Da una ventina di giorni, don Giancarlo Cuneo, si è insediato (in attesa della nomina ufficiale) nel ruolo strategico per una diocesi di direttore dell’Ufficio Amministrativo, lasciato da don Antonio Suetta ‘promosso vescovo’. Sorpresi abbiamo letto, il 4 marzo scorso sui giornali e web on line di Imperia e Savona, la notizia fotocopia delle nuove nomine del vescovo Mario Oliveri. Don Giancarlo ignorato, citato invece il suo successore a Dolcedo; citato il fratello gemello, Marco Cuneo. Un mistero? I tanto vituperati mass media – al primo posto Il Secolo XIX Savona per la tenacia con cui ha seguito gli scandali veri delle due diocesi Albenga e Savona – una volta tanto avranno fatto felici alcune gerarchie della Liguria. Tra l’altro, da mesi pare latitante l’inviato Paolo Crecchi finito nella lista nera di cardinali e vescovi, ma con qualche ottimo informatore.
Sta di fatto che come se nulla fosse, i media liguri hanno dimenticato di chiedere a monsignor Oliveri se aveva scelto il successore di don Suetta. Il perno nevralgico dell’amministrazione e del potere diocesano. L’ufficio che per anni fu retto da un’altra eminenza (non diremmo grigia), quale il probo monsignor Fiorenzo Gerini. Il suo era stato un abbandono per ‘età’, sarà difficile cancellare dalla memoria gli anni in cui ha supervisionato la ‘cassa’, gli affari, le banche clienti, i professionisti di fiducia, gli interessi della diocesi di Albenga- Imperia. Aveva carta bianca dal vescovo. Conosceva tutto e tutti, compresi diversi benefattori che si rivolgevano a lui con fiducia. Basterebbe citare i testamenti di alcune personalità, nobiltà, oppure comuni fedeli. Riservatissimo, estraneo e nemico dichiarato delle associazioni esoteriche, da lui considerate apertamente ‘centri di potere oscuro’. Manco a dirlo, l’avevano sfidato e per un periodo era attivo un ‘tempio’ massonico a poche decine di metri dalla sua chiesa.
La designazione ufficiale di Giancarlo Cuneo probabilmente è slittata per motivi plausibili. Il 15 maggio compirà 40 anni, ordinato sacerdote il 19 marzo 1999; percorso analogo al fratello gemello can. Marco Cuneo, parroco a Civezza e destinato a Rettore del santuario diocesano di Nostra Signora della Rovere a San Bartolomeo al Mare che ha perso una presenza importante, quella dei Frati Francescani dell’Immacolata. Ufficialmente se ne sono andati per il numero ridotto come è avvenuto per la chiesetta dell’Annunziata di piazza Calvi a Imperia, con l’addio dei Padri Minimi. In realtà era apparsa la notizia sul terremoto che ha investito l’ordine in tutta Italia; non è l’occasione per approfondire una situazione assai simile al Santuario di Pontelungo di Albenga.
I fratelli Cuneo provengono da Genova e sarebbero graditi all’arcivescovo del capoluogo, il cardinale Bagnasco che gode di buona stampa, in parte desautorato in quel disegno di ampio rinnovamento voluto da papa Francesco. Tra l’altro, in passato, si era parlato e scritto (Paolo Crecchi) della grande irritazione del porporato di Genova per la gestione di alcuni scandali e arresti di sacerdoti; paginate di cronache di giornali, in provincia di Savona e Imperia. Si è spesso parlato o straparlato di trasferimento del vescovo di Albenga, del suo rifiuto, del ruolo di un altro cardinale importante e potente in Liguria, e non solo, fino all’arrivo di papa Francesco, ovvero Tarcisio Bertone. In passato ospite di una congiunta ad Alassio e pure frequentatore, saltuario, della spiaggia dorata.
