Forse per capire l’importanza della notizia è utile ascoltare un nome qualificato nella storia vitivinicola dell’alta Valle Arroscia, terra di Ormeasco (Dolcetto). Agostino Guglierame, già professore nelle Superiori ad Albenga, fino a due anni fa contitolare dell’omonima e prestigiosa azienda agricola di Pornassio.
di Luciano Corrado
“Mai saputo che esistesse questo vitigno e dunque il vino da cui viene prodotto. Per me è una novità e diciamo molto positiva“. Parliamo di Cuxii vino rosso vinificato (e piantagione di viti) in quel di Cosio d’Arroscia. I protagonisti ammirevoli: i coniugi Teresa Arnardi e Vito Gravagno, cosiese lui, lombarda lei, contitolari dell’azienda agricola Il Baggio Pellegrino.
Ancora Agostino: “A Pornassio c’era un vitigno bianco di cui abbiamo ancora due o tre piante che risale ai tempi di mio papà. Non aveva peraltro un nome. Con maturazione precoce, ma senza un particolare gusto, per il resto nella valle si è sempre prodotto solo Ormeasco, almeno che io sappia”
E invece ecco le prime 550 bottiglie numerate di prezioso Cuxii. Teresa e Vito, neo viticoltori a Cosio d’Arroscia, raccontano a Trucioli.it il loro ‘miraggio’ e come tutto è iniziato. Intanto è interessante sapere che sono gli unici, finora, produttori di ‘Cuxii’ in paese e nella vallata. Che i primi acquirenti della loro limitata produzione in bottiglia sono stati proprio i compaesani. Costa 20 €. Ovvio che se si fanno confronti il prezzo non sia alla portata di bevitori abituali e può scoraggiare. Ma qui il termine eccellenza del prodotto non è affatto abusato, un’esagerazione. C’è la sapiente
professionalità di un giovane ‘enologo’, Ludovico Berta socio nell’omonima cantina Fontanacata di Ponti di Pornassio (con numerosi premi e riconoscimenti nelle guide specializzate).
“Intanto – spiegano i coniugi Gravagno – siamo alla prima produzione rispetto a quella ‘casalinga’ fatta fino a ieri. Una piccola cantina beninteso e ci mancava un esperto del settore. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare Ludovico Berta che, oltre nell’azienda di famiglia a Ponti di Pornassio, ha fatto esperienza all’estero. L’inizio con poche centinaia di viti, ora siamo a 1200, grazie al fatto che sono stati distribuiti i ‘diritti di coltivazione‘.
Come spiegare l’origine e la composizione del Cuxii ? Risposta dei titolari dell’Azienda agricola Il Baggio Pellegrino: “Diciamo che è un parente del blasonato Ormeasco-Dolcetto e noi abbiniamo l’aggiunta di Cabernet. Il Cuxii arriva ad essere in piena produzione dopo 6-7 anni, ma anche 10. Non è insomma una vite semplice che si può sfruttare già dopo 2-3 anni. Per ogni pianta se ne ricavano 3-4 kg. Quest’anno la vendemmia, per via delle temperature, è stata anticipata assai prima della normale raccolta di ottobre.”
Teresa 52 anni non è una contadina nata, non è ligure, di professione è gestore Executive di un istituto bancario. Si è innamorata non solo del compagno di vita e di Cosio, del suo habitat e della sua gente. Vito 63 anni, invece, è cosiese Doc. Il papà è stato sindaco per due legislature ed era ufficiale dell’esercito. Un nonno contadino puro. La coppia Gravagno ha un figlio di 29 anni, primo ufficiale sulle navi da crociera.
