Quando si dice incredibile ma vero. E’ accaduto a Loano, alle spalle dello storico complesso – monastero di Monte Carmelo, una zona verde, di ville. Presa di mira quella della famiglia di Renato Rembado, storico, scrittore, ricercatore, con origini in quel di Ranzi. Ha scritto il libro: ‘Un Rembado ha ripercorso i secoli di storia dei Rembado’. Un capolavoro che tante famiglie storiche sarebbero felici di possedere ripercorrendo le origini dei loro avi. Villa Rembado, in via Costino Monte Carmelo, per la quarta volta presa di mira. Ora con aspetti davvero insoliti e curiosi. Durante l’irruzione i ladri hanno persino dormito scegliendo lenzuola linde dall’armadio.
Renato Rembado che, con la terza età, può esibire un fisico ed una forza d’animo da giovanotto, brillante e ricco di interessi. Una grande passione: la ricerca delle origini della sua terra già dall’era romana e i ritrovamenti, con gli scavi, in Val Maremola. Aveva pure un collezione di antichissime monete dell’impero romano finite nel bottino delle varie razzie di cui è rimasto vittima.
La notte tra giovedì e venerdì aveva scelto di fermarsi a Ranzi dove la figlia ed il genero hanno preso le redini dell’Hotel Ca Ligure, antico edificio ristrutturato, datato di ogni comfort, piscina inclusa, meta prediletta della clientela tedesca anche per via di Frau Rembado impeccabile operatrice turistica. Alle 10 di giovedì mattina Rembado senior ha raggiunto la villa di via Costino di Monte Carmelo, una delle zone da anni bersagliate dai ‘topi d’appartamento’. Rembado che per filosofia di vita ha sempre rifiutato di trasformare in fortino da ‘assedio ‘la ‘casa di campagna’, sulla collina, vista impagabile sul golfo, fino all’isola Gallinara e oltre; a levante, le montagne genovesi, all’alba e cielo limpido si può scorgere la costa della Corsica. Un podere con cinta, a prova di intrusione si direbbe, ampio orto coltivato, immerso tra madre natura.
“Quando ho varcato il cancello e mi sono avvicinato, ho notato che la prima porta finestra era solo socchiusa, cosi la seconda. Ingresso forzato, poi mi sono trovato addosso una catasta di libri. Quei maledetti hanno colpito ancora. Eppure incredulo, nonostante le passate esperienze. All’interno un disordine indescrivibile, tutto sottosopra, non un angolo risparmiato. Stessa scena per la roulotte parcheggia nel magazzino. Aperta e messa sottosopra.” Il bottino ? “Ho rinunciato, ho desistito, in preda all’amarezza, alla rabbia perchè mi sono trovato di fronte alla quarta irruzione, mi sono sentito impotente, in balia di disgraziati che evidentemente hanno preparato il colpo. Si sono resi conto della mia assenza ? Al punto che hanno aperto un sofà divano e con lenzuola linde, prese nell’armadio, si sono stesi e penso abbiano dormito tranquillamente, o meglio temerari fino in fondo. E se fossi tornato? E se in casa ci fosse stato qualcuno ? Cosa sarebbe accaduto ? Preferisco non pensarci”. E come scherno, nonostante la presenza dei servizi igienici, hanno fatto pure la pipi lungo le scale.
Renato Rembado ha chiamato il ‘112’, è arrivata una pattuglia della stazione di Pietra Ligure, in servizio nel comprensorio, ma la competenza ed il territorio è del comando dell’Arma di Loano, città che si è spesa soprattutto nella comunicazione e nell’istituzione del ‘Controllo di vicinato’. Dopo una prima ispezione dei militari, Rembado è stato invitato a presentare dettagliata denuncia ai colleghi di Loano. La solita routine.
Rembado, dicevamo, scrittore e certosino ricercatore dei tesori antichi della sua terra come chiave di lettura, analisi, ricostruzione di costumi e lavori. Ha scritto La Villa di Ranzi ed il suo territorio. La riscoperta di Giustenice Romana, Donna Fugata (diffuso anche in lingua tedesca, a Offenburg). Rembado solito ritrovarsi (“Siamo rimasti davvero pochi….“) con gli ultimi amici della ‘vecchia Pietra’, tra questi l’ing. Pino Josi, pietrese, carriera di docente universitario a Genova, assessore nella città della Lanterna, assessore regionale, sempre in quota socialista, il partito che non ha mai tradito nonostante il ruolo di coscienza critica e personaggio scomodo. E ancora, l’amico e coetaneo Mario Forni, gioventù da migrante in Svizzera e in Germania, artigiano del legno nella sua città e molto olio di gomito, consigliere comunale negli anni 70 – 80 quando non era di moda la destra di Giorgio Almirante, semmai esemplare coerenza al mandato degli elettori e lui mosca bianca di rettitudine.
Renato Rembado che si è presentato scosso e trafitto all’appuntamento culinario Al Capanno di Ranzi, manco a dirlo, di una meravigliosa famiglia dei Rembado, da padre e madre, ranzini, a figlia e figlio, ai nipoti. “Qui possiamo gustare ravioli casalinghi squisiti, come ormai è difficile trovare secondo le vecchie ricette, l’ arte della manualità e degli ingredienti, l’olio della propria terra, il vino delle proprie vigne”. Ritrovarsi a tavola anche per tenere desto il rapporto umano e di coesione tra compagni. Ognuno conosce vita e miracoli delle famiglie pietresi Doc, come eravamo, di… c’era una volta la Pietra Ligure, l’abitudine di sedere al bar, nel dehor, raccontare storie di gioventù. L’ingegner Josi memoria di ferro, cultura da enciclopedia, ‘divoratore’ di libri, lucidità di analisi e interesse a tenersi aggiornato che lascia interdetti, increduli.
