Savona commissariata ? La domanda sorge spontanea alla lettura dell’articolo del Secolo XIX. Addirittura i savonesi sono stati convocati a Genova per ricevere il diktat del Presidente della Regione, vero e proprio “deus ex machina” della politica della destra in Liguria (mentre la sinistra non esiste).
Una situazione inquietante, che fa il paio con il commissariamento del bilancio già in atto da tempo e l’assenza di qualsiasi iniziativa politica che non sia quella dei “sorrisi al taglio dei nastri” della Signora Sindaco in una situazione di totale inanità politico – amministrativo.
Queste cose non succedevano neppure ai tempi del PCI del “centralismo democratico”.
A proposito vale la pena raccontare un episodio storico, tanto per sviluppare un esempio di tempi diversi.
Succede, tra gli ultimi mesi del 1956 e i primi del 1957 che nel PCI si aprisse un serio confronto politico causato da due avvenimento epocali : il XX congresso del PCUS con la denuncia dello stalinismo da parte di Kruscev e la rivolta ungherese soffocata dai carri armati sovietici.
Nel dicembre del 1956 si svolse a Roma l’VIII congresso del PCI, con i delegati chiamati ad affrontare questi temi in un dibattito difficile che, alla fine, avrebbe visto l’uscita dal partito di esponenti di primo piano come Antonio Giolitti e Fabrizio Onofri.
Nella commissione politica di quel congresso si registrò un intervento critico che suscitò grande scalpore: artefice Giovanni Battista Urbani, futuro senatore, ed esponente di spicco del PCI savonese.
Urbani sviluppò una critica “da sinistra” della posizione adottata dalla segreteria del PCI di sostanziale approvazione dell’invasione ungherese, appoggiato da Di Vittorio e dallo stesso Giolitti e fortemente contrastato dal relatore Alicata. Alla fine per comporre la situazione e consentire alla commissione di redigere il documento da sottoporre all’assemblea plenaria fu necessario un intervento mediatore dello stesso Togliatti.
Però non era finita. A Savona si rese necessario un cambio della guardia alla guida della Federazione e del Comune stante le dimissioni del Sindaco (e Segretario) Lunardelli, anch’egli su posizioni critiche e deciso, in quel momento come poi fece, a lasciare l’attività politica.
Per sostituirlo il gruppo consiliare comunista, partito di gran lunga di maggioranza relativa, scelse proprio il professor Urbani. La decisione non fu accettata dalla Direzione Nazionale, nell’ambito della quale molti erano memori del dissenso sulla linea ufficiale espresso da Urbani al Congresso Nazionale.
I Savonesi però non si fecero intimidire: dopo un lungo tira e molla arrivò in Liguria lo stesso responsabile dell’organizzazione del PCI Giorgio Amendola (leader dell’ala migliorista, ma fiero sostenitore del “legame di ferro” con l’URSS come del resto il suo discepolo Giorgio Napolitano).
Amendola non venne a Savona, si fermò a Genova e convocò i savonesi nella storica sede di salita San Leonardo. Da Savona si mosse soltanto l’anziano sindaco della Liberazione, Andrea Aglietto (classe 1888) che con Amendola aveva avuto una frequentazione nelle carceri fasciste. Aglietto incontrò Amendola e pronunciò una sola frase, in dialetto che pure il napoletano Amendola comprese benissimo: “ u scindicu de Savo –na ou sceglian i savoneixi”.
Urbani fu eletto Sindaco e la diatriba ricomposta. Altri tempi, altri personaggi politici.
Oggi vale ancora la domanda: Chi sta facendo il sindaco di Savona ?
Franco Astengo