” Alla redazione di trucioli.it, leggo (vedi………): premesso che non mi considero uno storico, ma semplicemente un ricercatore assetato di curiosità, permettetemi alcune precisazioni: 1) non ho detto nell’intervista a Imperia Tv chi fosse il partigiano interessato ai documenti rinvenuti, tanto meno ho specificato di quale colore avesse il fazzoletto; 2) i documenti, di cui possiedo copia, sono giacenti presso il locale Archivio di Stato e sono ancora più facilmente rintracciabili, per chi lo volesse, dopo il recente trasferimento in Valletta S. Cristoforo a Savona. Quindi chi volesse togliersi la curiosità potrebbe seguire il mio stesso percorso; 3) nell’articolo compare una certa confusione tra polizia e G.N.R., che erano corpi ben distinti. E mi pare di aver parlato solo di Polizia e Ministero Interni, non GNR. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti (ma non “nomi”), Gianluigi Usai “. Abbiamo seguito il consiglio e spulciato nell’archivio storico. Vero, emergono palesi e sorprendenti contraddizioni tali da mettere in dubbio il ruolo nella Resistenza ‘bianca’ di Lelio Speranza, a meno che non ci troviamo di fronte al presunto doppiogiochista. Lui sostiene di essere stato incarcerato, ma in questi giorni altri atti documentano l’esatto contrario ed ‘incensurato’. Stesso discorso per la prigionia nel campo di concentramento di Monza. Il dichiarato “mio ruolo nel controspionaggio” che non emerge nelle varie informative della questura e del Municipio (Il podestà) di Savona.
PRIMO DOCUMENTO – Lelio Speranza il 5 gennaio 1945 scrive al Ministero dell’Interno, Divisione Comando Generale Polizia Repubblicana, per ottenere l’arruolamento volontario nel Corpo degli Agenti Ausiliari di Polizia presso la questura repubblicana di Savona, allegando documenti di rito.
NUMERO DUE – La Capitaneria di Porto, a firma del capitano reggente, Mario Nassi, dichiara che il “giovane Speranza Lelio…è iscritto nella lista di leva di mare….
NUMERO TRE – Il 27 gennaio 1945 informativa al Questore di Savona a firma di un vice brigadiere in merito alla richiesta di Speranza Lelio ad aspirante agente di polizia. ….. E’ scritto: “…risulta di regolare condotta morale e politica, immune da precedenti e pendenze penali e nulla risulta a suo carico agli atti di questo ufficio….Non è iscritto al P/F/R. ma non risulta abbia sentimenti contrari all’attuale Regime. ….Non lavora perchè ex studente….è immune da malattie mentali latenti….E’ di razza ariana e religione cattolica.
NUMERO QUATTRO – Il 1° febbraio 1945, Anno XXIII, il Municipio di Savona, divisione I, sezione IV, lettera alla Questura Repubblicana, informazioni circa Speranza Lelio… l’aspirante, in oggetto, non è dedito al vino, né alle donne, né all’ozio e neppure al vagabondaggio, pertanto si da parere favorevole per l’assunzione nel corpo degli Agenti di Polizia Ausiliaria, Il Podestà.
NUMERO CINQUE – Il 3 febbraio 1945 il comandante del Reparto agenti di Ps scrive al Questore….Non risulta sia di sentimenti contrari all’attuale Regime. …Non frequenta cattive compagnie, non è dedito all’ozio, né all’alcol, si esprime parere favorevole….