Doveva essere un venerdì di relax, da buongustai e almeno questo non ha deluso, ma Renato che non si dava pace. “Quattro volte, non una, pochi giorni fa ho notato un’auto, Panda, con brutte facce sospette, ho preso la targa e segnalata ai carabinieri. Nella zona spesso gira droga… Che devo fare, temo solo che prima o dopo possa accadere il peggio. Non si vive più tranquilli neppure nella propria dimora. Ho un fucile, l’ho già detto ai carabinieri, gli darò tanto la caccia finché li becco….e se sparo ? Se uccido o mi ammazzano ?”.
Per dovere di cronaca il dr. Rembado ha chiesto al cronista di non fare cenno dell’accaduto. “Meno si finisce sui giornali, meglio è…poi la gente… le chiacchiere….ormai ci restano pochi amici compaesani e la speranza di percorrere in salute, anche mentale, l’ultimo viale prima della chiusura del sipario.” Il cittadino Rembado non ha torto ad invocare una sorte di silenzio stampa. Ormai è prassi che ai furti in alloggi, soprattutto, sia applicata la sordina. Con qualche eccezione perchè le vittime non tacciono come è giusto che sia. In compenso Loano può vantare una formidabile macchina comunicativa che descrive e racconta minuto per minuto le imprese antimalavita, anticrimine direbbero i militari della Benemerita o della polizia di Stato, antiabusivismo del corpo dei vigili urbani con arresti, sequestri, denunce. Uno sforzo che certamente da i suoi frutti.
Loano città tranquilla, dunque ? A prova di ladri professionisti o occasionali, zingari, basisti, ladruncoli, disperati, drogati, extracomunitari, cittadini dell’Est che delinquono e magari sbarcano il lunario seduti al bar, con lavoretti saltuari in nero in questa o quella impresa di connazionali; o carico e scarico. Tutto bene sotto la storica Torre – orologio di Passorino, finchè e speriamo mai, un giorno possa accadere il dramma. Con l’arrivo delle tivù, delle prime pagine, per scoprire che è meglio il realismo della ragione del fumo negli occhi, vendere illusioni per tranquillizzare la comunità. i Bagni Marini direbbero: non allarmare i turisti, come è già successo. I giullari, peraltro sempre all’opera, facciano esercizio di un piccolo esame di coscienza nei confronti delle decine e decine di vittime di furti, di chi vive con l’ansia di trovarsi in casa ‘estranei’ o peggio ritrovarseli in camera da letto, con l’oscurità delle tenebre, la solitudine, in balia del destino. O memori di essere già stati presi di mira.
Pochi mesi fa aveva fatto scalpore, con titoloni e locandine davanti alle edicole della provincia, l’assolto notturno alla villa del veterano Luciano Corrado, una vita da cronaca nera e giudiziaria, nelle aule di giustizia, in questura, nelle caserme dei carabinieri e della Guardia di Finanza, in prefettura, tra arresti, operazioni anticrimine, processi. Centinaia di migliaia di casi raccontati, descritti in 54 anni di giornalismo di provincia, di strada, quando non imperava la ‘moda’ di scrivere le notizie attingendo solo via telefono.
Nonostante i sistemi di allarme entrati in azione, i malviventi con una metodologia audace e da professionisti, erano tornati nel cuore della notte (primo allarme alle 2,15) decisi alla ‘sfida’ finale. Forse in tre. Per motivi di salute della moglie Corrado era stato disattivato l’allarme, cosa che i delinquenti non potevano sapere. Penetrati all’interno della casa, dopo aver indossato guanti, hanno raggiunto le stanze spruzzando narcotico. Poi lo scempio, non un cassetto risparmiato, la razzia, inclusa la pistola posata sul comodino accanto al letto, lo sconcerto di impossessarsi (con vittime narcotizzate) persino della fede e anelli d’oro ricordo di famiglia alle dita. Il risveglio solo nella mattinata, in preda a forti dolori al capo, assopiti, pensieri da incubi. Corrado convocato d’urgenza, via telefono e poi ‘ordine scritto’, dal comandante la compagnia di Albenga, il maggiore Sergio Pizziconi, romano, 48 anni, laureato in giurisprudenza, esperto di lotta al crimine organizzato e mafioso nell’imperiese. Poco importa se nelle ore immediatamente successive doveva accorrere il medico di famiglia alle prese con un cardiopatico. C’era l’ordine scritto recapitato dal comandante la stazione Carta che, a sua volta, era latore di un ordine perentorio. Ubbidire o essere passibili di conseguenze da codice penale. Esigenze investigative urgenti, manco a dirlo nessuno si è più fatto vivo, come è andata a finire.
I malfattori avevano lasciato una sola traccia, un cappello all’interno di un copricapo spedito al Ris di Parma. Forse mascherati e decisi a tutto. Consolazione finale degli inquirenti: “Meglio così, il bottino non conta, almeno non ci avete lasciato la pelle“. I vigliacchi rimasti impuniti e liberi di colpire altre volte nella città che cronache e comunicati stampa del Comune descrivono ‘assediata’ dalla videosorveglianza, dal Controllo di vicinato, dal presidio delle forze dell’ordine. Renato Rembado non si disperi e non alzi troppo la voce, meglio tenere il volume basso per non irritare il Palazzo, sempre che un vecchio cronista, disubbidiente, non rispetti il ‘silenzio è d’oro‘ e anche lui col patema d’animo che potrebbero tornare a colpire. In barba agli allarmi, alle porte e finestre blindate, a mille precauzioni. In attesa delle ‘città tranquille’, consegnate alla legalità, dal superministro dell’Interno, l’attivissimo in tv Matteo Salvini.