Per Vetrine d’artista (sede Banca Carige, ex Carisa, corso Italia a Savona) espone, dal 2 agosto 2019 al 4 settembre 2019. Mariarosa Scerbo, titolo di studio geometra, vive a Quiliano. Artista a tutto tondo che spazia dalla ricerca sulla ceramica alla pittura su tessuto, fino allo studio molto personale nella corrente dell’arte sacra contemporanea.
Ha appreso i segreti della ceramica nel crogiuolo culturale di Albisola degli anni Sessanta del secolo scorso, con i maestri Fontana, Crippa, Rossello per citarne alcuni, poi, via via, anche attraverso la sua vita trascorsa per molto tempo a Chicago ed in Kuwait, ha affinato quella vena, certamente innata, per il disegno ed il colore delle sue tele, sempre molto personali nell’’indagine della contemporaneità, delle sue ferite, delle sue scoperte con l’uomo al centro di drammi e di felici gesti.
Già Aldo Capasso ha scritto nel 1978, per una presentazione di una delle sue innumerevoli mostre in Italia ed all’estero, come la Scerbo si distingua da altri grazie alla sua “inclinazione a non puntare sui motivi decorativi, e neppure sul paesaggio, ma sulla figura umana e sul volto umano, creando spesso, in grandi piatti, dei Ritratti veri e propri. Il piatto è trasformato in quadro, così adottando la tecnica dell”‘Ingobbio”, a terra fresca”. Il suo disegno è vigoroso e molto sicuro. In questa, direi, sorta di vocazione di disegnatrice è il suo punto di forza, così come colpisce la delicatezza con cui l’artista opera con i pennelli. Eleganza, finezza nel gioco della luce si riscontrano nei temi derivati dalla natura – i fiori – oppure nel delineare giovani donne di eterea bellezza, molto poetiche. Sicurezza nella tecnica, capacità personale nel gestire il tratto dei pennelli, acutezza a volte, tonalità sempre essenziali, sfumature silenti al fine, pare, di cogliere il respiro del vento, l’anima delle cose (dai paesaggi, dalle architetture). Non
a caso la sua qualità di sensibilissima interprete dell’arte sacra contemporanea mette in luce, ancora una volta, il suo ricco bagaglio iconografico, il suo sentire la tradizione, anche quella religiosa, come lievito irrinunciabile per guardare oltre e dentro di sé, una “prosa” vera e delicata al contempo.
Silvia Bottaro
E L’ARTISTA NEL 2012 RICORDAVA, NELLA SUA PAGINA FACEBOOK, LUCIO DALLA A VARAZZE
Anch’io voglio ricordare con profonda affetto e stima il grande artista LUCIO DALLA. A fine luglio del 1971 avevo una mostra in un noto Dancing di Varazze (SV) che nei suoi locali inferiori, a piano terra, aveva appunto una sala mostre. Nel tardo pomeriggio venne Lucio Dalla che dopo aver ammirato per un po’ i vari quadri si appassionò ad uno e disse che dopo il suo spettacolo che si sarebbe svolto nei locali superiori sarebbe venuto a prenderselo. Il quadro rappresentava una piccola marina.
Dopo lo spettacolo, ad ora tarda, non vedendo comparire Lucio salì al piano superiore fermandomi però nel corridoio dove giungevano voci concitate.
La serata canora, ormai finita da tempo, era stata entusiasmante per gli spettatori ma i problemi sorsero al momento del pagamento del cantante da parte dell’Amministrazione del Dancing. Forse la cifra raccolta non era quella sperata e stavano contanto persino le monete.
La discussione tra il cantante e gli amministratori si fece lunga e vivace ed io rimasi mortificata per come non venisse riconosciuto nel modo giusto un così grande interprete per cui ad un certo punto decisi di allontanarmi. Sono contenta di averlo potuto conoscere: era veramente una persona meravigliosa affabile e simpatica.