Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Piaggio e Bombardier, la visita di Di Maio e un deputato M5S scopre: la macellazione
in Italia regolata dal re nel 1928 ma non prevede conigli e polli, in forse cani e gatti?


Per fortuna dei contendenti, e di tutti i connazionali, la campagna elettorale durerà ancora una decina di giorni. Finirà la miriade di accuse e contraccuse fra leghisti e grillini, finirà il susseguirsi di proposte per nuove leggi, finirà il contrastarsi quotidiano dei vicepresidenti. Non si capisce a chi giovi l’incessante lanciarsi addosso fango e progetti, contestazioni e minacce. Matteo Salvini, scivolato sull’affare Siri, non è più stato capace di riprendere un percorso razionale, giorno dopo giorno ripesca iniziative a dir poco cervellotiche che non stavano ne nel proprio mega programma elettorale ne nell’accordo di maggioranza

Ormai l’unica preoccupazione dei due è darsele quanto più sia possibile, con ipotesi di riforme che fatalmente richiederebbero mesi se non anni, mentre diventa quasi impossibile comporre un ordine del giorno per l’unica riunione di consiglio dei ministri da tenersi prima del voto. Stesse per il presidente del consiglio, la riunione nemmeno si svolgerebbe. Quanto agli argomenti che si riuscirà a inserire, le previsioni convergono nel ritenere che nessuno sarà tradotto in un atto concreto.

È perfino desolante assistere a una rincorsa così sconclusionata per accaparrarsi ipotetici voti, posto che difficilmente vi saranno elettori che si faranno persuadere da roboanti annunci che fra l’altro mutano con incessante regolarità. Di certo v’è soltanto l’abissale distanza fra i due partiti e i due vicepresidenti.

Qualche esempio: l’Onorevole Gigino annuncia il suo arrivo a Varazze per sostenere la candidatura di Massimo Lanfranco ma nel giro di qualche ora è andato in onda il contrordine, l’incontro si farà a favore, sul territorio, con i lavoratori della Piaggio Aerospace di Villanova d’Albenga e della Bombardier di Vado Ligure.

Il vicepremier sarà a Vado Ligure per incontrare i lavoratori della Bombardier che hanno avanzato al ministro una richiesta di confronto sulla crisi aziendale in corso. In mattinata resta confermata, anche, la visita in Piaggio e l’incontro con lavoratori e rappresentanti sindacali. Rappresentanti sindacali che commentano: «In un momento così delicato per le due aziende la visita di Di Maio è importante anche perché va ricordato che il Savonese è in attesa dello sblocco dell’iter relativo all’accordo di programma per l’area di crisi complessa. Attendiamo anche i contratti per la Piaggio e un intervento tempestivo sulla vertenza Bombardier», dice il segretario provinciale Cgil savonese Andrea Pasa.

“Vedere il Ministro Di Maio alla Piaggio Aero sarà senz’altro un avvenimento importante, vorremmo ricordarlo come il momento in cui dà certezza sui finanziamenti promessi al Mise il 24 aprile su retrofit(19 P180), acquisizione concrete(10 P180) e P1HH (certificazione e ordine di acquisto per due sistemi). Chissà perché la visita preannunciata ufficialmente oggi mi dà da pensare che sia una passerella elettorale in funzione del 26 maggio, giorno di elezioni non solo europee, ma anche di molti rinnovi di consigli comunali rivieraschi. Spero di sbagliarmi, in quanto i lavoratori di Piaggio, in Cassa integrazione dal 2 Maggio ( 504 di cui 156 a zero ore) non meritano ulteriori prese in giro” spiega Alessandro Vella, segretario regionale Fim Cisl Liguria. Come si può vedere il tema che riguarda i lavoratori della Piaggio e della Bombardier è di primissima importanza sopra tutto per la Regione Liguria e per tutto quello che riguarda il problema Lavoro sul territorio nazionale. Dovrebbe essere affrontato con una certa urgenza nelle aule del Parlamento Italiano.

Ma che fa il governo giallo-verde ? Preferisce accendere un dibattito su una proposta di legge del deputato del Movimento 5 Stelle, Carmelo Massimo Misiti, il quale è quella di colmare un gap legislativo che si trascina da quasi un secolo; ed è per questo che ha presentato qualche giorno fa, ovvero uno specifico testo che ora dovrà essere discusso ed eventualmente approvato. La normativa sulla questione per ora è legata a un regio decreto del 20 dicembre 1928: «La macellazione è consentita solo nei pubblici macelli e, a riguardo, si riferisce solo ai bovini, bufalini, suini, ovini, caprini ed equini. Quindi si possono mangiare il manzo, il bufalo, la mucca, il toro, il maiale, il cinghiale, le capre, gli agnelli, le pecore e i cavalli». ». «Il regolamento – sostiene il deputato Misiti per esempio non fa riferimento ai leporidi e se dovessimo ritenere questo elenco vincolante non sarebbe neanche legale mangiare coniglio e pollo. Ma visto che vengono abitualmente venduti in macelleria, dobbiamo ritenere che l’elenco si riferisce solo a determinate macellazioni».

