Loano ha un nuovo sacerdote, don Marco De Francesco, novello pastore di anime (per ora destinato al delicato ruolo di cappellano del carcere di Sanremo). La cerimonia nella concattedrale di San Siro a Sanremo con tre ordinazioni sacerdotali per la Diocesi di Ventimiglia -Sanremo. Due ordinazioni diaconali, invece, nella diocesi di Albenga-Imperia. A dire il loro “eccomi” Andrea Allegro, 40 anni, originario della parrocchia San Michele Arcangelo in Albenga e Giacomo Porro, 30 anni, della parrocchia San Giovanni Battista in Loano.
Ad imporre loro le mani e a recitare la preghiera consacratoria, prevista dal rituale liturgico, nel primo caso il vescovo Antonio Suetta, nel secondo il vescovo Guglielmo Borghetti.
Omelia Ordinazioni Presbiterali con i vescovi Antonio Suetta (natali a Loano) e Vittorio Lupi (a Ceriana, già vescovo di Savona e in pensione per raggiunti limiti di età). In prima fila, nella foto, con don Marco De Francesco, don Stefano Crotta e don Philip Uke
Sanremo, Basilica Concattedrale di San Siro, 7 luglio 2021
OMELIA DEL VESCOVO SUETTA – Oggi questa Parrocchia è in festa per la ricorrenza del Santo Patrono, la cui devozione coinvolge la Città di Sanremo e l’intera Diocesi. San Siro, giunto in terra matuziana appena ordinato diacono e successivamente acclamato vescovo di Genova, richiama alla nostra Chiesa l’antichità delle sue origini cristiane e la riconduce con grata memoria all’attività missionaria di chi ha lasciato la propria terra e le proprie sicurezze di vita per annunciare il vangelo. Il diacono Siro è giunto in questa regione ligure anche allo scopo di completare la propria formazione apostolica sotto la guida del presbitero Ormisda per un’esperienza, che con linguaggio odierno, potremmo definire “in uscita”.
Sono sufficienti pochi cenni della biografia matuziana di San Siro per coglierne un intimo nesso con l’ordinazione presbiterale di tre diaconi della nostra comunità diocesana.
Don Stefano, don Marco e don Filippo, provenendo da cammini di fede diversi in relazione alla storia personale di ciascuno, in questa Chiesa hanno vissuto un tempo di discernimento e di formazione, ed oggi con il Sacramento dell’Ordine vengono consacrati al servizio del popolo di Dio, in questa sua porzione, affinché siano annunciatori del vangelo, dispensatori dei misteri della salvezza e guide sagge, amorevoli e forti dei fratelli nella fede. Il ricordo di San Siro si è profondamente radicato nel nostro territorio fin dall’inizio perché il popolo santo di Dio, grazie al “sensus fidei” di cui è dotato in forza del Battesimo, riconosce la presenza salvifica e benevolente del Signore nei gesti e nelle parole dei ministri del Vangelo.
…..Carissimi ordinandi, non dimenticate mai che il vostro essere “per gli uomini” sarà possibile e dipenderà in tutto e per tutto dall’essere completamente “per Dio”. Tale convinzione profondamente evangelica oggi rappresenta una sfida impegnativa e spesso logorante poiché la mentalità diffusa e la violenza della propaganda anticristiana inducono a pensare che la promozione umana esiga l’emancipazione da Dio e concretamente impongono modelli e stili di vita contrari all’insegnamento di Gesù e alla dottrina cattolica. Ricordate, dunque, che ogni eventuale cedimento al buonismo spurio del mondo comporterebbe inequivocabilmente un tradimento della missione ricevuta. Non vi sembri esagerata l’affermazione e considerate come, anche ai tempi di San Siro, la scia di bontà da lui seminata nella nostra terra, è intimamente legata alla sua coraggiosa, intelligente e costante lotta contro l’eresia ariana, come risulta con evidenza dall’iconografia raffigurante il Santo con lo sconfitto basilisco. La bestia dalle sembianze mitologiche è descritta come nociva perché, dimorando in un pozzo, ammorbava l’aria con un alito terribilmente fetido.
