Tra i vincitori del Vergani 2013, Mimmo Lombezzi, savonese d’adozione (il papà fu tecnico del Comune), 63 anni, nato a Sansepolcro (AR), giornalista televisivo. Il ‘trasgressivo’, verso i potenti, calendario di Savona del 2008 ricordava: ” Lombezzi alterna momenti di lavoro in giro per il mondo – preferibilmente in zone di guerra- , a periodi di reclusione incatenato al computer. Aldo Grasso ha scritto che venne sospeso da Liguori (area berlusconiana) dall’incarico sulla Bosnia per aver chiesto che i giornalisti non venissero usati per fare propaganda politica”. A Savona e dintorni, invece, si può fare giornalismo con i guanti di velluto verso ‘big locali’? Mai approfondire troppo. Rispettando regole non scritte tra colletti bianchi ai vertici delle istituzioni’ (c’entra il gossip?).
Mimmo Lombezzi premiato lontano dalla ‘sua Savona’. Quando ha tempo legga magari un mini blog che non deve farsi perdonare di aver ospitato diffamatori (e calunniatori?) finiti nelle maglie della giustizia. Dietro pseudonimi, a volte, muovevano le loro trame persino contro sottufficiali dell’arma. Censori che in qualche caso, si è scoperto, col vizietto del porno-computer. Perché utilizzavano proprio un blog e non un altro per punire e colpire? Non sarà che qualche ‘editore impuro’ savonese era, a sua volta, scivolato su un foglio di residenza apocrifo, firmato col nome dell’anziana e malata mamma, pur di agevolare il rinnovo del soggiorno (per lavoro) alla spasimante extraeuropea? Capace pure di vendicarsi. Una delle tante chicche del ‘pianeta informazione locale‘. Cosucce, tanto è vero che le ‘pie donne‘ combattenti mantengono dritta la barra della collaborazione per redimere malfattori dell’ambiente e ‘cementificatori’ di aree verdi.
Torni presto, a Savona, il coraggioso Lombezzi e, se accetta un consiglio, promuova un’inchiesta sulla sorte di notizie taciute per anni, sui ‘signori degli arbitrati‘, una manna per pochi. Oppure verifichi notizie salite alla ribalta in modo parziale solo per causa di forza maggiore e finite nel dimenticatoio. Del tipo: che fine hanno fatto, sullo stile Milena Gabanelli, quando si affronta certi temi scottanti.
E si, perchè oltre al cemento perpetuo e maledetto, a Savona pare ci sia la malattia dell’informazione ‘unti dal signore‘, di supergiornalisti assunti con contratti da dirigenti in enti pubblici che contano assai e pare incutano timore. Lobby trasversali di cui si parla a bassa voce, che i ficcanaso e battaglieri a senso unico (Il Giornale e Libero) ignorano anche, si racconta, di fronte a segnalazioni di lettori. Chissà perché si scopre dopo anni ciò che molti sapevano (in particolare nell’informatissimo mondo della ‘fratellanza del compasso’) in campo dei fidi bancari facili agli ‘amici’ ai quali si riservavano pagine gloriose di cronaca locale e nazionale. Oppure l’inopportunità di certe nomine, di conflitti di interesse striscianti; per quale ragione sia stato assunto (poi licenziato con un tormentato accordo) in un’azienda big l’unico nipote vivente del Duce (porta lo stesso cognome); sia stato protagonista di atti giudiziari (civili e penali) e sistematicamente ignorato dai media. Lo scriveva un blog, mai smentito. Il nipote del Duce a Savona, è non una non notizia? E perché tutti (o quasi) hanno taciuto, sindacati e combattive truppe berlusconiane comprese? Pensiamo a Striscia la Notizia, Le Iene. Pur benemeriti, in questo panorama Savona e dintorni, restano esclusi anche dai Santoro e Travaglio. Stanno alla larga, vedi l’altro caso clamoroso dei Ligresti e il porto delle nebbie di Loano, dove la signora Fragni e due dei tre rampolli erano quasi di casa. Ricevuti in pompa magna, da presidenti, sindaci, autorità civili e militari, codazzi di fans. Foto messe sul blog in tempi di gloria per i Ligresti. Zitti, il ‘nemico vi ascolta’?
