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Pubblici ministeri separare le carriere: perché? Sarà un funzionario dell’esecutivo


Ci sono molti aspetti discutibili nella divisione del Consiglio superiore della magistratura in due, ma uno è chiaro fin d’ora. Se un pubblico ministero non è un magistrato a pieno titolo, che cos’è se non un funzionario dell’esecutivo? E’ evidente allora che, secondo logica, quel funzionario dovrà dipendere da un’autorità di governo, così pregiudicando l’indipendenza della funzione giudiziaria e cancellando la separazione dei poteri. Mi chiedo: che bisogno c’è? (Gustavo Zagreblesky).

Il Plenum –  Apriamo il nostro Diario settimanale su un tema tornato di grande attualità, tanto da essere stato evocato persino nel corso del Plenum di mercoledì nel corso della discussione di alcune pratiche di tramutamento di primo grado.

Come abbiamo già scritto in un comunicato diffuso il giorno stesso, in relazione ad alcuni trasferimenti dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti (in altra sede e in distretto lontano), il Cons. Lanzi ha sollevato perplessità fondate sul mancato approfondito accertamento della idoneità al mutamento delle funzioni (che era, invece, come tutte le altre volte, accertato dal competente consiglio giudiziario), e proposto un emendamento soppressivo di tali trasferimenti votato dai componenti laici Basile, Cerabona e Cavanna. Hanno invece votato contro tutti i componenti togati (con l’astensione della Cons. Braggion) sicchè i tramutamenti sono stati approvati. Ribadiamo, oltre che netta contrarietà alla prospettiva di separazione delle carriere, anche l’opinione che i mutamenti di funzioni, fin troppo difficili da realizzare per la normativa vigente, dovrebbero essere favoriti al fine di consentire il diffondersi e il rafforzarsi della comune “cultura della giurisdizione”, che è cultura soprattutto dei diritti e delle garanzie, fra magistrati giudicanti e magistrati requirenti.

Ciò detto, nel corso del Plenum, che si è protratto anche il giorno successivo, segnaliamo di aver approvato, tra le molte, le seguenti pratiche:

  1. i trasferimenti ordinari ai posti giudicanti pubblicati nel luglio 2019 (l’elenco completo è disponibile sul sito del CSM);
  2. su richiesta del Ministro della Giustizia, il numero dei posti (310) da bandire con il prossimo concorso in magistratura; si tratta di un adempimento preliminare alla adozione e pubblicazione del bando da parte del Ministero della Giustizia, che avverrà prossimamente;
  3. su proposta della Sesta Commissione, le linee guida per la formazione per l’anno 2020, da inviare alla Scuola superiore della Magistratura, per definire le esigenze formative e la relativa offerta diretta ai magistrati ordinari, ai magistrati in tirocinio, ai magistrati onorari e ai dirigenti degli uffici giudiziari. Sul presupposto che la formazione è espressione di una facoltà e nel contempo di un dovere deontologico all’aggiornamento e alla crescita professionale, fonte della legittimazione della nostra attività, vengono delineati i contenuti salienti che devono, ad avviso del Consiglio, connotare la formazione: ordinamento giudiziario; cultura dell’organizzazione (anche con riferimento all’analisi dei flussi, alle buone prassi) e innovazioni tecnologiche; formazione dei dirigenti; deontologia professionale; responsabilità civile; analisi delle tematiche processuali civili e penali; formazione interdisciplinare; protezione internazionale, immigrazione e minori stranieri; formazione della magistratura onoraria; misure patrimoniali antimafia; contrasto alla violenza di genere; esame preliminare delle impugnazioni e tecniche di redazione dei provvedimenti. Nella delibera trovano inoltre ampio spazio anche profili metodologici della formazione: in particolare la flessibilità e l’opportunità di bilanciare relazioni frontali, dibattiti guidati e strumenti forniti dalle nuove tecnologie.

Segnaliamo che il Consiglio ha suggerito una particolare attenzione al tema della crisi dell’impresa ed al ruolo che la legge attribuisce al PM in tale ambito; in generale, si è evidenziata la opportunità di una formazione multidisciplinare che si avvalga dell’apporto di saperi diversi da quello giuridico e che, inoltre, favorisca la contaminazione delle esperienze e delle competenze dei  magistrati addetti alle funzioni giudicanti – civili e penali – con quelle dei magistrati addetti alle funzioni requirenti, in funzione della promozione di una formazione comune;

  1. su proposta della Prima Commissione (rel. Alessandra) è stata discussa ed approvata la proposta di archiviazione di una delicata procedura ex art. 2 aperta nella precedente consiliatura in relazione ai gravi fatti che hanno riguardato una Comunità di accoglienza per minori in stato di grave disagio ( Il Forteto ) oggetto dello studio di una Commissione d’inchiesta della regione Toscana. Il Consiglio ha svolto un’approfondita istruttoria, di cui nella proposta si dà conto (acquisendo precedenti delibere del Consiglio pertinenti, documenti, provvedimenti delle autorità giudiziarie a diverso titolo competenti, la relazione conclusiva della Commissione d’inchiesta, le dichiarazioni di molti magistrati transitati o ancora in forza presso gli uffici minorili di Firenze). La risalenza dei fatti e l’inattualità dei presupposti e del contesto che avevano generato e prolungato un’apertura di credito verso la Comunità e i suoi responsabili da parte di operatori, esperti, servizi, Tribunale e Procura per i minorenni, ha convinto il Consiglio dell’insussistenza dei presupposti di un intervento ex art.2 L.G. a tutela anche solo dell’immagine di imparzialità e indipendenza della delicata funzione giurisdizionale in ambito minorile che attualmente non sono in discussione; per gli eventuali profili disciplinari di specifiche condotte tuttora rilevabili in ragione dei termini decennali di prescrizione, gli atti sono stati trasmessi ai titolari dell’azione disciplinare.

