Il titolo di una recentissima pubblicità redazionale merita di essere incorniciato: “Il Policlinico di Monza conquista la Liguria”. Sommario: “Qualità del servizio e della chirurgia e nessuna lista d’attesa. Il reparto d’eccellenza dell’ospedale di Albenga (costruito col denaro pubblico e grazie anche a vecchie donazioni di benefattori ndr) ha già messo in atto oltre 400 interventi nel 2018”. Il testo (ed il ‘ link sponsorizzato’), gli osanna, i meriti, le capacità, i risultati, si possono leggere sul giornale on line più letto in provincia di Savona (Ivg.it – Il Vostro Giornale) dell’editore Matteo Rainisio di Pietra Ligure e che negli stessi giorni informa i fedeli lettori di aver raggiunto 60 mila ‘fan’ (contatti giornalieri) con punte di 100 mila per ‘allerta meteo’. Accade mentre ‘misteriosi killer’ della sanità pubblica possono elencare nell’Asl 2 Savonese la mancanza di 16 primari, del direttore sanitario e dopo aver ‘sforbiciato’ reparti ‘improduttivi’. Si fa ricorso, sempre più spesso, a incarichi provvisori, a proroghe, alle graduatorie di specialisti ambulatoriali sballottati tra Albenga, Santa Corona, San Paolo, al San Giuseppe di Cairo. (Vedi graduatoria definitiva dei medici specialisti ambulatoriali…..)– (Vedi graduatoria dei veterinari…) E nell’ambito di un’oculata gestione del personale l’ingresso mattutino delle 7 è stato avanzato di mezzora, onde evitare possibili ‘vuoti improduttivi’.
IL PROBLEMA PRIMARI – A giudicare dalla politica adottata negli ultimi anni nei confronti dei posti apicali sembrerebbe che la figura del Primario ( o meglio del direttore di struttura complessa), sia del tutto irrilevante ai fini della organizzazione del lavoro e della gestione dei reparti all’interno di un’Azienda Sanitaria Savonese. Molte di queste figure sono sparite, sacrificate sull’altare del ‘Dio Risparmio‘ e razionalizzazione, a cui si devono offerte quotidiane e periodici riti solenni ( che di solito si tengono nella sede genovese dell’Assessorato Competente ?).
In realtà, hanno spesso confidato i diretti interessati, in tutti questi anni, di risparmi se ne sono visti ben pochi, dato che sono ormai quasi vent’anni che questa litania viene recitata, senza che il tanto invocato Iddio si sia mai palesato. Sono pure testimoni gli infermieri.
È vero che sono stati creati alcuni primariati di cui forse si sarebbe potuto fare a meno ( uno per tutti la Terapia del Dolore…). Ma questo è spesso accaduto per rispondere ad esigenze più politiche che di natura medico- scientifica. Nomi e cognomi sono eloquenti.
Se uniamo il mancato rinnovo di alcuni primariati ad altri dati ad amici di partito, che spesso non avevano un gran bagaglio scientifico o professionale, otteniamo un importante calo della qualità dell’offerta medica nella nostra provincia. E di conseguenza fuga verso altre regioni o Asl confinanti. Un esempio pratico ? Il prof. dr. Guido Grappiolo che fu tra i discepoli dell’era di Lorenzo Spotorno, è responsabile dell’Ortopedia dell’anca e chirurgia protesica dell’Humanitas e i tempi d’attesa raggiungono già 6 mesi, una buona percentuale di pazienti proviene dal ponente ligure e tra gli ambulatori dove visita, oltre a Roma e Napoli, c’è pure quello della Fondazione Banca d’Alba di Albenga. Per chi conosce la storia ospedaliera alla fine degli anni ’70, solo al S. Corona, c’erano personalità del livello di Spotorno, Gazzaniga, Ponte, Marenco, Zinicola, il mitico prof. Bruni dermatologo e Mantero, Chirurgia della mano, entrambi al San Paolo, ed ora?
