Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Borghetto-Loano, cara mamma Rina e papà Sandrin. Il vostro eroico esempio di vita continua ad illuminare. E’ un faro per tutti


Uno,… due……..e tre……… piatti di minestrone  uno dopo l’altro, nonna Maria la classificò come “ fame da lupi” ma papà  Sandrin dette una spiegazione più signorile : ”Rendo solo onore alla cucina ligure!!!!!!” In verità avevano ragione entrambi, anche se a volte la fame fa brutti scherzi specialmente dopo sei anni passati tra i fili spinati.

di Gian Luigi Taboga

I coniugi Rina e Sandrin Taboga con i figli Gian Luigi e Adriano

La vita dopo un conflitto assurge ad un valore inestimabile e prorompe con tutta la sua forza dando ai protagonisti più di quanto la guerra gli ha tolto.

Il dopo-guerra fu  una esplosione di iniziative, di impegno e di  ottimismo che tutti coinvolse, compresi i coniugi Taboga  che colsero tutte le opportunità per ricostruire dal nulla quanto avevano perso.

Fu un impegno gravoso fatto di tanto lavoro, rinunce e sacrifici ma compensato ampiamente dai risultati. Dopo un periodo di gestione dei giardini comunali  di Loano, la costruzione di una delle prime villette nella regione Gazzi, l’apertura di un negozio di alimentari, poi del Bar Tabaccheria Taboga e di una panetteria in via dei Gazzi  lavorando giorno e notte assieme alla moglie e ai figli, che a quattordici e sedici anni impararono ad amare il lavoro, anche se duro e faticoso.

Ma con la stessa determinazione che li aveva spronati a fare tanto,  a 45 anni la  Rina e  a 51  Sandrin Taboga, hanno saputo ritirarsi a vita privata e godersi a Bardineto il meritato riposo in una villetta con splendido giardino e orticello ribattezzata con il nome della tenuta africana: Amaresa, finalmente senza iene e bestie feroci!

A Bardineto, nella chiesa parrocchiale, circondati da parenti e amici poterono celebrare le loro nozze d’oro, avendo come testimone l’amatissimo nipote Valentino Castellani friulano, anche lui, che da semplice  studente a Torino ne è diventato sindaco per 10 anni.

Gli anni seguenti papà e mamma li dedicarono alla cura delle nipotine ed ad un interminabile viaggio di nozze che li portò a visitare mezza Italia, con due pellegrinaggi speciali. Uno a conoscere e ricevere la benedizione di padre Pio, l’altro molto più laico, per incontrare “Donna Rachele” vedova di Benito Mussolini che aveva indirettamente condizionato la loro vita, e condividere con lei lontani e dolorosi ricordi.

Rina e il mare. Una donna con una tempra ed un carattere fuori dal comune. A 95 anni trascorse la notte di Capodanno al Bingo di Loano ed era solita raggiungere ancora Bardineto, la seconda dimora di famiglia, in motorino portando, nel cestello, l’inseparabile cagnolino

L’incontro, cordialissimo, avvenne alla Rocca delle Caminate presso il locale ristorante dove furono ospiti, ci fu una lunga chiacchierata, un abbraccio e donna Rachele  in quella occasione donò una medaglietta ricordo, che io  conservo gelosamente.

Poi gli anni trascorsero inesorabili e mamma Rina all’età di 104 anni si è ricongiunta con il suo Sandrin per riposare in pace all’ombra dei cipressi nella tomba di famiglia a Loano.

Io , mio fratello Adriano, le nostre mogli e  i nipoti tutti  non abbiamo potuto  neppure darle un bacio di addio; il  corona virus  e le sue conseguenze sono state più nefaste di una guerra  che purtroppo non  è  ancora  finita. Non potendolo fare personalmente  Gian Luigi Adriano Taboga con i famigliari tutti ringraziano coloro che ci hanno seguito e restituiscono un caloroso abbraccio.

Gian Luigi Taboga

Lauretta (Rina) Degiovanni (Rina), sposa per procura (inedito a Loano) a soli 23 anni salpò per la misteriosa Africa (Etiopia) portando in dote attrezzi agricoli e qualche sacco di sementi e raggiunse lo sposo Alessandro (Sandrin) Taboga. Il villaggio tribale era in festa e il giovane marito sacrificò per l’occasione un bue da offrire alla comunità intera che donò alla sposa un cavallo bianco.
Gli anni di guerra in divisa militare per Sandrin Taboga tra Etiopia, Libia ed Eritrea, in Dancalia,  (Depressione Afar), a 100 m al di sotto del livello del mare, le truppe che di notte doveva difendersi anche dai leoni. Una missione folle quella della dittatura fascista che seminò miglia di vittime innocenti.

DAL LIBRO DEI RICORDI DEL TEMPO DI GUERRA DI ADRIANO TABOGA

 


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