Hanno suscitato molta impressione in Città le anticipazioni sul testo del nuovo piano sanitario regionale (peraltro ancora “in fieri”) attraverso le quali è apparsa la possibilità della chiusura del punto nascite all’Ospedale San Paolo di Savona ( in contrapposizione con il mantenimento di analoga struttura in quel del Santa Corona).
di Franco Astengo (“Il Rosso non è il Nero”)
Appare evidente che si tratta di un ennesimo tentativo di declassamento del nostro nosocomio: appare così necessaria una forte mobilitazione portata avanti non soltanto dalle istituzioni ma anche e soprattutto dalla popolazione e non soltanto della Città capoluogo.
Mobilitazione e attivizzazione delle forze sociali e politiche che debbono essere destinate non soltanto alla questione specifica e – ancor più in generale – della delicata questione della presenza sanitaria sul territorio.
Il tema di fondo rimane quello del ruolo della nostra Città e del suo comprensorio nel contesto economico, sociale, dei servizi dell’ambito regionale.
Senza voler svolgere alcuna funzione campanilistica appare evidente l’affermarsi, da diverso tempo, di un processo di isolamento e marginalizzazione dell’ambito savonese: sarebbero tanti i temi da toccare a partire da quello delle infrastrutture, dell’assenza di centri direzionali (dall’Autorità Portuale alla Camera di Commercio), di riferimenti per lo sviluppo economico ( assorbimento della CARISA in CARIGE a sua volta assorbita da BPER), della perdita “di peso” dei corpi intermedi, dal disastroso completamento del processo di industrializzazione che ha compito duramente Savona, il Vadese e la Val Bormida in quadro di sostanziale insufficienza tecnologica per aziende di grande importanza per il nostro territorio.
La battaglia per la difesa dell’Ospedale San Paolo – peraltro condotta in prima linea con spirito d’abnegazione dall’Associazione Amici dell’Ospedale– deve essere parte di una complessiva “vertenza Savona” a dimensione comprensoriale che raccolga tutti i soggetti istituzionali, associativi, politici, impegnati nel sociale rappresentativi del comprensorio allargato – com’è necessario – alla Valbormida aprendo un confronto diretto con la Regione Liguria e il Governo.
Un confronto complessivo da mettere a calendario immediatamente, anche attraverso la convocazione straordinaria delle istituzioni: dai Consigli Comunali a quello Provinciale sino all’Assemblea Regionale formando anche una delegazione rappresentativa che incontri la stessa Presidenza del Consiglio.
Franco Astengo
LA STAMPA DI DOMENICA 13 NOVEMBRE 2022 HA TITOLATO A TUTTA PAGINA: LA FINE DEL SAN PAOLO.
Nella bozza del piano sanitario regionale viene prevista la chiusura del punto nasciete a Savona, Politica ed associazioni pronte alla mobilitazione.
Segue un commento del capo delle redazione Savonese, Paride Pasquino
COMUNICATO STAMPA DELLA REGIONE DEL 14 NOVEMBRE 2022
SANITA’, NUOVO PIANO SOCIO SANITARIO. GRATAROLA SUI PUNTI NASCITA:
“SECONDO IL MINISTERO 5 A GENOVA SONO TROPPI, SI LAVORA PER AVERNE DUE IN ASL 2”
GENOVA. “Come spesso accade si vuole raccontare la trama del libro ed il suo finale avendo letto solo il titolo e l’incipit”. Dopo le polemiche che si sono sviluppate in seguito alla diffusione di alcuni particolari legati al nuovo piano socio sanitario regionale, che deve ancora passare all’approvazione della Giunta e quindi alla discussione del Consiglio Regionale previa trattazione nella commissione competente, arriva l’intervento dell’assessore alla Sanità Angelo Gratarola.
“La bozza del piano – sottolinea Gratarola – si muove tra due pilastri normativi nazionali: da un lato il Decreto Ministeriale 77, ovvero la cornice entro la quale si riorganizza il territorio; dall’altro il Decreto Ministeriale 70 (DM70) del 2015 che stabilisce il numero delle strutture possibili su una specifica area ospedaliera. A questo proposito, per ciò che attiene al mantenimento dei punti nascita, il DM70 orienta a circa 1000 parti la soglia ottimale per ciascuno e comunque non meno di 500. Risulta così facilmente intuibile che, con poco più di 3000 parti annuali, cinque punti nascita per la città di Genova sono davvero oltre la soglia; da questa distribuzione va tenuto fuori l’ospedale pediatrico Gaslini ritenuto punto di interesse regionale e sovraregionale per gravidanze in cui è presente una patologia fetale”.
Alle logiche imposte dal Ministero devono necessariamente seguire scelte territoriali. “In linea teorica e solo su base geografica la prima stesura del piano socio sanitario, ancora oggetto del confronto politico, – aggiunge Gratarola – indica a proposito di Genova nell’ospedale Evangelico di Voltri la struttura deputata alla copertura dell’estremo ponente cittadino, sono però al vaglio altri elementi per definirne l’assetto finale. Un analogo ragionamento vale per l’area di Ponente tra le province di Imperia e Savona per la quale l’Assessorato, in una logica di area vasta, sta studiando la strategia possibile per mantenere 3 punti nascita, due dei quali nel territorio della Asl 2″.
Il futuro piano socio sanitario regionale dovrà però fare i conti con una difficoltà oggettiva. “È corretto ricordare – conclude l’assessore – che su tutta questa vicenda grava il problema della carenza di ginecologi su tutto il territorio nazionale e regionale, elemento determinante per la tenuta del sistema nel suo complesso”.