L’Architetta Maria Novaro, discendente dall’illustre famiglia proprietaria dell’Olio Sasso di Oneglia, presidente della Fondazione Mario Novaro, di sicuro è fra le persone più attive nel settore culturale ligure, in particolare nel promuovere la conoscenza, il ricordo nonché la valorizzazione dei nostri scrittori, poeti, letterati, drammaturghi, artisti ossia, in una parola, della nostra cultura.
di Gian Luigi Bruzzone
Opera quanto mai benemerita, ove si consideri sia la levatura dei personaggi da noi fioriti nel corso del Novecento, sia per l’innata ritrosia dei liguri a parlare di sé. Se l’espressione non fosse frusta, ripeteremmo per Maria Novaro: Tanto nomini nullum par elogium.
Cara Architetta Maria, il suo nome gronda di storia: l’oleificio Sasso, il nonno Mario Novaro (1868-1944), il prozio Angelo Silvio Novaro (1866-1938) …
Subito due precisazioni: a) sono abituata a definirmi “architetto” (una scelta un po’ maschilista?…). b) capita spesso che il prozio sia chiamato Angelo, anziché Angiolo… e anche Lei è caduto nell’errore.
Quanto alla “storia” collegata al nome di famiglia, purtroppo si è interrotta bruscamente: i miei antenati non hanno certo seguito l’esempio del fondatore, Agostino Novaro, che aveva voluto omaggiare la moglie Paolina (1) dando alla nuova ditta il suo cognome: Paola Sasso & Figli (2). Anzi, le femmine di famiglia sono state escluse per regolamento interno dall’occuparsi dell’Azienda!
(Mi scusi, seguirei una lingua italiana opinabile, se non strana, qualora dicessi Architetto Maria! Potrei dire Architetto Novaro, ma sarebbe apostrofe ambigua, tacendo trattarsi di una gentile Signora). I verdi miei anni…
Ragazzina, abitavo a Oneglia con i miei genitori. Ma con la terza media la mia vita cambiò in modo definitivo. Le scuole locali erano molto lontane da raggiungere, oltre a risultare modeste, così i miei genitori mi proposero di completare gli studi a Firenze, presso la Scuola statale della SS. Annunziata, meglio nota come “Poggio Imperiale”.
Istituto prestigioso, che ebbe chiari docenti. Vuol parlarci dei suoi studi? perché scelse la facoltà di architettura?
Terminato il liceo classico, scelsi di iscrivermi ad Architettura, sempre in Firenze: a Genova infatti la facoltà era ancora nella fase costitutiva. perché la vedevo come l’unico corso di studi che potesse dare seguito sia ai miei interessi tecnici sia a quelli artistici e letterari, che mi appassionavano in ugual maniera.
Vi furono insegnanti dai quali apprese molto…
Molti furono gli insegnanti a cui sono grata. In particolare voglio ricordare, nel periodo del liceo, la prof. Giuliana Lanata, genovese, docente di latino e greco, con la quale sono poi rimasta in rapporto tutta la vita: mi ha aperto la mente ad approfondimenti culturali di ogni genere. Per la Storia dell’Arte ho avuto la prof. Mary Pittaluga, altro nome di grande livello.
All’Università, poi, ho avuto un rapporto per me di intensa crescita culturale con l’Arch. Ludovico Quaroni, docente di Urbanistica. Sono stata allieva anche dell’Ing. Riccardo Morandi, che ricordo, fra l’altro, organizzò per noi studenti una visita al Ponte genovese (oggi purtroppo conosciuto per il crollo del 2018) quando ancora era in costruzione: correva l’anno 1966.
Mio marito Claudio Bertieri…
Mio marito Claudio Bertieri cronologicamente appare molto tempo più tardi, dopo la nascita della Fondazione. Ne parleremo più avanti…
“La Riviera Ligure” diretta dai suoi avi rappresenta un fenomeno stupefacente fra i periodici culturali: di altissima tiratura, ospitante scritti dei più chiari poeti e letterati d’allora, ambita anche … perché offriva un riconoscimento pecuniario.
Inizialmente intitolata “La Riviera Ligure di Ponente”, la rivista fu un’invenzione in prevalenza pubblicitaria voluta dal bisnonno Agostino nel 1895 e diretta dal figlio Angiolo Silvio, a cui poi si appassionò mio nonno Mario, che la trasformò nella preziosa rivista letteraria ed artistica, “La Riviera Ligure” (3) appunto, che diresse dal 1900 al 1919, quando cessò definitivamente la pubblicazione.