Cari ordinandi, a noi, ministri del Signore, sono affidati la custodia e il servizio di quel pozzo, a cui pensiamo all’episodio giovanneo della Samaritana – l’umanità riarsa e sfinita dalla sete accorre per estinguere l’ardore del desiderio del bene e per trovare sorgenti di acqua pure e fresca. Da sempre Satana vuole inquinare e intorbidire l’acqua del pozzo, e anche oggi innumerevoli falsi profeti propinano surrogati, che avvelenano piuttosto che dissetare. A questo proposito suggestiva e affascinante è l’immagine della Parrocchia come “fontana del villaggio”, a cui tanti fedeli guardano con fede e che tanti “lontani” considerano con nostalgia o con vivo senso di attesa.
Carissimi ordinandi, oggi voi siete consacrati in relazione assoluta con l’annuncio della Parola di Dio e con la celebrazione dei Sacramenti, in modo particolare l’Eucaristia e la Penitenza. Circa l’annuncio della Parola vi ricordo un passaggio della Prima Lettera ai Corinzi: “Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l’ho annunziato.
…..Lo stile, i criteri, le impostazioni del vostro servizio si ispirino essenzialmente a questi tesori, di cui sarete custodi e dispensatori, e non alle logiche della propaganda e dell’efficientismo mondani. Vivete prima di tutto voi di Parola e di Sacramenti e così ne diventerete testimoni autentici. Dissetatevi voi per primi alla “fontana del villaggio”, cercando e trovando in essa la fraternità, la gioia, il riposo, la pace e la vera casa, e non dimenticate che ogni volta che sentirete qualche richiamo di gratificazione in alternativa al contesto del presbiterio e del popolo santo di Dio, dovrete vigilare affinché la tentazione o il fallace inganno delle compensazioni non inaridiscano la sorgente che zampilla nel cuore e non spengano quel fuoco d’amore, che vi ha condotto, oggi, a “scegliere la parte migliore” (cfr. Lc 10, 42).
Predicate gratuitamente il Vangelo – secondo quanto abbiamo ascoltato nella seconda lettura – senza pretendere diritti e ricompense, ma
facendovi “tutto a tutti” per divenire partecipi insieme ai fratelli dell’eredità promessa. Ogni volta che con i superiori, i confratelli e i fedeli saprete fare un passo indietro, non sui principi ma quanto ai vostri diritti (veri o presunti), sappiate che avrete rinunciato a cianfrusaglie di poco conto per assicurarvi il vero tesoro; e facendolo ne avrete l’immediato riscontro della pace del cuore e della vera gioia.
Sentitevi dunque investiti della missione affidata da Gesù agli Undici, come abbiamo ascoltato nel Vangelo; sappiate che non partite per un vostro progetto e che non andrete a offrire qualcosa di accessorio, superfluo o sostituibile con altre proposte di vita.
Sentitevi investiti di una grande responsabilità: “chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (cfr. Mc 16, 16), responsabilità che, quanto a forza dipende esclusivamente dal Signore, e che dunque non dovrà affannarvi o deprimervi per i rifiuti e le persecuzioni, ma che comunque dovrà condurvi a non risparmiarvi in nulla e per nulla e a vivere il vostro ministero in quella capacità di slancio, che o diventerà eroica per grazia oppure inesorabilmente e tristemente scolorerà lasciando sbiadita e insoddisfatta l’esistenza, dischiudendo magari una pericolosissima porta con la seduzione del cercare altrove.
+ Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia – San Remo
A Loano la cerimonia di ordinazione sacerdotale di don Marco De Francesco (trucioli aveva pubblicato il rito del diaconato) ha avuto un risvolto particolare. Diciamo intanto che i De Francesco sono il nucleo famigliare più popolare e conosciuto nel comprensorio loanese. Aggiungiamo che un ‘Cencin’ De Francesco, nonno di Marco, era e rimane una delle figure che ha dato molto alla sua città e alla ‘sua’ montagna, Il Carmo. Senza risparmiarsi finchè le forze l’hanno sorretto. Ma resta scolpito il ritratto umano, cristiano, morale, l’insegnamento silenzioso che fa di Cencin un loanese unico per la storia.
