A pochi passi dalla filiale di uno dei maggiori colossi bancari d’Europa, Deutsche Bank. Nel cuore della ‘Savona antica’ e commerciale. Il suo negozio-laboratorio è rimasto ai vecchi tempi. Dalciso Odello, 85 anni compiuti il 9 gennaio, non ha fatto un giorno di assenza dal 1958 quando ha aperto il locale di via Sormano. Può vantare di essere il calzolaio decano d’Italia perché ancora all’opera. Ogni mattina tira su la serranda, l’abbassa puntuale all’orario serale. La postazione di lavoro è rimasta la stessa. I clienti lo ammirano, gli stringono la mano, si intrattengono a fare domande. Adora il dialetto. Una memoria di ferro. L’unico quotidiano che legge, con passione, è Libero e alla Tv le notizie le apprende da Canale 5. E’ scapolo, 2 nipoti a Savona, una nipote a Civezza (Imperia). L’ultimo paia di scarpe realizzate ex novo risale a 40 anni fa. Poi solo riparazioni.
Il ciabattino ‘leader‘ è nato a Nucetto (CN). Il papà contadino, un fratello era assai conosciuto ed apprezzato a Savona per aver svolto sotto i portici di via Paleocapa l’attività di agente immobiliare, coadiuvato da un socio e dal figlio. “A Savona – racconta Dalciso con voce ferma e sicura – sono arrivato nel 1948 e dal ’58 ho messo piede in questo locale. Prima aiutavo in campagna, a 16 anni ho imparato il mestiere del calzolaio“.
E’ rimasta fantino per scelta e trascorso un’intera vita da single. “Ora ho una persona che prepara pranzo e fa un po’ le pulizie. Prima ho sempre fatto tutto da solo. Anzi, per decenni, a pranzo, ho frequentato un po’ tutte le trattorie, osterie della zona. Un buongustaio che si accontenta.”
Quanti ricordi, quanti savonesi ha servito e tanta nostalgia? Dalciso: “Per fortuna la salute non manca e la memoria neppure…nel 1955 avevamo organizzato un pranzo tra calzolai di Savona ed eravamo 75, ora cinque o sei…e bisogna cercare di difendersi. Per fortuna ho la clientela affezionata”.
Ha scelto di contribuire allo stato sociale e alla previdenza fino all’ultimo giorno della vita ? “Pago le tasse ed i contributi, ovviamente sono un pensionato al lavoro da 800 euro al mese. Sa quando ho iniziato a versare le ‘cosiddette marchette’? Dal 1951. Purtroppo mi sono arrabbiato quando ho scoperta che la commercialista mi aveva consigliato male, avrei potuto risparmiare metà contributi. Invece….”.
Un personaggio alla sua stregua meriterebbe un servizio con i fiocchi anche dalla nostra Rai; cittadino e artigiano con un mestiere che ha perso l’antico fascino. Addio ciabattino, oggi solo riparazioni, testimoni di un’epoca. “Io non sono un raccomandato, qualche hanno fa hanno messo la mia foto su Secolo XIX e Stampa. Magari sarà perché io voto Berlusconi, anche se mi prima piaceva Bossi, credevo fosse un uomo al quale ci si poteva affidare. Si parla tanto di immigrazione, clandestini, io penso che la legge Bossi-Fini sia la più giusta, ma di fatto non hanno mai voluto applicarla”.
Un ‘onorevole’ nei fatti (non della politica) artigiano nostalgico? “A me non interessa destra, sinistra. Posso dire che ai miei tempi camminavo tranquillo sotto i portici, ora di sera savonesi ne vedo davvero pochi in giro. Non sente cosa dice la gente? Ha paura, non si sente sicura e col buio rimane in casa. Questa è libertà?“.
Una vita in trattoria. Sono mutati i tempi anche per i clienti. Dalciso Odello: “Il piatto preferito è sempre stato il minestrone, adesso mangio meno; a casa, oltre a pastasciutta, di minestrone resto ghiotto. Prima bevevo una bottiglia di vino, Barbera o Dolcetto, a pasto; ora mi accontento di un bicchiere. La salute dicono che si sposa con la prevenzione”.
Cosa le manca di più nella sua Savona? “Che devo dire ! Eravamo una quindicina di amici e tutte le sere ci incontravamo ai tavoli del bar Besio, siamo rimasti in due. Conosce Luigi Odenato, macellaio, albergatore, due anni più anziano di me? Ci troviamo noi due, un tempo si beveva e si scherzava fino a tardi“.
Almeno in centro Savona ogni tanto incontrava, diciamo, i più vecchi del mestiere? “ Ero io e Nobili, lui vendeva, era commerciante, io no. Soltanto lavoro manuale. Ci siamo visti qualche volta, ma Nobili era Nobili, io ero l’umile Odello calzolaio. Certo era un onore avere a che fare con il più vecchio commerciante di scarpe della città!“.
Sarebbero state interessanti altre domande ed altre risposte. Dalciso ha una scarpa tra le mani: “Devo finirla, vengono a ritirarla. E poi cosa vuole che interessi ai savonesi la mia storia…Non faccio notizia, si dice cosi ? ”
Sul numero 7 della scorsa settimana avevamo riscoperto Giuseppe (Pino) De Marsico, cavaliere, medaglia d’oro, dal 1961 con negozio-laboratorio in via Luigi Corsi, a Savona dal 1959 (esordio a La Rapida).
Della ‘vecchia guardia’, a Savona sono rimasti Pasqualino, in piazza Brennero e in precedenza in via Untoria. Aveva lavorato alla Rapida con Pino. Resiste, anzi, ha incrementato l’attività, con diversi dipendenti, Bruno Braccaccini che nel lontano 1962 ha rilevato la Rapida di Corso Italia dallo stesso Pino.
C’è Marco De Carlo, in via Don Bosco, figlio d’arte. Il papà Rocco è stato l’unico calzolaio di Savona che venne eletto in consiglio comunale. Erano gli anni ruggenti del teardismo.
L.Cor.