Rivalità, invidia e cattiveria del mondo femminile ora anche in politica. O si tratta solo di luoghi comuni?
di Antonio Rossello
Rivalità, invidia e cattiveria del mondo femminile ora anche in politica. O si tratta solo di luoghi comuni? In ogni caso, la prima occasione di faccia a faccia tra le due è stata il question time alla camera dei giorni passati e non se le sono certo mandate a dire.
Prevediamo che finiranno presto nel dimenticatoio i neologismi di nicchia di cui taluni condiscono la propria chiacchiera, così sperando invano di ravvivare un poco lo scarso interesse che normalmente destano. Al contrario, nel borsino delle espressioni alla moda, “narrazione” è al suo apice. Sebbene si tratti di un termine negli Annales dall’inizio dei ruggenti anni ’70, limitatamente al contesto artistico e culturale, soltanto negli anni ’90 ha cominciato ad essere introdotto nel campo del commento politico, dove è diventato sempre più comune negli anni 2010. Già presente nell’ultimo decennio nel lessico politico, al pari di “agenda” e “software”, questa parola è però assurta al gotha mediatico planetario con l’ultima terribile guerra in corso, attraverso la contrapposizione tra la “narrazione del Cremlino” volta a far passare la finzione di una Russia che agisce per autodifesa e quella del campo filo-ucraino.
In verità, al di là di questa tragedia, l’uso di questo termine si è esteso a tutti i temi, dalla questione delle pensioni ai modi di presentare l’emergenza ecologica. Ci si chiede come abbiamo potuto a farne a meno prima…E viene ancora da chiedersi come si svilupperà in futuro declinato secondo la presa di potere delle donne in politica. Nella fattispecie, in base a quella narrazione e contro-narrazione al femminile che già comincia a tenerci con il fiato in sospeso. Se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo prendere come riferimento iniziale il battibecco infernale durante il question time alla Camera, che negli scorsi giorni ha visto la premier Giorgia Meloni di fronte alla segretaria del Pd Elly Schlein e, più defilato e sornione, il leader del M5S Giuseppe Conte. Ma in ordine sparso anche tutte le opposizioni. Ecco la cronaca, in fondo per i giornalisti è stato come per la folla di curiosi, che si avvicina a vedere cosa stia accadendo, siccome non capita tutti i giorni di vedere una zuffa tra donne per strada.
Il clou è ovviamente sull’immigrazione, intanto resta la farsa, resta il dramma in cui sono annegati i naufraghi di Cutro.
Lancia il sasso, con la sua interrogazione, il segretario di +Europa Riccardo Magi. Ma la premier replica che, per scopi politici, si finisce per mettere in discussione l’onore e l’operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l’Italia intera, fornendo alibi a chi vuole caricare tutto il peso sul governo invece che assumersi le proprie responsabilità. Un attacco duro da parte della presidente del Consiglio, la quale da giorni peraltro ripete che la coscienza del governo stesso è a posto e di sperare che lo sia anche quella di chi lo attacca, senza mai pronunciarsi sulle responsabilità degli scafisti. Allusioni a Schlein e compari evidenti, con ampi applausi della maggioranza.
Secca reazione di Magi che enfatizza la necessità, prima di tutto, di salvare vite umane, rispettando la nostra Costituzione e di coinvolgere i partner europei in operazioni congiunte di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, non aggrappandosi alla scusa data dalla successione di norme del diritto internazionale che individuano con precisione le acque Sar (Search and rescue) e le competenze relative a un’operazione di soccorso e le distingue dalle acque territoriali di uno Stato. In questo caso il rimpallo è tra Italia e Libia.
Ma Schlein che ha detto? Pensa forse di aver buon gioco nel suo affondo in cui ricorda ad avversaria e governo che non è più tempo di prendersela con gli altri e che dopo soli cinque mesi stanno già andando in direzione sbagliata. Poi ancora punzecchia la premier, accusandola di aver letto il verbale, come Piantedosi, senza rispondere di fatto alle domande di Magi, vacillando sulla zona Sar libica, nozione tecnica che mostra di non conoscere, nascondendosi dietro la Guardia costiera.
E poi scivolano sul tappeto tante altre questioni spinose al centro del dibattito nazionale ma non solo. Eccone alcune… Nucleare, clima e case green, Mes, salario minimo legale, di tutto e di più per un duello in punta di fioretto che si sviluppa in base a dinamiche a noi finora poco note. Mettendola in psicologia, certo l’aggressività che si sviluppa tra donne è differente da quella che si instaura fra uomini.
Secondo certi analisti, Meloni il primo confronto con Elly Schlein l’ha perso. C’è chi ha contato quante volte la presidente del Consiglio ha detto che lei è pragmatica e l’opposizione ideologica. Tra le due la finzione di una sincera stretta di mano finale, prima che Giorgia corra rapida via lungo i banchi dell’aula. Anche per altri osservatori accreditati, per la segretaria del Pd un ottimo debutto, ma si nota la sua solitudine. Specialmente quando da destra l’hanno contestata appena tirati in ballo i diritti dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali.
Boati, schiamazzi, fracasso. Nessuno di quell’opposizione che lei vorrebbe unire si è alzato a fare muro in suo soccorso. È stata applaudita soltanto dai suoi fedelissimi, ossia da qualche sparuto deputato di sinistra. Una sorta di vittoria di Pirro. Dai Cinque stelle, specialmente, nessun applauso: queste sono in effetti le basi per una alleanza organica? Poco lusinghiero il coinvolgimento lungo l’emiciclo sinistro. Anche poca enfasi da parte delle colleghe parlamentari. E qui tornando alla psicologia, vi sarebbe da dire che vi sono donne che, per esempio, competono solo con le altre donne e non con i maschi; molte di esse sviluppano idee sessiste, nonostante di solito tendano a negarlo anche a sé stesse. L’oppressione di cui il genere femminile è vittima nella nostra società si traduce spesso anche nelle opinioni e nei comportamenti negativi delle donne verso altre donne. E di frequente alla base di questi atteggiamenti c’è un rapporto conflittuale tra madre e figlia o tra sorella e sorella. Sia quel che sia, Schlein fila dunque via a passetti svelti sul tappeto rosso del Transatlantico… con molto amaro in bocca da dissimulare?
Sul fronte opposto, tuttavia c’è chi invece sostiene che Meloni non se l’è poi cavata tanto male, anzi ne esce proprio vincente, essendo in grado di tener botta tra gli immensi guai in cui si dimena. Comincia ad avere l’aplomb giusto, lo stesso con il quale, a distanza di giorni, la vedremo prendere parte al Congresso della Cgil, in corso a Rimini, con un intervento che spazierà dal lavoro al fisco, dalle violenze figlie della contrapposizione ideologica fino alla riforma presidenzialista. Con disinvoltura, arrivando al congresso, alle vibrate contestazioni, risponderà che non sapeva quale accoglienza aspettarsi, ma che in ogni caso ha pensato che fosse giusto esserci, non volendo rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto del sindacato. Aprirà con un ringraziamento anche a chi la contesta, rivelando di sentirsi fischiata da quando aveva 16 anni ma di esser sempre andata avanti.
Fine del primo round Meloni-Schlein.
Antonio Rossello