“La colonia, costruita nel 1929, poteva ospitare fino a 140 bambini dai 6 ai 12 anni. C’è una testimonianza-amarcord dell’autista del sindaco di Monza, Marco Mariani. L’uomo, soprannominato Schumacher, Domenico Manfredi (a 65 anni) che raccontava al “Corriere” con gli occhi lucidi: Ci torno almeno una volta all’anno, alle prese con mille ricordi. La colonia Marina di Noli rappresenta per me un pezzo di vita e per migliaia di bambini monzesi, figli di famiglie povere. Era l’unica occasione di andare al mare.”
Le colonie nascono come ospizi marini alla fine dell’800 per ospitare bimbi affetti da malattie tubercolari: il mare e il sole avevano funzione curativa sui piccoli tanto da essere definiti ‘antitubercolari’. La funzione terapeutica prosegue anche negli anni trenta, in pieno regima fascista, quando a quella sanitaria si aggiunge la funzione educativa e di propaganda. Se nel 1927 i bambini ospitati erano 54 mila dopo undici anni il numero arrivò a quota 772 mila in 4.357 colonie sparse su tutto il livello nazionale, ma concentrate soprattutto sul litorale toscano e romagnolo. Strutture imponenti progettate dai migliori architetti del tempo che avevano carta bianca: l’unico obiettivo era quello di comunicare la modernità intesa come valore dell’avanguardia e del regime. Così si realizzarono costruzioni dalle forme futuristiche come la colonia Figli italiani all’estero a Cattolica, disegnata da Clemente Busiri Vici, che adesso ospita l’Acquario Le Navi e la Varesina di Milano Marittima con la maestosa rampa, ora ridotta a poco più di un rudere sulla spiaggia, il complesso di Calambrone in Toscana e la Fara a Chiavari.
Le colonie diventano il modo di sperimentare il linguaggio architettonico in chiave funzionalista e razionalista. La costruzione delle colonie fu inarrestabile. Senza pretese architettoniche come quelle realizzate nel trentennio, le colonie assomigliano più ad alberghi ‘alla buona’. Gestiti da enti pubblici, religiosi e aziende, come nel caso di quelle a Ponente. Queste strutture fanno parte di una bonifica di tutto il litorale con lotti svenduti a poche lire.
Dalla sua inaugurazione nel 1927-1928, molte scuole usufruiscono di una grande colonia marina municipale a Loano [1931 – 1933]. Intitolata a Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia,in occasione del 25° anniversario delle nozze; quest’ultima disponeva di 600 posti letto; dotata di palestre, tettoie coperte, cucina e sale di ricreazione. Di fronte all’edificio, verso il mare, si estende un ampio cortile alberato per i giochi all’aperto, mentre alle spalle della struttura si trovava l’orto-frutteto, di 25.000 metri quadrati di superficie. Durante i mesi invernali la struttura funge anche da scuola all’aperto. Significativo complesso edilizio di 120 ml, che è strutturato da cinque edifici di quattro piani. Con il suo asse di simmetria, archi, arcate e logge del palazzo è stilisticamente e chiarimenti attribuibili al Novecento. I numerosi portici e logge che ricordano la città barocca dello stabilimento di Torino [portici].
Nel dopoguerra, eliminata la funzione propagandistica, le colonie ebbero una nuova vita dagli anni cinquanta quando si optò per la funzione sanitaria e ricreativa, ma anche di risolleva-mento dei ragazzi dagli effetti del conflitto bellico. Contribuirono alla trasformazione delle colonie il lavoro gratuito dei Terrazzieri, al seguito della costruzione della autostrada A 10 ad opera dell’ENI, molti dei quali si stabilirono definitivamente nel territorio. Nell’Italia del secondo dopoguerra è facile imbattersi in industrie costruite a ridosso delle città o in mezzo alle campagne, perché il territorio ha subito già alcune trasformazioni negli anni Trenta: diverse bonifiche, la sistemazione delle acque per irrigazione agricola e produzione di energia elettrica, le prime autostrade, le prime industrie, ma sarà nella seconda metà del Ventesimo secolo che il territorio sarà investito da più marcate trasformazioni.