La nomina a vescovo di Tonino Suetta potrebbe aver avvicinato Bagnasco e Oliveri; la tregua si sarebbe trasformata in ‘pace’ non più armata. Un solido segnale sarebbe appunto la ‘promozione’ di don Giancarlo Cuneo. Mentre si sarebbe conclusa la ‘carriera’ di monsignor Giorgio Brancaleoni, alassino, sul quale si erano rincorse voci di nomina a vescovo. Ma un bel giorno, dello scorso anno, un corvo diete fiato, proprio ad Alassio, ad una presunta infamia sulla vita privata, l’asserita presenza in casa sua di un altro sacerdote. Forse quella ‘gola profonda’ e anonima non era molto lontana da certi ambienti ecclesiastici della stessa diocesi, interessati ad un colpo basso. Perché infangare, delegittimare, un sacerdote benvoluto, stimato, a modo, proprio in quel momento? A chi giovava? Che fine hanno fatto le prove?
Il mite vicario diocesano ha da qualche mese problemi di salute, operato con l’amputazione di un dito del piede per una patologia parzialmente invalidante. Il vescovo gli ha affidato il semivuoto Seminario Vescovile nel posto che è stato di Suetta. Monsignor G.B. Gandolfo (trucioli ha scritto in passato un ampio servizio, vedi in archivio) ha ricevuto la nomina a Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali (è giornalista professionista) e delle Biblioteche Diocesane che già copriva di fatto.
Lascia la parrocchia di Ceriale, quale vicario parrocchiale, Carmelo Licciardello, originario di Acireale, classe 1969 , che si occupava pure della cancelleria del presbiterio vescovile, dell’ufficio diocesano disciplina dei sacramenti. E’ lui il nuovo prevosto di Dolcedo e parroco di Lecchiore e Bellissimi. Fa parte della folta schiera di tradizionalisti (seguaci di Oliveri), da alcuni tacciati ‘anticonciliari (lo scrittore e cattedratico universitario Vittorio Coletti di Imperia). Si distinguono esternamente dall’inseparabile abito talare, San Messa con le spalle rivolte ai fedeli, l’uso del latino.
Lascia la parrocchia di Civezza, come accennato, il can. Marco Cuneo – don Ivo Raimondo era amministratore Parrocchiale -, per essere sostituito da don Emanuele Caccia, amministratore parrocchiale, conserva l’incarico di vicario di San Giovanni Battista ad Oneglia. Nota di cronaca. Don Raimondo, nel corso di un’assemblea di lavoro tenutasi in Seminario, il 1° marzo 2011, fu l’unico a chiedere chiarimenti sull’iter della vicenda giudiziaria alassina di don Luciano Massaferro.
Rientra tra le curiosità la designazione del primo incarico a quattro nuovi sacerdoti. L’unico ‘locale’, don Enrico Giovannini, vocazione adulta, 43 anni, con laurea in farmacia, è il nuovo parroco di Cosio d’Arroscia e Montegrosso, due paesi che insieme non raggiungono i 200 residenti stabili (7 ragazzi); coordinerà la pastorale giovanile nel vicariato di Pieve di Teco. Gli altri tre, provenienti da diverse diocesi, persino dalla Corsica, considerati vicini al ‘gruppo dominante in vescovado e in Curia’, possono esibire impegni pastorali più importanti lungo la fascia costiera del turismo, del benessere, delle seconde case, degli immigrati. Sono don Stefano Mautone (Castelvecchio di Imperia), don Giovanni Pinna (nuovo segretario vescovile), don Jean Pierre Vinciguerra, vicario parrocchiale di San Matteo a Laigueglia.
La Diocesi di Albenga ha bisogno di essere rinnovata nel suo tessuto pastorale lacerato da troppi anni, ad iniziare dalla contrapposizione strisciante tra i tradizionalisti ‘oliveriani’ e la vecchia guardia conciliare, in buona parte emarginata ad iniziare dai 10 vicari foranei in carica per un quinquennio, dal 2011 al febbraio 2016. Il malessere non si cura con la riservatezza e la ‘messa al bando’ di chi non si adegua. E subisce per ‘amor di patria’, in minoranza. Magnos homines virtute metimur, non fortuna.
L. Cor.