Una tragedia censurata? Fiumi di inchiostro per la meravigliosa Stefania Maritano e la sua stimata, agiata famiglia di ex agricoltori. Stefania, vice sindaco, più onorata da morta che nella sua, spesso solitaria, attività amministrativa. Paolo Moisello ‘introverso, taciturno, scontroso, riservato, sfiduciato’ senza un solido lavoro. Colpevole di omicidio premeditato (ha confessato con scritto autografo). Nessuna certezza invece del movente. Copione di trame da improbabile film giallo? Lui nato ad Alassio, residenza a Ceriale, abitava a Loano dove ogni domenica mattina, alle 9, andava a Messa accompagnando la mamma Giuseppina. “U’ scia Andrea”, il papà, è stato socio in affari della famiglia Delbalzo; oggi proprietari di tre supermercati, alberghi e prossima apertura di un maxi centro commerciale ad Albenga. Imprenditori operosi e schivi. E che dire della sorella, Clara Moisello, insegnante di religione nelle scuole medie loanesi?
Notizie di cronaca, l’abc di trasparente e corretta informazione. Non abbiamo avuto la possibilità di leggerla, neppure con la presenza di inviati speciali, sugli autorevoli e diffusi quotidiani con pagine locali. Un velo pietoso al più cliccato giornale on line della provincia. All’autocensura bisogna fare l’abitudine? Non scomodiamo il gossip, sarebbe davvero ingiusto e di pessimo gusto. Non lo meritano le famiglie coinvolte, loro malgrado; ne i lettori pur nella comprensibile morbosità umana e nazionalpopolare imperante. Non sarebbe la prima volta, del resto, per chi ha seguito in 40 anni di attività giornalistica, in questa provincia, 547 delitti molti rimasti insoluti. Spesso con trame impossibili. Dimenticati o sconosciuti alle giovani generazioni. Ma non solo.
Sulle orme delle cosiddette ‘memorie storiche’ del giornalismo locale (Augusto Rembado) ci siamo affidati agli ‘attori’ delle pagine di Facebook loanesi e borghettine. Pare i più attenti, informati, con schiere di seguaci. Ciò che ci hanno raccontato assicurano di averlo detto a giornalisti credibili che però hanno ‘sorvolato’ per la solita ‘mancanza di spazio’. Sarà così!
Abbiamo letto le pagine sul delitto, le certezze dei cronisti sul geometra Moisello descritto come “accecato da gelosia e follia”. Abbiamo letto il resoconto di funerali solenni, partecipati da una marea umana in lacrime, incredula, lo strazio dei parenti, amici, estimatori e chi ha preso la parola per l’ultimo saluto. Poche righe quelle riservate alla tumulazione privata di Paolo Moisello. In quella bara, senza fiori, non giaceva una belva, sapeva essere generoso e dolce come Stefania. Così preferiamo ricordarli per cristiana pietà. Come tanti protagonisti di assurdi delitti, precisano i criminologi e studiosi di psicologia criminale, la personalità viene pervasa da ‘patologia della paura’. E si uccide. Paolo, nato ad Alassio l’11 gennaio 1958, iscritto all’anagrafe di Albenga il 13 marzo 1992, residenza a Ceriale in via Papa Giovanni XXIII, civico 2, interno 3. Quartiere deserto molti mesi all’anno.
Con Paolo, nello stato di famiglia, è iscritta la sorella Clara, nata ad Albenga il 18 settembre 1959. Lo stato civile del Comune di Ceriale – non ci è capitato di frequente – è piuttosto ‘inceppato’. Non risulta la figlia Irene Moisello, descritta giudiziosa, 26 anni, laureata a pieni voti in ingegneria. Ultima stagione di lavoro in un camping – stabilimento balneare cerialese. Non c’è traccia della prima moglie, Lorella già impiegata all’anagrafe di Loano, poi in mobilità nel Comune di Ceriale, diventata compagna di vita di Sergio Nattero, temuto e rigoroso ex vigile urbano a Loano, oltre che ‘agente’ volontario della Siae, discendente di una onorata famiglia di agricoltori di Peagna-Muragne, diventati possidenti. Un fratello funzionario di banca.
Chi non ricorda, tra gli anziani, la giovane Giuseppina Ferrario, giunta a Loano ospite degli zii ? Tre fratelli, due erano dipendenti del Santa Corona, uno vice-economo ai tempi del rag. Sanfelici, l’altro titolare di un negozio sotto l’Orologio in via Garibaldi. Giuseppina, un primo amore con colui che diventerà tra i primi uomini d’affari nella città dei Doria. Una donna sconvolta, prostrata, depressa, un pianto senza fine. Nelle stesse ore dell’addio di centinaia di persone – mai visto tanta gente ad un funerale a Borghetto S. Spirito – alla nuora ‘martire’ Stefania, nel vecchio camposanto di Loano si celebravano le meste esequie a Paolo. Una manciata di presenti, tra cui la sorella, la figlia, i cugini. Prima la benedizione del feretro al S. Corona, poi nel cimitero dove la famiglia Moisello possiede un’area privata. Uno spazio sulla nuda terra.
