Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Ricordi da docente a Loano. L’Istituto (ora Falcone) con 48 anni di storia e di diplomi


Passato, presente, futuro. Con un istintivo senso di orgoglio, talora un po’ simile a quello che prova una madre quando vive i successi personali dei propri figli, voglio presentare, anche se nessuno di loro ha bisogno del mio intervento per il suo accesso alla notorietà, alcuni giovani loanesi, personaggi che ritengo particolarmente meritevoli di menzione e di plauso. Hanno in comune il fatto di aver frequentato tutti la stessa scuola: l’istituto  Giovanni Falcone che, in passato, ha ospitato la sede dell’Unitre.

 

Un’espressione originale e pura della personalità di Cinzia Bassani, loanese che ha raggiunto traguardi professionali e successo merito

L’edificio scolastico ha ottenuto l’ intitolazione con il nome di “Giovanni Falcone” il 27 aprile 2004. Sono stata invitata alla cerimonia in qualità di ex docente avendo insegnato anche presso altre sedi della stessa scuola per oltre 25 anni. Con me erano presenti altre colleghe, due delle quali ora non sono più: la Prof. Anna Maria Buttafuoco Faedda, docente di Lettere e la Prof. Nicoletta Burastero, docente di Tecnica e di Economia Aziendale. Con entrambe ho vissuto l’emozione del ritorno a scuola per un evento tanto atteso ed importante, legate come eravamo noi tre, oltre che dal rapporto creato dal lavoro svolto insieme, anche da sopravvenuti e rinvigoriti vincoli famigliari.

Nicoletta si è presentata raggiante sulla sua sedia a rotelle per nulla intimidita dall’evento che l’aveva colpita e resa ben diversa da quella che allora varcava la soglia dell’istituto con la sua nota falcata decisa e sicura. Come ai vecchi tempi l’ingresso a scuola le procurò una incontenibile gioia espressa dai profondi occhi lucenti e dal suo sempre radioso sorriso, ancora certa della sua passata meritevole partecipazione quale membro attivo della scuola.

Anche la Prof. Faedda manifestò commozione per l’occasione che aveva favorito il nostro incontro:  faceva la Nonna a tempo pieno ad un bimbo che si chiama Filippo Maria Bruzzone di cui io mi ritrovo ad essere, guarda caso, pro zia. In occasione della Pasqua 2004, Anna Maria mi scriveva: “ è veramente un grande dono il fatto di avere, tu ed io, in una creatura tenera, spontanea, vitale e dolce quale è Filippo, un tramite irresistibile del nostro rapporto affettivo. E’ come se la vita in un felice momento di generosità si fosse incaricata di rendere ancora più tenace l’amicizia che attraverso gli anni è fiorita fra noi. Ogni momento di questa amicizia costituisce una parte essenziale della mia esperienza di vita.”

Un anno dopo non c’era più. La perdita fu gravemente sofferta, in specie da Filippo troppo presto privato di una troppo grande presenza. La festa per l’intitolazione della scuola si svolse secondo il programma stabilito con presenza di autorità, docenti, alunni, ex alunni.

L’introduzione venne affidata al Prof. Guglielmo Marchisio, dirigente scolastico dell’istituto, seguirono i saluti delle autorità. La prima a prendere la parola venne designata nella persona del Sindaco di Loano, il Rag. Angelo Vaccarezza. Ne aveva pienamente titolo perché oltre a rappresentare l’autorità massima del Comune, aveva frequentato la scuola e quivi conseguito il diploma.

L’istituto, sorto nel 1967 a seguito del propizio intervento del Geometra loanese Franco Panizza, ha sfornato nel tempo una lunga serie di ”big” affermatisi in molteplici settori. Entrando in banca è capitato talvolta di ritrovare tanti ex alunni da consentire la ricomposizione della classe di appartenenza; molti di loro, a laurea conseguita, rivestono oggi lusinghiere cariche di prestigio.

Indubbiamente il più noto e importante di tutti risulta proprio Angelo Vaccarezza. L’aspetto fisico concorre alla attribuzione dell’incontrovertibile primato. Tessere le sue lodi dopo essere stata per tre anni sua insegnante mi può risultare anche troppo facile: ne apprezzo il tratto garbato e gentile, la compostezza, l’immediata intuizione dei problemi, l’arte oratoria che dispiega con disinvolta semplicità, l’amore e la cura che pone per ogni angolo della sua città. Dall’alto della sua stazza scruta con attenzione gli orizzonti reali o virtuali che gli si prospettano e capta con prontezza tutti i segnali che gli pervengono, traducendo gli elementi catturati in costruttivi programmi. I suoi tratti fondamentali: l’imperturbabilità ed il sorriso. Il mio giudizio, riferito esclusivamente alla persona pubblica, va poi integrato con la considerazione delle sue straordinarie doti umane soprattutto come papà.. . Come sindaco non posso dire oltre; le attestazioni più veritiere gli sono pervenute, di volta in volta, direttamente dai suoi cittadini.