NUMERO SEI – L’8 settembre 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale, corpo volontari della libertà, comando 2.a Zona Ligure, distaccamento Rosso, brigata Val Bormida A. Giuliani, attesta con dichiarazione personale del patriota – sotto la sua responsabilità – che Speranza Lelio…professione studenti con grado o mansione svolte nelle formazioni di plotone …comandante…periodo di appartenenza alla formazione dal 29 agosto 1944 al 28 maggio 1945…arrestato il 31 gennaio 1945…..luogo di detenzione carceri S. Agostino di Savona ,,,,liberato il 28 febbraio 1945…..non ha prestato servizio con i nazifascisti per il quale dal 28 febbraio 1945 al 20 aprile 1945 è stato autorizzato dal F.f.G di Savona e dal G.L.N. provinciale di Savona …per attività svolta nelle formazioni (partigiane ndr)…essendo uno dei responsabili della F.d.G. di Savona…data la mia attività di lotta cospirava finchè sospettato dovetti allenarmi per raggiungere i Partigiani. Partecipai in quasi tutte le azioni del mio distaccamento, azioni di Raf, attacchi contro postazioni di repubblicani, attacchi contro treni ecc, subii parecchi rastrellamenti da parte dei tedeschi, san Marco e Monterosa. Ultimo grande rastrellamento di Novembre 1944. Catturato a Savona in attesa di essere trasferito al campo di concentramento di Monza, nel frattempo godendo di una certa libertà, ripredendevo immediatamente contatto con la mia formazione, formavo il Distaccamento S.A.P Mazzini, ne nominavo il comandante mettendolo a disposizione del F.d.G. Formavo un servizio di controspionaggio in tutte le caserme di Savona. In Savona, di notte, fucilavo personalmente una spia della S.S. Avuto sentore che anche T.E.T.I doveva saltare, mi recai, con altri due uomini, sul posto catturandovi 5 tedeschi e 2 s. Marco colà in servizio, sabotandone l’esplosivo che avrebbe dovuto causare l’esplosione. Rientravo in formazione partecipando all’occupazione di Savona. Testimoni: Meinardi Agostino (Ere), Venturelli Uber (Reber), Venturelli Emilio (Niko), Rossi Giorgio (Gio) ecc… Nomi dei propri comandanti: Canavere (Cuneo), Solari Vittorio (Antonio), Astengo Giacomo ( ten. Minno), Montalbetti Guglielmo (ten. Mimmino), Com. di Div. (Bogliolo). Firma del Patriota….
Giudizio dei superiori diretti di Lelio Speranza:…”. Coraggioso e degno di lode “.
Di fronte a questi documenti – e lo vedremo più avanti – sorgano interrogativi e si affaccino ipotesi. Ciò che può stupire è per quale ragione il ‘dossier Speranza‘ non sia mai emerso prima d’ora. Il dr. Gianlugi Usai nell’intervista ad Imperia Tv del giornalista – scrittore di Resistenza, Daniele La Corte, oppone un “no grazie, nomi non ne faccio”. L’ha ripetuto anche a noi. Ha paura di farsi dei nemici ? Di esporsi in un contesto forse scettico, non favorevole, tenendo conto di cosa ha rappresentato e rappresentava il comm. Speranza a Savona, in provincia, in Liguria, nel Basso Piemonte e oltre i confini regionali. L’amicizia che lo legava ad un potente uomo delle Istituzioni democratiche (Paolo Emilio Taviani ministro dell’Interno, della Difesa e….). L’ultima volta di Taviani a Savona, lo ricordiamo come fosse ieri. Lui impegnato in una commemorazione, noi in servizio per Il Secolo XIX. Domanda: senatore avevate promesso di erigere un busto da sistemare all’ingresso del municipio di Bardineto in ricordo di Secondo Olimpio, non si è visto ancora nulla…. Taviani chiamò Speranza: “Senti cosa dice il giornalista, il busto di….cosa è successo…datti da fare… ero convinto…“. Speranza: ” Si, si, lo sai che con Secondo eravamo come fratelli, a Bardineto temporeggiano, ho già parlato più volte….comunque…”. Sono trascorsi anni, di busto nessuno parla più. Clamorosa ingratitudine o se volete promesse al vento, non solo in quel di Bardineto.
Taviani, il senatore, che avevamo conosciuto quando, con la numerosa famiglia (cinque figli), trascorreva un periodo di vacanze estive a Bardineto all’albergo ristorante delle Corriere della famiglia Manfrino. A Bardineto aveva uno dei suoi collaboratori più fidati, Secondo Olimpio, suo capo ufficio stampa al Ministero degli Interni, per un periodo sindaco del paese, ma anche segretario provinciale Dc. Ma soprattutto l’uomo delle ‘missione segrete’ , anche in Libia. Un mistero la sorte di un presunto memoriale che avrebbe scritto quando si trovava ricoverato alla clinica San Michele di Albenga, dove si è spento tra le sofferenze. La vedova, da noi interpellata, aveva smentito categoricamente.
