l’appuntamento elettorale in questa tragica vicenda le cose non sarebbero andate così!….Avevo previsto questa sua intenzione sin dall’inizio e per questo non mi scandalizzo affatto : tutte le sue dichiarazioni sono state quelle di uno appiattito sulle intenzioni di Toti e con interessi personali e politici. Mi scandalizza invece il Secolo XIX , ma sapremo che fare : il quotidiano non si compra e il voto si saprà a chi darlo, oggi più che mai.