Albissola, divampano le polemiche per un articolo del Secolo XIX (apparso anche su La Stampa) che ha titolato: “E’ morta Ivana Damiani che aveva fondato il bar Testa….”. Commento di trucioli.it. A ognuno il suo mestiere o se volete professione. Mettere in croce un direttore di giornale perché sull’edizione di Savona è apparsa una notizia sbagliata che rappresenta già una ‘ferita’ alla credibilità, non s’ha da fare. Non perché non si debba criticare un giornalista, ancorché responsabile per la legge di quanto è scritto sul giornale, ma un direttore e in questo caso specifico il capo o vice di una redazione locale non può sempre verificare tutte le notizie. Spesso ha sulle spalle (non il direttore che si occupa soprattutto di altri contenuti) la ‘responsabilità’ di 15- 18 pagine e deve fidarsi. Errore perdonabile comunque lo si valuti, non merita ‘palate di fango’ ad personam. Chi ha fatto questo lavoro, compreso il nostro piccolo hobby di blogger, sa quanto sia facile ‘scivolare’ su una notizia. O per negligenza, superficialità dell’informatore, redattore, corrispondente, collaboratore. Un giornale non andrebbe giudicato da un singolo abbaglio, ma se è coerente con il giornalismo di servizio che significa soprattutto fare i ‘cani da guardia’ del potere, della democrazia e non avere ‘padrini’, suggeritori occulti.
ECCO IL TESTO INVIATO A FIRMA DI PAOLO FORZANO E I COMMENTI SCRITTI CHE NE SONO SCATURITI
IL SECOLO GIORNALE DI IGNORANZA INVECE CHE DI INFORMAZIONE:::il Bar Testa perché si chiama Testa? Qualche cervello pensante a Il Secolo c’é? Lasciamo perdere il Direttore che è piovuto da altri lidi, ma qualche giornalista albissolese c’è. Conoscono il loro paese? Il Direttore ha chiesto loro?
spiace veramente e sono scioccato per la brutta figura incappata dal nostro giornale locale.
leggere i giornali? Quante volte il titolo dice una cosa e l’articolo un’altra!
Condoglianze sentite alla famiglia della sig. Ivana.«Ci vediamo da Testa»: lo storico bar di Albissola si rinnova
Una nuova pagina si è aperta per il Bar Testa di Albissola Marina. Terminata nel dicembre scorso la gestione di Abele Biagioni, il celebre locale è passato di mano a una giovane famiglia. Dopo i lavori di ristrutturazione, c’è stata la riapertura con parte dell’arredo rinnovato con attenzione e rispetto alla storia del Caffè, le cui pareti sono arricchite da fotografie in bianconero che riportano agli anni d’oro di un paese che, tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, era solitamente frequentato da famosi artisti, cantanti, attori e sportivi. Ora al timone ci sono Gabriel, la moglie Radia e suo fratello Carlo. Obiettivo: mantenere la tradizionale clientela e nel frattempo attirare i giovani. Per l’estate sono previste serate con dee jay e, tra luglio e agosto, novità con l’orario continuato. Alla famiglia l’esperienza non manca, dopo gli anni di gestione del Bar Levey di Sassello e dell’omonimo spaccio situato nell’ospedale di Savona.
Al mastro gelataio Franco Galantini, l’incarico di offrire il meglio della sua arte. I dolci artigianali giungono dalla pasticceria Caviglia di Vado Ligure. Bruna Magi, scrittrice e giornalista, albissolese che fa spola con Milano dove lavora, frequentatrice del locale, ricorda: «“Ci vediamo da Testa” significava incontrarsi nel cuore del mondo creativo: idee e opere d’arte nascevano lì, tra un caffè e un aperitivo. Ricordo il mistero seduttivo di Quasimodo, l’allegria irresistibile di Sassu, l’ironia di Lucio Fontana, il genio dei tagli che amava le Madonne del Perugino». E aggiunge: «Un mondo perduto? No, oggi loro sarebbero i primi a dire che ogni giorno è l’ideale per cominciare una nuova impresa».