Nell’immediato dopoguerra si registra infatti un risveglio dell’attività edilizia,grazie soprattutto a considerevoli interventi di matrice pubblica finalizzati alla ricostruzione delle infrastrutture della nazione e alla ripresa economica del Paese. In ambito privato, invece, il settore stenta a ripartire: le riparazioni dei fabbricati danneggiati e le realizzazioni di nuovi alloggi risultano ancora sporadiche, cosicché molte imprese si rivolgono principalmente verso gli appalti statali.
A partire dagli anni Cinquanta, si registra infatti una significativa crescita dell’edilizia abitativa, sostenuta da specifici provvedimenti per favorire la costruzione di case per lavoratori, il cosiddetto “Piano Fanfani”, e da successivi interventi che prevedono sgravi fiscali, contributi governativi, finanziamenti bancari a tassi agevolati, quali le leggi Tupini e Aldisio. Grazie anche a tali misure, il volume di investimenti in ambito privato arriverà ben presto a superare quello delle commesse pubbliche. Verso la fine degli anni settanta si assiste alla dismissione e abbandono delle strutture che avevano ospitato fino a quel periodo centinaia di migliaia di piccoli provenienti da tutto il paese. Se negli anni novanta alcune resistono ancora, come la Monopoli di Stato di Milano Marittima o la municipale di Loano, trasformata in istituto di istruzione superiore, la maggior parte viene inesorabilmente lasciata andare alle intemperie delle stagioni e al degrado. Le cause sono da cercare nell’aumento del reddito delle famiglie a seguito del boom economico, quindi alla capacità delle famiglie di organizzarsi e scegliersi autonomamente dove passare le vacanze a cui segue anche una diversa percezione del soggiorno in colonia, definita quasi come una ‘vergogna’. Il crollo demografico e i tagli che i comuni furono obbligati a fare alla spesa sociale hanno creato il resto. Ciò che rimane adesso sono edifici deserti: dove una volta il silenzio era associato ai riposini pomeridiani e spezzato dalla vivacità dei piccoli ospiti, ora è tutto un mutismo irreale sottolineato dagli ingressi murati delle strutture.
LA COLONIA MONZESE – l’ex Colonia Monzese, ubicata in via XXV Aprile, afflitta da criticità di natura idraulica ed idrogeologica, è posta sul lato est dell’ex cava di quarzite che già in passato ha interessato il complesso di Liguria 17 ed in parte via Belvedere. “Quando sia iniziato lo sfruttamento della “cava” non è da sapere, certamente nei primi anni del novecento, sviluppatosi in crescendo con l’arrivo della linea ferroviaria, che ha permesso di cambiare il sistema dei mezzi di trasporto: da trazione animale a trazione meccanica. In seguito vuoi il crescendo degli alti costi di estrazione, di trasporto, di manodopera e non da ultimo la riduzione del serbatoio estrattivo, ne hanno determinato l’abbandono e la dismissione”.
L’amministrazione in carica a quei tempi avrebbe dovuto intervenire con opere di contenimento e riqualificazione ambientale. La normativa, precedente la legge urbanistica nazionale 17 agosto 1942, n°1150 e successive modifiche e integrazioni, era rappresentata dalla legge 29 giugno 1939, n° 1497 [abrogata dall’art. 166 comma 4, D.L. 29 ottobre 1999] unitamente al regio regolamento esecutivo
3 giugno 1940, n° 1337, art.li 9 – 17 – 23 punto 5: “preservare dall’alterazione le attrattive naturali e paesaggistiche che costituiscono un intangibile patrimonio della nostra Nazione ed un elemento insostituibile di valorizzazione turistica”.