E dove l’ombra lunga di un ex ministro della Difesa riusciva ad offuscare la presenza di un condannato per omicidio (ed altro), diventato responsabile della ‘sorveglianza-vigilanza‘ dello scalo marittimo ed annessi, pare con la benedizione delle istituzioni provinciali. ‘Congedato’ solo dopo i clamori degli arresti che qui, però, non fanno ‘vittime’, né semplici, né eccellenti. Solo un ex presidente della Provincia, avvocato, nei mesi scorsi ha suonato la gran cassa, senza gran successo mediatico.
Aldo Grasso non si occupa di queste ‘cosette’, Fabio Fazio forse le conosce, ma perlomeno non ha fratelli, sorelle, mariti da conflitto di interessi. A Savona, caro Mimmo, non c’è solo il Crescent ed affini, ci sono gli intoccabili che nulla centrano, a scanso di equivoci, con l’illegalità sommersa. Collante di un potere invisibile, temibile, di privilegi. Per questo troppi tacciono, tantissimi avrebbero paura. Noi siamo, purtroppo, della serie. Lo ammettiamo. Colpevoli di autocensura e in buona compagnia.
Torniamo al premio nazionale. Giornalisti: i vincitori del Premio Vergani. Il 9 novembre la premiazione al Circolo della Stampa di Milano. Gisella Roncoroni e Paolo Moretti della Provincia di Como per la carta stampata, Mimmo Lombezzi di TgCom24 per la sezione Radio Tv, Andrea Camurani di Varese News per la Sezione Web. Assegnato anche il riconoscimento Vita da Cronista a Donata Righetti e a Vittorio Mangili.
Milano – Gisella Roncoroni e Paolo Moretti della Provincia di Como per la carta stampata, Mimmo Lombezzi di TgCom24 per la sezione Radio Tv, Andrea Camurani di Varese News per la Sezione Web, sono i vincitori del Premio Guido Vergani Cronista dell’Anno 2013, organizzato dal Gruppo Cronisti Lombardi.
A Patrizia Torchia, di SkyTg24, è stato invece assegnato (per un servizio-inchiesta sul gioco d’azzardo) il Premio Famiglia di Mariella Alberini riservato a un giovane cronista. I vincitori verranno premiati durante una cerimonia sabato 9 novembre alle 10.30 al Circolo della Stampa di Milano. In particolare, per la sezione Web, Andrea Camurani è stato premiato per i servizi su un antico incunabolo ritrovato in una badia della provincia di Varese. Menzioni speciali per Luca Zorloni (Il Giorno) e Arianna Giunti (l’Espresso). Per la sezione Radio Tv, Mimmo Lombezzi è stato premiato per un servizio sugli ex dipendenti dell’Alfa Romeo di Arese. Secondo premio a Elisabetta Santon (TgRai della Lombardia), terzo premio a Claudio Moschin (Radiotelevisione della Svizzera italiana). Menzioni speciali per Matteo Paolo Maggioni e Paolo Aleotti (Rai2) e a Paolo Andriolo (Telelombardia).
Per la sezione Carta Stampata il primo premio è stato assegnato a Gisella Roncoroni e Paolo Moretti per un servizio sul ‘Pirellinò, la sede comasca della Regione Lombardia. Secondo premio a Nicola Palma (Il Giorno), terzo premio a Carmen Tancredi (Eco di Bergamo). Menzioni speciali a Francesca Sironi (l’Espresso) e Giancarlo Oliani (Gazzetta di Mantova). Durante la cerimonia di premiazione verrà assegnato anche il riconoscimento Vita da Cronista a Donata Righetti e a Vittorio Mangili. (ANSA).