Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Triora, il ‘frate inventore, padre Giolindo
L’Orologio cosmico che precedette Marconi
E qui nacquero anche ‘Le Suore dell’Orto’


Siamo nel 1849. A pagina 180 del libro di Sandro Oddo ‘La Grande Podesteria. Storia civile e religiosa di un antico borgo: Triora’. La vita di un frate, Giolindo Ferraironi, nato a Triora il 16 novembre 1849 da Francesco e Aspalanato Maria Caterina. In realtà il pargolo fu registrato  con il nome di Giulindo e, quasi a profetizzare il destino, si scrisse che “venne alla luce all’ora una ‘astronomica’. Sarà infatti l’inventore  dell”Orologio cosmico’ precedendo persino la scoperta di Alessandro Marconi (1874 – 1937).Nel paese natio Giulindo frequentò le scuole primarie, nel 1864 frequentò le scuole primarie e a 16 anni entrò nel noviziato  di San Lorenzo in Lucina di Roma. Seguì corsi filosofici e teologici, eccelleva soprattutto in fisica e matematica. Poi si trasferì nelle Marche, a San Genesio. Fu parroco ed insegnante di francese e matematica.  Il suo chiodo fisso era creare qualcosa di utile all’umanità.  Al punto che sperimentò, precedendo il grande Marconi, le onde Hertziane, riuscendo a far suonare  un campanello senza fili dalla casa alla chiesa, ad un distanza di mezzo chilometro. Brevettò pure un geniale bilancino, denominata ‘macchina per costruzioni edilizie‘.  Il frate aveva  lobby di raccogliere monete ed amuleti, un tesoro che ancora oggi è ammirato  nel museo di Ancona.  Su sostenitore  che l’arte etrusca  precedette la greca antica raccogliendo documenti probatori. Leggiamo quanto ha ricostruito, per la storia, il benemerito Sandro Oddo.

PADRE GIOLINDO, INVENTORE  (1849-1907) 

Nella sala consiliare del municipio triorese faceva bella mostra di sé un artistico orologio sormontato da un mappamondo. Non si trattava di una stranezza stilistica o di un originale soprammobile, bensì di un prezioso strumento, noto come “orologio cosmico”. Bastava osservarlo per conoscere l’ora in ogni parte della terra; altre sue prerogative erano quelle di mostrare, in ogni momento, le parti del globo con il sole e quelle buie, di percepire con chiarezza per quale motivo i giorni varino a seconda dei mesi e dei gradi di latitudine e si formino le quattro stagioni ed infine scoprire per quale motivo i giorni e le notti siano sempre uguali all’equatore, variando gradualmente fino ad aversi, ai poli, sei mesi di sole e sei di notte. Si trattava, come ben si può constatare, di un oggetto con chiare finalità didattiche, oltre ad essere straordinariamente semplice. Registrato il 26 agosto 1899 (vol. 112, numero 178), venne infatti raccomandato dall’allora Ministro della pubblica istruzione agli insegnanti di tutta Italia e l’anno successivo, all’Esposizione universale di Parigi, venne consegnata una medaglia d’oro al suo geniale inventore, il padre Giolindo Ferraironi. La famosa fabbrica milanese d’orologi Borletti, Pezzi e Corbetta si aggiudicò il diritto esclusivo di fabbricazione per l’Italia e la Revue Chronometrique si premurò di raccomandare l’orologio alle scuole francesi, per spiegare in modo semplice agli alunni il movimento terrestre e la conseguente diversità di ore fra le varie località del mondo.

Il volume quarto de ‘La Grande Podesteria’ scritto da Sandro Oddo. Storia civile e religiosa di un antico borgo. 723 pagine ricche di notizie inedite e documentate dal ponente ligure e le sue valli

L’inventore nacque a Triora il 16 novembre 1849 da Francesco e da Asplanato Maria Caterina, entrambi contadini. In realtà fu registrato con il nome di Giulindo e, quasi a profetizzarne il destino, venne scritto che venne alla luce all’ora una “astronomica”. Nel paese natio frequentò le scuole primarie, lasciando la famiglia nel 1865 per essere ricevuto nel noviziato di San Lorenzo in Lucina di Roma. Iscrittosi ai corsi filosofici e teologici, si segnalò subito per la sua rara inventiva, eccellendo soprattutto nella fisica e nella matematica. Trasferitosi successivamente nelle Marche e precisamente a Sanginesio, fu ben presto nominato parroco di Santa Maria in Vepretis, dedicandosi all’insegnamento del francese e della matematica.