Ricordi Del Passato – Il Comune di Monza aveva ereditato la colonia dal Patronato Scolastico e, stando sempre al Corriere, ha venduto “perché non ha i soldi per la ristrutturazione. Servirebbero tre milioni di euro”. “Mi spiace moltissimo – commentava l’autista del sindaco – . Per tre estati, alla fine degli anni ’60, ho fatto anche il bagnino. Ero il factotum, ricordo che di buon’ora andavo a comprare il pane fresco, davo anche una mano in cucina. La giornata per i bambini iniziava alle 7,30 e finiva alle 21 davanti al Tricolore alzato ed ammainato. In mezzo: pulizia, recita delle preghiere, prima colazione, riordino camerate e poi spiaggia. Per tanti monzesi il primo mare è stato proprio quello ligure di Noli. Altrettanti, lì, hanno imparato a nuotare”.
I vecchi nolesi arricchiscono le memorie – I piccoli ospiti arrivavano in treno, su carrozze riservate. Accolti dalla banda di Monza che precedeva e li accompagnava lungo il tragitto. Quasi un giorno di festa, di folklore per Noli, allora assai prospera e meno deturpata. Con un’ottima clientela.
Il blog MBNews- Monza Brianza– ha riportato la notizia con un’anticipazione, a firma di Riccardo Rosa. Il testo: “Venduta l’ex Colonia marina di Noli. Dopo anni di tira e molla, non senza qualche polemica, l’amministrazione comunale ha chiuso l’operazione di compravendita dell’edificio…Venduto con riserva alla società Orsa 2000 di Savona. Il prezzo pattuito....”.
Scriveva su trucioli Luciano Corrado: Non ci interessa il prezzo e neppure l’iter burocratico che ha determinato la vendita all’Orsa 2000 di Savona, una domanda sorge spontanea, considerato i precedenti, quale sarà il destino dell’ex colonia? Chi ha comprato ha già un’idea? Con lo scandalo della sorte dell’area dell’ex fabbrica dei refrattari (nel primo progetto di molte operazioni urbanistiche, puntualmente, compare sempre un albergo a 4 stelle che poi svanisce). Mentre la macchina savonese degli annunci e “fumo negli occhi” continua il curioso moto perpetuo con l’arrivo di nuovi piani strategici per lo sviluppo del turismo”. La sorte della ex colonia sembra avvolta da luci e ombre. Anche se tutto è avvenuto alla luce del sole, semmai desta poco interesse l’informazione locale. Per tornare alla colonia di Noli difficile prevedere gli obiettivi. Chi sogna un grande albergo probabilmente andrà deluso. Non è facile trovare “benefattori pro nuovi alberghi”. Per rimanere tra i confini di Noli basta osservare la sorte di due strutture alberghiere del centro storico: Diana, 25 camere, 50 posti letto, due stelle, e Pontevecchio, due stelle, 20 camere con bagno, 38 posti letto. Hanno cessato l’attività nei primi anni ’90. Attendono da oltre 20 anni la trasformazione in alloggi. Nel primo decennio del 2000 si aggiunge ad essi anche l’albergo Tripodoro, fuori dal centro storico, 26 camere con bagno, 48 posti letto, in attesa di un acquirente; in uno stato di abbandono e desolazione, altro che tutela del decoro urbano! Il tessuto turistico del ponente ligure è in grande affanno, non tanto per la crisi economica mondiale quanto per la dissennata distruzione a suon di cemento. Certo possediamo ancora il primato nazionale di boschi (bruciati compresi e sempre in attesa di rimboschimento), mentre si è sfornato a ritmo continuo seconde case, sempre meno occupate. Dovevano essere il motore del turismo ligure (sono 528 mila stando ai dati ufficiali, in realtà molte di più. E i vani abitabili? Chi li ha mai censiti?), invece si sono trasformate in “becchino”. Prima dell’industria alberghiera, poi hanno innescato la distruzione del tessuto qualitativo e del piccolo commercio. E il calo di presenze sta mettendo in ginocchio l’intera economia locale. Basta cemento? Non pare. Il “partito del cemento” è