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Antica Chiappinata del Priamar, inedite scoperte e conferenza dell’ing. Mazzucco


Lo studioso Rinaldo Massucco, ingegnere, componente della Consulta culturale savonese (ne fanno parte A CampanassaIstituto Internazionale di Studi Liguri-Sezione Sabazia e Italia Nostra, sezione di Savona)  ci proporrà le sue inedite riflessioni sulla Chiappinata, la principale via medievale cittadina, e su secoli di storia del Priamàr nel corso di una conferenza che si terrà nel Salone di Storia Patria, venerdì 9 febbraio, alle ore 17.30.  Leggi anche: Lavagnola e Legino quando erano comunità indipendenti.

I due accessi della Fortezza in una prospettiva del 1636

Fino alle ristrutturazioni eseguite nel 1683, su progetto dell’ing. Domenico Sirena, la Fortezza di Savona era fornita di due accessi indipendenti: l’accesso diretto al Maschio (realizzato nel 1542, al momento della costruzione della Fortezza ideata dall’ ing. Giovanni Maria Olgiati, e chiuso e murato appunto nel 1683) e l’accesso principale posto allora (come oggi) sull’ asse del ponte che scavalcava il fossato esterno.

L’ing. Rinaldo Massucco

I lavori del 1683 comportarono anche la realizzazione di un semi-bastione tuttora esistente, sottostante l’orecchione del bastione di San Carlo: per questo motivo scomparve la rampa che dal fossato saliva all’ antico ingresso, che fu conseguentemente murato. Fu riaperto nel 1975, dopo lunghi lavori di restauro realizzati dal Comune di Savona per disporre di un’uscita di sicurezza per gli spettacoli tenuti nella piazza del Maschio, su idea e proposta del Gruppo Speleologico Savonese, dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri e della Società Savonese di Storia Patria.

Fino agli anni 1558-1559, però, il fossato della Fortezza non era stato completato e non esisteva ancora il ponte d’accesso all’ingresso principale, che invece fu costruito tra il 1542 e il 1543.

Come si entrava pertanto nella Fortezza negli anni 1543-1544? Probabilmente vi si accedeva percorrendo ancora l’antica strada medievale della Chiappinata, che dalla Torre del Brandale arrivava un tempo fino all’ antica cattedrale di Santa Maria di castello, sul Priamàr, come pare suggerire un’antica planimetria della Fortezza conservata nell’Archivio di Stato di Torino.

La Fortezza con il vecchio ponte d’accesso nella nota veduta del 1627 di Orazio Grassi

Il fossato interno della Cittadella della Fortezza fu però realizzato solo tra gli anni 1595 e 1605, nello stesso periodo in cui fu demolita l’antica cattedrale: come si accedeva prima di allora alla piazza della Cittadella e all’interno della Fortezza? Lo suggerisce un’antica galleria tuttora presente all’ interno della Cortina di San Biagio.

Dall’analisi degli accessi più antichi della Fortezza e dei resti archeologici dell’Ospedale Grande della Misericordia tuttora esistenti sul Priamàr – evidenziati dalle campagne di scavi condotti dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri – si possono sviluppare nuove ipotesi sulla posizione dell’antica Chiappinata, che fu percorsa dai savonesi per l’ultima volta nel tardo pomeriggio del 24 aprile 1543, quando – come ci lasciò scritto il nostro concittadino Agostino Abateancora che fuse dopodisnaro li masari de lo domo e con loro molti citadini ne andono al domo e con li preti de lo domo prezeno lo santo sacramento e lo portono honorata menti in santo Pietro con grande soma de brandoni asezi e con grande copia de lacrime e de pianti”.

Il ponte d’accesso alla Fortezza, ricostruito nel 1782

Gli antichi accessi della Fortezza e la probabile collocazione dell’antica Chiappinata saranno illustrati da Rinaldo Massucco venerdì 9 febbraio 2018, alle ore 17.30, nel Salone di Storia Patria.

LAVAGNOLA E LEGINO QUANDO ERANO COMUNITA’ INDIPENDENTI

Fino a pochi decenni or sono, Lavagnola e Legino furono due comunità indipendenti con proprie tradizioni e punti sociali di riferimento. Anche la loro toponomastica storica, almeno quella anteriore al 1215 a cui qui ci riferiamo, descrive ambienti e insediamenti diversi.

Più appartata Lavagnola, sede di numerosi mulini e con alcuni nuclei abitati collinari ben definiti – come Marmorassi, Riborgo e la zona tra San Michele e Montemoro – in cui compaiono evidenti toponimi di origine germanica. Le chiese antiche sono San Dalmazzo, San Nazario, San Michele di Alpesella e il monastero maschile e femminile di San Salvatore e San Giacomo di Montemoro, raggiunto da una strada riattata nel 1214 che si inerpica da Cantagalletto verso Altare e Ferrania.

Legino denuncia le sue origini romane e contiene numerose proprietà religiose che ne continuano la vocazione agricola in un’area comoda e fertile per l’acqua del rio Molinero e degli altri ruscelli che sfociano sull’ampia spiaggia, su cui gravitavano, in sequenza a partire dalla foce dell’attuale Letimbro: il monastero femminile di Santa Cecilia, le Fornaci (allora Maonarie) e Zinola, al confine con Vado, in corso di sviluppo intorno alla chiesa di Santo Spirito.

La seconda parte della ricerca inedita sulla toponomastica storica di Savona, dedicata a Legino (con le Fornaci e Zinola) e a Lavagnola (con le alte valli savonesi), sarà illustrata da Furio Ciciliot il 23 febbraio 2018, alle ore 17.30, nel Salone di Storia Patria.


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