Suo vero pallino era la voglia di inventare, creare qualcosa di utile; si dedicò, precedendo addirittura il Marconi, a sperimentare con successo le onde hertziane, riuscendo a far suonare un campanello senza fili dalla casa alla chiesa, ad una distanza di mezzo chilometro.

Brevettò ben presto, oltre all’orologio, un geniale “bilancino”, utile soprattutto per lavori di restauro e di pittura ad altezze elevate, permettendo di far salire in pochi minuti il materiale necessario agli operai, risparmiando la mano d’opera di diversi manovali. Tale macchinario, denominato “macchina bilancino per costruzioni edilizie” fu riportato al numero 1, categoria XIII (Costruzioni civili, stradali, opere idrauliche ed apparecchi relativi) dell’elenco degli “attestati di privativa industriale, di prolungamento, completivi, d’importazione e riduzione” rilasciati nel mese di agosto 1899, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, n. 261 del 9 novembre 1899. Il documento, in capo a Ferraironi Giolindo, Sanginesio (Marche), fu rilasciato l’11 agosto, al numero 96, vol. 112, protocollo n. 52178.

Il buon Giolindo coltivava altri hobbies; si diede a raccogliere monete ed amuleti, formando in breve un piccolo tesoro, che può essere ancora ammirato nel museo di Ancona. Scoprì, nei dintorni di Sanginesio, necropoli, sepolcreti ed idoli di età precristiana; intraprese addirittura uno studio per dimostrare la precedenza dell’arte etrusca su quella greca antica, raccogliendo diversi documenti probatori.

Menomato a causa di una caduta, dal 1903 fu costretto ad interrompere le sue continue visite ai musei e a confrontare i reperti, vivendo continuamente seduto su di una carrozzella. Pur paralizzato, non perdette per questo motivo la serenità e la giovialità, assistito dalla sorella Rosina, dal fedelissimo domestico Pasquale Radente e da molti parrocchiani. La morte sopravvenne l’otto maggio 1907 a Sanginesio, impedendogli chissà quali scoperte o invenzioni. Ai suoi funerali prese parte praticamente l’intera cittadinanza, guidata dalle autorità civili e religiose.

Il nipote padre Francesco Ferraironi gli dedicò un opuscolo, dal titolo “Un frate inventore” che, oltre ad essere biografico, descrive dettagliatamente le principali invenzioni, ossia  quelle del bilancino e dell’orologio cosmico. Peccato che quest’ultimo oggetto, invero assai raro, sia andato perduto a causa dell’incuria.

Ad imperituro ricordo di questo genio, padre Francesco Ferraironi fece collocare sui muri della casa natia di Via Sambughea una targa con la seguente dicitura: Nacque in questa casa/nel MDCCCXLIX/il padre Giolindo Ferraironi/dei chierici reg. minori (Caracciolini)/membro dell’Accademia parigina/degli inventori/valente cultore/di/meccanica, numismatica ed archeologia,/e inventore dell’orologio cosmico./Fu parroco e insegnante/a Sanginesio (Marche)/ove morì l’VIII maggio MCMVII./Il nipote Padre Francesco Ferraironi/fece porre questo ricordo[1].

1850LE SUORE DELL’ORTO A TRIORA 

Le suore Figlie di Maria Santissima dell’Orto aprirono in Triora una loro casa, prendendo alloggio nel palazzo del vecchio ospedale, e di questo ebbero la direzione alle dipendenze della Congregazione di Carità. L’ospedale vi funzionava già da qualche secolo (dopo aver lasciato i ristretti locali di quello di san Lazzaro, poi incorporati nel nuovo) nel piano sottostante a quello dove fu sistemato il municipio dopo il terremoto del 1887 (che atterrò l’antico municipio della piazza centrale)

Sandro Oddo (continua)

 


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