Bardineto, per diversi anni, era stata la seconda casa Lelio Speranza, allora dirigente Agip, amico di Mattei e sponsor di eventi automobilistici in alta Valle Bormida. Taviani che abbiamo incontrato un paio di estati a Monesi all’albergo del Redentore allora gestito dalla famiglia di Guido Lanteri che è stato sindaco di Briga Alta. Taviani, politico di razza, storico, economista e giornalista, medaglia d’oro della Resistenza, fu tra i capi del Movimento Partigiano in Liguria. Subito dopo l’8 settembre (con il nome di copertura di Riccardo Pittaluga) è tra i costitutori del clandestino Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria (Cln-Liguria), come rappresentante della Dc. Gli è affidato il reperimento di contributi finanziari per la lotta partigiana, attività che lo porta spesso a recarsi tra le brigate di montagna (è di questo periodo la profonda amicizia con i comandanti Aldo Gastaldi (‘Bisagno‘), e Aurelio Ferrando (‘Scrivia’). Effettua missioni di collegamento con il Cln-Alta Italia (a Milano) e con gli osservatori militari alleati paracadutati oltre la linea del fronte. Cura, inoltre, La voce d’Italia, periodico illegale della Resistenza ligure. Nel dibattito all’interno del Cln regionale Taviani sostiene sempre la necessità di un comando militare unico, capace di coordinare in modo efficace l’impegno dei tanti volontari delle varie tendenze politiche.. La notte del 23 aprile del ’45 il Cln-Liguria assume la direzione dell’insurrezione di Genova. Il 26 aprile è Taviani ad annunciare l’avvenuta Liberazione della città, in un messaggio radiofonico rilanciato dalla BBC: “Genova è libera, popolo genovese esulta!”
Ci siamo dilungati, utile ragionare sull’amicizia che ‘legava’ Taviani e Speranza, sulla formazione di Gladio (pare opera di Taviani in collaborazione con la Cia) e sui ‘gladiatori savonesi e imperiesi’,e in quasi tutta Italia. Il Secolo XIX ed altri giornali pubblicarono i nomi, ma emerse che alcuni era ‘riservati‘, tra questi c’era Speranza ? Al giornalista lui ha sempre negato, anche quando il presidente Cossiga rivelò l’esistenza di ‘gladiatori’ segreti. Lo era anche Secondo Olimpio ? Lo smentiva. Speranza che a Massimo Macciò, scrittore e ricercatore di verità sulle ‘bombe di Savona’ del 1974 -’75, non diede alcuna certezza sul dubbio che fosse stato un avvertimento proprio all’amico fraterno Taviani, casualmente pochi giorni dopo in cui trovò l’auto di servizio danneggiata nel garage sorvegliato del ministero. Insomma come non immaginare che Lelio Speranza se ne sia andato portando con se qualche segreto.
LE RICERCHE DEL COMMERCIALISTA IN PENSIONE – Pare che Usai si sia imbattuto involontariamente nei ‘fascioli’ di Lelio
Speranza durante una ricerca durata 3 – 4 anni e con l’obiettivo di scrivere un libro sulle armi dei partigiani di tutta Italia. In particolare incentrato su Savona e Basso Piemonte. Libro edito da Marvia, tradotto anche in inglese ed andato esaurito. Usai con l’hobby delle armi, della guerra partigiana. L’Archivio di Stato inizialmente si trovava in corso Ricci in condizioni disastrose, chi lo frequentava e cercava, doveva munirsi di disinfettante o maschera… Ora è negli uffici ex Iva, una sede e sistemazione da paese civile. E’ ‘scartabellando’ che Usai ha scoperto gli incartamenti che ci ha pero negato. A quel punto non era difficile scoprire. E forse, ma sembra certo, a fare le fotocopie hanno provveduto anche esponenti della ISREC di Savona. E l’Anpi ?
Leggendo la ‘dichiarazione personale del patriota‘ emerge che Speranza sarebbe stato rinchiuso nelle carceri di Savona (vedi le date ), ma la circostanza non emerge in nessun documento prodotto alla polizia o redatto dalla polizia mentre Speranza chiedeva di arruolarsi nel corpo degli agenti ausiliari della polizia Repubblicana. Ci sono una serie di evidentissime contraddizioni. Ha ‘mentito’ per un ‘doppio gioco’ o hanno mentito in Questura, nella Capitaneria di Porto, ricorrendo alla falsificazione ? A che pro ? C’è altra documentazione che disorienta. Sul N. 70 del 13 giugno 1944 della Gazzetta di Savona compare il nome di Speranza….”colletta per acquisto Mas, motoscafo antisilurante..”.