La corrispondenza con i collaboratori della rivista – da Pirandello alla Deledda, da Pascoli a Sbarbaro, a Ungaretti, a Roccatagliata Ceccardi, per ricordarne alcuni – costituisce una preziosa raccolta archivistica della Fondazione e da tempo sono in corso la pubblicazione tutti i documenti conservati, in ordine cronologico ed annotati.
Come spiega codesto connubio fra economia e cultura letteraria?
È da tener presente che nonno Mario inizialmente non era molto interessato al lato commerciale dell’Azienda: aveva completato studi liceali a Firenze e poi si era iscritto a Filosofia all’Università di Berlino e di Vienna, laureandosi con una tesi sul Malebranche. Su richiamo del padre Agostino, era ritornato a Oneglia (4) per occuparsi, insieme coi fratelli, della Ditta Sasso. Per non rinunciare ai propri interessi prevalenti, si era quindi dedicato in particolare agli aspetti culturali della produzione olearia ed – essendo un buon conoscitore di varie lingue – alla diffusione dei prodotti Sasso all’estero. “Preferito in tutto il mondo”: era la frase che ne attestava la diffusione internazionale già nei primi anni del Novecento.
L’idea di costituire la Fondazione Mario Novaro mi è sbocciata così…
L’idea di costituire la Fondazione Mario Novaro non mi è sbocciata così… Tutt’altro! Ad essere sincera, proprio non ci pensavo. Agli inizi degli anni ’70 un giovane laureando dell’Università di Genova, Pino Boero, si era rivolto a mio padre Guido per avere indicazioni e materiali da utilizzare per preparare la sua tesi di laurea sulla storia della “Riviera Ligure”. L’iniziativa aveva avuto un seguito, considerata la rilevante consistenza della documentazione conservata da mio padre: la costituzione di un “Centro Studi Mario Novaro” presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Genova (1976). In seguito, venuto a mancare mio padre, Pino Boero mi aveva contattata per trovare insieme una diversa sistemazione al “Centro Studi” a cui il nuovo Preside sembrava essere meno interessato. Fu così che fui invogliata a prendere in mano la faccenda e a progettare la costituzione della Fondazione Mario Novaro (oggi Onlus), che dirigo, con il sostegno di un Consiglio di Amministrazione e di un Comitato Scientifico, dal 1983.
La Fondazione pubblica il quadrimestrale “La Riviera Ligure”, riprendente la testata ed il formato di quella mitica. Ormai ha superato il trentaduesimo anno! Si potrebbe presentare in questi termini…
Recita l’Atto costitutivo dell’Ente: “La Fondazione ha per scopo la raccolta e la valorizzazione di tutte le notizie relative alla letteratura, all’arte, alla cultura in Liguria dalle origini ai giorni nostri, con particolare riguardo alla poesia del Novecento, all’opera di Mario Novaro e alla rivista “La Riviera Ligure”; di promuovere la formazione di una biblioteca specializzata; di organizzare incontri, convegni, corsi sull’argomento; di patrocinare iniziative editoriali e pubblicazioni specifiche contribuendo alla conoscenza di un patrimonio culturale troppo spesso dimenticato e disperso.” Dal 1990 la Fondazione pubblica il quaderno quadrimestrale “La Riviera Ligure”, riprendendo il titolo e l’impostazione grafica della copertina di un tempo, però con un diverso formato e con carattere prevalentemente monografico.
Non abbiamo menzionato il merito più prezioso dell’Ente: esso possiede una mole meravigliosa di autografi, di documenti, di opere dei massimi nomi della cultura ligure novecentesca: scrigno verace della nostra storia, della nostra memoria, bussola ineludibile per gli studiosi avvenire.
Sicuro, la mole di documenti della cultura ligure novecentesca costituisce (insieme con la biblioteca personale di Mario Novaro) (5) la parte più preziosa dell’Ente. Proprio per questo motivo il “Ministero per i Beni e le Attività culturali – Sovrintendenza Archivistica della Liguria” nel 2019 ha dichiarato che “il complesso dei fondi archivistici della Fondazione Novaro è di interesse storico particolarmente importante”, dandone un elenco e una descrizione particolareggiata.
Quanti incontri! quante conoscenze! Lei ha il polso dello stato culturale della nostra regione-nazione!