Cosa li ha spinti, nonostante l’opportunità di avere una solida ed invidiabile vita professionale, ad abbracciare il mondo dei viticoltori, con tutte le difficoltà che oggi comporta ? Vito: “Sono un incallito nostalgico degli avi, delle loro tradizioni, del loro esempio e ho trovato una bravissima moglie che mi asseconda in un paese ancora ricco di valori. La passione ci unisce e ci da forza, coraggio. Il nostro credo può essere sintetizzato: ‘non abbandoniamo le nostre terre’. Non solo perchè siamo in vere aree montagnose, noi combattiamo ogni giorno, si fa per dire, con i rovi e terreni abbandonati e incolti dei nostri vicini. Abbiamo ridato vita alle ‘fasce’ di famiglia e dobbiamo pulire anche i nostri confini dall’avanzare della sterpaglia”.
Chissà se i pionieri di Cuxii contribuiranno a portare fortuna ad un graduale rilancio di Cosio d’Arroscia che, del resto, non è privo di buoni esempi in campo commerciale (mobili), dell’agricoltura (miele), della buona cucina (ristoranti, trattorie, agriturismo), di ottimi prodotti caseari (pastori ed allevatori). Cosio che brilla per i suoi appuntamenti (sagre e feste), un tempo promozionati dalla gloriosa Imperia TV, che emanava e ‘predicava’ fiducia e che, a sua volta, non è stata coronata dalla fortuna editoriale, nonostante l’impegno dei suoi giornalisti e dell’editore. Si è perso una voce amica che dava voce all’entroterra ma senza risultati concreti. Allora si esibivano sul piccolo schermo anche le brave casalinghe ai fornelli, con le prelibatezze culinarie che pure restano scolpite. Qualche politico imperierse che incitava sempre ad avere fiducia, al vicino rilancio dei paesi di montagna. Serviva una marcia in più. Per ora benvenuto Cuxii che invita al brindisi del ‘risorgimento’ che non è quello della nascita dell’Internazionale Situazionista. Cosio con le sue specialità culinarie: le turle (ravioli di patate), i tajarin di engarli, dei pizzoccheri e ravioli ripieni di erbette.
Per Cosio, borgo medievale, siamo alla riscoperta di un eccellente vino che arriva da secoli di storia e che porta i nomi dei Capitula castellania e proprio Cuxii; degli Ordinamenti Facta Super Ancisis. Offrono squarci importanti su un periodo messo in risalto da un erudito studio di Padre Renato Giusto Gastaldi. L’ordinamento romano venne sovrapposto ad un contesto pre-romano, anch’esso fondato su un’organizzazione castellana.
Al tramonto dell’Impero d’Occidente Cosio verrà a far parte dei castrum limitanei. Gli storici affermano che in questo periodo il Castrum Cuxii fu rafforzato da una turris che oggi compare nel campanile dell’oratorio. Cosio fece parte alla fine del primo millennio della marca arduinica, passò poi sotto il dominio dei Clavesana, ceduto al marchese Aleramo (che fece costruire un castello) da Ottone I il Grande, ma l’edificio fu abbattuto durante la rivolta popolare nella prima metà del XIII° secolo. Alla fine del XIV° secolo con i Della Lengueglia il borgo si legò inesorabilmente ai destini della Repubblica di Genova. E dopo il periodo napoleonico fece parte del Regno d’Italia. E nel terzo millennio ecco riaffacciarsi Cuxii; questa volta come il buon bere. E tutti augurano buona fortuna. In vino veritas. Nel vino sta la verità. (Luciano Corrado)
SI LEGGE SUL SITO DELL’AZIENDA ‘IL BAGGIO PELLEGRINO’–
Abbiamo voluto sviluppare questo progetto a Cosio D’Arroscia. Dalla nostra passione per la natura nasce l’Azienda Agricola Il Baggio Pellegrino che ci ha portati a realizzare la nostra attività in un piccolo borgo situato nelle Alpi Marittime Liguri. Un paese che ha il grande merito di essere una comunità coesa: qui il legame che si crea fra le persone è forte e autentico. Sentiamo apprezzato il fatto che stiamo dando vita a qualcosa di nuovo in un paesino che ha temuto l’abbandono.
