Infrastrutture: Savona che fa? Dorme? Savona e provincia: due realtà molto diverse. Forse addirittura tre realtà, se non quattro. E’ abbastanza evidente che l’area Savona-Vado-Albisola ha avuto un passato con un denominatore comune di industria ed attività portuale. Anche la Val Bormida ha avuto un passato industriale importante. La parte orientale della provincia “sul mare”, e cioè Celle e Varazze ha avuto anche un importante contributo dovuto al turismo estivo ed alberghiero. Da Bergeggi ad ovest, dove il peso dell’industria è stato inferiore, s’è sviluppata, complice anche un clima migliore, una accoglienza turistica più importante.La crisi industriale ha colpito duro negli anni ed oggi Savona è una città che non è più industriale, ma non ha nemmeno scelto che fare: turismo, cultura, università, alta tecnologia, imprese legate ad internet. Ormai da troppo tempo è soggetta ad un malessere strisciante e subdolo.
Savona non vive più di luce propria. Dovrebbe scrollarsi di dosso questo malessere che nasce prima di tutto dalla propria identità perduta e riacquistare una funzione ed un ruolo.
In quanto poi a riacquistare il vero, riconosciuto ruolo di capoluogo di una Provincia ce ne vuole! Complici anche scelte deleterie da parte dello Stato, la “provincia” come ente politico e di riferimento è agonizzante.
La forza può solo arrivare dalle differenziazione dello struttura economica e culturale, due capitoli quasi da riscrivere: Savona deve saper attrarre funzioni nuove e più promettenti che riguardano la cultura, la scienza, il turismo, i servizi, l’industria, i trasporti.
Ma un grosso “ma” è dovuto anche alla classe politica in dissoluzione: non esistono personaggi politici di rilievo, di spessore, che contino a livello cittadino, regionale, nazionale. Davvero penoso osservare che la città di Savona, alle ultime elezioni comunali, ha dovuto “importare” politici da ovest, da est, da nord!
Le esigenze infrastrutturali di Savona e del Ponente ligure sono da anni assopite in un limbo che isola tutta l’area rispetto al sistema territoriale circostante: mancano le connessioni infrastrutturali aeree, ferroviarie e stradali.
Ventimiglia, Torino, Genova sono …..lontanissime! Lontanissime in tempi normali, irraggiungibili quando accade un piccolo incidente che blocca tutto il ponente ligure.
Il Savonese soffre di una grave carenza dell’intero sistema infrastrutturale destinato alla mobilità delle persone e delle merci e le ragioni di questa grave carenza sono molteplici:
sicuramente l’obsolescenza delle infrastrutture, infrastrutture realizzate con scarsa lungimiranza, ma, in primo luogo ritardi e manchevolezze nell’identificazione progettuale di soluzioni adeguate alle esigenze. Che cosa manca?
Possiamo fare un piccolo elenco:
- il raddoppio della ferrovia del Ponente: un ibrido tra alta velocità e servizio locale, che penalizza moltissimo il territorio a favore di un ipotetico grande flusso veloce di attraversamento;
- l’adeguamento e il potenziamento della tratta ferroviaria Savona-Torino;
- l’adeguamento e il potenziamento della tratta ferroviaria San Giuseppe/Acqui/Alessandria;
- il raddoppio dell’Autostrada Savona – Torino è stato concluso da qualche anno ma la vecchia tratta tra Ceva e Savona è ancora pericolosa ed inadeguata;
- l’adeguamento dell’autostrada Ventimiglia-Savona, al collasso troppo spesso;
- la realizzazione dello superstrada o autostrada Albenga-Carcare-Predosa;
- il casello Albamare per Savona centro, porto, ospedale;
- il tunnel sottoporto a Savona che eviti il blocco delle delicata e scarsa viabiltà urbana;
- una nuova tratta autostradale tra casello di Savona-Vado ed il casello di Celle per evitare il tratto autostradale più pericoloso d’Italia;
- realizzare un autoporto che risolva l’annoso problema dei TIR che non hanno una collocazione né nell’area portuale attuale, né in quella in via di realizzazione: a questo scopo sarebbero preziose le aree dell’ex carbonile della centrale di Vado Ligure;
- un’Aurelia bis non a tratti insignificanti ma con una funzione vera ed coerenza col territorio.
Il nodo portuale e l’autoporto: un problema che ormai giungerà a breve ad un punto di estrema criticità: il collasso del traffico del centro dello città è una realtà che il contributo delle crociere ha esasperato ed ha esteso dal levante al ponente cittadino, e che quel misero rimasuglio di Aurelia bis in costruzione non risolverà;
Il nodo portuale di Savona richiede interventi strutturali e organizzativi importanti che, tenuto conto della natura dei luoghi, risultano molto difficili e costosi, d’altronde l’alleggerimento del traffico merci e croceristico sulla viabilità urbana centrale di Savona è condizione irrinunciabile per la riqualificazione urbanistica di zone di grande valore per la vita e l’immagine della città.
Sotto questo profilo occorre un intervento radicale sull’organizzazione e la gestione dei flussi per e da il porto per diminuire al massimo l’ impatto, sollevando le scarse aree urbane dall’assolvere alle funzioni logistiche proprie di un autoporto: bisogna dire basta ai TIR parcheggiati in tutta l’area del casello autostradale comprese le vie di accesso e tutte le aree circostanti. Ci vuole programmazione!
E’ indispensabile la realizzazione di un autoporto, ben radicato sul sistema autostradale, da cui con uno precisa programmazione dei flussi e delle cadenze partano i vettori di trasporto su gomma: è da tenere in assoluta attenzione l’entrata in servizio della piattaforma Maersk di Vado Ligure che darà un notevole impulso alla circolazione di TIR, esasperando sia il problema del parcheggio che quello della circolazione stradale ed autostradale. Ce lo possiamo permettere?
Savona che fa ? Dorme ? E non si sveglia.
Paolo Forzano