Trucioli

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I segreti di Pian dei Corsi. Scoop di Voyager: intervistata la moglie del comandante Usa. Da Savona nel ’76 ispezione di Zanelli, Rebuffello, Peluffo, Svetoni,Costantino


Diciamolo piano: la notizia lasciata trapelare nella puntata di Voyager del 30 dicembre scorso da Angela Perotti, ex moglie del comandante della base USA di Pian dei Corsi James Lee Lewis, non ha sorpreso più di tanto. Intendiamoci: lo scoop, giornalisticamente parlando, è formidabile: il fatto di aver ritrovato la ex signora Lewis e ancor più di averla convinta a parlare è un colpo clamoroso.Impresa che, peraltro, non era riuscita agli ottimi e navigati cronisti finalesi: Pier Paolo Cervone che è stato sindaco di Finale Ligure, il collega de La Stampa, Stefano Delfino; esperti e ‘testimoni’ negli anni roventi della presenza americana in Riviera e per le bombe di Savona: Marcello Zinola, Luciano Angelini, Luciano Corrado, Massimo Numa, il compianto Maurizio Parodi. Tutti hanno scritto numerosi articoli su La Stampa, Il Secolo XIX, Il Lavoro. 

Angela Perotti, scoperta da Voyager, durante l’intervista Rai 2, il 30 dicembre scorso in prima serata

La signora ha detto molte cose, e molto interessanti: i convogli che salivano di notte negli anni ’50 per costruire i sotterranei della base di Monte Settepani confermano, retrodatandoli di una decina d’anni, le voci sui camion che sparivano nella montagna, ed anche il racconto degli elicotteri in atterraggio sul campo “Viola” di via Brunenghi, e delle trasferte in missione segreta del marito sono elementi del tutto nuovi. Su quest’ultimo tema Angela Perotti (che dimostra di sapere molto di più di quello che ha detto) lascia poco spazio ai dubbi quando afferma di non poter rispondere alla domanda se il marito facesse parte della CIA, salvo aggiungere subito dopo che Lewis ha lungamente lavorato anche per la NATO. Piuttosto, il fatto che la CIA mantenesse degli informatori più o meno nascosti in tutte le zone dove gli americani avevano interessi militari, e quindi innanzitutto tra gli ufficiali delle basi USA in Italia non desta troppa sorpresa.

Semmai, l’ammissione della signora risolve un interrogativo e ne fa nascere qualcun altro. Adesso si spiega perché i vertici di Langley hanno continuato a non fornire alcuna informazione riguardo ai rapporti tra base USA e bombe di Savona:

http://trucioli.it/2013/10/22/bombe-di-savona-la-cia-conferma-i-segreti-respinti-due-ricorsi-pian-dei-corsi-no-della-forestale-a-consultare-progetti-13-documenti/

se fosse venuto alla luce qualche documento, viene da pensare, sarebbe stato facile risalire alle fonti e, quindi, scoprire il ruolo d’informatore del comandante Lewis In fondo, la CIA l’aveva detto fin dall’inizio (ossia dalla prima lettera di diniego, datata 21 dicembre 2012, alle mie richieste scritte sull’argomento): sono le fonti d’intelligence e i metodi d’informazione a essere protette dal disvelamento. Che, tradotto in termini più semplici, significa che la CIA non tradisce i suoi uomini. Ma in questo modo l’agenzia americana ammette indirettamente che qualche informativa sulle bombe di Savona il capitano Lewis (a suo tempo gran battitore degli “Sharks“, la squadra di baseball di Finale Ligure) l’aveva mandata a Langley e dintorni. E rimane il dubbio su che cosa ci fosse scritto su quei fogli.

Non è l’unico interrogativo che nasce dalla puntata di Voyager. Il capitano Lewis, infatti, ben difficilmente avrebbe potuto trovare notizie sulle bombe di Savona sul diamante del campo “Viola” o sulla consolle del Camargue (dove ogni tanto faceva il disc jockey): il coloured americano doveva avere a sua volta qualche referente locale. Chi? Qualcuno a Finale Ligure c’era di sicuro, ma di amici degli americani se ne potevano trovare anche a Savona, tra funzionari di multinazionali americane e grand commis coloniali del periodo fascista rientrati in terra italiana.

E poi una certa massoneria: Savona è terra massonica praticamente da sempre, e qualche anno dopo l’allora colonnello Nicolò Bozzo censirà nove logge più o meno coperte, dove erano presenti i più bei nomi savonesi di politica & affari. A questo punto viene in mente ciò che lo stesso generale Bozzo rispose alla Commissione d’Inchiesta sulla P2: la loggia di Gelli era innanzitutto un terminale della CIA in Italia: facile pensare, quindi, che tra il Grande Oriente e la Gran Loggia d’Italia gli americani fossero ben introdotti.

