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Liguria e Basso Piemonte

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Liguria e Piemonte: anche le funivie possono fare un servizio di Tpl. E nel centro di Sanremo si partiva per il Borgo San Romolo


L’Italia è ricca di città e di borghi abbarbicati su colline e montagne.

di Massimo Ferrari

Il superamento di dislivelli talora severi pone seri problemi di accessibilità, se non si vuole intasare le vie impervie con fiumi di automobili poco consone alla fruibilità dei centri storici da parte dei residenti e dei visitatori. La stessa funzionalità delle stazioni ferroviarie, spesso ubicate a fondo valle o lungo le coste, è spesso depotenziata dall’assenza di adeguati servizi di mobilità verticale. Pensiamo alla Liguria, alla Calabria, ma anche a molte amene località appenniniche, dall’Umbria fino alla Basilicata.

Storicamente il problema è stato affrontato con la costruzione di funicolari. Pensiamo a quelle urbane di Genova (Righi e Sant’Anna), alle quattro di Napoli (Vomero e Mergellina), alle due di Bergamo (Città Alta e San Vigilio), ma anche a città minori come Biella, Mondovì, Capri e Catanzaro. Incautamente considerate superate, le funicolari sono tornate recentemente in auge, anche in guisa di ascensori verticali. La possibilità di automatizzarne la gestione, infatti, riduce notevolmente le spese di esercizio. Si spiegano così gli impianti di Certaldo, di Osimo o di Ariccia.

Altre soluzioni sono state individuate nel ricorso ad ascensori pubblici (anche qui gli impianti di Genova, Napoli, Fermo, Belluno e Trieste fanno scuola), di tapis roulant (la “metropolitana pedonale” di Spoleto, ad esempio) o di scale mobili: a Perugia, a Siena (dalla stazione al centro storico) o a Potenza, città che detiene il primato europeo per estensione di questo tipo di impianti.

Il più diffuso vettore di risalita resta comunque la funivia, seppur declinata in diverse sottospecie che si differenziano per dimensioni e caratteristiche tecniche: cabinovie, ovovie, bidonvie etc. Si stima che nel nostro Paese ce ne siano in attività ben 1.700. La grande maggioranza delle quali, ovviamente, è stata pensata in funzione delle attività sciistiche nei centri di sport invernali.

Le prime funivie, tuttavia , furono concepite soprattutto guardando alla possibilità di fruizione dei panorami da parte di un pubblico – vuoi per ragioni di età, vuoi per condizioni fisiche – non avvezzo alle arrampicate in montagna. Così a Campo Imperatore, in Abruzzo, o al Monte Faito, ottimamente collegato con la stazione della Circumvesuviana a Castellammare di Stabia.

Ci fu un momento, nel dopoguerra, in cui le funivie sembravano destinate a soppiantare le precedenti ferrovie di montagna a cremagliera, offrendo tempi di percorrenza migliori e costi di manutenzione più contenuti, Per questo vennero impiegate nell’ascesa da Bolzano all’Altopiano del Renon (dove il tram è stato conservato in quota, dopo aver soppresso la tratta a dentiera) o al Mottarone, sopra Stresa. Probabilmente si trattò di scelte infelici – a prescindere dalla recente sciagura del lago Maggiore – perché la ferrovia a cremagliera avrebbe certamente costituito un’attrazione turistica in sé, come dimostra il successo di tanti impianti nella vicina Svizzera.

A loro volta anche le allora avveniristiche funivie subirono, come per una sorta di nemesi storica, la stagione dell’abbandono. Qua e là ci si può imbattere in  impianti abbandonati da molti anni. Se chiaramente le funi portanti sono state asportate dopo la cessazione del servizio, un visitatore attento può individuare stazioni dismesse e piloni abbandonati che emergono dalla vegetazione. Per esempio, nel centro di Sanremo, dove partiva una funivia verso il borgo di San Romolo, abbarbicato sulle colline retrostanti. Oppure a Napoli, dove dalla Fiera d’Oltremare si poteva ascendere al promontorio di Posillipo (e c’era un’apposita stazione della Cumana a favorire l’interscambio). O a San Luca che domina Bologna. Per tacere della funivia che dal Belvedere di Lanzo avrebbe dovuto scendere a Campione, realizzando una “continuità territoriale” con l’enclave italiana in territorio elvetico. Struttura mai entrata in funzione e poi classificata come “eco mostro” da abbattere.

