Rai 3 Regione ha dato notizia senza però citare Erli, bensì Albenga dove il sindaco ha pure fatto un comunicato stampa. “Neonata di 10 mila anni fa, la sepoltura nel savonese: scoperta sensazionale pubblicata su ‘nature’. L’importante rivista scientifica ha dato spazio al ritrovamento avvenuto nell’estate del 2017 nel sito dell’Arma Veirana”(Vedi trucioli.it 2 agosto 2018……) Allora si faceva risalire a scoperta a 15 mila anni fa.
di Alesben B.
Durante gli anni ’70 del secolo scorso la grotta subì alcuni danni ad opera di ignoti scavatori clandestini, in cerca di ossa d’orso o di manufatti preistorici. Viene poi riscoperto da Renato Bonfanti, Andrea Lamberti e Giuseppe Vicino. Quest’ultimo, nel 2006, lo segnala alla comunità scientifica. La prima campagna di scavi si è svolta nell’estate del 2015, seguita da altre due campagne nelle estati del 2016 e del 2017, ad opera di un’équipe internazionale.
Il Comune di Erli e la Pro Loco hanno dato un importante e indispensabile supporto alle ricerche concedendo alcuni locali per il lavaggio e la prima catalogazione dei reperti.
L’importanza della grotta, al momento, è data dal fatto che sono stati rinvenuti manufatti che indicano la presenza sul sito degli ultimi uomini di Neandertal che abitarono la nostra regione; depositi stratificati con resti di questo tipo umano erano per altro noti, finora, solo in località più prossime alla costa, come ad esempio ai Balzi Rossi di Grimaldi (Ventimiglia), o nel sito della Grotte du Lazaret, a Nizza (in Francia), e datati tra i 200.000 e i 40.000 anni fa da oggi. Nello specifico, la grotta, con le sue migliaia di reperti finora trovati (strumenti in pietra e resti di pasto), racconta appunto dell’estinzione dei neandertaliani, forse in seguito all’arrivo in Europa di una nuova umanità di origine africana ovvero del cosiddetto Uomo Anatomicamente Moderno (Homo sapiens) alla cui specie tutti noi apparteniamo.
La sepoltura infantile da Arma Veirana fornisce approfondimenti sulle pratiche funerarie nell’Europa del primo Mesolitico. Arma Veirana si trova all’interno delle Prealpi Liguri a circa 15 km a nord-ovest della città di Albenga (44°8′45,402″N, 8°4′18,85E). La grotta è situata sul versante nord della ripida Val Neva all’interno di una parete rocciosa marmorea ad un’altitudine di 451 m slm. Arma Veirana conserva depositi del tardo Pleistocene (con orizzonti culturali musteriani e tardo epigravettiani) e dell’inizio dell’Olocene.
Arma Veirana è una cavità, lunga una quarantina di metri e dalla curiosa forma a capanna, nota da tempo agli abitanti della val Neva, ma trovandosi lontana dalla costa e non essendo di facile accesso non è mai stata oggetto di indagini archeologiche programmate. Solo alcuni scavatori clandestini ne avevano purtroppo compreso l’importanza, mettendo in luce, attraverso due sondaggi, livelli con manufatti litici e fauna riferibili a frequentazioni umane del Paleolitico medio (uomo di Neanderthal) e del tardo Paleolitico superiore (Homo sapiens). Nella terra rimaneggiata derivante dagli scassi dei clandestini Giuseppe Vicino, ex-conservatore del Museo Archeologico del Finale, raccolse nel 2006 alcuni reperti che consegnò alla Soprintendenza, facendo quindi conoscere il sito alla comunità scientifica.
L’evoluzione e lo sviluppo dei comportamenti mortuari umani è di enorme significato culturale. Ecco quindi una sepoltura di infante riccamente decorata proveniente da Arma Veirana (Liguria, Italia nordoccidentale) che è datata direttamente al 10,211-9910 cal BP (95,4% di probabilità), collocandola all’interno dell’Olocene inferiore e quindi attribuibile a il primo Mesolitico, un periodo culturale di cui le sepolture ben documentate sono estremamente rare.
La scoperta della prima sepoltura europea di una neonata mesolitica di 10.000 anni rivela una società di cacciatori-raccoglitori che teneva in particolare considerazione anche i suoi membri più giovani. La scoperta è pubblicata su Scientific Reports – Nature: “An infant burial from Arma Veirana in northwestern Italy provides insights into funerary practices and female personhood in early Mesolithic Europe
L’istologia dentale virtuale, la proteomica e l’a DNA indicano che il bambino era una femmina di 40-50 giorni. Gli artefatti associati indicano un investimento materiale ed emotivo significativo nella sepoltura del bambino. Il profilo biologico dettagliato di AVH-1 stabilisce che il bambino è il primo neonato europeo di cui è stata documentata una femmina. La sepoltura di Arma Veirana [] fornisce quindi informazioni sullo stato sociale basato sul sesso/genere,trattamento funerario e l’attribuzione della personalità agli individui più giovani tra i gruppi di cacciatori-raccoglitori preistorici e si aggiunge sostanzialmente agli scarsi dati sulle pratiche funerarie di un importante periodo della preistoria poco dopo la fine dell’ultima era glaciale
Scavando in una grotta ligure del comune di Erli, la sepoltura ha restituito, insieme ai resti del piccolo corpo, un corredo formato da oltre 60 perline in conchiglie forate (Columbella rustica), quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi (Glycimeris glycimeris) e un artiglio di gufo reale. La scoperta permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del Mesolitico, di cui sono note poche sepolture, che testimonia un trattamento apparentemente egualitario di un loro giovanissimo membro. La comprensione di come i nostri antenati trattassero i loro morti ha un enorme significato culturale e consente di indagare sia i loro aspetti comportamentali sia quelli ideologici.
