Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Loano, quattro anni fa la morte di Stefania
Uccisa dal marito, la villa è sotto sequestro
La famiglia ha fatto causa alla giovane erede


Un dramma che aveva scosso Borghetto e Loano, la provincia, la Liguria dove l’allora presidente Burlando, a nome di tutta la giunta, inviò le condoglianze al sindaco, Gianni Gandolfo (di cui Stefania Maritano era apprezzata vice sindaco), a tutta l’amministrazione comunale, alla città. Sono trascorsi 4 anni e sui muri compaiono puntuali gli anniversari, il ricordo  e l’amore immutato dei genitori, dei parenti. Un’altra pagina, tenuta lontano dall’interesse dei cronisti, come conseguenza di quel folle dramma, si consuma nel tribunale di Savona. Non l’inchiesta sul femminicidio e suicidio presto archiviata, ma una causa civile, con richiesta danni (e il sequestro della villa a Loano abitata dalle vittime), nei confronti dell’erede testamentario e figlia dell’uxoricida. Stefania qualche tempo prima di essere uccisa fece testamento, lasciando la proprietà dell’immobile e forse altro, alla giudiziosa e studiosa figlia di Paolo Moisello, l’assassino.

La villa sulle alture di Loano, in via Bulasce, sulla strada che conduce in frazione Verzi e dove si consumo la sconvolgente tragedia, finita sotto sequestro dal tribunale nell’ambito di una causa civile nei confronti della figlia dell’assassino che è l’erede testamentaria della vittima
Il manifesto funebre nel quarto anniversario della morte di Stefani Maritano che fu vice sindaco di Borghetto S. Spirito

Non sappiamo nulla del nuovo percorso giudiziario della causa, né chi siano gli avvocati, né il giudice ‘istruttore’ cui è stata assegnata e quante udienze si siano già tenute. Il loro esito. Diciamo soltanto che la notizia della controversia  civile da parte degli anziani genitori di Stefania (il padre Piero, possidente, è stato assessore e consigliere comunale a Loano per il Psdi, consigliere comunale di opposizione a Borghetto, dirigente della squadra di calcio della Loanesi) e dei congiunti più diretti, una sorella, i nipoti, non è fresca di mesi. A Borghetto e Loano è risaputa negli ambienti della politica e non solo. Nulla si era saputo anche del provvedimento di sequestro (conservativo?) dell’immobile.

Una lacerazione, come sempre accade quando si ricorre alla giustizia per vantare una ragione, un diritto, che finisce per coinvolgere inevitabilmente il pathos di due famiglie, creare ora ansia, ora tensione, far fronte a spese, ripercorrere quei giorni che sarebbe troppo bello cancellare.  Impossibile. Stefania, ricordava nel terzo anniversario il manifesto funebre, che “la mamma, il papà, la sorella, il cognato, la zia ed i cugini, ricordano con tanto amore e rimpianto”.

Il manifesto funebre affisso in occasione del terzo anniversario della morte

Il Secolo XIX, dell’ottobre 2013, dava conto che Paolo Moisello, 54 anni, geometra, per un periodo dipendente comunale a Loano, prima di uccidere Stefania Maritano, 49 anni, vice sindaco ed assessore al Bilancio, scrisse due biglietti: ‘Ho paura di perderti….‘.  Un ossessione, forse la molla scatenante. L’inchiesta della magistratura non ha lasciato, a quanto pare, zone d’ombra. Nè corresponsabilità. Moisello ha fatto tutto da solo, l’arma era regolarmente detenuta. Ha maturato nel tempo il proposito di farla finita. Lasciare nello strazio l’anziana mamma, l’adorata figlia, la sorella. L’ha uccisa a bruciapelo mentre Stefania era girata e scendeva le scale. Nei due biglietti Moisello ha lasciato una sorte di ‘testamento’ sul perchè di quella vendetta. Non sono stati resi noti, neppure a chiusura delle indagini, eventuali altri retroscena sugli ultimi giorni di vita di Stefania e di Paolo.  Le persone incontrate. Una curiosità morbosa che è meglio archiviare, ignorare.

La tragedia ha, come accennato, avuto uno strascico al tribunale civile. Stefania si era affezionata e stimava l’unica figlia Paolo, laureata, giudiziosa e schiva, e che faceva pratica nello studio tecnico di un professionista ingauno. La mamma, dipendente comunale a Ceriale, separata, si è rifatta una vita con un compagno, a sua volta, ex vigile urbano e pensionato dal Comune di Loano. Vivono in regione San Giorgio, tra Ceriale ed Albenga.

Una ferita che la controversia non giova a rimarginare. Paolo ha lasciato ancora in vita e sola, l’anziana mamma, una sorella insegnante abita a Ceriale. All’orizzonte l’iter di un processo che potrebbe durare anni, qualora si finisse anche in appello o non si raggiunga una transazione ragionevole che quando ci sono in ballo certe tragedie famigliari non è semplice comporre.

In pratica i genitori di Stefania in primis, si battono affinchè la dimora della loro amata figlia, alla quale ha concorso anche Paolo Moisello, non finisca ad una Moisello erede. Chiedono il risarcimento danni conseguente al delitto, al dolore, alla vecchiaia sconvolta. A Borghetto e Loano se ne parla da un paio d’anni, ognuno racconta una versione, una verità. La cappa del silenzio aveva coperto nel giro di pochi giorni quel dramma, oggi copre un evento giudiziario dai risvolti non frequenti e nonostante la notorietà delle parti in causa. Il giornalismo del silenzio, dell’autocensura, prevale sul giornalismo dell’informazione, su fatti di indiscusso interesse per cosa è accaduto e per ciò che rappresentano, magari persino una causa pilota. Che miseria cari colleghi giornalisti !


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