Oltre 252 commenti e condivisioni. Scrive Mario Mesiano, attore e direttore: “Ciao Giuseppe, resterai sempre una presenza all’Ambra… avevamo deciso di lasciarti le chiavi perché quella era ed è la tua seconda casa… quando a volte, io seduto in ufficio, ti vedevo apparire e ti sedevi a chiacchierare con me, anche di aneddoti dei tuoi 32 anni trascorsi lì…. ti abbraccio forte, continua a vegliare su di noi….e sull’Ambra”. Commozione anche a Pieve di Teco dove si recava dalla nipote Valentina contitolare della più antica Tabaccheria del paese. Giuseppe pochi giorni prima aveva perso il fratello.
Fieui di Caruggi: “Non lo vedremo più per i caruggi a piedi o in bicicletta. Oppure seduto al baretto. O in qualche negozio di abbigliamento a ritirare capi da riparare. Giuseppe, lo storico operatore del Cinema Ambra, se n’è andato al Nuovo Cinema Paradiso . Ciao Giuseppe! Condoglianze alla famiglia.” Tra le partecipazione alle condoglianze più significative: Olivia Bochung. “Ciao Giuseppe, che notizia triste! Ti conserverò per sempre un ricordo affettuoso come amico e compagno di classe. Sincere condoglianze a Franca e tutta la famiglia”. Il dr. Giampiero Carcheri: “Ho saputo solo ora. Mi spiace moltissimo, ci mancherà la sua generosità’. Con
Giuseppe aveva un mestiere, sarto. La nipote Valentina con il marito Yuri Briatore è contitolare della più antica Tabaccheria di Pieve di Teco (oltre un secolo di storia), anche per questo Giuseppe era conosciuto in valle Arroscia e la sua scomparsa ha destato commozione. Tra l’altro pochi giorni prima, si è saputo, è mancato anche un fratello del compianto Giuseppe.
Il manifesto funebre recita: Giuseppe Vinai, di Anni 87. Ne danno il triste annuncio la moglie Franca, la figlia Renata, la nipote Valentina con Yuri, l’adorata pronipote Emma, i nipoti Paola, Mariangelo e Andrea. Parenti e amici tutti. Una S. Messa in suffragio sarà celebrata in data da destinarsi.
E GINO RAPA (portavoce dei Fieui di Caruggi) sulla sua pagina Facebook manda a dire:
“I nostri politici sono fatti così. Per anni ignorano intere categorie di lavoratori. Non se ne occupano, non ascoltano le loro richieste, non rinnovano i loro contratti, non gli forniscono strumenti adeguati per operare, li costringono a emigrare in paesi stranieri, li fanno lavorare sottonumero e malretribuiti, riducono i loro diritti, impoveriscono la loro funzione sociale. Poi appena c’è un’emergenza drammatica si precipitano in televisione e li chiamano eroi o angeli. Succede ogni volta :per una alluvione o un terremoto o il crollo di un ponte o episodi terroristici o –oggi – per una malattia devastante. Siano essi vigili del fuoco o medici o forze dell’ordine o militari o infermieri. E magari, specialmente se in periodo elettorale, i nostri politici propongono pure una mancetta , un aumento di stipendio, un qualche riconoscimento. Pronti a ricollocarli nell’oblìo appena si spegneranno le telecamere sull’emergenza. Più di tutto valgono le parole di un medico impegnato in prima linea: “ Noi non siamo eroi, abbiamo fatto solo il nostro dovere. Non altrettanto possono dire coloro che non ci hanno fornito i mezzi adeguati, che ci hanno costretti a ripararci con i sacchi dell’immondizia e lo scotch di carta, che hanno chiuso i presidi sul territorio e hanno dirottato altrove i fondi necessari alla sanità pubblica”.