Federigo Sicuteri è al suo novantottesimo compleanno, lo festeggia nella vita senza tempo. È docente di clinica medica e farmacologia all’Università di Firenze, pioniere fin dal 1949 dello studio delle cefalee, scopritore delle terapie più efficaci, fondatore del primo centro cefalee al mondo…
di Michele Del Gaudio
Grazie a lui al mal di testa viene riconosciuta la dignità di malattia autonoma, causata dal malfunzionamento del sistema dell’organismo che difende dal dolore e ne trasmette il segnale.
È primavera… 1988… sono al Centro cefalee di Firenze… il ricovero si è reso necessario… le crisi sono diventate acute e frequenti, ho perso il conto degli analgesici, non però la voglia di vivere, cambiare il mondo.
Qui va meglio; mi sottopongono ad accertamenti molto sofisticati e già trovo benefici dalla terapia intensiva a base di flebo di istamina; solo che durano anche sette, otto ore… non so se mi spiego!… persino la pipì diventa un problema: gli aghi ti escono dalla vena appena ti muovi… Anche se le infermiere fanno a gara per bucarmi le braccia: dicono che ho dei bellissimi occhi azzurri! Oggi sono addirittura venute due ricoverate a cui era giunta la voce…
La prima volta il professor Sicuteri mi accolse umilmente: “Non conosco la causa delle cefalee, né so come curarle: faremo dei tentativi!”. Uno dei maggiori studiosi della materia sul pianeta! Fu un’iniezione d’entusiasmo: mi affascinò il suo essere disarmato e sincero, tipico dei grandi. Non che sia guarito, ma convivo con il dolore fisico, lo controllo, lo invito a cena qualche volta per guadagnarmi la sua simpatia, gli ululo di lasciarmi in pace quando diventa insopportabile.
“Il mal di testa non ti è nemico – mi ripete spesso Federigo (siamo diventati amici) -; ti ha aiutato a sviluppare la sensibilità. Se oggi sei sereno, tenace, altruista, lo devi anche alla cefalea!”. E dialoghiamo… di tutto… ha una cultura profonda… un’umanità smisurata.
Nonostante gli aspetti negativi dell’ospedale, lo stanzone a sei letti mi sta insegnando che non bisogna mai lamentarsi, perché c’è sempre chi sta peggio… e puoi avere rapporti spontanei, intensi con persone appena conosciute: Luigi, studente di ingegneria; Perillo, postino; Battisti, tecnico televisivo; Vittorio, macellaio; Pantaleo, pescivendolo! Ho precisato il loro lavoro, non per motivi sociali… o forse sì… ho imparato più da loro che da tanti parolai pseudo intellettuali.
Ci unisce il fatto che ci capiamo; il mondo esterno è molto scettico e diffidente nei confronti del cefalalgico; lo crede un malato immaginario, un neurolabile; non sa che siamo malati veri. E noi siamo grati a Sicuteri per averlo dimostrato. Però a volte la vena pulsa e trafigge la tempia fino alla disperazione, che si insinua, frantuma, annienta… poi rammento la frase di quell’anonimo brasiliano appoggiata alla porta d’una chiesetta, fuori Gubbio… l’ho riposta nel cassetto… dentro l’anima…:
Una notte ho sognato che camminavo sulla spiaggia con il Signore. Scene della mia vita balenavano attraverso il cielo. Impronte di piedi, a volte di quattro, a volte di due soli. Vedevo che nei periodi bui della mia vita le impronte erano soltanto due, perciò ho detto: “Signore, avevi promesso che avresti sempre camminato al mio fianco! Perché, quando più avevo bisogno di te, non mi eri accanto?” “Quando hai visto solo due impronte – mi ha risposto – ti portavo sulle braccia”.
Grazie, Federigo, buon compleanno!
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Nilde Iotti il 10 aprile ha compiuto centouno primavere, anche se ci lascia ventidue autunni fa. Partigiana, eletta all’Assemblea Costituente nel 1946, è membro della “Commissione dei 75”, che redige la Costituzione per poi sottoporla all’Aula. È sempre rieletta. Dal 1979 diventa la Presidente della Camera più longeva, resta infatti sullo scranno più alto per ben tredici anni, fino al 1992.
La conosco nel maggio 1994 e nasce un bel rapporto, non oso dire di amicizia: le dò sempre del lei e del Presidente. La sua figura ieratica si staglia, mi mette in soggezione, è per me un punto di riferimento, anche perché non è mai di parte, è sopra. In Aula la sorte ci pone distanti, ma spesso capito accanto a lei nelle riunioni del gruppo parlamentare, scambiamo idee, a volte aderisce alle mie iniziative, interveniamo insieme a convegni…
Un giorno i colleghi mi chiamano: Vieni in Transatlantico, la Presidente Iotti è da un’ora sul divano a leggere il tuo libro “Vi racconto la Costituzione!”. Il primo impulso è di allontanarmi alla chetichella, ma gli onorevoli mi trascinano accanto. Dialoghiamo, accetta di essere relatrice alla presentazione ufficiale del volume a Palazzo San Macuto… Nel maggio 1999 è pronta a partire per Torre Annunziata per una conferenza da me organizzata. Quando acconsente, è come se avesse detto sì ad una proposta di matrimonio, mi cadono i documenti che ho in mano, tremo.
Ma non viene a Torre, per colpa mia, mi ammalo per un paio di mesi. “Stia bene! Rimandiamo all’autunno!” mi sussurra al telefono… una volta mi racconta delle sue vacanze con Togliatti in costiera amalfitana… è la sua compagna dal ’46 al ’64, quando Palmiro muore… nel ‘48 lo salva da un attentato facendogli da scudo… adottano una bambina rimasta orfana… aspetto l’autunno, ma la sua salute peggiora, rinuncia a tutti gli incarichi, si congeda il 18 novembre del ’99.
Conservo gelosamente i suoi messaggi, in particolare quello dell’11 dicembre 1997: “Caro Del Gaudio, desidero ringraziarLa, per avermi inviato il suo libro ‘La Costituzione del duemila. Dai primi ordinamenti alla bicamerale’. Sono certa che esso, grazie al suo stile ironico, divertente, ma soprattutto chiaro e rigoroso, possa riuscire con successo a informare tutti coloro che desiderino saperne di più sulle istituzioni e sulle riforme istituzionali. Unitamente ai miei saluti, colgo l’occasione per augurare buon Natale e felice anno nuovo a Lei e alla sua famiglia. Complimenti, Luca è bellissimo, Nilde Iotti”.