Estate: tutti al mare. Sotto l’ombrellone e non solo. Un libro per conoscere ed approfondire un tema globale. Più di 18 trilioni di dollari per difendere un terzo delle coste del mondo. Come affrontare il mare che avanza. Quale risposta all’erosione delle spiagge.
È questo uno dei risultati di uno studio pubblicato nel 2019 dalla Banca mondiale per valutare il costo dell’innalzamento del mare da qui al 2100; e veniva considerato uno scenario che i dati più recenti portano a considerare ottimistico.
I rimanenti due terzi dovranno essere abbandonati, perché il costo della loro difesa sarebbe superiore a quello dello spostamento delle popolazioni o del valore che si andrebbe a salvare.
Non potrebbe essere più azzeccato di così il titolo dell’ultimo libro di Enzo Pranzini, La strategia di Noè. Come adattarsi al mare che avanza, autore che abbiamo già conosciuto per Granelli di sabbia. Una guida per camminare sul bordo del mare.
Noè, divinamente consigliato, si guardò bene dal costruire scogliere per opporsi al Diluvio universale, ma seppe trovare una risposta che oggi definiremmo resiliente. Altri provarono a resistere, e dighe paraonde e insediamenti distrutti si trovano oggi sott’acqua nel Mediterraneo.
Non provò neppure a scaricare carretti di sabbia sulla spiaggia, e non sappiamo se altri lo avessero fatto, ma certamente le tracce di queste fatiche non sarebbero arrivate fino a noi.
Ma è questa la strategia sulla quale di basa la risposta all’erosione, indotta o meno dall’innalzamento del livello del mare, di molte comunità costiere, illudendosi di avere a disposizione una risorsa infinita di sedimenti.
Già oggi si usa ogni anno, per varie applicazioni, la stessa quantità di sabbia che i fiumi di tutta la Terra portano al mare. Gli aggregati (sabbia e ghiaia) sono la materia prima solida più estratta al mondo, e la richiesta è in continua crescita.
In Florida, dove per decenni si sono mantenute le spiagge a basso costo prelevando i sedimenti in mare, la risorsa si è esaurita, ma il Governo centrale non può pagare progetti che utilizzino sabbia prelevata davanti ad altri Stati. È così che si è cominciato a prendere la sabbia dalle cave terrestri, con costi che si stanno dimostrando insostenibili e che possono mettere in crisi il futuro di molte località costiere.
Ma non è solo per fare le spiagge che si prende la sabbia dal mare: molti piccoli stati con un forte sviluppo demografico stanno espandendo il proprio territorio, andando anche a rubare la sabbia ad altre nazioni.
Non sorprende quindi che il mercato illegale degli aggregati sia il terzo al mondo per valore, dopo quello della droga e della contraffazione.
E se anche avessimo sabbia in abbondanza sulle nostre piattaforme continentali, i costi di dragaggio sarebbero altissimi, anche per la competizione che già esiste per accaparrarsi le draghe in grado di operare su alti fondali.
Noè fu avvistato in anticipo ed ebbe il tempo per costruire l’arca e raccogliere un campione di tutti gli animali (e le piante?), e anche noi sappiamo da tempo che la vita sulle nostre coste subirà cambiamenti drammatici, ma rimandiamo il problema a chi verrà dopo di noi, e i costi economici, sociali e ambientali che dovrà sostenere saranno enormemente maggiori. Ma nessuno di loro andrà a votare alle prossime elezioni!