più forte che mai nella stragrande maggioranza dei comuni, in Provincia, in Regione. Ha un elettorato molto sensibile per trasversalità di interessi e soprattutto per cattiva informazione di massa. Non importa se si stia ormai da anni allontanando, disincentivando il mercato delle vacanze del centro e nord Europa (bacini di utenza molto sensibili alla qualità ambientale e della vita, alle infrastrutture). È con questa realtà, con il 36 per cento delle seconde case della Liguria realizzate in provincia di Savona, che dovrà fare i conti, dopo l’Impresa di Bagnasco Marino, con “Orsa 2000″ a Noli. Per Noli, per l’industria alberghiera, può essere di buon auspicio che un Claudio Dellepiane sia stato eletto, referente provinciale della sezione Residenze Turistico Alberghiere (RTA) e Case Appartamenti per Vacanza (CAV) dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona, aderente a Federturismo Confindustria. Dellepiane, 49 anni, è titolare di un moderno residence (Le Saline) realizzato a Borgio Verezzi dove è segretario della Consulta Locale del Turismo, presidente del Consorzio pubblico-privato Riviera dell’Outdoor per la promozione del turismo all’aria aperta, membro del consiglio direttivo del Consorzio Welcome-Riviera, per la promozione turistico alberghiera.” |
Potrà offrire la sua esperienza, di tecnico nel campo del turismo. Noli aspetta e spera. Dopo tante delusioni, docce fredde, l’ex colonia monzese può avviare un’inversione di marcia. Basta seconde case, esperienze speculative sulla pelle della comunità locale. Con il benestare di chi ha avuto ed ha il ruolo di comando. Prima a destra, poi a sinistra. Uniti da quali ideali ? – proseguiva l’articolo di Corrado.
E concludeva: “Non è un “rudere” come viene descritta, seppure l’unica riqualificazione possibile è la demolizione e la ricostruzione. Con tanta cubatura, superficie, su quattro piani, due corpi, uno di minori dimensioni. Una zona assolutamente tranquilla, soprattutto dopo il trasferimento della ferrovia. Immersa nel verde, ai confini con il bosco. Due edifici fatiscenti, un giardino, ora utilizzato a parcheggio a pagamento dal Comune di Noli, di mille mq. circondato da 11 tigli secolari in ottima salute, 5 maestose palme, abeti, ed altre piante tipiche di quest’angolo di Liguria. Un’area solo in parte scampata ai troppi scempi, alle tante ferite inflitte al martoriato territorio, stretto tra la spiaggia e la collina, il promontorio. Vi si accede dall’Aurelia, attraverso via XXV Aprile, passando davanti all’antica dimora – utilizzata solo in estate – dei padri Barnabiti.
ALLA INTERPELLANZA PRESENTATA DL GRUPPO CONSILIARE “SEMPLICEMENTE NOLI” DEL 17/11/2017, PROTOCOLLO DEL COMUNE DI NOLI N. 15243 AD OGGETTO: “NUOVO SISTEMA DI LTA R.S.U RISPOSTA ALLA INTERPELLANZA PRESENTATA DAL GRUPPO CONSILIARE
Andrea Trentini, scrive: ” Il Comune di Noli ha preso in affitto dalla società Orsa 2000 di Savona l’area verde adiacente alle ex Colonie Monzesi per aumentare la disponibilità di parcheggi nel periodo estivo. Si tratta di un terreno , in via XXV Aprile, a breve distanza dal litorale, in grado di ospitare circa 40 autovetture, posti quanto mai utili in occasione di manifestazioni turistiche e sportive, ma anche per risolvere problemi di criticità nell’alta stagione balneare. Il Comune corrisponderà a Orsa 2000 un canone di 6 mila euro”. “La società immobiliare savonese del gruppo Dellepiane aveva acquistato nel 2011 per 1,8 milioni di euro dal Comune di Monza le ex colonie, in disuso dal 1976 e in via di progressivo degrado. A conclusione di un lungo iter amministrativo, nel 2015 è stato approvato il progetto di riqualificazione che prevede la trasformazione del complesso in un edificio residenziale con 30 alloggi.
