Riff e reef. Negli anni Sessanta Rita Pavone cantava “Abbiamo un riff, geghegeghegeghege..” e quelli che hanno i capelli bianchi come me, ricorderanno bene il ritornello. Appunto:”riff” significa proprio ritornello ed è un vocabolo usato a proposito della musica e in parte, nella scrittura letteraria.
di Tiziano Franzi
Ma quello di cui tratto oggi pur pronunciandosi nello stesso modo, è un “reef”, cioè un gruppo di rocce o scogli marini situati poco sotto il pelo dell’acqua, molto apprezzato dai surfisti perché , in condizioni particolari, crea onde lunghe di considerevole altezza, su cui potere planare e fare evoluzioni con la tavola.
La Liguria è tra le regioni top per gli appassionati di surf. Qui ci sono le condizioni ideali per praticare questo sport. Merito delle condizioni che, per l’appunto, hanno creato i reef, le barriere che consentonola creazioni di onde ottime per il surf.
Liguria e surf- La forma a boomerang della Liguria è una conformazione perfetta per i surfisti. Una regione quasi totalmente esposta sul mare, con caratteristiche costiere tali da far infrangere le onde in modi differenti rispetto alle zone, variabili ideali per chi ama lo sport che cavalca il mare con le tavole.
Per praticare il surf è fondamentale conoscere il tipo di fondale che si va ad affrontare, fattore imprescindibile per capire la tipologia di onde create.
Le onde con fondo sabbioso sono meno pericolose di quelle con fondo roccioso anche se hanno un tasso di instabilità maggiore che le rende irregolari e con variazioni dipese da maree e correnti. Le onde su fondo roccioso si infrangono invece sulle pietre con un ritmo matematico e cadenzato, ma sono più pericolose per i surfisti dilettanti, pertanto vanno evitate finché non si ha una certa esperienza. Le zone in cui si frangono le onde migliori si chiamano “spot”.
Da Ponente a Levante gli spot della Liguria sono una destinazione ambita per tanti appassionati di surf provenienti da ogni parte d’Italia e da diverse parti del mondo. Su tutte spicca lo spot di Varazze, una spiaggia per esperti con un surf reef (termine che indica una struttura progettata per modificare l’onda incidente) artificiale che alza onde perfette. Una località che è ritenuta uno dei migliori spot italiani ed europei.
I periodi invernali offrono le condizioni meteorologiche migliori per praticare il surf, soprattutto da novembre a febbraio, con le grandi mareggiate che offrono scenari ideali per la tavola. Da marzo in poi infatti il mare tende a tranquillizzarsi e le situazioni meteo favorevoli si fanno più rare. Il cambiamento climatico però sta sconvolgendo questo schema tradizionale, come dimostrano le mareggiate anche in periodo post primaverile. Ma come valutare il momento ideale per entrare in acqua? Sicuramente il surfer deve tenere sempre d’occhio le previsioni del tempo, con una particolare attenzione per le mareggiate. Il momento migliore per cavalcare le onde inizia infatti dal giorno seguente ad una mareggiata. La fase in cui la perturbazione viene meno un momento magico per il surf, condizioni che vanno considerate insieme alla frequenza delle onde che possono avere intervalli più o meno lunghi influenzando così la sfida. Il surfista deve vivere il mare, amarlo e studiarlo: più informazioni si acquisiscono sulle onde che si va ad affrontare, maggiore è la sicurezza per chi le affronta. Un’ultima dritta? Tra gli amanti della tavola c’è un detto che nasconde il consiglio più prezioso: “Ci sono un milione di modi per fare surf, e finché stai sorridendo lo stai facendo bene”.
Varazze: un reef che nasce da una discarica.