L’équipe ha scoperto la sepoltura nell’estate del 2017, ma l’ha poi scavata completamente solo nel luglio dell’anno successivo. Il team è coordinato da ricercatori italiani, Stefano Benazzi (Università di Bologna), Fabio Negrino (Università di Genova) e Marco Peresani (Univerisità di Ferrara), nonché delle Università di Montreal (Canada), della Washington University (USA), dell’Università di Tubinga (Germania) e dell’Institute of Human Origins dell’Arizona State University (USA). Jamie Hodgkins, archeozoologa presso l’University of Colorado Denver, ha qui lavorato insieme a suo marito Caley Orr, anche lui paleoantropologo presso la stessa università.
Arma Veirana – Il team dedicò le prime due campagne di scavo (2015 e 2016) ad indagare il deposito prossimo all’imboccatura della cavità, mettendo in luce livelli che contenevano manufatti litici datati a oltre 50.000 anni fa e tipici degli uomini di Neanderthal. Furono trovati anche resti di cibo, come ossa fatturate e con tagli di macellazione attribuibili a cervi e cinghiali, nonché residui di grasso carbonizzato. Nella porzione sommitale inoltre vennero in luce livelli datati alla fine del Paleolitico superiore e relativi a frequentazioni di raccoglitori-cacciatori di 16-15.000 anni fa.
Nel 2017, ampliando le attività di scavo verso la parte più interna della cavità, apparvero alcune conchiglie forate; si iniziò quindi a sospettare la presenza di una possibile sepoltura. E così accadde. Pochi giorni dopo, scavando in maniera molto attenta e accurata, utilizzando strumenti per dentisti e un piccolo pennello, furono messi in luce quello che restava di una calotta cranica e i primi elementi di corredo.
Una volta estratti il corpo e il suo corredo, i reperti sono stati poi oggetto di analisi scientifiche effettuate da esperti appartenetti a diversi enti di ricerca; queste indagini di laboratorio hanno così permesso di ottenere preziose informazioni sulla sepoltura e sulla sua cronologia. È stata infatti l’analisi dell’amelogenina, una proteina presente nelle gemme dentarie, e del genoma a rilevare che il neonato era femmina e che apparteneva a un lignaggio di donne europee noto come aplogruppo U5b2b. La datazione al radiocarbonio ha inoltre permesso di stabilire che la neonata, che il team ha quindi soprannominato “Neve”, era vissuta 10.000 anni fa circa, durante il Mesolitico antico, nella prima fase dell’Olocene.
Il Mesolitico (11.000-7.500 anni fa circa da oggi) è una fase cruciale della storia europea. Seguì la fine dell’ultima era glaciale e vide l’adattamento delle comunità paleolitiche di cacciatori-raccoglitori a un nuovo contesto ambientale, di tipo interglaciale, caratterizzato da un’espansione delle aree forestate e dalla risalita del livello marino. Si concluse solo con l’arrivo delle prime comunità neolitiche di allevatori e agricoltori dal Vicino oriente.
Esiste una buona documentazione di sepolture riferibili alla fase media del Paleolitico superiore (Gravettiano), nonché alle sue fasi terminali (Epigravettiano recente). Non frequenti sono le sepolture riferibili al Mesolitico e particolarmente rare, per tutte le epoche considerate, quelle attribuibili a soggetti infantili. La scoperta di Neve è quindi di eccezionale importanza e ci aiuterà a colmare questa lacuna, gettando luce sull’antica struttura sociale e sul comportamento funerario e rituale di questi nostri antenati.
L’istologia virtuale delle gemme dentarie della neonata, realizzata presso il laboratorio di luce di sincrotrone Elettra a Trieste, ha stabilito la sua età di morte, avvenuta 40-50 giorni dopo la nascita; ha inoltre evidenziato come la madre di Neve avesse subito alcuni stress fisiologici, forse alimentari, che hanno interrotto la crescita dei denti del feto 47 e 28 giorni prima del parto. L’analisi del carbonio e dell’azoto, sempre estratto dalle gemme dentarie, ha inoltre evidenziato che la madre si nutriva seguendo una dieta a base di prodotti derivanti da risorse terrestri (come ad esempio animali cacciati), e non marine (come la pesca o la raccolta di molluschi).
Lo studio degli ornamenti, costituiti da conchiglie cucite su di un abitino o un fagotto in pelle, ha evidenziato la particolare cura che era stata investita nella loro produzione; inoltre, diversi ornamenti mostrano un’usura che testimonia come fossero stati prima indossati per lungo tempo dai membri del gruppo e che solo successivamente fossero poi stati impiegati per adornare la veste della neonata. Neve testimonia dunque che anche le femmine più giovani erano riconosciute come persone a pieno titolo in queste antiche società.
Le attività di scavo e di ricerca sono state condotte in regime di concessione da parte del Ministero dei Beni Culturali, per conto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona, rilasciata al professor Fabio Negrino, in quanto coordinatore e responsabile scientifico del progetto.
La ricerca, lo scavo e l’analisi dei reperti sono stati resi possibili grazie ai finanziamenti di The Wenner-Gren Foundation, Leakey Foundation, National Geographic Society Waitt Program, Hyde Family Foundation, Social Sciences and Humanities Research Council (SSHRC), European Union’s Horizon 2020 Research and Innovation Programme (ERC n. 724046 SUCCESS), Hidden Foods ERC e Max Planck Society.
Alesben B.