Una richiesta pesante per il Comune di Monza: 295.000 euro come rimborso per non avere provveduto ai lavori di eliminazione del rischio idraulico dell’ex Colonia, È questo quanto chiesto dalla società di Savona Orsa 2000 con la clausola contrattuale di vedersi riconoscere i lavori per la messa in sicurezza dell’area. In particolare la società ligure chiede al Comune di Monza il rimborso per i costi sostenuti per la realizzazione del potenziamento del canale deviatore del Rio Messina e per tutti i ritardi conseguenti alla mancata realizzazione delle opere previste dal contratto. L’area è infatti destinata alla costruzione di 30 alloggi di lusso; lavori non effettuati a causa del ritardo dovuto alla messa in sicurezza dell’area”.
“Secondo la società ricorrente il Comune ora dovrebbe risarcire l’intera cifra stimata per l’eliminazione del rischio idraulico nei pressi della struttura. Le forti alluvioni della passata estate rendono ancora più urgente questo tipo di interventi che, da contratto, il Comune si sarebbe incaricato di fare”
“E se a Monza la vicenda dell’ex colonia marina di Noli non sembra chiudersi, anche in Liguria la destinazione dell’area ha avuto nel corso del tempo alcune modifiche. La proposta progettuale, portata avanti dall’ex sindaco di Noli, che prevedeva di trasformare la struttura in una casa di riposo è stata successivamente accantonata per adottare il progetto di costruzione di appartamenti privati. L’attuale sindaco Pino Niccoli, una volta eletto, ha infatti revocato l’assenso preventivo, dato dall’ex sindaco Ambrogio Repetto alla costruzione di una nuova residenza protetta per anziani per appoggiare l’attuale progetto di costruzione di nuovi alloggi….”
Per il momento, dell’ex colonia monzese, rimane lo sfruttamento del giardino, utilizzato a parcheggio a pagamento dal Comune di Noli, di mille mq. circondato da 11 tigli secolari in ottima salute, 5 maestose palme, abeti, ed altre piante tipiche di quest’angolo di Liguria. Rimane, tuttavia, aperto il problema delle opere di contenimento e riqualificazione ambientale. Se il “deposito dei vecchietti“, a parere dell’attuale amministrazione, non era sicuro per problemi di ordine geologico, la vecchia sede attuale di “Villa Rosa” non lo è neppure.
Dal P.R.G.C. – Norme di attuazione, “Villa Rosa”, è ubicata a “cavallo” delle Zone A 3 – B 3, dove per Zona A3, s’intende – Presenza di condizioni variabili di conservazione dell’ammasso roccioso in relazione al diverso grado di alterazione, fratturazione e tettonizzazione. Necessità di verifiche specifiche per gli interventi, con grado di approfondimento in funzione sia delle caratteristiche locali, sia dell’impatto degli interventi stessi sul territorio. (Sigla: A3) Le zone di tipo A3 comprendono vaste porzioni del territorio in esame, in particolare: – il bacino del Rio Acquaviva; – la fascia basale, seppure discontinua, delle scarpate che bordano l’altopiano di Le Manie; – grossomodo, tutta la metà nord-orientale dell’ambito comunale. Nelle zone citate si riscontra la presenza in affioramento e/o subaffioramento delle seguenti formazioni geologiche: – Quarziti di Ponte di Nava; – Formazione di Eze; – Porfiroidi del Melogno. Vale la medesima notazione fatta per le zone A1 e A2, quando si configurano le condizioni per le quali vengono classificate nelle zone di tipo “C” e “D”. Nelle zone di tipo A3, l’applicazione delle norme del D.M. 11/03/88 comporta, oltre a quanto previsto per le zone di tipo A2: – verifiche geognostiche e geomeccaniche di dettaglio sulle aree interessate da nuovi interventi edificatori; – analoghe verifiche in un intorno significativo delle stesse e predisposizione di opere di stabilizzazione delle scarpate; – studio dettagliato dell’andamento dei deflussi idrici concentrati e