Per chi l’ha conosciuto e frequentato nelle sue molteplici passioni, hobby, altruista ed organizzatore di eventi(si pensi solo alle prime edizioni a Borgo castello della Sagra del crostolo casalingo; alla gara delle Mongolfiere, al vecchio carnevale); umile ed orgoglioso, impossibile dimenticare la sua metodica partecipazione a tutti i funerali che ci celebravano, senza distinzione di ceto sociale, amici o conoscenti che fossero. Una presenza devota e sincera, senza reconditi fini, visto che Cencin non ha mai aspirato o ricoperto cariche pubbliche o di partito: la sua ‘caratura onesta’, la sua vocazione per Loano, la sua testimonianza di loanese verace verso il prossimo. Il testamento concreto e di bontà nel momento in cui lasciava la vita terrena. Ebbene Cencin a memoria d’uomo è stato il primo e l’ultimo loanese che non ‘perdeva’ il funerale di un concittadino. Un bisogno interiore, un addio senza passerelle.
E nel giorno solenne in cui don Marco diventa sacerdote, il papà Battista (Battistino per gli amici, figura benemerita nel sociale e nelle associazione, si pensi solo agli Amici del Carmo, al Cai e a Non solo mare alla scoperta della natura e delle sue bellezze nascoste), ha potuto assistere alla cerimonia in diretta streaming dal letto della camera della Casa di Cura Presentazione di Loano dove trascorre un periodo di riabilitazione, dopo un intervento d’urgenza al Santa Corona di Pietra Ligure. Nulla di grave, ma un inatteso intoppo proprio alla vigilia dell’ordinazione del suo amato Marco, peraltro presenti e felici con l’adorata mamma e la sorella di Marco, ingegnere e coniugata a Genova.
ORDINAZIONE DEI DUE NUOVI DIACONI DELLA DIOCESI DI ALBENGA – IMPERIA
ANDREA ALLEGRO DI ALBENGA E GIACOMO PORRO DI LOANO
Omelia del Vescovo per l’Ordinazione diaconale di Andrea e Giacomo
Loano, Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
- Riempie il cuore di santa gioia ritrovarsi in questa Chiesa Parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista in Loano a celebrare il Rito di ordinazione diaconale di Giacomo e Andrea, due giovani della nostra comunità diocesana in cammino verso il presbiterato. Lo facciamo nella Santa Messa vigiliare della Solennità di Nostra Signora di Pontelungo, Patrona della Diocesi insieme a San Michele Arcangelo. Il brano evangelico ci illumina e ci orienta con chiarezza. Affido alla vostra riflessione alcune considerazioni: una in riferimento a Gesù Cristo -cristologica-, servo obbediente del Padre, una in riferimento a Maria paradigmatica serva di Dio – mariologica-, una in riferimento alla vostra vita illuminata da Gesù Servo e da Maria Serva del Signore –antropologica-.
- San Paolo VI nella Lettera apostolica Ad Pascendum del 15 agosto 1972 con chiarezza afferma che il principio costitutivo ed esemplare dei ministeri ordinati è la ‘diaconia’ di Cristo. Ed è interessante e fruttuoso ritrovare questo principio così denso ribadito dalla Conferenza Episcopale Italiana nella Nota introduttiva alla 2° edizione del Pontificale Romano riguardante i Riti dell’ordinazione di vescovi, presbiteri e diaconi. Tutto ciò a dire che la quintessenza del ministero ordinato e della ministerialità tutta della Chiesa è proprio la ‘diaconia’ di Cristo Gesù, il suo servizio d’amore radicale. Nel cuore profondo del ministero ordinato c’è il servizio d’amore di Gesù; questo servizio anima e da l’intonazione giusta a tutta la vita del ministro ordinato, sia egli vescovo, prete, diacono; questo servizio fa la verità del nostro essere vescovi, preti e diaconi; senza sintonia con questo cuore pulsante amore servizievole la pianta del ministero ordinato pur non scomparendo nel nostro essere – carattere- appassisce e si denatura, la vita diventa stonata. Essere servi è rispondere per amore ad una chiamata, ad una missione; è rispondere all’eterna vocazione che Dio fin dal principio ha dato all’uomo. In Genesi 2,8 si dice che Dio creò un “giardino”: poi “…prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gn 2,15). Coltivare in ebraico si dice abad, che letteralmente significa “servire”. Adamo ha ricevuto in dono il giardino con la finalità di servirlo. Abad indica il servizio alla terra e viene tradotto anche con il verbo “lavorare”: servendo – lavorando la terra, Adamo serve Dio che gli ha donato il giardino. Ogni uomo è chiamato a lavorare la sua parte di giardino: è questo il suo servizio, la sua liturgia; si è servi perché chiamati, si è servi perché graziati, si è servi per libera offerta, si è servi per amore, si è servi perché Gesù Cristo, il Signore, è servo. Oggi cari Andrea e Giacomo vi viene dato in dono il cuore servizievole di Gesù Cristo, quintessenza del vostro ministero ordinato, principio attivo anche del presbiterato che riceverete a suo tempo.
