Dalle notizie in merito alle riunioni tenutesi per la valorizzazione della porzione di Monferrato compresa nella Provincia di Alessandria, da alcuni articoli comparsi su testate di varia periodicità e diffusione e da comunicato ufficiale delle Ferrovie dello Stato, da parte delle popolazioni interessate e di alcuni loro rappresentanti è emersa una presa di coscienza sull’opportunità di avere un trasporto ferroviario efficiente.
di Roberto Borri
Per raggiungere l’areale e muoversi all’interno di esso, trovando nelle stazioni adeguato interscambio con il trasporto pubblico stradale o con autovetture elettriche noleggiabili o con biciclette, siano esse di proprietà del viaggiatore o noleggiate sul posto.
Naturalmente, lo stesso problema si pone anche per la porzione di Monferrato compresa in Provincia di Asti, per le Langhe e per il Roero. Specie quando si tratti di voler puntare su turisti provenienti dalla Svizzera, in particolar modo dai Cantoni germanofoni, occorre tenere ben attentamente in considerazione il trasporto ferroviario, poiché quelle popolazioni sono particolarmente avvezze ad impiegarlo, potendo disporre di una fitta rete di collegamenti, che trasportano viaggiatori e merci anche in angoli remoti sui monti delle Alpi: è, pertanto, quasi superfluo osservare che quegli ospiti così graditi vorrebbero trovare anche da noi una situazione analoga.
Purtroppo, al di là dell’infausta delibera di sospensione dell’esercizio ferroviario da ormai quasi nove lunghissimi anni, sospensione che sembrerebbe volersi protrarre sine die anche a causa di una pervicace guerra nei confronti del trasporto pubblico ferroviario mossa da quello stesso Assessorato che, invece, lo dovrebbe tutelare, tanto l’infrastruttura, quanto la programmazione degli orari, da almeno tre decenni a questa parte, ha visto un notevole depauperamento impiantistico, con ingessamento della circolazione, il che comporta la riduzione di molte linee al mero traffico di prossimità, senza possibilità di programmare treni a medio e lungo percorso, anzi, costringendo i Signori Viaggiatori che abbiano necessità di muoversi su distanze non strettamente vicinali, a sobbarcarsi, comunque tutte le fermate e, dall’altra parte, alcune fermate, come, ad esempio, Cantalupo, sono state soppresse senza alcuna apparente ragione.
Considerando l’intera zona tutelata UNESCO, questa comprende nove nodi ferroviari, di cui tre chiaramente interni (Acqui Terme, Castagnole Lanze e Nizza Monferrato), cinque manifestamente di confine (Alessandria, Bra, Casale Monferrato, Chivasso ed Ovada), mentre il nodo di Asti è geograficamente interno al Monferrato e si trova sulla direttrice Bra – Casale Monferrato, ma, da un punto di vista ferroviario, si può considerare anche di confine per l’intera area UNESCO, poiché il nodo di Trofarello è situato in posizione molto lontana, ancorché questo sia il nodo d’accesso, seppur non strettamente di confine.
Senza andare troppo nei dettagli della matrice dei collegamenti, matrice che, peraltro è già stata trasmessa agli ill.mi Sig.ri Sindaci dei Comuni nei quali si trovano i nodi sopra descritti, si deve, purtroppo, affermare di trovarsi di fronte ad un vero bollettino di guerra, con situazioni quanto mai paradossali, che vedono, almeno su certe linee, corse in numero limitato e paralisi totale nei giorni festivi ed in quel mese di agosto, notoriamente, di alta stagione turistica, percorsi molto brevi allungarsi a dismisura perché le linee, vuoi per lavori di manutenzione ab immemorabili rimandati e tuttora non eseguiti, vuoi per deliberata sospensione dell’esercizio: di certo, non è un biglietto da visita presentabile.
Tuttavia, l’idolatria nei confronti della strada ordinaria pare in via di riduzione: infatti, la faraonica quanto insensata proposta di un’autostrada da Carcare o, addirittura, da Albenga, a Predosa è stata ridimensionata verso una più intelligente soluzione, che prevede la realizzazione di uno svincolo in Valle Orba ed una bretella di collegamento con la tangenziale di Strevi, la quale termina al confine con in Comune di Acqui Terme. Pur nella consapevolezza di un ulteriore aumento di traffico, che, invece, soprattutto sul versante merci, dovrebbe andare incontro a diminuzione, grazie ad un potenziamento del servizio ferroviario, non si deve negare che la fame d’asfalto si stia contenendo, almeno in questo caso, entro limiti ragionevoli.
Come si può facilmente osservare, siamo di fronte ad un vero e proprio bollettino di guerra: una situazione incancrenitasi grazie ad una politica dei Trasporti poco o punto lungimirante e volta a distruggere un patrimonio prezioso come la rete ferroviaria Piemontese, specie con le ultime tre Consigliature Regionali. È di questi ultimi giorni la notizia relativa ad una legittima e documentata interrogazione da parte di un’ill.ma Sig.ra Consigliera della Val Pellice a riguardo della tratta terminale della linea, la ripresa del cui esercizio era stata già coperta da finanziamento destinato alle Ferrovie dello Stato.
La risposta da parte dell’ill.mo Sig. Assessore è stata, more solito servato, improntata all’usuale tono ostruzionistico, camuffato da una farisaicamente dichiarata mancanza di fondi e da criticità infrastrutturali, in parte createsi con la deliberata rimozione della catenaria per l’alimentazione elettrica tra Bricherasio e Torre Pellice. Nulla di nuovo rispetto a quanto già sentito a proposito delle linee che solcano i territori di Langhe, Monferrato e Roero, anzi, con l’aggravante di una (forzosa?) richiesta ad Enti Locali come alcuni Comuni o Consorzi di Comuni o Comunità Montane d’inserire tra i progetti destinati ad essere finanziati con i fondi straordinari Europei, lo studio per la trasformazione delle ferrovie in piste ciclabili, magari calcate anche promiscuamente da autobus elettrici, come propinato nelle terre Valdesi: si auspica che i sospetti di varia natura rimangano tali.
Per fortuna, non è gravata da alcun sospetto, ma, al contrario, è reale e rappresenta una netta presa di posizione a favore della ferrovia come risorsa insostituibile da parte di popolazioni e Comitati di utenti la lettera inviata all’On.le Sig. Ministro dei Trasporti, che, nella denominazione attuale, incorpora il concetto di mobilità sostenibile.
Occorre, pertanto, porre rimedio e progettare un programma di ampio respiro e non di periodo immediato, sfruttando anche i già citati fondi Europei straordinari, tenendo conto che, con la situazione attuale, i turisti non si attirano di certo, tanto meno trasformando le ferrovie in improbabili ciclovie.
Roberto Borri
(Articolo pubblicato su L’Ancora)