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Cisano sul Neva, libro sull’eroe calciatore
Ecco ‘Il mediano di Mauthausen’
con David, Molinario e associazione culturale


Il 28 novembre, ore 21, nella sala Gollo di Cisano, presentazione del libro di Francesco Veltri ‘Il Mediano di Mauthausen’: Vittorio Staccione (Torino, 9 aprile 1904 – Mauthausen, 16 marzo 1945) è stato un calciatore italiano, centrocampista. Negli almanacchi sportivi viene riportato anche come Staccione I, per distinguerlo dal fratello Eugenio Staccione II, anch’egli calciatore. Una serata anche per presentare l’ Associazione culturale viviAMOcisano. Con Diego David, giornalista di Riviera 24 e Federico Molinario.

Un lapide ricorda Vittorio Staccione con queste parole:«Simbolo dello Sport come impegno civile, sociale e politico, giocò da protagonista nei campi della vita per la libertà e la fratellanza degli uomini»

(Iscrizione della lapide in memoria di Vittorio Staccione I)

Scoperto nel 1917 nei campetti della periferia Torinese da Enrico Bachmann, capitano del Torino antecedente la prima guerra mondiale, Vittorio Staccione venne inserito nelle giovanili granata nel 1919, esordendo nella massima divisione nazionale il 3 febbraio del 1924 contro l’Hellas Verona al fianco di Antonio Janni.

Noto antifascista, fu spesso arrestato dall’OVRA, la polizia segreta del regime di Benito Mussolini. Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale fu sempre più spesso tenuto sotto controllo, sino a quando il 12 marzo 1944 venne arrestato dalle SS tedesche, con il fratello più vecchio Francesco, per essere deportato come oppositore politico nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria.

Venne deportato il giorno 16 marzo 1944 da Torino sul convoglio ferroviario numero 34. Arrivato a Mauthausen il 20 marzo 1944 gli venne tatuato il numero di matricola 59160 . Categoria “Schutz” , prigioniero politico , contraddistinto con il triangolo rosso sul braccio. Conobbe in prigionia sia Ferdinando Valletti, mediano del Milan, che Carlo Castellani attaccante dell’Empoli FC, con i quali dovette giocare alcune partite di calcio contro la squadra delle SS del campo di sterminio. Dopo un anno di prigionia in condizioni terribili, a causa di una ferita alla gamba destra causata dalle percosse e non curata, degenerata poi in gangrena, Vittorio Staccione morì, poco prima del fratello Francesco, all’età di 40 anni, il 16 marzo del 1945.

 

«A Vittorio Staccione, giocatore grigio-rosso nella stagione 1924- 25, morto a Gusen-Mauthausen il 16 marzo 1945, simbolo dello sport come impegno sociale, civile e politico, lottò sui campi della vita per la libertà e la fratellanza degli uomini». Dalla lapide a lui dedicata nello stadio Zini di Cremona.

Questa è la storia di un calciatore. Ma non un calciatore qualunque. Si chiama Vittorio Staccione e la sua vita cambia radicalmente in un freddo pomeriggio d’inverno del 1915. Ha appena undici anni e sta giocando a pallone insieme ai suoi amici in un campo dissestato del quartiere operaio di Madonna di Campagna, quando viene notato da Enrico Bachmann, il mitico capitano del Torino.

«Ti andrebbe di allenarti con i ragazzi del settore giovanile?» Vittorio non riesce a crederci, è solo un bambino. Risponde di sì, una svolta per sempre. In pochi anni, quell’umile ometto tutto corsa e sacrificio che di ruolo fa il mediano, diventerà un elemento importante della compagine della sua città, fino alla conquista dello scudetto insieme a campioni assoluti come Libonatti, Baloncieri e Rossetti. Ma alla passione per il calcio, Vittorio alterna quella per la politica. Le lotte sociali all’interno delle fabbriche e la povertà dilagante portano il giovane e puro calciatore torinese a non chinare il capo di fronte a ogni genere di sopruso. Una scelta che, in un periodo in cui la prepotenza del regime fascista inizia a limitare i movimenti di chi non si allinea alle regole di Benito Mussolini, pagherà molto cara.

Nel 1927 è ingaggiato dall’ambiziosa Fiorentina del marchese Luigi Ridolfi, amico intimo del Duce, e qui, pur essendo considerato dai tifosi il calciatore più rappresentativo della squadra viola, viene costantemente intimidito e perseguitato dalle camicie nere per le sue frequentazioni antifasciste. In Toscana si innamora perdutamente di Giulia Vannetti che, diventata sua moglie, in breve tempo gli procurerà una felicità immensa e un dolore devastante. La ragazza rimane incinta ma muore di parto insieme alla bambina che portava in grembo, lasciando suo marito nello sconforto più totale. Uno shock che, unito all’attivismo politico, condizionerà il percorso professionale di Vittorio, costretto a finire, all’apice della sua carriera, a giocare in serie C. Lasciato il calcio ad appena trentun’anni, l’ultimo atto della sua esistenza si consuma in una Torino assediata dai tedeschi. Lavora come operaio e a seguito degli scioperi nelle fabbriche del marzo del 1944, viene arrestato su delazione e consegnato al Comando Germanico. Sul treno che lo porterà nel terribile campo di sterminio di Mauthausen, l’ex mediano granata lascerà tutto se stesso: i successi sportivi, la gloria personale e il ricordo di un amore spezzato brutalmente da un destino ingiusto e balordo. Ingiusto e balordo come quei giorni di bombe, di miseria e di morte.

Il libro contiene fotografie inedite dall’album della famiglia Staccione.

Francesco Veltri è nato a Cosenza nel 1979. Giornalista professionista con la passione per lo sport, la politica, il sociale. Ha lavorato nelle redazioni di diverse testate tra cui Calabria Ora, L’Ora della Calabria e la Provincia cosentina. Con esperienze nel mondo radiofonico, è stato, inoltre, addetto stampa del Cosenza Calcio. AUTORE Francesco Veltri è nato a Cosenza nel 1979. Giornalista professionista con la passione per lo sport, la politica, il sociale. Ha lavorato nelle redazioni di diverse testate tra cui l’Ora della Calabria, la Provincia cosentina, Cronache delle Calabrie. Con esperienze nel mondo radiofonico, è stato, inoltre, addetto stampa del Cosenza Calcio. Attualmente collabora con Mmasciata.it.


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