La mamma è rimasta nell’alloggio Moisello – Ferrario di via Aurelia (sovrastante il negozio di elettrodomestici di Santino Puleo, ex consigliere comunale, tra i pochi a fare dichiarazioni agli organi di stampa, premettendo di non conoscere l’assassino). Giuseppina, sempre irreprensibile, si poteva incontrare nella vicina edicola a comprare La Stampa, oppure nella chiesa di Sant’Agostino, ogni domenica mattina, in compagnia del suo Paolo.
Due domeniche prima, il caso ha voluto fosse tornato a Loano un padre agostiniano novantenne che è stato ‘superiore’ e ricorda la frequentazione di madre e figlio. “Ho il segreto confessionale – commenta il dramma – , francamente quando l’ho appreso sono rimasto incredulo.” E bisbiglia: “Il rancore…è una brutta bestia del diavolo….“. Cosa vorrà dire? Sapeva cosa stava covando?
Lo spaventoso dramma di Loano e Borghetto. Due cuori di donna, di mamma, uniti in un dolore lacerante. Crudele perché colpisce al termine di un cammino terreno che soltanto chi è stato madre, moglie, può descrivere con tutto il suo patos. Le speranze, sacrifici, gioie, delusioni, spine, i figli, le figlie, i nipoti. La vecchia, le trepidazioni, rimpianti, patemi d’animo. Piera Reale, un’esistena trascorsa col suo Piero, tra le figure più conosciute, vigorose, tenaci, della vita pubblica loanese e borghettina, dagli anni ’60 fino agli anni ’90. Le adorate figlie Lorenza, medico e Stefania.
Giuseppina Ferrario, le nozze con Andrea, gli anni movimentati nel commercio all’ingrosso di alimentari, prima a Loano, poi a Borgio. Tante conoscenze, amicizie, la parabola dei figli, le normali preoccupazioni miste a soddisfazioni. Un percorso da comuni mortali. Un fine corsa scioccante, drammatico, destinato a lasciare una ferita che non potrà mai guarire. Quel figlio che agli occhi di mamma appariva in un crescendo di sconforto, preoccupazioni, pensieroso.
Rimane, ai giovani soprattutto, l’eredita morale di una donna, Stefania, che da un anno e mezzo aveva scelto, con malcelata gioia e preoccupazione di papà Pietro e mamma Piera, l’impegno nella civica amministrazione di una Borghetto S. Spirito da qualche decennio oppressa da diffusa corruzione ambientale da ‘rapallizzazione’, da corsa all’arricchimento facile, disparità sociali crescenti. Specchio fedele del Bel Paese fanalino di coda nella classifica mondiale degli standard della qualità della vita e della scuola. Con disuguaglianze sempre più abissali tra ceti della società. Con le recenti parole di papa Francesco: “Cristiani di sacrestia che vivono di denaro e solo di parole”.
Il cugino medico, Giancarlo Maritano, placca dei Rotary alla giacca, un passato di impegno politico nell’area moderata, sia a Borghetto che a Loano, mancando il successo a primo cittadino, commemorando in chiesa Stefania, sua impareggiabile collaboratrice di studio, tra le altre cose, ha spronato: “…Vi prego di portare con voi la testimonianza umana e civile di Stefania. Portatela nelle vostre case e nelle vostre famiglie. Ce n’è bisogno…la crisi che stiamo attraversando non è soltanto economica, anche etica e morale”.
Seduti nelle panche della chiesa i massimi rappresentanti eletti di quelle istituzioni locali che con qualche rara eccezione lasciano ai posteri paesi ‘smarriti’; che hanno perso l’identità tramandata per generazioni. Si è deturpato la nostra fertile terra fabbricando falso sviluppo, snaturando le peculiarità all’origine del boom turistico anni ’60 e ’70. Si è governato il malessere, a macchia d’olio, con l’abilità degli incantatori di serpenti, sfornando illusioni a ripetizione. Alcuni sono alleati di mediocri, intramontabili ‘fratelli muratori’ e di una ‘civilta’ di ruberie, sprechi, inefficienze.
Predicano di essere diversi, di sacrificarsi per il bene comune. Si sono presentati in fascia tricolore o azzurra per onorare una donna che disprezzava i sepolcri imbiancati. Beatus ille qui procul negotiis….
Luciano Corrado