Varazze, come detto, è tra i luoghi top d’Europa grazie al suo reef, nato per caso. Negli anni ’60 infatti, in occasione del raddoppio dell’autostrada, si doveva decidere cosa fare del materiale di risulta dei numerosi scavi per le gallerie. Mentre il materiale terroso e di minore granulometria fu desinato al ripascimento dell’arenile, con i massi più grossi e pesanti fu realizzato il cosiddetto “molo del Teiro”, oggi “molo Marinai d’Italia”. Con il passare degli anni e l’assestamento di quei massi, si creò una conformazione rocciosa superficiale del tutto particolare, che è chiamata la “secca di Varazze”.
Il reef casuale di Varazze fa sì che basta un minimo moto ondoso perché a destra dalla foce del Teiro si alzino onde che possono diventare anche enormi, condizioni quasi oceaniche, che negli anni hanno innescato un tamtam tra gli appassionati di tutta Europa.
Non è un caso che Surfline, società specializzata in previsioni di surf e rapporti sul tale sport acquatico, abbia inserito Varazze nella top 10 delle località europee dove fare surf. L’onda varazzina non però adatta a tutti i surfisti, ma solo a coloro che hanno una certa esperienza sulla tavola. Il reef e la secca di roccia composta di sassi e detriti artificiali produce infatti onde che arrivano fino ai cinque metri d’altezza, le «swells» nel gergo dei surfisti.
Il reef di Varazze è però un esempio di soluzione che si potrebbe adottare in maniera pensata anche per altre zone.
Con mareggiate dai quadranti meridionali (S/O e S/E) e con grosse maestralate, Varazze produce un’onda potente, tecnica e tubosa, dal take-off impegnativo e con un ripido inside lavorabile soprattutto sulla destra. La sinistra è più corta ma non meno intensa. Sopra i due metri lo spot è consigliato a surfisti con una certa esperienza: l’onda frange su una secca di roccia artificiale formata da sassi e detriti. I locali entrano in acqua dal moletto ma è consigliabile aggirare il picco entrando più ad Ovest lungo la spiaggia. Varazze è surfabile anche con mare attivo ma dà il meglio in scaduta.
Se d’estate la spiaggia è molto affollata di persone e il mare è tendenzialmente piatto, il periodo migliore è di certo, come detto, l’autunno inoltrato e l’inverno.
18 gennaio 2018: l’onda ideale-
“ll forte vento che ha sferzato la penisola in questi giorni ha causato violente mareggiate che hanno imperversato su un po’ tutte le coste italiane. Un grave disagio per le località marittime, ma anche un’eccezionale opportunità per gli amanti degli sport acquatici. Il vento di libeccio ha attirato sulle coste di tutta Italia centinaia di appassionati desiderosi di ammirare la furia del mare e di abbracciarne la potenza. In tanti si sono dati appuntamento a Varazze, sulla coste ligure, dove gli acrobati del mare, ammaliati da onde alte anche 5 metri, si sono preparati alla cavalcata dei frangenti.
Onde alte come montagne, adrenalina che scorre veloce tra spuma e salsedine, cavalcate sull’orlo dei flutti, rovinose cadute nelle sfumature del mare in tempesta e poi di nuovo in piedi, sulla tavola da surf a montare le onde migliori, marosi che sembrano uscite dal film “Un mercoledì da leoni” un piccolo vangelo cinematografico per gli appassionati di surf, scene da film che si ripetono in provincia di Savona, a Varazze, capitale italiana delle evoluzioni acrobatiche in mare.
E lo è diventata per merito. Grazie alle maestralate e alle mareggiate in arrivo da sud ovest e sud est, spesso, lo specchio d’acqua che si riflette sulla incantevole località marittima di Varazze crea le condizioni ideali per ottenere onde tecnicamente eccellenti che gli esperti chiamano “tubose”, molto simili alle mitiche onde che si formano in California e che formano i surfer più temerari. Una secca di roccia formata da sassi e alcuni detriti artificiali hanno reso nel corso degli anni questa zona un’eccezionale fucina di onde, perfette per le evoluzioni di chi ama confrontarsi con il dio Poseidone su una tavola da surf o imbracato per lasciarsi trasportare dal vento grazie all’equipaggiamento da kitesurf.