Dalla sua costituzione la Fondazione cura e organizza, in proprio o in collaborazione con altri Enti, molti eventi: incontri, convegni, mostre, pubblicazioni, presentazioni. Anche questa attività viene ricordata documentata regolarmente sui “quaderni”, oltre che sul sito dell’Ente. Le attività della Fondazione sono sostenute sia dagli Enti locali che dal Ministero della Cultura. Molti studenti svolgono tirocini presso la nostra sede o utilizzano i documenti conservati negli archivi e nella biblioteca della Fondazione per svolgere le loro tesi di laurea.Incontri, conoscenze… Tantissimi in quasi quarant’anni di attività! La cosa triste è che molti contatti vengono via via cancellati e forse oggi lo stato culturale della nostra regione-nazione sembra meno attento, meno vivace rispetto a quarant’anni fa; ma si tratta forse del fatto che oggi ci sono molte più variabili e attrazioni rispetto al passato?
La domanda sarà un poco antipatica, e non di meno può confidarci un incontro memorabile?
Incontri memorabili? Di sicuro molti, difficile scegliere: Francesco Biamonti, Mario Soldati, Lele Luzzati, Elena Pongiglione, Luciano Berio, Vico Faggi, Ligustro, Giuseppe Conte... Potrei citarne moltissimi ancora!
Per rispondere tuttavia alla domanda “…un incontro memorabile?”, devo dire che quello che davvero mi ha cambiato la vita è stato l’incontro con Claudio Bertieri, che mi era stato consigliato di invitare a partecipare al “Convegno sugli Archivi letterari in Liguria fra ‘800 e ‘900” svoltosi nel novembre 1988 a Genova, nella sala del Consiglio provinciale. Ci siamo sposati quattro anni dopo, dando vita fin dall’inizio ad una sempre più ampia collaborazione destinata allo sviluppo della Fondazione, estendendone pure gli interessi ai versanti del cinema, dello sport, della narrativa disegnata.
E un evento rimasto indelebile nel ricordo?
Un evento indelebile nel ricordo? Difficile scegliere… Senza dubbio alcuni convegni e incontri di forte richiamo e di indiscutibile livello culturale: quello per gli 84 anni di Mario Soldati o quello dedicato a mio nonno Mario, entrambi tenuti a Imperia. O ancora quello internazionale per il centenario della nascita di Eugenio Montale.
Le mie giornate nella passata cattività profilattica…
Le mie giornate… da “reclusa”? A parte la tristezza di non poter comunicare con le persone e gli amici come d’abitudine, le dirò che non mi sono affatto annoiata: ne ho approfittato per portare avanti progetti rimasti un po’ da parte, soprattutto che non richiedessero presenza di pubblico per essere realizzati, tipo pubblicazioni e risistemazioni.
Che pensa delle condizioni culturali della Liguria? e del Ponente nella fattispecie?
In questo momento è difficile dare un giudizio, in quanto non è chiaro come si ripartirà dopo la forzata pausa dovuta alla pandemia. Mi pare comunque che la voglia di ripartire sia forte e diffusa.
Quasi tutte le riviste – sia edite da enti pubblici, sia edite da privati – sono cessate…
Forse il tempo del “cartaceo” sta giungendo al termine o vi è già giunto. Anche noi, con i quaderni di “Riviera Ligure” – il quadrimestrale che stampiamo dal 1990 – stiamo interrogando i lettori per sapere se preferiscono continuare a ricevere il cartaceo o scelgono il PDF.
Un progetto accarezzato…
Già da diversi anni stiamo pensando a un progetto vasto e difficile. Si potrebbe intitolare “La memoria del futuro”. Sarà principalmente una mostra (ben diversa da quelle tradizionali, s’intende), accompagnata da approfondimenti scientifici e letterari. Si tratterà di ripercorrere sia il passato sia il futuro: la conquista dello spazio, eventuali rapporti con gli alieni, l’ambigua presenza dei robot, l’intelligenza artificiale e via fantasticando…
Che cos’è la felicità?
Rispondo con una citazione dal libro di versi di mio nonno Mario, Murmuri ed Echi:
Lascia la meta ignota,
e da pellegrino nella vita
fattene operaio e cittadino.
Ecco, quando ci si rende conto di aver trovato il proprio posto nella vita, e che questo è il modo per essere utili a sé e agli altri, e quindi soddisfatti, credo che questo si possa chiamare felicità.
Sul far della sera…
Non mi sento assolutamente “sul far della sera”, anche se purtroppo non posso nascondermi che sia proprio così: ma preferisco non pensarci e continuare a fare programmi a lunga scadenza! Non mi dispiacerebbe neppure programmare un viaggio su Marte...
Cara Donna Maria, Lei non abbisogna di interviste, e però La ringrazio per aver accolto le mie domande. Del resto ci conosciamo da anni, non è vero? I giorni riserbino per Lei, per il Suo Consorte e per i Suoi Cari ore sempre serene. Viva noi!
Gian Luigi Bruzzone