predisposizione di opere di regimazione e canalizzazione. Laddove lo stato di conservazione dell’ammasso roccioso risulti più deteriorato, si prescrivono ulteriori approfondimenti di indagine, quali: – analisi dei fenomeni morfogenetici che agiscono sugli ammassi e ne accentuano l’alterazione ed il disfacimento, in presenza di cause predisponenti (fratturazione, tettonizzazione, variazioni composizionali); – predisposizione di opere di difesa e salvaguardia, in armonia con il contesto paesaggistico ed ambientale caratteristico (rimboschimenti, piantumazioni, fascinature, ecc.) e per Zona B3 – Non si individuano particolari problematiche sotto il profilo geologico l.s. Necessità di verifiche puntuali per la caratterizzazione geotecnica, con particolare attenzione alla valutazione della stabilità dei comparti, per qualsiasi tipo di intervento. (Sigla: B3) Le zone di tipo B3 sono caratterizzate da: – coltri di copertura di origine gravitativa e granulometria grossolana; – accumuli artificiali di materiali detritici in discariche non sistemate. Sono distribuite a “pioggia” sul territorio comunale, privilegiando la fascia centrale e settentrionale.
Si trovano in prossimità dei fondovalle, delle concavità dei versanti, delle rotture di pendenza, cioè laddove le caratteristiche morfologiche dei luoghi favoriscono, o semplicemente consentono, l’accumulo di materiali sciolti prodottisi a seguito di fenomeni gravitativi da zone sviluppate a monte. Come per le zone ai punti precedenti, porzioni delle stesse possono ricadere nelle zone di tipo “C”. Per interventi nelle zone di tipo B3, l’applicazione delle norme del D.M. 11/03/88 richiede l’accertamento, oltre che degli elementi previsti per le zone di tipo B2, di quanto segue: – verifica del grado di stabilità allo stato attuale ed a seguito di eventuali interventi di sbancamento, nelle aree direttamente interessate; – verifica della stabilità dei terreni a seguito di interventi che comportino l’esecuzione di riporti, rilevati o, in genere, che determinino sovraccarichi; – valutazione delle eventuali ripercussioni degli interventi sulla stabilità dei settori adiacenti, entro un raggio esteso in funzione dell’incidenza e dell’impatto degli interventi stessi sul territorio.
Alesben B.
Nota di redazione: Il Piano regolatore vigente prevede che l’ex colonia monzese sia destinata ad uso alberghiero – residenziale, la giunta Niccoli ha subito bloccato la costruzione di alloggi. Sarà il nuovo Puc, in itinere e forse adottato entro fine anno, a decidere quale sorte. Si tratta di una delle ferite di Noli da rimarginare e tutto sommato, per la comunità e lo stesso imprenditore, converrebbe una soluzione che prevede appartamenti – seconde case con metrature da non consentire monolocali. Resta aperto l’interrogativo sulla sorte dei parcheggi oggi ospitati nel giardino attiguo. Per norme edilizie regionali, per gli strumenti urbanistici comunali, ad ogni alloggio deve corrispondere un posto auto. Alla luce del primo progetto sono almeno una trentina i posti auto ‘obbligatori’ da destinare agli acquirenti. C’è ancora spazio per una decina di parcheggi o poco più. La possibilità di realizzare anche un park interrato è improponibile per il fatto che nell’area sottostante ci siano i reperti del ponte romano. Difficile e costosa sarebbe pure la possibilità di box sotto l’edificio. Ma forse il Puc come la soluzione – accordo con Orsa 2000 saranno ereditati dalla prossima amministrazione e da possibili tre schieramenti che potrebbero contendersi una vittoria o una sconfitta per una manciata di voti, a meno che l’elettorato di Noli non si svegli una buona volta sostenendo un radicale cambiamento, con volti nuovi e disinteressati alle logiche di interessi più o meno da bottega e miopia socio economica.