Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La Liguria dei dimenticati? I pastori
Tutti li esaltano. Il virus e zero contributi
Ignorati dall’Agea, governo, Regione e…


Una pubblicazione: “Sulle montagne virus dell’Agea, allarme allevatori contro i ritardi dei fondi”. Altra pubblicazione dalla Val d’Aosta annuncia aiuti per la ‘monticazione'(alpeggio con transumanza). E la Liguria ? Da quando è esploso il dramma pandemia si è letto un lungo elenco dei ‘danneggiati’ in ginocchio. I nostri pastori liguri, invece, diligentemente ‘innominati’.

In ginocchio, in verità, sono abituati a starci ogni giorno per la mungitura. Non suore e frati di clausura senza voce anche se affascina a leggere certi articoli, servizi televisivi, post e commenti sui social. Tutti ignorano che sono gli unici ‘ignoti’ ai contributi ‘danni’ e ‘sopravvivenza’ almeno a leggere le cronache di questi tempi. ‘Tutti applaudono e poi dimenticano’….Rientrano tra le attività economiche sempre in moto, ma sempre a corto di ossigeno. Altro che ripresa del Pil. E’ vero che non possono morire di fame, al massimo di stenti, non ci sono però casistiche a riguardo. La fatica del pastore nei secoli non è mutata. Ieri aveva il mulo, l’asino, oggi le ‘quattro ruote’. La vita in alta montagna (dormire e mangiare) non è in ‘hotel’, né da ristorante. Oltre che la guardia la gregge, c’è quella di far fronte alla fame dei lupi. E poi a cielo aperto, sotto la pioggia, magari tra tuoni e fulmini, la grandine, il ventaccio di tramontana, la solitudine e la compagnia delle marmotte e dei corvi, non c’è il pane fresco del fornaio sottocasa.

Aldo Lo Manto in una fotonotizia di archivio del 2017. Mitico personaggio della pastorizia ligure e ponentina. Agli amici ripete che è una vita grama, di sacrifici e poche soddisfazioni soprattutto se si fa seriamente il proprio mestiere. Il mio formaggio, dicono che sia più caro, osserva, ma nessuno si chiede cosa c’è dietro e dentro. Anche a OliOliva aggiunge ha notato tanti banchi che vendono prodotti del pastore, non saprei dire quanti sono quelli davvero nostrani. Ma il commercio è anche questo, una sfida. C’è chi apprezza e chi no, genuinità e qualità spesso sono optional, conta l’apparenza, saper vendere. Io forse non ho la stoffa anche se sono iscritto alla Coldiretti e vorrei che tutti avessimo le carte in regola.

C’è un’eccezione virtuosa, in Val d’Aosta. “A partire dalla prossima estate – si legge in un documento – in conformità agli orientamenti di Stato nei settori agricolo forestale e zone rurali (2014 – 2020) potranno essere erogati contributi a fondo perduto alle aziende zootecniche di fondovalle per compensare i maggiori costi minori ricavi  per far fronte alla monticazione dei capi bovini negli alpeggi….con l’intervento previsto dalla giunta regionale della Valle d’Aosta”.

IL GRIDO DI ALLARME DEGLI ABRUZZI – “Un virus si aggira per le montagne: l’Agea”. Così Nunzio Marcelli, presidente dell’Arpo (Associazione allevatori ovino-caprini d’Abruzzo) torna a denunciare gli insopportabili e ormai intollerabili ritardi con cui l’Agenzia ministeriale eroga i finanziamenti all’agricoltura. “L’economia pastorale e di montagna è stata colpita dal Covid-19, certamente. Ma aveva le difese immunitarie già basse, e ora rischia definitivamente di scomparire, a causa di un malanno ben più grave, che risponde al nome di Agea”, dice in una nota, “l’agenzia nazionale che riceve miliardi dall’Europa per sostenere la nostra agricoltura, che persino durante questa emergenza ha rilasciato tronfie dichiarazioni di aver erogato milioni di fondi, e che ha ancora in pancia i contributi del 2018 e 2019”.
“Si può essere penalizzati per una ‘anomalia’ di cui non si riuscirà mai a capire chi è colpevole, come sanarla, quando sarà rimossa; si può essere bloccati e non riuscire a parlare con un funzionario o un impiegato per mesi”, aggiunge Marcelli, diventato simbolo della
millenaria tradizione pastorale d’Abruzzo.
“Intanto la crisi che colpisce tutta la nostra economia in conseguenza dell’emergenza sanitaria, danneggia aziende che non possono interrompere la produzione: le pecore non si fermano, e i prodotti restano invenduti. Le filiere corte, che potrebbero oggi essere una
risorsa anche in termini di sicurezza, perché muovono molto meno le persone e i trasporti, riducendo i rischi di diffusione del contagio, non sono mai state sostenute”, fa osservare Marcelli, “la grande distribuzione ignora i prodotti locali, e alimenta catene lunghe di forniture, incrementando i contatti con le aree ad alto contagio”.
“Dopo aver lasciato che i nostri pascoli fossero predati da società che hanno sottratto i terreni e munto i soldi dei contributi europei, oggi siamo due volte penalizzati, perchè quelle stesse società, che non hanno mai avuto animali né produzioni, oggi non hanno il problema
del prodotto invenduto”. “Hanno incassato i fondi europei, svuotato il territorio, e lasciato dietro il deserto” fa osservare Marcelli. “Il Governo con il decreto emergenza obbliga la pubblica amministrazione a procedere con tutti i pagamenti: ma in Regione chi doveva avere i danni da cinghiali non ha incassato nulla, e a livello nazionale l’Agea fa grandi proclami, ma i soldi non arrivano mai, neanche in piena emergenza. È questo il virus che ci sta uccidendo”.

