Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Ulivi liguri colpiti dall’euzophera


Sono molte le segnalazioni di Vespa mandarinia. In attesa dell’arrivo in larga scala, c’è timore per la comparsa, in Liguria, dall’Euzophera e dei danni rameali che arreca alle piante di ulivo; si tratta dalla presenza di alcuni lepidotteri del genere Euzophera, noti per recare danni alle oleaceae, già presenti in Spagna e Grecia e recentemente osservati anche in Liguria.

Nomi comuni dall’Euzophera in Europa: D: Ölbaumzünsler; E: Piral del olivo; F: European trunk moth; I: Tignola rodiscorza dell’olivo e del frassino; P: Pirale da oliveira; GB: Olive pyralid moth.

I Lepidotteri, conosciuti comunemente come farfalle, comprendono oltre 100.000 specie diffuse in tutto il mondo ma soprattutto nelle regioni tropicali, dove vi sono specie dalle colorazioni molto vistose e di notevoli dimensioni (alcune raggiungono anche i 30 cm di apertura alare). Nel nostro Paese se ne conoscono circa 4000 specie di dimensioni piccole (microlepidotteri) e medie (macrolepidotteri).

Alcuni insetti utili contribuiscono a limitare la popolazione della Tignola. Tra questi, numerosi imenotteri, attivi su larve e crisalidi della generazione a carico dei fiori, possono determinare un’elevata percentuale di mortalità.        In particolare, tra i predatori di larve e uova, se ne  cita uno dell’ordine dei Neurotteri (famiglia Chrysopidae) Crisopea carnea, che si ciba in modo speciale delle larve. 

  1. carneaè una specie pressoché cosmopolita, presente anche nelle regioni fredde. È diffusamente allevata in diverse biofabbrichein America e Europa per l’impiego nella lotta biologica, principalmente in coltura protetta, ma è molto comune anche in natura negli agrosistemi in cui non si fa un massiccio impiego di fitofarmaci. In Italia è uno dei Crisopidi più comuni e nei paesi anglosassoni è spesso denominata common green lacewing (“crisopa verde comune”),

Gli ambiti di impiego della C. carnea con interventi mirati citati in bibliografia sono diversi. In generale la letteratura cita il predatore come fra i più attivi nel controllo di afidi, acari, lepidotteri, coleotteri, cocciniglie, su differenti colture (cotone, patata, ortive, fragola, olivo, ecc.). In Italia, i settori di ricerca e operativi più attivi, in relazione all’impiego diretto della crisopa in lotta biologica, fanno capo all’Istituto di Entomologia “Guido Grandi” di Bologna e al Biolab di Cesena, la prima biofabbrica allestita in Italia. Le ricerche e le applicazioni in questo caso si sono concentrate principalmente sull’impiego in coltura protetta per la difesa della fragola, del pomodoro, della melanzana, del peperone e delle piante ornamentali.

Si parla di fessurazioni e rigonfiamenti. A tal proposito è stata quindi avviata una raccolta di informazioni anche tramite un specifico questionario on-line curato dal CAAR e un approfondimento bibliografico che ha portato alla stesura di una nuova scheda tecnica pubblicata dall’ufficio Servizi alle Imprese Agricole e Florovivaismo di Regione Liguria. Alcuni lepidotteri del genere Euzophera sono noti per arrecare danni alle oleaceae.

Tra questi Euzophera pinguis è talmente diffusa in Spagna da essere considerata la terza avversità più dannosa per le coltivazioni di olivo. La presenza di Euzophera bigella è invece stata osservata su olivo nel 2011 in Grecia. La presenza di alterazioni probabilmente causate da lepidotteri del genere Euzophera è stata osservata recentemente anche in Liguria, in particolare nell’area del Tigullio come segnalato dalla Cooperativa Olivicoltori Sestresi, ma anche in altri areali olivicoli regionali come segnalato dagli olivicoltori che hanno risposto ad un apposito questionario online predisposto dal CAAR e tuttora attivo e dal Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola (CeRSAA) di Albenga i cui tecnici hanno osservato la presenza anche in oliveti dell’area del Garda.

Biologia e danni Nel clima spagnolo la prima generazione ha inizio a partire dal mese di marzo, quando gli adulti si accoppiano e le femmine depongono le uova, in modo isolato oppure in piccoli gruppi di 4-5 uova, nelle zone di congiunzione dei rami e nelle fessure del legno, sfruttando anche le ferite causate dalla potatura o da altre fitopatologie coesistenti (es. rogna).