Ferventi le iniziative che il suo patrocinio ha senza soste promosso sia in campo economico sociale, sia nel settore culturale e sportivo. Poderoso il suo intervento contro la paventata deaziendalizzazione del Santa Corona. Ai giovani ha dedicato sempre largo interesse come nel caso della manifestazione organizzata per la presentazione del libro fotografico di Silvio Massolo: “ Gente di sport”. Anche l’autore è un ragioniere della nostra scuola così come lo sportivo di cui nel libro compare la testimonianza, l’allenatore di basket Lino Lardo, coach del Sebastiani Rieti Lega Due. Nel libro Massolo propone l’esposizione di una serie di immagini che ritraggono attimi di vita dello sport loanese e lo fa con sensibilità artistica e raffinata perizia professionale . Nello svolgimento appassionato del suo lavoro di fotografo, accorda predilezione ai temi riguardanti l’indagine sociale, l’ambiente, il territorio, mettendo in luce un accentuato spirito di osservazione della realtà che lo circonda.

Lino Lardo è un ex cestista e allenatore di pallacanestro, ha giocato 2 anni in A 1, ha studiato a Loano

Lino Lardo ha chiuso il 2007 con obiettivi, pensieri e stati d’animo lusinghieri per l’anno successivo: si è prefisso di tener desto l’interesse dei suoi tifosi portando il Rieti nei playoff di A1. Per raggiungere l’ambita meta si è valso anche dello stimolo che gli è pervenuto da tanti appassionati sportivi liguri che lo hanno seguito nel suo brillante percorso dai tempi in cui militava in serie C nel Basket Club Loano, fino alla sua ascesa verso il grande basket. Anche nel firmamento sportivo brilla dunque la sua stella.

Tra tutti i miei ex alunni di cui come si è letto sono particolarmente fiera, Cinzia Bassani merita una collocazione speciale: per assistere alle lezioni da lei tenute all’UNITRE loanese , mentre disinvolta si esponeva in cattedra io sedevo, silenziosa, attenta e anche un po’impacciata su un banco traballante, collocato in fondo all’aula. Quando mi vide il suo volto si illuminò e lo sguardo che mi rivolse mi convinse che l’ inesorabile inversione dei ruoli le procurava immenso piacere: glielo lessi negli occhi vispi e divertiti, me lo confermò la sua colorita e fluente espressione verbale. A scuola l’ ho ammirata e stimata ma non sono mai riuscita a raggiungere le corde del suo cuore. Forse allora mi è risultato difficile farle capire le emozioni del mio, perciò anche dopo questa pubblica attestazione di benevolenza non mi attendo di vincere la sua istintiva resistenza. Pazienza!

Cinzia Bassani documentarista e fotografa, ha studiato a Loano

Mi dispongo invece, illustrando il corso sapientemente tenuto, a presentare, se mai qualcuno ancora non la conoscesse, la Dottoressa Cinzia Bassani.

Le lezioni impartiteci sono iniziate con la presentazione del programma del lavoro da svolgere a cui è stato assegnato il titolo: “ tra pregiudizio e schiavitù”. La docente si è ispirata ad un pensiero di Norberto Bobbio dal quale ha tratto spunto per l’impostazione del tema proposto: poiché il 2007 è stato l’anno delle pari opportunità non poteva essere trascurata l’occasione di denunciare come nel mondo sia ancora lunga la strada da percorrere per attribuire alla donna la dignità che le deve essere riconosciuta.

Solo due lezioni hanno avuto il taglio della conferenza stampa e hanno riguardato argomenti di larga portata quali quelli dell’energia e delle fonti alternative; le altre, dedicate alla proiezione di documentari a firma della nostra stessa insegnante, hanno proposto esempi di pregiudizi, schiavitù, discriminazione, razzismo, hanno affrontato il ruolo della donna nella società indiana, illustrato il binomio donne e Islam, presentato la documentazione delle scelte strategiche che le stesse, per sopravvivere, sono costrette ad accettare.

