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Savona ritorna la sinistra controcorrente
con ‘democrazia in dibattito’ no a populismo
e no a riduzione numerica dei parlamentari


Il tema della democrazia, della sua crisi, delle specificità del “caso italiano” nel quadro di assetto costituzionale che rimane validamente peculiare, il tema del governo dell’intreccio tra le fratture create dalla finanziarizzazione dell’economia e dall’innovazione tecnologica e la sovrastruttura politica è stato al centro di un intenso e partecipato dibattito svoltosi a Savona il 17 gennaio, presso la sala della biblioteca dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea.

di Franco Astengo

Il tema della democrazia, della sua crisi, delle specificità del “caso italiano” nel quadro di assetto costituzionale che rimane validamente peculiare, il tema del governo dell’intreccio tra le fratture create dalla finanziarizzazione dell’economia e dall’innovazione tecnologica e la sovrastruttura politica è stato al centro di un intenso e partecipato dibattito svoltosi a Savona il 17 gennaio, presso la sala della biblioteca dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea.

Scopo dell’iniziativa era quello di presentare il progetto del “Dialogo Gramsci /Matteotti”, tentativo di ricostruzione della sinistra che ha già avviato la sua attività sul piano nazionale.

La scelta di un “Dialogo Gramsci – Matteotti” per un superamento di divisioni nella sinistra giudicate ormai antistoriche ha come obiettivo, come già accennato, un progetto di ricostruzione della sinistra. Un semplice assemblaggio delle residue forze esistenti è giudicato del tutto insufficiente.

Il richiamo rivolto dal “Dialogo Gramsci – Matteotti” è destinato sia alle forze di sinistra che attualmente sostengono il governo, sia a quelle che recentemente hanno costituito un “coordinamento della sinistra d’opposizione” e che risultano, a questo punto, prive di rappresentanza parlamentare.

La scelta di Gramsci e Matteotti come riferimenti è stata dovuta all’analisi della capacità di preveggenza che i due esponenti, l’uno del socialismo riformista, l’altro del comunismo italiano, seppero esercitare al loro tempo soprattutto nella tempestività d’individuazione del pericolo del fascismo.

In realtà la ricerca avviata dal “Dialogo Gramsci – Matteotti” (come del resto quella del gruppo savonese che ha organizzato l’iniziativa) si basa, prima di tutto, sull’individuazione delle nuove contraddizioni sociali che hanno modificato il quadro di relazione storicamente esistente tra l’idea di uguaglianza, quella di solidarietà e quella di libertà nell’ideazione che appare quanto mai urgente di un socialismo del XXI secolo. Il tema è quindi quello del raccordo tra la migliore tradizione della sinistra storica (avendo presente peraltro tutte le difficoltà che ne hanno contrassegnato il cammino nel secolo alle nostre spalle), le nuove contraddizioni sociali, l’elaborazione di una progettualità rivolta ad affrontare la modernità nei suoi vari aspetti partendo dal dominio della tecnica e dell’economia sulla politica.

Il confronto del 17 gennaio, organizzato proprio dal gruppo spontaneo “Quelli della Rebagliati – Il rosso non è il nero” come seguito di altri appuntamenti che si sono sviluppati nell’arco di diversi mesi d’attività e in previsione di altri impegni, è stato impostato da una relazione svolta dal sen. Felice Besostri co – autore del testo sulla base del quale sta sviluppando la sua attività il “Dialogo Gramsci – Matteotti” (Dialogo Gramsci – Matteotti “Linee di successione” Un Manifesto per un nuovo ordine politico e sociale).

Besostri, nell’occasione, era reduce dalla discussione in Corte Costituzionale al termine della quale l’Alta Corte ha bocciato il referendum proposto della Lega per ridurre il sistema elettorale alla sola parte maggioritaria.

Sia pure in una realtà piccola e periferica come quella di Savona l’incontro ha dimostrato come sia presente in molti militanti, magari già appartenenti ai partiti della sinistra storica, il senso della riappropriazione dei termini di sviluppo dell’agire politico nel senso del rapporto diretto con la cultura e l’espressione di un pensiero rivolto in modo non episodico alla progettazione del futuro invece del semplice “apparire“ (frutto di un’episodica improvvisazione) come accade nella maggior parte dell’attualità.

Un punto di sicuro rilievo emerso nella discussione è stato quello del porsi la questione della sovrastruttura politica in diretto raccordo con l’articolazione a livello europeo della crisi economica e sociale. In questo senso è stata richiamata la necessità di non ridurre alla sola governabilità l’obiettivo dell’azione politica portando al centro del dibattito pubblico nuovamente il tema della rappresentatività e, di conseguenza, delle strutture di esercizio della democrazia, in primo luogo dei partiti.

Si è toccato anche il tema di scottante attualità del referendum confermativo sulla legge costituzionale riguardante la riduzione del numero dei parlamentari: pur avendo presente tutte le difficoltà di un’espressione contraria al taglio, in ispecie in tempi di grossolano populismo, è emerso complessivamente un orientamento a giudicare questa riduzione (frutto di un’impostazione meramente demagogica) un momento di vera e propria riduzione dei margini di agibilità democratica.

Nel corso del dibattito presieduto da Franca Ferrando, a seguito della relazione di Felice Besostri sono intervenuti Dilvo Vannoni, Franco Astengo, Luigi Fasce, Giorgio Amico, Anna Traverso, Sergio Acquilino.


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F.Astengo

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