La buona sanità, inutile nasconderlo, la fanno soprattutto i buoni medici. Senza i primari non vi sono più scuole, scarso è l’aggiornamento professionale, scarsa la programmazione del futuro. Diventa invece forte la sudditanza verso il politico o l’amministratore di turno di chi, non avendo carisma e avendo poco potere, dipende troppo dal ” capetto “, o può bloccargli la carriera. Senza generali, o con generali mediocri testimoniavano i nostri nonni delle Grandi Guerre, non si vincono le guerre, e non è forse un caso che la struttura dei reparti e le funzioni degli ospedali siano state a suo tempo disegnate alla maniera di quella degli eserciti.
E a tre anni dall’insediamento del ‘modello Toti’, con Sonia Viale, avvocato imperiese, politico leghista di razza, con esperienza governativa come sottosegretario, persona a modo che non rifugge la visibilità mediatica e televisiva, l’orientamento prevalente delle cose non cambierà, e molti posti apicali verranno soppressi, in favore del risparmio e della razionalizzazione della Sanità a favore del privato. Siamo già al Policlinico di Monza e all’esplosione degli ambulatori privati, mai così oberati di lavoro e redditività.
IL RISPARMIO DELLA MEZZORA AL MATTINO – Sull’orario di entrata ed uscita dall’ospedale forse non è il caso di commentare. Quando dei professionisti della sanità si fanno trattare come degli impiegati del Catasto ( nulla contro il Catasto, si badi bene!), presto potranno perdere magari una loro dignità, che gli è data dalla qualità del lavoro che svolgono e dai doveri nei confronti del loro unico e vero datore di lavoro, che è la persona malata. Ed allora forse si potrà vedere, come a volte accade, medici in attesa davanti al “timbro ” ad aspettare i minuti che servono per completare le ore dovute. Ovviamente vi è il rovescio della medaglia, di chi si ” imbosca” su lavoro, o passa la mattina alle macchinette del caffè. Ma, come si sa, spesso è il marinaio che rovina il porto.
SANITA’ PUBBLICA E PRIVATA – Sanità pubblica e sanità privata ospedaliera ( si badi bene, accreditata, e quindi, sempre pubblica è). Anche qui vi sarebbe da scrivere uno o più libri. Meritano di essere rimarcati solo alcuni punti caratterizzanti.
Struttura pubblica e punti di forza: universalistica, quindi aperta a tutti e fornitrice dei migliori servizi a tutti. Accade che le lunghe attese in certi settori possono escludere importanti fette di popolazione e indurla ad utilizzare strutture private ( queste si’, private-private), per far fronte ad esigenze più impellenti, ( vedi TAC, RM, esami di laboratorio, certe visite specialistiche, ecc.). Di solito consente l’uso di materiali migliori per qualità ( es. materiale protesico, macchine di diagnostica “pesante” ecc.). Rispetta meglio l’appropriatezza”, cioè la possibilità di fornire a quel paziente proprio ciò di cui ha bisogno, niente di più e niente di meno. Può fornire al cittadino utente anche quelle cure, che spesso sono le più costose, e che al privato interessano di meno, in quanto li considera antieconomiche( servizi di Pronto Soccorso, Rianimazione , Unita’ Coronarica, e così via).
Punti di debolezza: macchina organizzativa rigida e lenta, soggetta a leggi statali e regionali, spesso complesse, a volte astruse, per quanto riguarda l’acquisto di attrezzature, l’assunzione ( e non parliamo di procedimenti disciplinari, del licenziamento!) del personale, il trasferimento dello stesso da un servizio all’altro. Si aggiunga il rapporto con la politica, che a volte ne condiziona pesantemente le scelte, sia nelle assunzioni del personale, sia nelle strategie dell’offerta dei servizi. E una manina, come insegna la cronaca, può arrivare anche da un maestro venerabile, dall’appartenenza in loggia, all’Obbedienza più forte e presente in zona.
STRUTTURA PRIVATA E PUNTI DI FORZA: la macchina organizzativa è molto più snella e veloce nel rispondere ai problemi ed alle richieste. Il Personale è più mobile e spesso ( non sempre!), più efficiente. La scelta dei medici è più diretta, e consente di trovare, anche rapidamente, colui o colei che serve in quel momento, o che offre le migliori qualità per quel lavoro. Le gare di acquisto dei materiali d’uso sono più immediate, e quasi sempre consentono migliori risparmi rispetto al pubblico.