- Maria appena ricevuto l’annuncio della sua gravidanza (cf. Lc 1,26-38), per un impulso interiore causato dalle parole dell’Arcangelo Gabriele, che rivelandole la sua maternità le ha anche rivelato la fecondità del grembo di Elisabetta, sua cugina, si mette in viaggio in fretta verso la montagna della Giudea. Dalla Galilea alla Giudea, da Nazaret alla periferia di Gerusalemme, un viaggio di più giorni. Alcuni vedono nella fretta di Maria la prontezza e la gioia di seguire l’indicazione dell’angelo (1.36). Altri rilevano il desiderio di verificare il segno che le è stato dato. Altri ancora preferiscono sottolineare la fretta di manifestare la gioia dell’accaduto: una gioia traboccante che vuole comunicarsi. Per qualcuno si tratta della fretta di recarsi ad aiutare l’anziana parente. Un noto biblista – Battaglia- intitola il viaggio di Maria ‘il pellegrinaggio della carità’, e osserva che se la scena dell’annunciazione ha illustrato il comandamento dell’amore di Dio, che si esprime nell’obbedienza totale di Maria, la scena della visitazione illustra l’amore del prossimo che trova la sua manifestazione nella carità premurosa, sollecita e diligente di Maria. E non manca chi vi scorge un simbolo del tema lucano della corsa della Parola. Da cosa è mossa Maria? Dalla carità verso l’anziana Elisabetta, che tutti dicono “la sterile” (cf. Lc 1,36), ma anche dall’ansia di comunicare la buona notizia ricevuta dall’angelo Gabriele, nonché dal desiderio di ascoltare la cugina come donna nella quale Dio ha compiuto meraviglie. Maria appare subito come donna di carità, donna missionaria.
- L’anima del ministero è il dono di sé nel servizio d’amore, è atteggiamento oblativo radicale e generoso, nella piena obbedienza alla volontà del Padre. L’amore servizievole sia la musica di fondo, il cantus firmus di ogni vostra scelta. Quando vi sentite stonati o tristi o insofferenti, quando monta la ribellione al quotidiano: è sicuro: o non state bene o qualcosa si è sciupato nella sintonia con il cuore servizievole di Gesù Cristo servo di Dio. Obbedienza, castità, carità pastorale scaturiscono dalla sintonia con quel cuore con naturalezza e fluentemente. Gesù è servo per nascita, il cristiano è servo per il battesimo, il cristiano diacono, presbitero, vescovo lo è a titolo ulteriore per il sacramento dell’Ordine; più che un atto, per il cristiano il servizio è una situazione interiore di disponibilità permanente, un essere servizio!
- Il servizio richiede attenzione continua al Signore, ascolto della sua Parola, della sua volontà, senza nessuna pretesa di ricompensa, di premio. Il servizio presuppone un invito, un appello di Dio a una missione; dire si liberamente a questa chiamata dà inizio al servizio, che è un dono di Dio. Se uno vuole essere discepolo di Cristo lasciandosi plasmare dallo Spirito Santo, guardando alla paradigmatica serva del Signore Maria, deve lasciar fiorire in lui i sentimenti che furono in Cristo Gesù e diventare come Lui “servo”. Maria, che oggi invochiamo con fede sotto il titolo a noi caro di Nostra Signora di Pontelungo, San Giuseppe servo obbediente del Padre, vi accompagnino e vi mantengano nei sentimenti del Figlio.
DIANO CASTELLO – 20 giugno- Santa Messa di ringraziamento per il dono di una nuova presenza di vita consacrata in Diocesi di una suora clarissa.
Il Vescovo S. E. Mons. Guglielmo Borghetti, con suo decreto del 17 febbraio 2021 ha inserito ufficialmente la Congregazione delle “Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato” nella Diocesi esprimendo la sua intima gioia per il bene che ne perverrà, invocando la protezione della SS.ma Vergine e l’intercessione delle Fondatrici: la Venerabile Maria Leonarda Ranixe e Santa Maria Cristina Brando e inviando la sua paterna benedizione.