Ma, depennando quelle destinate agli impianti sciistici (che, tra l’altro, in un futuro non troppo lontano, potrebbero essere riconvertite a causa della riduzione dell’innevamento), quelle concepite per raggiungere balconi panoramici (la spettacolare cabina rotante di Malcesine, tra le altre) o santuari in altura – come nel caso di Montallegro, che domina Rapallo o del Sacro Monte di Varallo Sesia – esistono funivie che assolvono una funzione di trasporto pubblico locale? Certo, ci sono anche quelle, seppur in numero limitato ed in contesti particolari.

Innanzitutto si da il caso di piccole località che hanno scelto (o subito) l’isolamento per mancanza di strade carrozzabili. I giornali lombardi si sono occupati, negli ultimi anni, del borgo di Monteviasco, arroccato sulle montagne alle spalle di Luino, raggiungibile soltanto a piedi – previa una lunga e faticosa scalinata con mille gradini – o, appunto, in funivia. Senonché a causa di un incidente, il piccolo impianto, finanziato dalla Regione Lombardia, è chiuso ormai dal 2018 e, per il momento, la decisione di riattivarlo non si è concretizzata a causa della difficoltà ad individuare un gestore idoneo.

In altri contesti si è stati capaci di trasformare l’isolamento in una opportunità turistica che attira molti curiosi. Come le ben più note Zermatt e Wengen, in Svizzera, hanno fatto dell’inaccessibilità in auto un esclusivo richiamo per raffinati villeggianti in cerca di tranquillità, anche Chamois, in Val d’Aosta è apprezzata proprio per essere raggiungibile soltanto in funivia.

Altrove siamo in presenza di centri abitati, anche di un certo rilievo, in cui si può arrivare a bordo della propria auto – a prezzo, però, di dover percorrere strade impervie –  ma anche, più comodamente, in funivia, Come a Pigra, sopra il lago di Como, a cui si può ascendere da Argegno, dove, a sua volta, si attracca in battello, ovvero con i bus che percorrono la statale Regina.

Meno agevole l’interscambio per raggiungere a Selvino, visto che la funivia che sale da Albino si trova abbastanza lontano dalla capolinea del tram proveniente da Bergamo. L’alternativa in auto è comunque raccomandabile, visto che a Selvino si può arrivare attraverso una strada spettacolare costellata da 19 tornanti, ognuno dei quali è dedicato ad un celebre ciclista bergamasco del passato. A Selvino, come a Pigra e a Monteviasco, la Regione Lombardia ha esitato a lungo nel garantire i fondi per rinnovare l’impianto funiviario, ma alla fine, per fortuna, è prevalsa la decisione di salvaguardare la possibilità di salire in quota in modo più sicuro e panoramico.

Le funivie sono un mezzo di trasporto prettamente nordico, legato alle cime più aspre delle Alpi e degli Appennini? Non esattamente, visto che questi impianti si possono trovare anche nell’assolata Sicilia. A parte quella dell’Etna, che è una funivia panoramica pensata ovviamente in funzione dei turisti (e talvolta distrutta dalle eruzioni vulcaniche), ci sono nell’isola altri due servizi che svolgono una funzione di Tpl.

L’una si trova a Taormina, dove, dal centro storico, si può scendere alla suggestiva spiaggia di Mazzarò. Forse sarebbe stato meglio, a suo tempo, pensare ad un collegamento tra la città e la  bellissima stazione sita in basso a Giardini Naxos, per favorire l’accesso ai viaggiatori che arrivano in treno. Ma intanto sono cominciati i lavori di raddoppio della ferrovia Messina – Catania e a Taormina la nuova stazione sarà collocata in galleria, da dove, tramite ascensori, si potrà accedere al centro. L’altro impianto si colloca all’estremità occidentale dell’isola e precisamente alla periferia di Trapani, da cui si può raggiungere la località elevata di Erice, sede del noto Centro di Cultura Scientifica “Ettore Majorana” fondato da Antonino Zichichi.

Ma le funivie di gran lunga più spettacolari sono quelle del Monte Bianco che da Entreves, nei pressi di Courmayeur, consentono di arrivare sino a Chamonix, in Francia. Qui non si tratta di Tpl, ma, a ben pensarci, siamo in presenza del quarto collegamento su ferro (anche se non su rotaia) che ci unisce ai cugini d’Oltralpe. E ora che si preannunciano lunghi periodi di chiusura del sottostante traforo stradale, forse qualcuno sceglierà di espatriare su una cabina sospesa sopra ai ghiacciai.

Massimo Ferrari


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