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Liguria e Basso Piemonte

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Pieve di Teco: ‘Non ci posso ancora credere’
la tragedia di un maresciallo benvoluto


Navigando sui social di cittadini pievesi si coglie un leit motiv a ripetizione: “Non ci posso ancora credere che il maresciallo Zappatore sia morto così….”.

Era un uomo buono. Molto riservato, attaccato alla sua famiglia e alle  due figlie”, da due mamme. Il sottufficiale aveva alle spalle più esperienze di vita coniugale, ma non era un dongiovanni. Anzi. Era un marito e padre giudizioso, sensibile, preoccupato senza eccedere. Un militare coscienzioso, ligio al dovere, si legge in uno dei tanti commenti, attaccato e devoto al servizio verso l’Arma ed i cittadini.

Per altri Pieve di Teco era tutto sommato un piccolo paese difficile da gestire anche politicamente parlando per una serie di ragioni. Ma gli stava stretto. Lui faceva il possibile per aiutare le persone in difficoltà. Non era un esaltato che si faceva forte della divisa, semmai la portava con orgoglio e tanta consapevolezza. Ha lasciato un grande vuoto perchè era apprezzato, stimato da tutti, non aveva nemici di sorta, non era divisivo. E per questo rispettato. Un personaggio carico di una straordinaria umanità.

Da carabiniere aveva visto e vissute cose ben peggiori e più difficili rispetto al comando di una caserma di vallata. Alle spalle importanti e delicate missioni all’estero; esperienze che ti mettono in condizione di vedere le cose sotto un altra luce, più reale. C’è pure chi sostiene che un luogotenente della sua caratura e professionalità, a Pieve e dintorni, era persino sprecato. E magari pure sottovalutato dai superiori.

Il suo gesto estremo ha sorpreso tutti, ad iniziare da chi lo affiancava ogni giorno. E’ probabile che nel messaggio lasciato ai famigliari abbia chiarito le motivazioni e perchè ha custodito quel segreto che l’ha spinto a lasciare tutti sgomenti. Perchè non si era mai ‘confessato’ lasciando almeno intendere il tarlo che non gli dava pace. Il suicidio è soprattutto spinto da una paura interiore. La sensibilità porta ad essere più vulnerabili e più soli.

Antonio Zappatore  non era neppure una persona, un servitore dello Stato che scendeva a compromessi se non quelli del buon senso, privilegiando sempre il dovere e la fedeltà al giuramento. C’è chi osserva che “il comando di questa stazione gli stava stretto”. Si sentiva impotente. C’è chi osserva: “Quello che so è che era cambiato molto negli ultimi anni,  sempre più taciturno. Restano impressioni. Come quella di un veterano dell’Arma che grazie ai congiunti si fa leggere gli articoli di trucioli.it che gli interessano. E’ il ligure savonese che ha raggiunto il più alto grado nell’Arma e da ufficiale prima, poi congedato anche un importante ruolo istituzionale dello Stato. A suo dire, al di là del dolore e della partecipazione, è impensabile che la gerarchia dell’Arma possa trovarsi di fronte al fatto compiuto. Dovrebbero scattare campanelli d’allarme attraverso un più incisivo rapporto professionale ed umano.  Una rete di protezione che evidentemente è venuta meno e deve essere da monito. Non si può insomma archiviare il caso senza farsene una ragione plausibibile, ovvio che qualcosa non ha funzionato sul fronte della prevenzione dei sottoposti.


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