Le Suore “Clarisse della SS. Annunziata” al termine di un lungo cammino di conoscenza e condivisione di vita con l’Istituto delle “Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato”, fondate da Santa Maria Cristina Brando, con sede a Casoria (Napoli), seguite dalla Congregazione per gli Istituti Religiosi di Roma, hanno ottenuto il Decreto Canonico che le unisce a loro in una sola comunità. Un evento storico di grazia, visto come dono del Signore per continuare ad essere presenti nella Chiesa nel cammino di consacrazione e dedizione apostolica per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Nel desiderio di lodare e ringraziare il Signore per questa nuova prospettiva di vita, che consente di dare continuità alle loro opere di apostolato, invitano a partecipare alla celebrazione eucaristica che sarà presieduta dal Vescovo S. E. Mons. Guglielmo Borghetti venerdì 2 luglio alle ore 10,00 nella chiesa parrocchiale San Nicola da Bari a Diano Castello.
Con questo evento la Diocesi si arricchisce di una nuova presenza di vita consacrata che, secondo lo specifico carisma, vedrà impegnate le religiose nella scuola, nella catechesi parrocchiale, nell’animazione liturgica e nell’educazione della gioventù.
COME VIVONO ? La vita delle suore di clausura prevede anche voti come la meditazione, la solitudine, la preghiera, la povertà e l’obbedienza. All’interno del monastero o del convento in cui vivono le suore hanno delle stanze private e degli spazi comuni, dove si mangia, si lavora e si prega.
COSA FANNO ? Quello delle clarisse è un ordine monastico claustrale le cui religiose si dedicano prevalentemente alla preghiera contemplativa.
QUANTE SONO NEL MONDO ? Il segno visibile di una clausura che si perpetua da più di otto secoli, da quando cioè Chiara d’Assisi fondò l’ordine femminile delle “sorelle povere”, chiamate in seguito “Clarisse”. Nel mondo, le monache dedite alla “vita contemplativa”, cioè in clausura, sono 37.970.6 set 2020.
IL 9 AGOSTO 2014 DA LA STAMPA – IMPERIA – La Suore Clarisse dell’Annunziata a Diano Castello festeggiano il 150° anniversario dell’arrivo in paese della loro fondatrice, Madre Leonarda Ranixe, che nel 1989 è stata dichiarata venerabile e di cui è in corso la causa di beatificazione. Sono in programma diverse manifestazioni con il Comune.
È appena stata presentata la nuova biografia edita dalla Velar Elledici con diffusione nazionale attraverso tutte le librerie cattoliche: l’ha scritta Padre Massimiliano Taroni. Domani alle 10,30, nella chiesa parrocchiale di Castello, si terrà la funzione solenne preceduta dal vicario episcopale, monsignor Giorgio Brancaleoni, con canti eseguiti dalla corale San Nicola da Bari. Sarà collocate e benedetta la lapide a Casa Rodini, prima dimora della comunità religiosa che ora occupa il monastero all’inizio del borgo.
Mercoledì alle 21, veglia di preghiera per le vocazioni nella cappella selle Suore, giovedì alla stessa ora concerto della Corale di Andora in chiesa, proprio nel giorno del 150° anniversario. Madre Leonarda, originaria di Porto Maurizio dove nacque nel 1796 e dove si fece suora nel 1828 abbracciando la regionale di Santa Chiara, è infatti arrivata a Diano Castello il 14 agosto 1864 con la congregazione da lei fondata nel 1853, comunità composta di quindici religiose, stabilendosi in una casa privata. La sua venuta fu un evento straordinario anche per il contributo di promozione umana e spirituale delle giovani e delle famiglie. Sua prima premura fu infatti l’organizzazione della scuola e successivamente di un educandato. Sorse quindi il grande convento che domina la collina a levante. Questo il testamento spirituale che lasciò alle consorelle alla sua dipartita, avvenuta il 24 maggio 1875: «Datevi totalmente per il bene della gioventù: educarla, istruirla, sia la vostra missione». Il 13 maggio 1989 Madre Leonarda Ranixe è stata dichiarata venerabile e con un miracolo ottenuto per sua intercessione potrà essere beatificata. Per questo la nostra comunità prega e si impegna nella diffusione della sua conoscenza e soprattutto della sua spiritualità.