Euzophera pinguis (Haworth) (Euzofera) (Lepidoptera Pyralidae) L’apertura alare degli adulti misura 20-25 mm; le ali posteriori sono di colore marrone grigiastro con due bande trasversali più chiare. Le uova sono piccole, di forma ovale e appiattite, di colorazione biancastra con tonalità rosee e misurano 1,0 x 0,75 mm. Le larve raggiungono a maturità la lunghezza di 25 mm e sono bianco giallastre o verdastre. La crisalide è marrone e si sviluppa in un involucro setoso poco denso. La specie è diffusa in Europa centrale su frassino e attacca talora gravemente l’olivo in Europa meridionale e Nord Africa. Su olivo è in grado di svolgere due generazioni per anno con svernamento allo stadio di larva. L’attività larvale è di tipo subcorticale e può avere come effetto il disseccamento di rami, branche e talora interi alberi. Gli attacchi si hanno generalmente alla base del tronco o alla biforcazione di branche e si manifestano con rigonfiamenti e screpolature: bastano 5-6 larve per condurre a morte una giovane pianta. Il controllo a mezzo di interventi insetticidi è difficile e presuppone in ogni caso l’individuazione delle epoche di ovideposizione. Buoni risultati si stanno ottenendo in Spagna con il metodo della confusione sessuale.

Le larve sono inizialmente di colore biancastro, successivamente tendente al verde chiaro con testa marrone e possono misurare fino a 25 mm (E. pinguis): appena sgusciate penetrano all’interno del legno di cui si alimentano, scavando gallerie fino al raggiungimento dello stadio di crisalide e alla fuoriuscita dell’adulto. L’adulto Euzophera pinguis  è una farfalla delle dimensioni di 20-25 mm di larghezza alare e di 12-14 mm di lunghezza, di colore che va dal beige al marrone scuro; Euzophera bigella arriva a misurare 15-20mm e appare leggermente più scura.

Nel clima ligure potrebbero esserci alcune differenze ed è lecito ipotizzare un certo ritardo rispetto alla Spagna. Euzophera pinguis è un parassita primario che attacca alberi vigorosi. Le gallerie dalle larve scavate tra corteccia e legno alla base del tronco o nelle biforcazioni delle ramificazioni portanti impediscono la circolazione della linfa e causano un indebolimento della parte situata al di sopra dell’area colpita; particolarmente importanti possono essere i danni causati a giovani piante.

Osservando le chiome si può notare che molte ramificazioni colpite presentano foglie di colorazione verde pallido, ingiallite o disseccamenti. In particolare risultano più colpite le ramificazioni meglio esposte a sud e le piante in versanti caldi e luminosi. Gli attacchi più gravi di solito corrispondono a un eccesso di ferite che possono essere state provocate da potature, innesti, gelate, grandinate primaverili specie se associate a rogna. L’infestazione è confermata dall’osservazione diretta dei sintomi e dall’esame delle parti legnose attaccate, caratterizzate da fessurazioni e ingrossamenti corticali in netto contrasto con l’aspetto liscio della parte sana circostante.

Dalle prime indicazioni pervenute, negli oliveti liguri i danni sembrano essere maggiori in oliveti ben curati e gestiti e in queste condizioni sono state osservate alterazioni tanto importanti da essere confuse con attacchi di rogna; fino a oggi la diffusione del parassita negli oliveti italiani e liguri non è stata tale da rendere necessari interventi di difesa specifici. Euzophera bigella è segnalata su colture quali pesco, melo e pero, ma non prevedono una difesa specifica, poiché le infestazioni sono considerate occasionali e risultano efficacemente contenute dall’impiego di insetticidi. Anche gli insetticidi impiegati regolarmente negli oliveti per il controllo della mosca olearia possono contribuire al contenimento e, in Liguria, tali oliveti sembrano essere meno colpiti.

Ma alla base ed al tronco della pianta dell’olivo, c’è un altro killer presente, proveniente dall’estremo oriente, definito calabrone gigante asiatico  – Vespa mandarinia. Il calabrone asiatico è un imenottero sociale con un ciclo di vita annuale. Alla fine dell’inverno le regine si svegliano dal periodo di ibernazione ed iniziano a costruire un nido di piccole dimensioni, definito primario, spesso anche in prossimità delle abitazioni Nel caso della Vespa mandarinia il risveglio avviene nel mese di aprile, dopo vari mesi di ibernazione all’interno di cavità nel terreno o nel legno marcescente;  parti legnose caratterizzate da fessurazioni e ingrossamenti corticali in netto contrasto con l’aspetto liscio della parte sana circostante.

Essa trascorre varie settimane a nutrirsi con le secrezioni zuccherine nelle lesioni della corteccia di alcuni alberi, come le querce e l’olivo, attendendo la maturazione degli ovari. La fondazione del nido inizia in giugno, all’interno di una cavità sotterranea come una tana abbandonata o simili. La costruzione del nido, con materiale cartaceo ricavato dalle fibre di corteccia di giovani rami masticate, prevede la creazione di un peduncolo al quale sono fissate un mucchio di celle esagonali rivolte verso il basso. Ogni cella ospita un uovo, che si sviluppa in larva.

