Il Secolo XIX riporta la notizia che con il trasferimento a monte dei binari da Andora a Finale Ligure, con l’attuale progetto, dovranno essere demoliti 173 immobili e distrutti 45 ettari di terreno agricolo. In compenso migliaia di seconde case ospitate nei palazzoni (realizzati col boom edilizio) che si affacciano sulla ferrovia incrementeranno il loro valore del 30% come accade già nell’imperiese. Segnando una ripresa del mercato immobiliare delle seconde case e valorizzazione patrimoniale.
FILIPPO MAFFEO – “L’intervista del Secolo XIX a Vincenzo Macello, direttore investimenti di Rfi, a domanda risponde: …“Sarà inoltre realizzato il raddoppio di linea a Ponente, tra Andora e Finale, ancora a binario unico” Qualcuno informi il commissario Macello che la tratta Andora Finale, per un buon tratto, da Albenga a Loano è già a doppio binario. Doppio binario, una coppia di binari, quattro rotaie di ferro, per essere chiari. Verificabile in loco. Se sulla planimetria che lui ha letto viene indicata l’esistenza di un binario semplice (o come lui dice, con espressione poco tecnica, binario unico, circostanza che a priori non si può escludere, ebbene si tratta di un errore. Forse materiale, perché fondata sul tracciato originario, ottocentesco e non più aggiornato.
DA SITRAM SEGRETERIA GENOVA – Assurge sempre di più all’onore delle cronache la situazione di grave carenza idrica nel Ponente savonese, con numerose località afflitte dal problema (si pensi a Zuccarello in cui sono dovute intervenire le autobotti) e l’avanzamento del “cuneo salino” nell’albenganese. Ma il resto della Regione sta meglio? L’arrivo di precipitazioni potrà temporaneamente alleviare il problema della crisi idrica, ma ci si dimentica – in preda ad altre emergenze – che siamo di fronte ad un’emergenza climatica mondiale, cui dovrebbe corrispondere adeguata pianificazione del territorio.
La realizzazione del nefasto progetto di spostamento a monte della ferrovia causerà danni irreversibili alle falde acquifere, e questa cosa è scritta nero su bianco nella stessa documentazione di progetto, dando prescrizioni di dubbia efficacia. Paradossale: mentre si aggrava sempre di più una crisi ambientale, una parte della politica vorrebbe portare avanti un progetto che aggraverà la situazione: un futuro senz’acqua grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia!
E la perdita delle falde non potrà che comportare ricadute deleterie al comparto agricolo, il quale ha già espresso con chiarezza la sua contrarietà a questo progetto, rimarcando anche come il consumo di suolo – con ettari ed ettari di territorio persi – porterà danni per cento aziende, con conseguenze dal punto di vista occupazionale. Insomma, un futuro con ancora meno lavoro grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia.
Che poi questo progetto abbia conseguenze negative anche sulla mobilità sostenibile, sugli utenti e sull’accessibilità dei territori è una cosa talmente evidente che sorprende doverlo ricordare. Ci chiediamo come qualche isolato politico possa ancora sostenere che il servizio migliorerà, a fronte peraltro del disastro già fatto nell’imperiese e del dato che sono gli stessi comitati di pendolari a contestare il progetto. Per concludere, un futuro con ancora meno treni grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia!
È questo il futuro che la regione e i suoi cittadini meritano? Senz’acqua, senza lavoro e senza treni?
Molta parte della politica parla di necessità di revisione del progetto. Ma non basta. Il progetto di spostamento a monte è un progetto sbagliato nei suoi presupposti, e va accantonato. E l’ultima cosa di cui c’è bisogno è fare in fretta e portare avanti comunque un progetto sbagliato, cercando di correggere ciò che non è correggibile. Altro che commissariamento. Quest’opera andrebbe “decommissariata” e riportata sui binari giusti di un progetto impostato su corretti criteri ambientali, economici e trasportistici.
Bisogna dire un no a questo progetto, ma per dire invece un si:
1) ad un raddoppio ben più economico e funzionale che parta da quel 1/3 della tratta tra Loano ed Albenga già a doppio binario, che va salvaguardato;
2) alla messa in campo di quegli interventi infrastrutturali e tecnologici puntuali, fattibili già subito, come il ripristino dei binari di incrocio, l’adozione di nuove tecnologie di segnalamento e sicurezza (in via di adozione in altre parti d’Italia) e la realizzazione di sottopassi e sovrappassi;
3) al miglioramento “domani” del servizio, cosa che la Regione ha già detto non essere un problema di “binario unico” ma solo di risorse economiche. Sia la Regione a recuperarle ricontrattando economicamente il contratto di servizio con Trenitalia. Giovedì 31 marzo 2022.