Quel pasticciaccio brutto della Madonna del Divino Amore.
“Il giornalista non ha il compito di formare la società, ma il dovere di informarla”.
Peter Gomez, direttore de Ilfattoquotidiano.it
E’ chiaro che l’autore dell’articolo comparso a pag. 55 de LA STAMPA di domenica 24 febbraio 2013 e titolato “San Matteo, parrocchiani divisi sul nuovo mosaico sulla facciata”, Sig. Angelo Fresia, non solo non ha letto ciò che ha detto Peter Gomez, ma crediamo che abbia dimenticato, scrivendolo, le più elementari norme deontologiche in quanto, a parte alcune notizie non vere tipo: “La petizione muore sul nascere, perché i promotori raccolgono poche decine di adesioni e preferiscono battere in ritirata…” ha riportato , alla fine dell’articolo stesso, un (infamante?) pettegolezzo sulla precedente gestione della parrocchia, attribuendone la fonte ad anonime “malelingue”. Complimenti!
Crediamo che non si possa gettare fango su di una persona in modo così gratuito. Questo non è né giornalismo, né infimo gossip, questa è diffamazione (?).
Ma passiamo ad altri fatti.
Dopo questo scritto non parleremo più della lacerazione che è avvenuta nella comunità borghettina di San Matteo a causa di un gesto di una persona che, forse, non è all’altezza del compito che gli è stato affidato. Non parleremo più di questo gesto autoritario. Basta. Se è stata spaccata in due questa comunità, se è stata costretta a schierarsi pro o contro qualcuno, prendiamone atto e voltiamo pagina. Andiamo avanti e solo il tempo che passa avrà la possibilità di sanare, se è sanabile, questa nuova ferita che è stata inferta alla già traballante “società borghettina” e di far capire, a chi ne è responsabile, il danno che ha compiuto.
Lasciamo che il parroco di San Matteo festeggi con i suoi giannizzeri questa effimera vittoria, nella speranza che, di fronte alla Storia, abbia il coraggio di assumersene la responsabilità.
Un’ultima cosa concernente l’articolo citato all’inizio: Don Antoine, relativamente a quanto è stato scritto sulla precedente gestione della parrocchia non si può trincerare dietro un laconico “Sinceramente preferisco non commentare”. Ha l’obbligo di prendere le distanze da quegli anonimi e vili delatori facendo pubblicare il suo dissenso, dimostrando in tal modo che non ne è connivente.
Speriamo solo che la Madonna del Divino Amore, così vilipesa e che in mano a Don Antoine Dadour è divenuta un’arma anziché una Madre, nella sua infinità bontà e comprensione sorrida benevolmente delle nostre miserie.
Silvestro Pampolini