Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli: 10 anni fa l’addio (‘storico’) a Francisca


C’è chi avrebbe tutte le credenziali per essere annoverato nell’albo d’oro della storia nolese. Ci sono stati a Noli personaggi umili che nella loro semplicità di vita hanno assunto, ciascuno nel proprio ruolo, un esempio di alta nobiltà comportamentale  agli occhi di uno come me che  si è soffermato a valutarli, per trarne esempio. Dieci anni fa ritagliavo l’articolo scritto da Antonella Granero sul Secolo XIX.
Un “pezzo di carta, un pezzo di vita (mia)” da conservare gelosamente; caso vuole, mi è tornato sotto gli occhi qualche giorno fa e lo riporto volentieri, dopo dieci anni, al ricordo di chi l’ha conosciuta ed apprezzata, come onore alla sua memoria.

E’ morta a Noli l’ultima rammendatrice delle reti dei pescatori.
All’anagrafe rispondeva al nome Francesca Ganduglia. Ma per i nolesi ,e soprattutto per quel mondo della pesca che è sempre stato il suo, era sempre e soltanto Francisca.  Ora .che se n’è andata, tutta la città la piange: la piange perchè è un pezzo di storia di questo secolo che si chiude definitivamente – è stata l’ultima pescatrice in attività, l’ultima a rammendare le reti sulla spiaggia e sul lungomare – e la piange per la dolcezza e la serenità che, raccontano tutti, infondeva in chi gli stava vicino. Aveva iniziato da bambina a salire sull barca del padre. Da lì in poi, ha attraversato con passo lieve e con il sorriso mite tutte le attività legate alla pesca. E’ uscita in barca assieme ai suoi fratelli – morti nello stesso giorno, alcuni anni fa – ha venduto a terra il pesce pescato da loro, si è anche impiegata nelle industrie artigiane di lavorazione del pescato. In questo modo ha visto anche un pezzo di mondo, Francisca, lavorando a Lampedusa in una industria di confezionamento di avanotti. Ma poi è tornata a Noli. La notte, quando i fratelli e gli altri tornavano a riva (pesca delle acciughe ndr), la trovavano ad attenderli con il caffè nero bollente.
La più recente immagine di lei, è con ago e filo, a rammendare le reti di tutti i pescatori nolesi. Era l’ultima a saperlo fare, e l’ha fatto sino ad una decina d’anni fa. Era malata da tempo, è morta al S.Corona, assistita dai due nipoti . Francisca, vedova di guerra non appena sposata, non aveva più voluto un compagno ed era senza figli. Ieri mattina si sono svolti i funerali.

Grazie, seppure a posteriori, ad Antonella Granero  per aver “immortalato” l’immagine di un personaggio  che ha rappresentato  la vera identità nolese di un tempo che fu nel mondo della pesca.
Aggiungo io: la ricordo sempre vestita di nero con gonna lunga e velo legato dietro la nuca, era una persona altamente disponibile, educata e sempre sorridente nel rispondere in modo adeguato e preciso alle tante domande inerenti il mondo della pesca che le venivano poste mentre era intenta a rammendare le reti o sul mercato a vendere pesci. A me, invece, lei ricordava volentieri e mi attribuiva, con sorriso sornione, una sua idea di “combinazione”, quella capitata  la mattina del 7 novembre 1969.
Ero partito da Genova con mia moglie a bordo in viaggio di nozze sulla nave Naess Pride, e, mentre facevo “l’inchino” ravvicinato a Noli, la compagnia dei “PULIN” (così si chiamava la compagnia di pesca della famiglia) era intenta a tirare la sciabica dalla (allora)spiaggetta a levante del  molo, con lei partecipe.  “Fortuna” vuole che la “compagnia”, poco dopo il passaggio, ha avuto la sorpresa di trovare nel sacco della rete anche una coppia di grossi branzini, qualità di pesce rarissimamente catturabile con la sciabica, comunque mai di quelle dimensioni. Certo, si è trattato di un colpo di “buona fortuna”…, ma Francisca ce lo ha voluto comunque simpaticamente accreditare.
A PROPOSITO DI RISIKO
La settimana scorsa Alesben B. ha fatto confusione nel “virgolettare” alcuni dei miei “tratteggi” sul Sindaco Niccoli tratti (secondo lui) dal No 5 del 26 settembre 2013 (vedi); le stesse sono, invece, da attribuire al No 35 del 8/5/14  (vedi). Poco male.
Ma non per Alesben, perchè se ritorna a leggere bene e con calma il No 5, da persona che appare piuttosto  “avvelenata dai fatti” usando parole/argomenti in libertà, da parte sua, e nel rispetto dei lettori di questo blog, sarebbe doveroso, oltre che coerente, documentare le illazioni rivolte alla mia persona. Non dovrebbero mancargli le dovute/relative certificazioni, altrimenti è in gioco la dignità personale; ognuno ha la sua, ma questa è soggetta al giudizio della “gente”.  C’è in gioco la serietà oltre che la credibilità di chi cammina nel paese.
Scrivevo, tra l’altro, il 25/09/2013 sul No 5 di Trucioli.it (oltre 2000 visite): ….” Quando uno sale le scale del potere locale, cioè il Comune, non per dovere, ma perchè si offre, dovrebbe dimenticare chi è e chi ha dietro… intendo dire “blindare” i propri interessi personali, dimenticare quelli di famiglia, scoraggiare le pressioni esercitate dalle lobbies di partito”….
Ciò premesso,sarebbe opportuno, da parte del Sig. Alesben:
A) Dimostrare come ho acquisito voti “senza esclusione di colpi” e come, con quali atti ho portato, come “fine ultimo” quello  di far “pagare  tutti i cittadini“.
B) Se si è trattato di voti di fiducia o voti di scambio, modalità che probabilmente ha potuto certificare attraverso testimonianze? Quali ?  A favore di chi ?  Ha conoscenza di specifiche/personali promesse elettorali che ho offerto/barattato, e a chi, per raggiungere in maniera penalmente illegittima tale scopo ?
C) Mentre confermo le mie positive considerazioni sull’ambizione in quanto tale, alludere che io possa “voler tornare al comando…far primeggiare le mie idee” usufruendo di “un congiunto”, significa voler dimostrare che il “congiunto” non  è altro che un “quacchuaraqua“!  Un bamboccio!
Un buon genitore, al figlio maggiorenne, non dà ordini, ma risposte.
Onde poter rivalutare, se ne è capace, questa sua personalissima opinione, consiglio ad Alesben, un buon antiveleno ad uso politico  per sopperire allo shoc elettorale dello stesso Aleseben subito ultimamente….

LUTTI CITTADINI
Mario Manzin
a 90 anni ha lasciato la moglie, i figli e nipoti. Persona mite, riservato, casalingo, è stato un partner esemplare di una coppia affiatata. Da molto tempo abitante a Noli, era uno dei tanti profughi arrivati in Italia, fuggiti dalle zone dell’est al termine della guerra.    Ha lavorato come meccanico nella FIAT di Vado Ligure, non disdegnando di partecipare alla pesca stagionale delle acciughe.

Carlo Gambetta  


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C.Gambetta

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