Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Perché in Italia non si uccidono i lupi


Ci risiamo, o gli italiani sono i più intelligenti e saggi, o lo sono gli svizzeri (ma non solo, anche gli americani, i canadesi, i norvegesi, i francesi, i russi, gli sloveni, gli svedesi, i finlandesi, gli spagnoli, e via ancora per ogni nazione in cui viva una popolazione di lupi).

di Franco Zunino

Mentre in Piemonte hanno catturato un ibrido (e che ibrido!) e lo hanno poi liberato, in Svizzera, nei Grigioni un guardiacaccia ha provveduto ad abbattere uno dei lupi su ordine delle autorità (peraltro abbattuto mentre stava divorandosi un’altra pecora). Ora sono alla caccia del secondo. Intanto è stato autorizzato anche l’abbattimento di un altro lupo nel Canton Ticino dopo che questi, nell’agosto scorso, aveva sbranato due mucche (abbattimento da farsi anche con l’aiuto dei cacciatori). In Italia invece non solo non si uccidono lupi, ma neppure quelli che stanno sempre più inquinando geneticamente la specie “alpina” (perché prima o poi il pot-pourri genetico dei lupi che vivono dalla Francia al Friuli, non avendo il coraggio di ammettere che le loro origini “naturali e spontanee” sono molto discutibili, sarà inevitabilmente “scientificamente” identificato in una nuova sottospecie: si propone di definirla alpinus! Stiamo ovviamente scherzando… ma forse neppure troppo)! Lieti i lupofili italiani che intanto a sporcarsi le mani (e la fedina penale!) siano pastori, allevatori e cacciatori che per tenere bassa la popolazione rischiano sulla loro pelle, mentre lo Stato tace passivamente. Perché questo è il risultato di uno stato di fatto; oltre a quello dell’aumento e/o rigenerazione del sentimento di odio verso il lupo che già in passato lo ha portato ad un passo dall’estinzione! Italiani brava gente, ma efficienza zero!

IL PENSIERO DI GIORGIA MELONI E LA CACCIA – La filosofia Wilderness ed il suo Concetto di conservazione sono intrinsecamente legati al pensiero di tanti noti filosofi e conservazionisti americani: è lì che è si è formato il pensiero che ha poi spinto personaggi come Aldo Leopold, Robert Marshall, Howard Zahniser, ed altri, a fondare prima un movimento in difesa della Wilderness e poi alla storica ed unica legge mondiale che tutale in forma “assoluta” la natura selvaggia. Nessuna altra Nazionale al mondo l’ha mai fatto, ed è ovvio pensare che ciò sia conseguenza del libero pensiero liberale della democrazia americana: può dare fastidio a tanti, ma è la verità storica. Ora apprendiamo che il nostro Primo Ministro, Giorgia Meloni, sostiene di essere una seguace del pensiero di Roger Scruton, più ideologico che non filosofo; ma tant’è. A noi interessa piuttosto quello di Aldo Leopold, ma, almeno leggendo quanto ne hanno riportato i media, va riconosciuto che se non altro vicino a questo pensiero si era certamente avvicinato anche Scruton, e non ci sentiamo di negarlo, così come non intendiamo certamente con questo, schierarci politicamente. E’ comunque interessante quanto vicino all’indirizzo politico-ambientale dell’AIW sia la sua visione degli argomenti a noi attinenti. Vediamoli, riprendendo quanto ne hanno scritto i media: «Bellezza. Scruton dà molta importanza a questo valore, facendone quasi come i Greci un valore morale. Solo gli uomini hanno il senso del bello ed esso è a loro indispensabile per “sentirsi a casa” nel mondo che sono chiamati ad abitare». «Caccia. La caccia, secondo Scruton, è sempre stata misurata e rispettosa degli equilibri naturali, tanto che i cacciatori sono stati i più profondi conoscitori e amanti degli animali e della natura. La caccia assume un valore quasi metafisico: il cacciatore è come se recuperasse la sua animalità sommersa e, in questo movimento, ritrovasse sé stesso». «Natura. Per conservare la natura secondo Scruton bisogna essere conservatori, cioè non bisogna porsi di fronte alla realtà, in questo caso quella ambientale, con un atteggiamento prometeico di radicale interventismo e trasformazione ma con un fatto di attenzione, cura e manutenzione e, solo in seconda istanza, di graduale miglioramento possibile. L’obiettivo è una “ecologia sociale” che ha al centro l’individuo nel suo ambiente inteso nel senso più largo possibile».

Franco Zunino


Avatar

Trucioli

Torna in alto