Punti di debolezza: il privato accreditato preferisce gestire i servizi a più alta resa, e cerca di evitare quelli a sicuro deficit ( Rianimazione, P. S….). A volte la qualità dei materiali non è la migliore. Vi è il rischio di scarsa appropriatezza ( es. fare interventi non così necessari per incrementare le entrate, come si legge in certe realtà del Bel Paese quando scoppia un bubbone giudiziario). Necessità di far quadrare i bilanci: il privato deve, per sopravvivere, chiudere il bilancio in attivo, e questo, in sanità, non sempre è raggiungibile con facilità, a meno di non sacrificare la qualità dell’offerta sanitaria!
C’è un’ultima osservazione e riguarda lo spaccato giornalistico, dell’informazione. Il vecchio cronista di questa provincia, ma non è il solo, i colleghi pensionati ricordano bene per aver fatto magari esperienza diretta. Nel cosiddetto ‘giro di cronaca’ c’era l’ospedale, l’Asl, il pronto soccorso almeno due volte al giorno, il contatto con primari, medici, sindacalisti, direttore sanitario, direttore amministrativo. Un bagaglio di conoscenza, uno strumento di ‘controllo’, di obiettiva e completa informazione. Si poteva darne conto ai lettori pure da testimoni, fare da pungolo se necessario. Oggi si smarrite le ‘buone abitudini’ del cronista di strada. Si ricorre al telefono, ai comunicati stampa, alle veline. Chi ha la pazienza di tenere la rassegna stampa ospedaliera e Asl può confermare.
A fronte di una lagnanza, di una problematica, di un paziente che protesta, della presa di posizione di questo o quell’esponente politico, sindacalista, magari tra polemiche ed il rinfacciarsi, il ‘quando c’eravamo noi, quando c’eravate voi…’, magari qualche storia di mala sanità finita davanti ai giudici. Si possono leggere, a volontà, titoloni e paginate in cui si magnifica questa o quelle iniziativa, questo o quel potenziamento. E ne daremo conto. Sia chiaro, sarebbe puerile sostenere che ora, più di ieri, tutto va male, tutti incapaci. Resta un dato di fatto ascoltando chi ha trascorso una vita in ospedale e chi ora è alle prese con la sanità ligure del terzo millennio. Chi predicava l’Uomo della Provvidenza, sganciato da lacci e laccioli, da influenza politiche, si ritrova con gli ‘ometti’ della Provvidenza. E siamo scesi sempre più in basso. La sanità pubblica sempre più nell’angolo, quella privata sempre più conquistatrice vittoriosa (e con costose campagne pubblicitarie) su quotidiani on line, su Il Secolo XIX, La Stampa.
L’articolo, a pagamento, di Ivg dei primi d’aprile e non è un ‘pesce d’aprile’, bensì un testo firmato da un giovane giornalista pubblicità che esordisce: ” Efficienza, sicurezza e comfort per i pazienti e i loro famigliari, uniti all’alta qualità del servizio e della chirurgia. E con liste d’attesa praticamente ridotte a zero, Concetti chiave che rappresentano la spina dorsale dell’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia di Albenga, in gestione al Policlinico di Monza dal 2017 “. Presto leggeremo la brillante pagella per l’ospedale di Cairo Montenotte e di Bordighera, destinati a privati. Senza andare lontano lo stesso gruppo privato opera nel cuneese, nell’alessandrino, la Lombardia è la culla di investimenti nella sanità di società Spa e Srl. Un tempo Santa Corona calamitava pazienti dal Nord al Sud d’Italia. E le liste d’attesa suscitarono addirittura un blitz domenicale dell’allora ministro liberale degli Affari Regionali Raffaele Costa (e ministro della Sanità nel primo governo Berlusconi) con echi di stampa nazionale ed una clamorosa inchiesta giudiziaria.
Doctor
SUL PROSSIMO NUMERO DI TRUCIOLI, L’ASL 2 ALL’ALBO PRETORIO: NOMINE DI DIRIGENTI MEDICI, DIRETTORI, GRADUATORIE, PENSIONAMENTI, PREMI DI PRODUTTIVITA’, PUNTEGGI, BANDI, INCARICHI PROVVISORI, DIMISSIONI, INCARICHI SPECIALISTICI E AMBULATORIALI, CONFERIMENTI INCARICHI QUINQUENNALI, TEMPORANEA COPERTURA DI POSIZIONI RESE VACANTI.