Il rischio è che per cani e gatti possa accadere come per i polli e i conigli? «In teoria – spiega il deputato del Movimento 5 Stelleai fini dell’alimentazione, si può vendere solo ciò che è espressamente consentito. Ma il problema è che non sono previsti divieti. Una normativa europea vieta l’uccisione di cani e  gatti per fini di abbigliamento ma non parla dell’alimentazione e allora ecco la proposta di legge italiana che prevede l’arresto da quattro mesi a due anni e con l’ammenda da 5.000 a 50.000 euro per ciascun animale macellato». Forse il deputato del Movimento 5 Stelle, Carmelo Massimo Misiti a seguito della campagna elettorale per il 26 maggio, come i due vice presidenti del Consiglio, è andato nel Veneto, forse è andato anche a Vicenza, forse si è fermato anche a cena….ed è lì che gli è balenata l’idea della proposta di legge.

Impariamo l’italiano, conosciamo l’Italia, capiamo gli italiani *For learning Italian, Discovering Italy, Getting to know Italians! *Italienisch lernen, Italien kennenlernen, Italiener verstehen!

Venesiani gran signori, [1]

Padovani gran dotori,

Visentini magna gatti,

Veronesi….tuti mati,

Udinesi castelani

co l cognòme de “Furlani”,

Trevisani pan e tripe,

Rovigòti baco e pipe,

i Cremaschi fa coioni,

i Bresàn, tàia cantoni:

ghe n è ancora de pì tristi….

Bergamaschi brusacristi!

E Belun ? Pòreo Belun,

te sè proprio de nisun!

Elisa Bertoldi, commenta: “E’ una antica e simpatica filastrocca che etichetta ogni abitante delle province venete con qualche caratteristica che si è tramandata nella storia, tranne i poveri bellunesi, che come recita il detto “non sono nessuno” ? ovviamente scherzo, tutto questo articolo vuole essere del tutto ironico! I motivi di alcuni appellativi di questo detto sono molto semplici da capire, i Veneziani “gran signori” perché Venezia era la Repubblica serenissima, per cui popolata da tanti grandi signori. Mentre i padovani sono “gran dottori” per la presenza della grande ed antica università di Padova, fondata ancora nel 1300. Ma perché “veronesi tuti mati”? Confermo che qualche veronese che conosco è davvero matto ? ma il detto deriva dal fatto che a Verona esistevano ben due manicomi, uno a San Greogio e uno a Marzana. Un’altra interpretazione prende spunto invece dal detto “spirito montebaldino”, cioè bizzarro ed imprevedibile, dovuto all’arietta frizzante che scenderebbe dal Monte Baldo, poco sopra a Verona.

Trevisani “pan e tripe” si riferisce al piatto di trippe, piatto economico molto diffuso in tempo di guerra, mentre Rovigoti “baco e pipe” perché pare che gli abitanti di Rovigo siano sempre stati gran bevitori e fumatori (bhe, per quanto riguarda i gran bevitori, un po’ tutto il Veneto è così)Infine i bellunesi, erano talmente fuori mano, da non essere conosciuti da nessuno”.

PERCHE’ SI DICE VICENTINI MAGNAGATTI

Perché si è diffuso il detto che i Vicentini mangino i gatti? Questa diceria ha diverse fondamenta, e il fatto che si mangiasse il gatto può essere tranquillamente vero, in tempo di guerra, vista la carenza di carne che si aveva, ma la cosa può essere vera in tutta Italia.
Addirittura nel 1943 ci fu una ircolare del Ministero dell’Interno che vietava proprio l’uccisione di gatti a scopo alimentare, perché c’era il rischio, senza gatti, di far proliferare i topi. Inoltre, sotto la Repubblica di Venezia, pare che Vicenza fosse realmente la città più povera, per cui può essere vero che gli abitanti cucinassero il gatto, in mancanza di altro. Ma ci sono varie spiegazioni al fatto che nella filastrocca proprio i Vicentini siano associati al fatto di mangiare i gatti. Una versione fa risalire la cosa al fatto che in dialetto vicentino quando si vuol chiedere se qualcuno ha mangiato, si dica “gatu magnà ?” e quindi una assonanza fonetica con la parola “gatto”. Dalle mie parti si dice comunque “Gheto magnà?” per cui la cosa può essere vera, ma forse in parte. Un’altra spiegazione può essere il fatto che una antica famiglia vicentina, i Barbarano, fossero soprannominati “Gati”, o “Goti“, per le antiche origine barbare della famiglia.