Per inciso: forse si riferiva anche a quelle frequentazioni il generale Dalla Chiesa (sono sempre parole del Generale Bozzo, inserite nella richiesta di autorizzazione a procedere contro Giulio Andreotti per l’omicidio di Mino Pecorelli) quando ragionava di “(…) una ipotesi di lavoro che aveva cominciato a elaborare a seguito degli attentati a Savona nel 1974/75. Si era infatti accorto che poteva intravedersi un collegamento operativo tra ambienti della destra eversiva, criminalità comune organizzata, massoneria e settori dei servizi deviati”. Uno spunto che non è mai stato ripreso da nessuno, ma che forse può spiegare parecchi aspetti delle bombe savonesi. E comunque, visto che alcuni di quei massoni sono ancora vivi e vegeti, sarebbe il caso di chiedere anche a loro di dare una mano per risolvere un mistero non secondario della strategia della tensione.

Ma si può anche rovesciare il gioco: e se la CIA avesse utilizzato il comandante Lewis non per “ricevere” ma per “dare” informazioni? Questo significherebbe che gli ambienti dell’intelligence americana avrebbero addirittura orchestrato gli attentati savonesi: contro chi, e perché? Domande che sembrano senza senso, a cui qualcuno, invece, ha già dato una risposta neppure troppo implicita.

Lo speleologo savonese Arena con il giornalista Giacobbo durante la trasmissione di Voyager

Torniamo alla puntata di Voyager. Alla fine i missili (più o meno nucleari) nell’entroterra di Finale c’erano o non c’erano? E qui ricompare Angela Perotti con la sua affermazione forse più inquietante: il marito le avrebbe confidato che erano “seduti su una bomba”, e certo la signora si sarà posta il problema del significato di quelle parole. Anche molti cronisti e qualche politico savonese si erano posti la stessa domanda: lo stesso Roberto Giacobbo, nella punta di Voyager, ha ricordato un articolo del gennaio ’76 de “La Stampa” (vedi e leggi a fondo pezzo) sin cui Omero Marracini riferiva del suo tentativo, senza successo, di entrare nella base USA dopo l’articolo di Maquis – abbiamo parlato in un nostro precedente intervento – e a cui anche il conduttore di Voyager ha fatto riferimento.

23 gennaio 1976 selezione.doc

Quello che Giacobbo non ha detto è che qualche mese più tardi una delegazione del consiglio comunale di Savona aveva compiuto addirittura un sopralluogo nella base americana del Melogno alla ricerca di missili nucleari. Su invito dell’ambasciata americana a Roma il sindaco socialista Paolo Zanelli (tra gli amici più stimati dal presidente Pertini), il vice sindaco Giuseppe Rebuffello (Pci) e i consiglieri Giulio Svetoni (Pci), Rocco Peluffo (DC) e Costantino  (Psi) avevano ispezionato la base in lungo e in largo, senza trovare nulla di sospetto. – (Leggi a fondo pagina articolo de La Stampa) –

3 SETTEMBRE 1976 SELEZIONE.DOC

Quanto “in lungo e in largo”? E davvero non era possibile che le testate fossero dislocate in luoghi non accessibili a Zanelli e soci? Ancora: e se i missili fossero stati stoccati non sul Melogno ma nei cunicoli segreti della base di monte Settepani , che del resto era in contatto continuo con il centro Scatteramericano? Di segni, però, sembra che non ve ne siano, e anche se questa base è stata accuratamente ripulita sarebbe stato molto difficile cancellare integralmente le tracce lasciate sulla roccia dalle rampe di lancio; ma se invece le basi fossero servite solo come deposito di testate convenzionali o nucleari? Il mistero, insomma, continua.

 

Massimo Macciò

Massimo Macciò, insegnante e scrittore, da anni impegnato nelle ricerca della verità sulle bombe di Savona del ’74-75, imbattendosi nel ‘giallo’ della base americana di Pian dei Corsi, intervistato dalla Rai

1) LEGGI CON UN CLIK L’ARTICOLO DE LA STAMPA DI OMERO MARRACCINI DEL 23 GENNAIO 1976

2) LEGGI CON UN CLIK L’ARTICOLO DE LA STAMPA  DI NICOLO’ SIRI DEL 3 SETTEMBRE 1976

 

CLICCA SULLA FOTO PER VEDERE LA PUNTATA INTEGRALE – IL SERVIZIO INIZIA AL MINUTO 04:10

 


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