Andrea Giana racconta lo scatto che ha segnato un momento di svolta nella fotografia surf in Italia dopo l’epico mercoledì del 18 gennaio scorso a Varazze.
Una delle mareggiate più grosse e perfette degli ultimi anni ha regalato condizioni eccellenti in diversi spot della costa e le immagini prodotte in quella giornata continuano ad alimentare i social ancora oggi.
C’è uno scatto in particolare però che ci ha colpito, ed è lo scatto di Andrea Giana, fotografo di Varazze che ritrae Roberto D’Amico mentre percorre un tubo alla Secca di Varazze in posizione praticamente eretta, scatto da più di una voce definito il miglior scatto italiano di surf mai visto. Giudizio con il quale ci sentiamo di concordare.
Perchè ci ha colpito così tanto? Il concetto è questo: Onda italiana. Surfer italiano. Fotografo italiano. E poi ancora, scatto dall’acqua, che aggiunge spessore ed enfasi all’immagine, e taglio internazionale, il tipo di scatto che siamo abituati a vedere solo su onde non italiane, grandi e con un tubo largo che permette di rimanere dritti in piedi sulla tavola e non accovacciati.
Lo scatto di Andrea Giana rappresenta il punto d’incontro dei desideri, sacrifici, ricerche allo stesso tempo di un surfista e di un fotografo, ma anche il massimo godimento che può ricevere un appassionato di surf che si nutre di onde nostrane. La summa di questi elementi si è materializzata mercoledì 18 gennaio a Varazze, quando la mareggiata con le giuste proporzioni e condizioni ha potuto creare tubi di dimensioni tali che si vedono poche volte in Italia.
Andrea Giana si è fatto trovare nel punto giusto al momento giusto sulla linea di Roberto D’Amico, congelando in un frame l’incontro di tutti gli elementi. E’ uno scatto storico che segna un punto di svolta, non è lo scatto in sé come ha osservato lo stesso D’Amico, protagonista dello scatto, il valore della fotografia di Andrea Giana è rappresentato dall’essere la punta di un iceberg, il risultato finale di un lavoro durato anni e fatto di passione, sacrifici, dedizione e perseveranza.
Quanto ti ha reso orgoglioso leggere tutti i commenti positivi successivi alla pubblicazione della foto che ormai tutti conoscono? Quali emozioni ha scatenato in te?
I commenti sono relativi, sono orgoglioso di ogni passo fatto da qui a 12 anni di attività nella fotografia, la MIA fotografia. Io amo il mio lavoro e dedico molto tempo a questo… Sia in modo solitario, perchè cerco di isolarmi cercando di trovare una linea di comfort con le mie idee e con la mia testa, ma anche confrontandomi molto con amici, colleghi e famiglia. Se mi chiedi quali emozioni ha scatenato in me ti posso dire tranquillamente una parola: ADRENALINA. Secondo me è la parola chiave.
Quanti anni hai dedicato alla fotografia e quanti in particolare alla fotografia dall’acqua?
Ora attualmente sono quasi 12 anni, ho studiato grafica pubblicitaria e mi sono specializzato poi in fotografia. Ai tempi della scuola già ero in posizione davanti alle onde e nessuno mi ha mai levato il pensiero che un giorno sarei stato li a scattare dentro l’acqua. Alla fotografia dall’acqua invece mi sono riuscito ad avvicinare un po’ più avanti… nel Giugno 2020. Ho ancora molto da imparare.
Come ti sei appassionato alla fotografia surf?
Vengo da una famiglia molto sportiva e grazie alla passione per il surf di mio fratello più grande è iniziato questo grande amore, negli anni ’90 mio fratello cavalcava già le nostre onde liguri, poi io con il tempo e la nostra casa a due passi dal mare mi sono sempre più avvicinato a questo mondo… nei primi anni 2000 grazie anche al nostro surf shop di zona dove passavo giorni interi a consultare riviste o a sentire i più grandi raccontare le loro onde e dei “wipe out” che facevano al tempo.