Alle proiezioni, sempre avvincenti nelle tematiche proposte, hanno fatto seguito dibattiti, integrazioni, spiegazioni della docente che in ogni suo lavoro ha dimostrato cura per ogni minimo dettaglio. La stessa impressione si ritrae scorrendo le immagini che illustrano uno dei suoi ultimi lavori, il libro fotografico “Anime in cammino”. Successivamente è stato presentato anche a Torino, a Genova e nelle librerie di altre città, ottenendo l’immancabile, consueto successo. Per lo stesso, il 3 novembre 2007 Cinzia è risultata vincitrice del I° premio per la migliore copertina nella manifestazione organizzata dalla Associazione culturale Ipazia presso la sala delle esposizioni della Provincia di Savona. Al concorso avevano partecipato copertine pervenute anche da Francia, Giappone, Guinea, Rwanda, Niger, ma se la giuria ha decretato l’assegnazione del premio al libro “Anime in cammino” vuol dire che ha colto, nella sua copertina, l’espressione più persuasiva della sensibilità e delle doti artistiche della giovane fotoreporter.

Sulla copia che mi è stata assegnata, Cinzia, assuefatta all’uso del click, ha elaborato con immediatezza la dedica:” Dare, o Avere? Essere!” Per noi in quelle tre parole si ritrova una speciale intesa che sintetizza il tratto del cammino insieme percorso. Non sono mancate altre occasioni in cui Cinzia ha fatto riferimento alle nozioni ragionieristiche acquisite: particolarmente gradita una che in modo un po’ buffo, ma efficace, fa riferimento alle poste di collegamento dei bilanci aziendali. La citazione, avvenuta durante un discorso ufficiale, mi ha colto di sorpresa e mi ha molto intenerito anche perché in quel momento il suo sguardo era più canzonatorio del solito. Questa è Cinzia quando si fa riferimento ai suoi trascorsi scolastici: ironica, burlona, talvolta deliberatamente e consapevolmente trasgressiva. Il meglio di tutta la sua carriera emerse il giorno delle prove orali degli esami di maturità: Cinzia non appariva più la indomabile alunna di un tempo, ma anticipava l’impostazione seria e dignitosa della Cinzia d’oggi, di quella che siede in cattedra con stile carismatico nonostante non riesca a tener fermi gli occhi mobilissimi, le mani, le gambe , che protesta se qualcuno le sottrae la” sedia gestatoria”, simulacro espressivo della legittima e meritata autorità, che espone i contenuti con profondità di indagine pur adottando un suo lessico brioso e variopinto. Dopo poco tempo, Cinzia ha conseguito, ottenendo la dignità di stampa, la laurea in Scienze Politiche, indi diplomatasi a Londra in lingua inglese, ha frequentato presso l’Università di Genova corsi di perfezionamento sulla “ teoria e tecnica dell’immagine”, si è diplomata “filmaker” presso la Scuola d’arte cinematografica della stessa città. Con certosina diligenza ed encomiabile serietà di intenti, Cinzia si è preparata così prima di spiccare il volo verso le mete per le quali provava maggiore attrazione: Tibet, Cina, India. Sono iniziati i suoi numerosi, frequenti, importanti viaggi che la hanno condotta ad affacciarsi per le vie del mondo. Da qui parte il suo cammino professionale come documentarista, come regista cinematografica, come collaboratrice alla realizzazione di programmi sulle reti Rai, alla fornitura di materiale per la redazione di periodici di turismo italiani e stranieri, alla realizzazione di cataloghi fotografici di viaggio. La produzione di Cinzia è tuttora molto ambita per la qualità delle sue inchieste, per la sensibilità con cui conduce la sua inesauribile carica di generosa solidarietà verso le persone che vivono negli ambienti più sordidi e degradati. Il suo temperamento tenace e impavido le ha consentito di avvicinare e farsi ritrarre con Madre Teresa di Calcutta, di ottenere ricevimento da parte del Dalai Lama con la stessa accoglienza che si accorda a chi ha la dignità e il rango di diplomatico. Cinzia è tutto questo.

Tra tante rappresentazioni di volti intensi, segnati da disumana sofferenza, Cinzia ci ha dato anche quella di uno spazio vuoto : è quella dell’immagine che dice di non aver mai scattato per paura, per rispetto, per stupore, per disperazione. Ne rivendica l’esclusiva proprietà , la considera la più intima e segreta, quella che manterrà viva nella memoria plasmandola giorno dopo giorno, fino a quando, dice, sbiadirà con lei. Inaccettabile il pensiero che qualcosa di Cinzia possa, col tempo, sbiadire .

Del suo lavoro rimarrà indelebile traccia se una mano amorevole e sagace lo saprà cogliere ed accudire. Cercala, Cinzia, il tempo passa!……ed è indubbio, non potrebbe essere la mia!

Chiara Bruzzone Burastero


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