Aldo Lo Manto sulla prima pagina del notiziario Fondo Ambiente Italiano

Dicevamo dei pastori di Liguria. Ad Albenga Aldo Lo Manto, pur dopo aver venduto due anni fa la mandria (50) di mucche, ha ancora 1200 pecore e capre, un ‘leader’ nella nostra regione e tra i 6 -7 transumanti del ponente ligure sulle Alpi.  “Ho ricomprato una quindicina di mucche Valdostane, mai più immaginando la mazzata del coronavirus. Restano in buona parte invenduti tutti i prodotti dei latticini e caseari, zero agnelli di Pasqua sulle mense.  Non mi resta che immagazzinare ed attendere che almeno sia possibile una deroga quando ci sarà una semi-apertura dei mercati, alle fiere per ora non ci penso. I nostri abituali clienti non comprano, io ho il gregge, con 5 aiutanti a libro paga, oltre a mia moglie che si fa in quattro”.

E i contributi ? “A me non risulta che siamo stati inseriti tra i beneficiari, comunque siamo fermi ai contributi compensativi della Regione dello scorso anno. Ma se un tempo si ricevano sulla base del numero dei capi di bestiame, ora si ricevono in proporzione agli ettari di alpeggio che ognuno può esibire.  Così hanno portato ad un rialzo delle aste da parte dei Comuni proprietari delle aree, si aggiunga che la legge prevede un obbligo quinquennale. Come dire se non mantieni gli ettari che hai indicato deve restituire la parte eccedente. Sulle Alpi Liguri per via del parco sono sorti problemi. Mi è stato detto che per quest’anno c’è ancora il rinnovo poi si vedrà. Piccola storia di ordinaria burocrazia: mi sono ritrovato con un solo titolo e mezzo; spariti di punto in bianco gli altri titoli che possedevo. Non risultavano più nella banca dati e nessuno, fino a Roma, ha saputo spiegare cosa sia successo. Sta di fatto che ho dovuto ricomprarli spendendo una bella cifra.”.

Aldo Lo Manto che nella sua lunga ‘carriera pastorizia’ ha avuto gli ‘altari’ di TV nazionale, di Striscia la Notizia, troupe televisive internazionali con reportage e servizi giornalistici, telecamere che l’hanno  seguito nella transumanza folklore (persino volontari partecipanti alla lunga marcia tra valli e montagne), migliaia di presenze sui social. E un primato: gli è stato pure sempre negato (trucioli ha scritto) di potersi trasferire, almeno come piccola azienda casearia, per la produzione e vendita, in un appezzamento di terreno, con una baracca, che ha acquistato a Ortovero. Vietato un certo aumento di volume e trasformazione in residenziale, tra ricorsi al Tar e cavilli legali. Ossequiosi delle norme urbanistiche del Comune.

E dire che anche ad Ortovero dove già avevano rinunciato al mega golf in sinergia con quello di Garlenda, si sono insediate dal 2014 giunte e maggioranza di centro destra.  Un sindaco galantuomo della Lega, Andrea Delfino. Precursori di ‘Cambiamo di Toti’ con ‘Cambiamo insieme Ortovero’. Qui  il prode e combattente Salvini non c’entra, ma il suo motto ‘non siamo il partito dei no, ma del fare, di chi aiuta concretamente chi produce, crea sviluppo e posti di lavoro‘. Il pastore Lo Manto cozza contro una realtà miope e ottusa ? Dovrebbero dare il buon esempio e farsi parte diligente per porgergli la mano ? Non bisogna invocare mance e beneficenza, favoritismi, ma almeno un briciolo di coerenza verso chi non fa di mestiere l’immobiliarista o lo speculatore di aree edificabili. (L.Cor.)


L.Corrado

L.Corrado

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