Nel primo Novecento da Cosio veniva mandato il vino con i bastimenti fino agli Stati Uniti tanta era la quantità e la qualità e in noi è scattata la voglia di concedergli una rivincita, così abbiamo iniziato a sognare di produrre qui il nostro vino, primo e unico vino autoctono del luogo, ricreando il vino di Cosio d’Arroscia di cui rimarremmo gli unici produttori. Anche se per il momento la produzione è ancora un po’ di nicchia: sarebbe davvero un bel traguardo. Vivere a Cosio d’Arroscia ci ha ridato tanto dal punto di vista umano. La vita qui è sicura, tranquilla, protetta dal senso di appartenenza. Una comunità davvero meravigliosa.
COSÈ ‘IL BAGGIO PELLEGRINO’- Noi siamo Teresa Arnardi e Vito Gravagno e insieme abbiamo deciso di unire le nostre forze per coltivare i terreni che possediamo a Cosio D’Arroscia, un paese di epoca pre-romana in cui ad oggi si pratica l’agricoltura eroica. Morfologicamente caratterizzato da piccole fasce, pendenze e mulattiere che non consentono l’uso di grandi mezzi agricoli. Le sole braccia e pochi macchinari diventano l’unico sistema per lavorare la terra. Per questo bisogna cercare il sistema migliore per ridurre la fatica e ottenere comunque il risultato migliore possibile.
ARTICOLO DEL LA RIVIERA
AGRICOLTURA, VICE PRESIDENTE PIANA: “228MILA EURO PER LA PROMOZIONE DEL VINO LIGURE”
GENOVA. La Giunta regionale, su proposta del vice presidente con delega all’Agricoltura Alessandro Piana, ha reso disponibili oltre 228mila euro nella campagna vitivinicola 2022/2023, per la promozione dei vini liguri nei Paesi extra UE.
“L’alta qualità dei nostri vini e la necessità dei produttori di conquistare fette crescenti di potenziali acquirenti oltreconfine – spiega l’assessore Alessandro Piana– convergono verso rinnovate misure che garantiscano l’accesso ai mercati internazionali con strumenti competitivi ed efficaci. La chiarezza del bando e il costante lavoro degli Uffici Regionali sapranno rendere ancora più snella l’adesione dei produttori. Lo stanziamento, nel dettaglio, vede 114 mila euro circa destinati a progetti regionali e la medesima quota per progetti multiregionali con partecipazione della Regione Liguria”. Le misure coprono il 50% delle spese per le azioni promozionali e, per garantire l’accessibilità a un numero consistente di fruitori, definiscono come soglia minima di contributo concedibile 30mila euro per i progetti regionali e 1000 euro per ciascun paese terzo in cui si promuove il prodotto. (Le domande scadevano il 31 agosto scorso).
AGRICOLTURA, VICE PRESIDENTE PIANA: “CIRCA 5 MILIONI PER I GIOVANI”
Genova 28 OTTOBRE 2021. Approvata dalla Giunta regionale, su proposta del vice presidente e assessore all’Agricoltura Alessandro Piana, l’assegnazione dei fondi del Programma di Sviluppo Rurale per i giovani agricoltori (fino a 41 anni non ancora compiuti) completando il finanziamento delle graduatorie dei precedenti bandi. Un sostegno concreto per 162 giovani già in possesso dei requisiti, che non avevano ricevuto il finanziamento a causa dell’esaurimento delle risorse.
“Dopo la dotazione iniziale di circa 14 milioni– dice il vice presidente Piana –, ricevuto nei giorni scorsi il via libera della Commissione europea sul PSR Liguria con risorse pubbliche aggiuntive, abbiamo apportato un incremento di 5 milioni di euro alla sottomisura 6.1 sugli insediamenti dei giovani in agricoltura. Siamo pertanto arrivati a una dotazione complessiva di circa 19 milioni di euro. Ricominciare dai giovani, dalla costituzione di nuove imprese e dai subentri in azienda, è la nostra priorità: avevamo predisposto da tempo questa misura per trovarci pronti con l’ok da Bruxelles e contribuire al restart dell’agricoltura ligure con una forte valenza simbolica, quella dello sguardo al futuro”.