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Savona, Dina Molino e Isabella Sorgini in Sala Rossa per ricordare anche Nino


Nino, insieme alle migliaia di vittime di questa guerra alle mafie, è figlio di questa Repubblica. Ha giurato sul tricolore e per il nostro Paese ha sacrificato i suoi affetti ed il suo futuro.  A lui e a tutti gli altri martiri di questa scelta repubblicana dobbiamo il fondamento dei nostri sogni di unità e democrazia.

 

VENERDI’ 18 OTTOBRE – ore 18,00 – presso la Sala Rossa del Comune di Savona incontro con DAVIDE MATTIELLO  membro della Commissione Giustizia della Camera, Deputato del PD; Presidente della Fondazione Benvenuti In Italia. COSTITUZIONE: nessuna riforma senza verità. Tra il 6 e il 9 Settembre saremo impegnati alla Camera per votare il ddl che istituisce il Comitato per le riforme costituzionali e modifica l’art. 138 Cost.

Un voto che risentirà certamente delle ultime richieste irricevibili del PDL: non si riforma la Costituzione con una forza politica che disconosce il principio di uguaglianza di fronte alla legge.

Ammesso quindi che questo voto sopravviva alle bordate che il PDL ha deciso di sparare, sarà un voto carico di significato. Votare a favore significa riconoscere la legittimità e l’urgenza di questo percorso di “riforma” della Costituzione.

Modificare la Costituzione, in maniera così strutturale come si prevede di fare, significa rimettere mano al patto fondativo che tiene insieme la Repubblica. I patti fondativi sono sempre fatti tra parti sociali differenti, anche distanti, spesso ostili tra loro: si tratta di trovare un punto di incontro per “deporre le armi”, di solito in maniera non figurata.

Succede ogni volta che cambiano gli equilibri delle forze in campo, anche senza che ci siano vere e proprie “guerre” da terminare. Insomma ogni “patto fondativo” ha una forma, quella che prende la Costituzione scritta, e una sostanza, il riconoscersi reciproco tra le parti in campo: tra vincitori e anche tra vincitori e sconfitti. Un riconoscersi reciproco che è sempre una sofferenza, perché qualcosa si cede. Ma ogni compromesso ha dei limiti di sostenibilità, insomma “Non a qualunque costo”.

L’improrogabilità della riforma della Costituzione viene subordinata, soprattutto dal PdL, ad un grave argomento: la “Pacificazione”. Il nostro Paese avrebbe bisogno di chiudere la “guerra dei vent’anni”, per guardare liberamente al proprio futuro, facendo finalmente le riforme bloccate da decenni. Un futuro che invece rischierebbe di rimanere come una rondine inchiodata a terra.

L’Italia senz’altro ha bisogno di futuro e di riforme che le permettano di costruirlo. Riforme che stanno su piani differenti: c’è anche quello dell’architettura costituzionale. Ma c’è soprattutto il piano della verità storica, che cozza frontalmente con quell’idea liquidatoria di “pacificazione”. Idea che il Partito Democratico deve rigettare con forza.

Perché la crisi del nostro Paese è una crisi profonda, principalmente culturale: le Istituzioni hanno bisogno di maggiore credibilità, ancor più che di migliore efficienza. E la credibilità dipende dall’onestà: bisogna far emergete la verità dei fatti, anche al di là della rilevanza e della sanzione penale degli stessi. Bisogna che l’Italia chiami per nome gli ultimi 20 anni. Altrimenti ogni nuova architettura costituzionale sarà destinata alla ruggine della corruzione.

Noi in tal senso chiediamo a Governo e Parlamento di fare una scelta, di dare un segnale. Una scelta che abbia a che fare con la ricostruzione della verità riguardante il fondamento del sistema dei poteri realizzatosi nel nostro Paese dopo l’abbattimento del Muro di Berlino nel 1989. Quel sistema che con la fine del 1993 ha prodotto a suo modo una pace-guerreggiata, che si è trascinata fino ad oggi.

Una storia che ha tragiche e remote radici e che è puntellata da tante croci e da troppi lutti. Da Portella della Ginestra nel 1947, fino alle stragi mafiose del ’92 a Palermo, Milano, Roma e Firenze. Per questo motivo bisogna togliere il Segreto di Stato dal caso “Agostino”, poliziotto ucciso il 5 Agosto del 1989 a Palermo, unitamente alla sposa Ida Castellucci. Fatto legato allo sventato attentato a Falcone del 20 Giugno 1989 e legato all’omicidio del collaboratore dei Servizi Emanuele Piazza, avvenuto il 16 Marzo 1990. Fatto che sta nel cuore di uno dei pozzi neri di questa nostra storia. Il Segreto fu opposto nel 2005, causando l’archiviazione del procedimento.

Nino, insieme alle migliaia di vittime di questa guerra alle mafie, è figlio di questa Repubblica. Ha giurato sul tricolore e per il nostro Paese ha sacrificato i suoi affetti ed il suo futuro.  A lui e a tutti gli altri martiri di questa scelta repubblicana dobbiamo il fondamento dei nostri sogni di unità e democrazia.

Con più verità e più giustizia l’Italia riparte.

On. Davide Mattiello, PD, Commissione Giustizia, Presidente Fondazione Benvenuti In Italia.

L’incontro è organizzato da

DINA MOLINO e ISABELLA SORGINI


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