Federico Boggiano (intervistato da Gian Luigi Bruzzone per trucioli.it lo scorso numero vedi…..) ha prestato servizio per 10 anni, a Zuccarello, nel Corpo Forestale dello Stato. E racconta la sua interessante esperienza. Come combattere gli incendi di bosco con maggiore risultati.
“Gli anni della forestale – Sono entrato nel Corpo Forestale dello Stato quasi trentenne, prima avevo lavorato come bagnino, come istruttore di nuoto e, per cinque anni, come impiegato in un terminal di container in località Erzelli, sopra il casello autostradale dell’aereoporto. Ho lavorato per i primi dieci anni a Zuccarello, e per altri venti a Savona, in ufficio. Il periodo di cui conservo i ricordi più vivi è quello svolto presso il Comando Stazione di Zuccarello. La prima occupazione era quella di spegnere incendi di bosco, che scoppiavano frequentemente, sia in inverno che in estate. Si spegnevano, soprattutto all’inizio, con la tecnica del controfuoco: si puliva un sentiero oppure si sceglieva una strada, se c’era, e da lì si appiccava l’incendio che andava a congiungersi a quello già in atto, bruciando tutta la superficie che si trovava tra i due fuochi. Qualche volta sono successi episodi tragicomici: è capitato che tra i due fuochi ci si trovasse qualche volontario dell’antincendio. Oppure è capitato che il controfuoco venisse spento da uno dei rari Canadair che si trovavano a operare in zona. Comunque gli incendi si spegnevano in gran parte a mano, tracciando sentieri tagliafuoco o con i flabelli, una sorta di scope costruite con le camere d’aria delle gomme, che si sbattevano direttamente sul fuoco. Anche i militari partecipavano spesso alle operazioni, con scarsi risultati, perché non avevano esperienza. Due volte mi è capitato di rischiare la vita sugli incendi, una volta sono rimasto in mezzo al fumo e sono uscito grazie alle voci dei compagni che mi hanno guidato fuori; un’altra volta sono finito di notte sull’orlo di un precipizio. Del resto, nel periodo in cui ho lavorato in Forestale, soltanto in Liguria, quattro miei colleghi sono morti sugli incendi.
Il ricordo più bello, invece, è stato il salvataggio e la liberazione di una poiana, un uccello rapace diurno, che si era infilato sotto una rete metallica per la protezione dalla caduta dei massi in comune di Erli. I suoi voli in cerchio sopra di noi al momento in cui lo abbiamo liberato sono stati emozionanti e ancora li ricordo. Anche l’avvistamento di certi animali è stato emozionante: scoiattoli che giocavano con me a nascondino dietro un pino, tassi grassi e lenti al crepuscolo, donnole agili, ricci tranquilli, daini enormi, caprioli voraci e, soprattutto cinghiali in branco. L’aver sorpreso sul fatto alcuni bracconieri mi ha dato soddisfazione: cacciavano animali protetti o non avevano il porto d’armi. Mi ha dato anche soddisfazione redigere verbali per la protezione della flora protetta come il pungitopo o il narciso trombone. Nei miei vent’anni trascorsi in ufficio a Savona la soddisfazione più grossa è stata l’allaccio della caserma forestale di Zuccarello, in cui io avevo gloriosamente (scherzo) militato, alla rete fognaria del comune. Per la difficoltà della pratica burocratica dell’opera, che comprendeva la messa in funzione addirittura di un semaforo per regolare il traffico in occasione dei lavori. Anche nella Forestale ho avuto buoni insegnanti: per l’orientamento nel bosco, per riconoscere le diverse specie boschive, per lo spegnimento degli incendi” (Federico Boggiano).