I Veneziani tra l’altro avevano un po’ la mania di dare soprannomi, soprattutto usando la desinenza “magna”, tanto da coniare i soprannomi “magnamocoli” per i bigotti, “magnamaroni” per i ruffiani, e molti altri, soprannominano i Vicentini “magnagati“, ma perché questo soprannome proprio ai vicentini? Come ci racconta il signor Luigi, titolare della Libreria Acqua Alta di Venezia, pare che durante la Repubblica di Venezia, la città avesse appunto bisogno di gatti per debellare i tanti topi che popolavano le strade, portatori di peste, e i Vicentini hanno inviato in soccorso i loro gatti, in grande quantità. Per ringraziare i Vicentini per questo dono, i Veneziani organizzarono una grande festa con un grande banchetto, ma cucinando per i Vicentini proprio i gatti !  Altri dicono che invece fossero stati i Veneziani ad inviare a Vicenza i gatti per debellare i numerosi topi, e che poi qualche cuoco decise di aggiungere il gatto nel proprio menù, perché una volta terminata l’emergenza topi, di gatti in città non c’era più traccia.

Un’altra storia fa risalire il detto non a motivi culinari, ma a origini storiche. Infatti nel 1509 la Padova dei Carraresi fu attaccata dalle truppe della lega di Cambrai, di cui facevano parte anche i Vicentini, i quali utilizzavano una macchina da guerra conosciuta come “il gatto”. Ma i Padovani, per sfottere i Vicentini, appesero una lancia sulle mura della città, con una gatta appesa, in segno di disprezzo.
Da qui il detto che i Vicentini fossero dei magna gatti, anche perché poi i Vicentini, un po’ per vendetta, iniziarono a pubblicizzare il loro “gatto alla vicentina”, che non si sa se esista davvero ? Storicamente Vicenza ha avuto comunque sempre la fama di una città piena di gatti, che li mangiassimo o meno, tanto che un esponete della poesia maccheronica dei primi del XV secolo, Teologo Folengo, detto anche Limerno Pitocco, descrive Vicenza come “plena gatellis”, ossia piena di gatti.

Non sapremo mai con chiarezza le origini di questo detto, a meno che non spunti fuori qualche documento antico che ne spieghi l’esistenza, ma tant’è che il gatto è diventato il simbolo della città di Vicenza, uno sfottò è diventato un orgoglio cittadino

Di aneddoti e racconti fantasiosi su questo tema l’Italia è piena. Accusare i «rivali» dei paesi vicini di mangiare cani o gatti è da sempre una specie di tradizione popolare. Barzellette e sfottò a parte, dalle nostre parti un divieto chiaro ancora non esiste. Certo, è in vigore la legge sul maltrattamento degli animali e questo forse potrebbe bastare per impedire a chiunque di uccidere, anzi macellare, un cane o un gatto per portarlo in tavola. E se l’idea farebbe inorridire chiunque, ora sembra arrivato il momento di approvare una legge che non lasci spazio all’interpretazione. La proposta è già stata scritta e sarà presto discussa dalla Commissione giustizia della Camera. Cosa prevede? Semplice: il divieto di macellazione per cani e gatti. Perché se è vero che la cucina italiana non include ricette a rischio, l’idea della legge è anche quella di impedire l’importazione di tradizioni che arrivano dall’estero.

Anni fa, in un condominio di Spotorno, oltre la ferrovia, nell’area adiacente a tale condominio, d’estate stanziavano circa 30 – 40 gatti; sotto Natale se ne contavano solo due, i più sciancrati. E gli altri, che fine avevano fatto ?

Padovani “gran dottori”: la filastrocca
“Veneziani, gran Signori;
Padovani, gran dottori;
Vicentini, mangia gatti;
Veronesi, tutti matti;
Udinesi, castellani,
col cognome di Friulani;
Trevigiani, pane e trippe;
Rovigotti, vino e fumo;
i Cremaschi, sciocchi;
i Bresciani, infidi;
e ce ne sono ancor di peggio…
i Bergamaschi senza… Dio!
E Belluno? Povero Belluno,
sei proprio di nessuno!”

Alesben B.


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