Ora c’è pure chi ricorda quando il dr. Usai ha presentato un suo libro sugli aerei caduti a Savona. Speranza avrebbe fatto affermazioni ‘strane’…”. Del tipo: “…gli arei che venivano per liberarci dall’alto ci bombardavano e ci sparavano contro volentieri….“. Lo stesso Speranza che scrive di “essere stato catturato dalla G.N.R., incarcerato, trasferito nel campo di concentramento di Monza nel gennaio 1945…”. Ma è del 5 gennaio la sua domanda di arruolamento. E ancora, nelle informative di polizia e del Municipio risulta chiaramente che la famiglia non nutriva sentimenti antifascisti (Speranza sostiene che anche il padre, capitano marittimo in pensione, fu incarcerato), né contrari al regime, nessuno dichiara o da atto di ‘pendenze giudiziarie’ a seguito della domanda di arruolamento. Mentre Speranza sostiene, con dichiarazione e testimoni, di aver subito il carcere a Savona. Di essere stato arruolato alla Flac (antiaerea) con l’asserito parere favorevole della questura.
Poco tempo prima di lasciare la vita terrena Speranza prese parte ad una conferenza per l’ultima edizione del libro “Partigiani penne nere” di Mauri (Enrico Martini) che fu fondatore e comandante del 1º Gruppo Divisioni Alpine, il gruppo di partigiani autonomi più importante ed efficiente durante la Resistenza. Mauri decorato con Medaglia d’oro al valor militare a vivente. Anche dalla narrazione di Mauri sarebbero state riscontrate palesi contraddizioni, mettendo a confronto la storia dell’aeroporto di Vesime. Si parla di arei con 25 persone…ma non risultano, per tabula, velivoli di quella portata. Nel combattimento al ponte Perletto, si descrive una ‘carneficina’ tra San Marchi e partigiani con un’evidente incoerenza sui numeri descritti. Morti 16 partigiani e un ‘rivale’, per poi riferire che i cadaveri furono 42. (vedi……).
“Ci sono tante contraddizioni – ha ripetuto Usai a Imperia Tv, senza fare nomi -, cose che non stanno né in cielo né in terra e non mi è chiaro per quale ragione vengono accettate supinamente, anzichè fare una verifica con notizie precise”.
Altri ricordano la sorte dell’archivio partigiano che custodiva (vedi…..) lo storico capo partigiano col nome di battaglia “Ernesto” ( Gino De Marco) consegnato alla Isrec di Savona dopo che la Fondazione Carisa ha versato 130 mila euro (dei 150 richiesti) al figlio Nanni De Marco, popolarissimo giornalista sportivo savonese, che ha collaborato a Riviera Notte, Savona TV, Il Secolo XIX, La Stampa. Animatore infaticabile, hobby delle auto antiche.
C’è chi ha controllato, nell’Archivio di Stato, verificato, letto, foglio dopo foglio, oltre 40 faldoni, contenenti ognuno 250 – 300 documenti. C’è la storia delle ‘Bombe su Savona‘. Documenti e testimonianze. Esiste il rischio che ognuno finisca per far emergere una ‘verità’ o una ‘bugia’ secondo il proprio credo politico ? Quando Usai è stato intervistato dal giornalista Daniele La Corte qualcuno ha avanzato un sospetto: “siamo in presenza di un simpatizzante della destra, più o meno estremista”. La domanda l’abbiamo girata a Usai: “Da 23 anni frequento un gruppetto di amici che vanno dalla destra alla sinistra, non ho simpatie e non mi fido di nessuno, semmai sono abituato a verifiche e riscontri oggettivi, da prova provata”. E da ‘ricercato assetato…’ che idea si è fatto di Lelio Speranza ? Usai che è stato con Augusto Zerbone tra i fondatori e vice presidente delle Ruote d’Epoca di Villanova d’Albenga, sbotta: “Ripeto, non faccio nomi e non ho nulla da aggiungere “. C’è da scommettere che l’aureola di Lelio Speranza, tra gli amici e chi l’ha frequentato, conosciuto, resista a prova d’acciaio. Nonostante tutte quelle ‘copie e fotocopie’.
Luciano Corrado