Io non ho mai fatto surf ma pratico bodyboard… ora è da parecchi anni che con entro più in mare con una tavola perchè dedico ogni singola onda dentro al mio mirino della macchina fotografica.
Si parla di sacrifici e dedizione, quali sono i sacrifici che hai fatto in questi anni per alimentare la tua passione e quanta dedizione è necessaria per ottenere buoni risultati?
La perseveranza, la grinta, l’amore… il mestiere del fotografo non è semplice, ci sono sempre alti e bassi ma secondo me la chiave sta nascosta sempre da qualche parte, una volta trovata però puoi sentirti più che fortunato.
Bisogna dedicare molto tempo a se stessi e a studiare la propria fotografia principalmente ma unita alla fotografia dei tuoi idoli in quel campo e cercare di farne una cosa tua.
Per quanto riguarda i sacrifici ne ho fatti molti ma tutti ben ripagati. sempre!
Quali aspettative o obiettivi avevi per la giornata di mercoledì 18 gennaio? Avresti mai immaginato la possibilità di ottenere un risultato simile?
Ho iniziato a studiare le previsioni già una settimana prima, nella shaping room del mio amico CJ davanti a una bella birra e ci scherzavamo su… erano quasi più di 5 anni che non si creava una circostanza del genere. Ci veniva da ridere, perchè qui in liguria le previsioni del vento e del mare cambiano in continuazione, ma giorno dopo giorno aumentava sempre di più.
A quel punto i peli delle braccia mi si sono rizzati e ho capito che poteva essere il giorno giusto per fare qualcosa di figo.
Successivamente mi ha scritto Roby D’Amico e poi anche Marlon Lipke: “Mercoledi sei dei nostri?” mi ha chiesto. Gli ho risposto: “Non chiedermelo neanche la mia risposta è SI!”.
Come siete riusciti a fare incontrare il talento del surfista, quello del fotografo, e l’onda perfetta tutti nello stesso momento?
Da parte di Roby e degli altri professionisti come Gony, Marlon ed Eugenio credo che il talento ci sia sempre stato ma da parte mia potrei dire che ho passato molto studio nello spot e nelle onde di casa mia… onde molto aggressive, potenti ed a volte indecifrabili.
Negli ultimi mesi ho studiato dove fosse meglio piazzarsi in acqua, con quali ottiche fotografiche entrare e la condizione migliore.
Non mi reputo un talento ma un appassionato che ama il proprio lavoro e cerca di farlo al meglio.
Quali sono gli scatti di Varazze da te realizzati negli anni che ti rendono più orgoglioso?
Quella che mi rende più orgoglioso è la mareggiata del 25 Gennaio 2021, in quell’occasione ho scattato la foto che mi ha fatto un pò mettere in luce su testate giornalistiche come la vostra ma principalmente per le mie due collaborazioni ancora attive con Surfline e MSW per cui lavoro ancora attualmente da quella data.
In quel giorno le mie foto sono entrate nella GOOD TO EPIC di Surfline.
Quali nuovi stimoli ti ha dato aver realizzato questo scatto?
Bellissimi stimoli anche se vorrei puntualizzare il mio essere molto umile, ma essere in quelle condizioni e con degli ATLETI, e ripeto, ATLETI del genere è stato molto emozionante.
Dopo averlo realizzato stavo nuotando in mezzo a quelle onde più alte di 3 metri con il mio scafandro e il mio caschetto… me lo ricordo come se fosse ieri… mi sono emozionato e mi sono messo a piangere. davvero impressionante che emozioni ti può dare la natura.
Come hai visto cambiare Varazze e i suoi frequentatori negli anni?
Varazze è il classico posto di mare che ci offre la possibilità di avere onde mai viste ma ultimamente la vedo un pò troppo piena di personaggi poco gradevoli che rendono il clima in acqua da felice a insopportabile e a volte non è piacevole.
Lo sport dovrebbe unirci, sempre con rispetto ovviamente ma senza rovinare la bellezza che ci circonda.”