La discussione della pratica ha consentito anche una riflessione di più ampio respiro sull’importanza e la delicatezza delle funzioni della magistratura minorile, spesso ignorata o considerata solo in occasione di vicende drammatiche o di fenomeni distorsivi che una cura maggiore del Consiglio per dette funzioni, anche mediante la raccolta e promozione di buone prassi come avviene per altri settori della giurisdizione, potrebbe certamente concorrere a ridurre ed evitare;

  1. su proposta della Quinta Commissione è stata approvata a maggioranza (con i voti contrari dei consiglieri togati Mancinetti, Grillo, Cambellini e del consigliere laico Cerabona) la “non conferma” del dott. Roberto Rossi nelle funzioni di Procuratore della Repubblica di Arezzo; abbiamo condiviso la motivazione della proposta (che in una prima versione, invece, ci aveva visto contrari per i giudizi interferenti sul merito dell’esercizio delle funzioni che conteneva) in quanto il primo presupposto per una conferma nel ruolo dirigenziale è costituito dalla limpidezza della sussistenza dei prerequisiti dell’imparzialità ed indipendenza, limpidezza che ovviamente implica che neppure l’immagine di questi prerequisiti possa essere rimasta appannata, come a nostro parere è avvenuto in questo caso per effetto del mantenimento – in concomitanza con la titolarità di delicate indagini su Banca Etruria – di un incarico di consulenza presso il DAGL (Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ufficio di stretta prossimità al Governo, di cui al tempo era componente il Ministro Boschi, il cui padre rivestiva la carica di componente del CdA della Banca predetta. Questo aspetto del vaglio di idoneità di un collega a svolgere funzioni dirigenziali in sede di conferma ci sembra preponderante su qualsiasi considerazione anche positiva della capacità organizzativa mostrata nella gestione di un ufficio, e tanto più se si tratta di un ufficio requirente la cui immagine di indipendenza ed imparzialità nell’esercizio dell’azione penale va preservata ed assicurata con la massima attenzione, costituendo la base dell’esercizio indipendente ed imparziale della giurisdizione.

I lavori di Commissione- In Prima Commissione è ripreso il dibattito sulle pratiche a tutela  aperte a fronte dei plurimi e scomposti attacchi (da parte di personaggi politici, ma non solo) a provvedimenti e pronunce di diverso tipo, che, diversamente da legittime critiche, concorrono a delegittimare la giurisdizione. Nella bozza di proposta già elaborata dalla Prima Commissione durante lo scorso anno, le pratiche sono tutte riunite e gli episodi sono indicati puntualmente (a titolo di esempio: le esternazione dell’on Di Maio dopo la sentenza resa dal giudice di Avellino sul disastro colposo su un cavalcavia autostradale; le esternazione del sen. Salvini dopo la decisione del tribunale dei ministri di Catania; le esternazione del sen. Renzi dopo le iniziative giudiziarie nei confronti dei suoi genitori). La votazione è slittata a novembre per consentire al cons. D’Amato, appena insediato in CSM, di studiare il testo e proporre eventuali emendamenti.

In Terza Commissione è in via definizione il bando per le sedi disagiate, il cui elenco deve essere completato, d’intesa con il Ministero, alla luce di quanto determinatosi all’esito dell’ultimo bando di tramutamenti ordinari.

In Quinta Commissione la settimana è stata dedicata alle audizioni per il posto di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, audizioni che, come si ricorderà, erano state negate dalla maggioranza della Commissione nel maggio scorso, nonostante la sollecitazione in tal senso del Comitato di Presidenza. Lo svolgimento delle audizioni ha confermato la utilità e l’importanza di questo strumento di approfondimento della idoneità dei candidati a ricoprire l’incarico e ci ha confermato nell’esigenza di ricorrervi tutte le volte in cui i dati risultanti dai profili dei candidati non consentano immediatamente di effettuare una scelta.

In Settima Commissione è avviata l’analisi dei programmi di gestione del settore civile, in vista degli incontri programmati con i capi degli Uffici per il 12,13 e 14 novembre e la STO, in cui si cercherà – tra l’altro – di condividere le criticità rilevate nella redazione dei format e nella programmazione della gestione; e ciò per scongiurare derive produttivistiche e promuovere, invece, sempre più un governo consapevole delle risorse e del tempo in vista della qualità del servizio, oltre che proporre una semplificazione del format raccogliendo ogni utile suggerimento in tal senso.

 


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