E’ scattato anche nel nostro Paese l’allarme per il presunto arrivo del calabrone gigante asiatico, noto anche come vespa mandarinia, simile alla  vespa velutina caccia non solo le api ma anche altro come i calabroni e può volare pure all’indietro;  L’insetto, che avrebbe già causato sei decessi in Francia, sarebbe giunto dall’estremo oriente all’interno di alcuni container, diffondendosi rapidamente in Portogallo, Spagna, Francia e ora anche in Italia. Secondo il quotidiano online La Voce del Trentino, le prime segnalazioni di calabrone gigante in Italia sarebbero giunte dalla Liguria, per poi proseguire anche in Friuli-Venezia Giulia ed in Piemonte. Come ricorda il quotidiano, nessuno di questi avvistamenti è stato ancora ufficializzato da entomologi ed esperti del settore.

Originario dell’Asia orientale, ma molto comune nelle zone montane del Giappone, il calabrone gigante asiatico è noto per essere uno degli insetti più grandi del mondo. Le dimensioni del suo corpo possono raggiungere infatti i 50 millimetri di lunghezza (55 per le regine), con un’apertura alare di circa 76 millimetri. Il suo pungiglione, lungo circa 6 millimetri, può iniettare un veleno che, proprio come quello delle api comuni, danneggia i tessuti umani con un’azione di fosfolipasi. Peculiarità del calabrone gigante è inoltre quella di poter pungere ripetutamente la sua vittima e non una volta sola come le api; ciò perché il pungiglione del calabrone è liscio mentre quello delle api è frastagliato.

Attaccano a volo radente, come gli elicotteri in “Apocalipse Now”. Colpiscono le api sentinella di vedetta all’ingresso degli alveari e le bottinatrici di ritorno all’alveare. Il favo lo costruiscono preferibilmente in cima negli alberi, lungo 60cm e si dice che può contenere anche alcune migliaie mentre il calabrone nostrale arriva solo a pochi centinai di esemplari.

Del resto, quando attaccano a stormi radenti, c’è poco da fare: le api si trasformano in facili vittime. Tanto più che gli attacchi continuano per giorni e che questa specie di vespa è aggressiva, subdola e astuta. Così alle nostre api da miele non resta che un’arma: il veleno. Può accadere che qualche arnia sacrifichi le sentinelle, per permettere a un’ape assaltatrice di colpire il killer con il pungiglione e ucciderlo.

La vera minaccia del calabrone gigante è però costituita dal suo veleno, che ogni anno in Giappone causa tra i 20 e i 40 decessi. La maggior parte dovuti a shock anafilattico, causa una pregressa condizione di allergia al veleno delle api. Tuttavia il veleno del calabrone, contenente una neurotossina nota come mandarotossina, può essere potenzialmente letale anche per soggetti non allergici.

Torniamo a parlare della vespa “mandarinia”, meglio conosciuta come vespa killer, che dopo le sei vittime mietute in Francia, ne ha già registrata una in Italia. Abbiamo già detto come sia sbarcata in Europa, forse a bordo di eventuali container provenienti da delle grosse navi cargo. Questo perché il luogo d’origine di quest’insetto sembrerebbe essere l’estremo oriente, con precisione Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Nepal, India, Sri Lanka, Indocina.

.Noto per la sua particolare aggressività,la sua puntura può portare alla morte di un uomo nel giro di poche ore ma alla stregua delle comuni api, se il soggetto in questione è allergico alla puntura di questi insetti, la morte avviene per shock anafilattico. Dall’ospedale militare dell’esercito di Chengdu (Cina) gli esperti, avvertono sulla reale pericolosità dell’eventuale puntura dell’insetto.

Infatti anche chi non è allergico sembra possa correre dei rischi, a seconda però del numero di punture subite, le quali in alcuni casi registrati in quelle zone del mondo sono arrivate anche ad essere 30 a soggetto. I fatti, inoltre, hanno portato a fa dedurre ai medici del poc’anzi citato ospedale, che nei soggetti anziani o più generalmente deboli, anche una puntura potrebbe risultare fatale. La pericolosità delle punture delle vespa mandarinia sono avvalorate dal fatto che possono iniettare fino a 8 differenti sostanze che causano dolore, danneggiamento dei tessuti e generano un odore che richiama l’attenzione di vespe eventualmente nelle vicinanze al fine di causare ulteriori punture.

Si è arrivati a ipotizzare ciò che potrebbe attrarre queste vespe, e cioè alcool e glucosio; inoltre possono arrivare a “colpire” chiunque si trovi a circa 10 metri da un eventuale nido. In caso di puntura avvisare innanzitutto il 118 o il proprio medico di famiglia. Mentre si attendono i soccorsi è bene allontanare il soggetto il più possibile dal nido e bagnare la zona punta con the o vino rosso, bevande contenenti il tannino, sostanza capace di combattere diverse tossine velenose.

Alesben B.


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