L’onda più bella- E per descrivere Varazze, bastano le parole di Zubizarreta, 37 anni, argentino di nascita, cresciuto in Spagna, surfista da un quarto di secolo e diventato uno dei nomi più famosi del panorama mondiale: «Qui c’è l’onda del mio cuore. È un paradiso, per chi ama il surf è un vero parco giochi». Ieri, vento e mare si sono attenuati, eppure in acqua si sono alternati quasi cinquanta appassionati. Il clou è stato tra martedì e mercoledì, quando sulle onde si è affacciato anche il sole.
Qui la magia è il risultato della combinazione fra interventi dell’uomo e la generosità della natura. Il fondale costituito da massi è regolare, perché creato artificialmente. Non per il surf, ma perché negli anni ’50, alla foce del torrente Teiro, erano stati scaricati i massi provenienti dagli scavi delle gallerie della costruenda autostrada A10.
La natura ha fatto il resto, con un gioco di correnti che dà vita a onde regolari e lunghe. Con in più il vantaggio, quando l’onda finisce, di avere la possibilità di farsi spingere verso ponente, dove parte la “strada” per tornare al largo e ricominciare. In altre località, invece, bisogna remare controcorrente e infilarsi dentro le onde che arrivano. Una fatica bestiale.
Stelle internazionali e semplici appassionati si ritrovano fianco a fianco. Qualche volta si osservano, altre parte qualche scintilla: «Il surf è uno sport particolare –spiega RobertoPensiero, arrivato da Cairo con il suo van Volkswagen California – È fatto anche di aggressività. Varazze non è un posto per principianti, per me ha l’onda più bella d’Italia, una perfezione che attira gente da tutta Europa. Quando l’onda “tuba” così non si può fare a meno di entrare in acqua». Il problema è che non sempre c’è posto per tutti, così i pivellini vengono spinti ai margini. E guai se un ragazzino prova l’onda già scelta dal campione.
Da Mondovì sono arrivati Pablo Aletti e l’austriaca Johanna WallaMond: «Nelle ultime ore l’onda è un po’ scesa, ma a Varazze ci si diverte sempre. Purtroppo mercoledì lavoravo e non sono riuscito ad arrivare. Però non potevamo lasciarci sfuggire quest’occasione». L’arrivo di quasi 200 surfisti solo mercoledì, più altri 50 ieri, ha riacceso il sorriso in municipio. Il sindaco Luigi Pierfederici e il vice Filippo Piacentini hanno dovuto occuparsi in poche settimane di una borgata, la Vignetta, da ricollegare con la città a causa di un incidente sotto a viadotto sulla A10, delle famiglie della frazione evacuate per il rischio di crollo della chiesa adiacente.
Però il ritorno dei surfisti ha restituito ottimismo: «Giornate bellissime per il nostro territorio – commenta il sindaco – Grazie alla conformazione della secca la mareggiata ha offerto onde perfette, che hanno richiamato surfisti da Francia, Spagna, Portogallo, Francia, Austria. Sono arrivati anche fotografi e cineoperatori. E sul molo c’erano anche i bambini delle scuole a vedere questo spettacolo».
Piacentini, fin da bambino appassionato di surf, e titolare a Varazze di un negozio di articoli sportivi specializzato nel surf, sottolinea: «Quando in pieno inverno arrivano 150 persone è un segnale: è vero che restano poco tempo, ma quando escono dal mare si mangerebbero anche le sedie dalla fame. Sono tutti ragazzi che vanno in bar e ristoranti».
Una giornata di divertimento e di turismo, perché Varazze negli ultimi anni ha saputo ritagliarsi uno spazio importante sulle riviste specializzate e richiamare appassionati e campioni da tutta Europa. Anzi, per fare concorrenza a Biarritz ed entrare a pieno titolo nell’élite europea da tre anni a Varazze si può provare anche il brivido di sfidare le onde di sera grazie all’installazione di un potente faro sul molo Marinai d’Italia che illumina lo spot della Secca. D’inverno fa buio presto, ma ci sono le mareggiate migliori.
Tiziano Franzi